Leather Naturally
Facebook
WhatsApp
Pinterest
LinkedIn
Email
twitter X

Apple, l’Unione Europea e l’industria tessile: l’alternativa alla pelle è ancora la pelle

Il flop del FineWoven della big tech californiana riaccende i riflettori sulla sostenibilità dell’industria della pelle e sulla criticità dei materiali alternativi «solo la pelle è meglio della pelle»

Apple e il flop dell’ennesimo materiale sostitutivo alla pelle 

«Oggi l’unica alternativa veramente praticabile alla pelle è la pelle stessa». A dirlo è Cotance, Confederazione europea delle associazioni conciarie nazionali. E il motivo è l’ultimo flop dell’ennesimo materiale distribuito sul mercato come sostitutivo alla pelle. Questa volta l’azienda coinvolta è stata la big tech californiana Apple che ha scelto di interrompere la produzione di custodie e cinturini realizzati in FineWoven, una materiale sperimentale lanciato da poco più di un anno come alternativa più sostenibile agli accessori in pelle. 

Al costo di sessantanove euro per una custodia dell’IPhone 15 e di circa centoquaranta euro per il cinturino di un AppleWatch, il FineWoven viene presentato dalla stessa azienda di Cupertino come un  «tessuto morbido, realizzato in robusto microtwill che ricorda la pelle scamosciata». Il microtwill è un particolare tipo di intreccio  noto per la sua durabilità e flessibilità. Eppure, dopo pochi mesi dal debutto sul mercato, l’azienda ha ricevuto un numero record di reclami al punto che, al momento dell’acquisto, anche Amazon ha dovuto inserire un disclaimer per questi prodotti con su riportata la dicitura “prodotto restituito frequentemente”.

FineWoven: “Progettato per il pianeta” di un tessuto che imita la pelle scamosciata

Il motivo del disclaimer e dei reclami è da ricondurre alla poca durevolezza del materiale che, stando alle recensioni dei clienti, si graffia facilmente e risulta subito logoro già dopo pochi utilizzi. La stessa Apple, dopo alcuni reclami, sulla pagina degli accessori in FineWoven scrive: 

«Con il passare del tempo, il materiale FineWoven potrebbe mostrare segni di usura, poiché le fibre si comprimono con l’uso quotidiano. Alcuni graffi potrebbero ridursi con il tempo. Gli accessori MagSafe potrebbero lasciare una leggera impronta sulla custodia. Se preferisci evitare il problema, ti consigliamo di utilizzare per il tuo iPhone 15 Pro Max una custodia trasparente o in silicone». 

Apple lo dice senza mezzi termini: se non volete un materiale duttile e poco resistente, allora tornate pure alla plastica. L’intento del team di Tim Cook era però – almeno in prima istanza – nobile perché, come dichiarato nella pagina ufficiale, FineWoven «è stato progettato pensando al pianeta: contiene il 68% di materiale riciclato post-consumo e la sua produzione comporta molte meno emissioni rispetto alla pelle. La custodia si mette in un attimo e avvolge perfettamente il tuo iPhone senza appesantirne il profilo».

Lo studio di Ars Tinctoria e di Unic: la pelle è più sostenibile 

Lo statement di Apple ha portato esperti del settore e pensare che FineWoven fosse un progetto più greenwashing che green. Su tutti, a sostenerlo è stato UNIC-Concerie italiane che per FineWoven ha commissionato una ricerca comparativa a Ars Tinctoria, laboratorio  indipendente specializzato in ricerca analitica organica sui materiali. Il laboratorio ha confrontato la pelle utilizzata da Apple per i suoi accessori, con il nuovo materiale e il risultato non lascia spazio ai dubbi: FineWoven è un derivato del petrolio. 

«Lo scorso settembre – scrive UNIC in una nota -, in concomitanza con lancio del suo nuovo Iphone 15, Apple ha dichiarato di voler migliorare la sostenibilità dei propri prodotti sostituendo, nelle cover del nuovo smartphone, la pelle con un materiale animal free, chiamato FineWoven. Ma gli studi in laboratorio dimostrano che FineWoven è un materiale di origine fossile che esprime un livello di durabilità insufficiente e del tutto incomparabile con quello della pelle. Insomma: non è green come viene presentato»

Ma aldilà della sua origine la composizione di questo materiale, gli studi di UNIC e Ars Tintoria mettono in evidenza un problema di riciclo perché da un punto di vista di composizione bio-based la pelle ha una struttura compatta, con assenza di polimeri interfibrillari e quindi al 99% bio based. FineWoven, invece, presenta una fitta trama di fibre polimeriche, che rendono il materiale classificabile come bio-based solo per l’1% e in più difficile è da riciclare. 

«La pelle è un materiale naturale, riciclabile, di origine biologica, che, a fine vita del prodotto, torna in natura in tempi ragionevolmente rapidi. FineWoven, invece, è un materiale plastico difficilmente recuperabile. Rimarrà come rifiuto in natura per migliaia di anni, con annesso rischio di produzione di micro e nano plastiche, la cui pericolosità per ogni essere vivente sul pianeta è stata più volte accertata».

Leather Naturally
Leather Naturally

Il Green Deal Leather per un’industria conciaria più sostenibile 

Il caso di Apple e di FineWoven dimostra che la questione pelle sostenibile e l’impatto ambientale dell’industria conciaria è un tema ancora caldo per i brand tanto quanto per i Governi. Così, Cotance, la Confederazione delle associazioni nazionali dei conciatori della comunità europea, assieme a industriAll Europe e alla rappresentanza sindacale UE hanno lanciato nel 2022 il progetto Verso un impatto zero dell’industria europea della pelle – GREEN DEAL LEATHER

L’obiettivo del Green Deal europeo, è quello di creare un piano d’azione per l’economia circolare e una strategia industriale per l’Unione europea per mappare le caratteristiche dell’industria della pelle. Un progetto che ha visto il suo culmine con la conferenza di maggio a Bruxelles dove hanno partecipato le associazioni nazionali di settore come Unic per l’Italia, FFTM per la Francia e VDL per la Germania. Sono dieci, però, le nazioni del Green Deal Leather: tutte richiedono all’unisono un’industria conciaria più sostenibile, un’informazione consapevole e una maggiore valorizzazione del settore che passa anche dalla sicurezza sul lavoro. 

«Attraverso il progetto Green Deal Leather  – ha raccontato Manuel Rios, Presidente di COTANCE – continuiamo a fornire ai conciatori europei gli strumenti e l’intelligenza necessari per progredire verso un futuro più sostenibile. Crediamo che la trasparenza sia fondamentale per far progredire le nostre politiche sociali e ambientali e rimuovere i pregiudizi comuni sulla pelle»

Lo studio di FILK sui materiali alternativi alla pelle

Se da un lato l’obiettivo è pensare ad un’industria conciaria più sostenibile, dall’altro, per le associazioni di settore è stato, e continua ad essere, prioritario lo studio della fattibilità e della resa dei materiali dichiarati come alternativi alla pelle. Già nel 2021 Cotance ha fatto analizzare dall’Istituto tedesco indipendente di ricerca FILK- Forschungsinstitut für Leder und Kunststoffbahnen una serie di materiali alternativi alla pelle come Pinatex, ricavato dall’ananas e Appleskin, derivante dalla buccia della mela. 

L’analisi è stata condotta realizzando test fisici e chimici standardizzati, tra cui la resistenza all’acqua, alle alte temperature e alla pressione. Come prima cosa, lo studio ha rilevato che nessuno dei materiali analizzati ha le stesse caratteristiche della pelle per duttilità, aspetto e resistenza. In secondo luogo, i materiali promossi come alternative “eco” alla pelle non possono definirsi tali in quanto molti di essi presentano comunque delle componenti plastiche. Infatti sono stati classificati in tre gruppi: materiali con una base prevalentemente naturale, come MuSkin (derivato dai funghi), che non richiedono l’aggiunta di componenti plastici, materiali che contengono in prevalenza componenti plastici e materiali realizzati esclusivamente di derivati plastici come PVC o PUR. 

«Questo studio chiarisce che la pelle è un materiale speciale, naturale, e che l’umanità, anche con un grande know-how, non è ancora riuscita a riprodurre con tutte le sue proprietà», si legge nel report. 

Se anche i test sperimentali dicono che solo la pelle è meglio della pelle

A completamento di questi studi, le associazioni conciarie nazionali europee, nell’ambito del Green Deal hanno presentato dati relativi all’impronta di carbonio della pelle. I risultati indicano una media di otto chili di CO2 per metro quadrato di pelle bovina nei processi di conceria. Questa cifra può variare in base alle caratteristiche specifiche della pelle, come lo spessore e i requisiti prestazionali. 

E allora, commentano le associazioni, la soluzione per una pelle più sostenibile è scegliere quella con la lavorazione meno impattante. Gli studi hanno inoltre evidenziato che l’impatto ambientale della pelle deriva più dall’allevamento del bestiame e dai prodotti chimici che dalla concia. In tal senso, è stato dimostrato che l’utilizzo di sostanze con un’impronta di carbonio inferiore rispetto ai tradizionali additivi chimici per la concia non si traduce in una resa inferiore del prodotto finito. 

La sostenibile leggerezza della pelle 

Leather Naturally, associazione globale della pelle e di cui fanno parte, tra altri anche Unic, Cotance e industrie italiane come Conceria Montebello e Gruppo Mastrotto, dichiara che la pelle è naturalmente biodegradabile, capace di decomporsi in circa quindici anni. «La pelle utilizzata per la moda e l’arredo aiuta a convertire gli scarti dell’industria alimentare, che altrimenti verrebbero gettati via. La pelle è un sottoprodotto dell’industria alimentare che ogni anno fa risparmiare circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti dalle discariche», spiegano da Leather Naturally. 

«D’altra parte esistono requisiti severi per quanto riguarda l’uso di prodotti chimici nell’industria della pelle. L’industria della pelle ha stabilito standard certificati che i consumatori possono utilizzare per comprendere meglio la provenienza della pelle e dei prodotti in pelle che acquistano». Un’evidenza che, fin qui, rafforza la posizione di Cotance e dell’UE per cui davvero «oggi l’unica alternativa veramente praticabile alla pelle è la pelle stessa».

Flavia Iride

Facebook
WhatsApp
Pinterest
LinkedIn
Email
twitter X