Cartoline di un tempo – la scuola di vela
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Nostalgia Energia: ogni estate è quella che non dimenticheremo mai

Tra libri e film, estate, nostalgia, energia: da Call me by your name a Sapore di Mare, la cultura popolare e intellettuale di quei pomeriggi a leggere romanzi che non hanno l’ultima pagina

Il luogo di ogni nostra estate – si trova nella memoria, non nella fantasia: è l’energia della nostalgia

Che sia la Provenza, che sia il Luberon, la Pianura Padana, la Maremma di Punta Ala come la vide mio padre, o i Ronchi come li ho visti io: si tratta di un unico luogo che appartiene sia alla fantasia, sia alla memoria. È il luogo di ogni nostra estate: un luogo dove le nostre storie ed esperienze compongono una sola identica nostalgia – quando la nostalgia è la prima forma di energia. 

Quelle giornate eterne di un’estate che non finirà mai – in una vecchia Italia, all’ombra di una pineta, un bosco di lecci, pioppi e allori e il profumo di menta dal ciglio della strada. La cena sotto la pergola, il chiaroscuro, il canto del grillo, qualche lucciola nell’erba – per poi uscire di nuovo pedalando. La compagnia della tua età, i tavolini di un bar, la musica dal jukebox, la luna, i baci e le mani dappertutto. 

Il potere dei film nell’immaginario collettivo: Ridley Scott per il Luberon, Guadagnino per la Pianura Padana, Vanzina per Forte dei Marmi

Il potere di un film trasforma un luogo: un angolo appartiene poi a tutti. Ridley Scott ambientò A Good Year nell’alto Luberon, passando da un versante all’altro del massiccio e ricostruendo l’immaginario della Provenza che prima si concentrava nei dintorni di Saint Tropez. Il libro di Aciman era ambientato in Provenza – Guadagnino sposta la scena di Call me by your name in Pianura Padana – un posto che per noi significava caldo, afa, zanzare, e che Guadagnino ha trasformato in un dispiego di fontanili, rogge, ombre di quercia, rugiada.

Una concessione letteraria, questo angolo sopra il Po’ raccontata come un’edizione della società sulle colline di Lucca o intorno a Firenze, ai tempi di Harold Acton. Guadagnino prosegue su Visconti: cerca la compostezza, la rotondità, trova quel poco di morbidezza in più che non c’era tra gli zigomi di Helmut Berger.

Siamo – o vogliamo, o vorremmo essere – individui intrisi di cultura, sapere e piacere. La nostalgia è la nostra prima forma di energia. Un professore di archeologia riceve eccentrici personaggi di lingua inglese; nella villa accanto vivono due sorelle francesi, i ragazzi di provincia vestono meglio di chi se la mena a Parigi. A Sirmione riemerge un reperto della scuola di Prassitele. L’estate in Europa è fatta di libri, tempo lento – se non ci sono le pagine di un libro che sembra – o si spera – non finirà mai, non sussisterà questa estate di cui sto provando a scrivere. 

I dialoghi di James Ivory in Call me by your name, la scena del making out: il primo bacio di ogni estate

Timothée Chalamet era troppo giovane per essere bello, troppo smilzo per essere sensuale.  Al pianoforte, è un invasato di Bach che confonde la sfida con l’attrazione, un maschio che si agita come una Lolita ancora vergine. Oliver è frastornato, Elio lo sta mettendo in difficoltà. «You know what things».  Scendono dalla bici per una commissione, girano intorno a un monumento ai caduti: «Are you saying what I think you are saying». Siamo stati così bravi, d’estate, a evitare quello che volevamo dire, e così ottenere quello che volevamo? Nelle prime virate di una storia d’amore, un ragazzino acerbo si trasforma in rapace. I dialoghi di James Ivory sono un esempio di quando la sceneggiatura comanda la regia, scrivendo di nostalgia.

La scena del bacio è stata la prima messa in prova. I due attori raccontavano che si erano appena conosciuti, da poco arrivati sul set. Su uno spiazzo con poca erba la scena da provare è la numero 71 – i due attori scorrono il copione – la scena non prevede parole, ma semplicemente making outfarsi, baciarsi, toccarsi. Iniziano – vanno vanti fino a che si accorgono che il regista se n’è andato e li ha lasciati lì – a farsi. Il ghiaccio non si è sciolto, dice Timothée, si è disintegrato. 

Questo non è il primo bacio di un film, non è un bacio di un backstage – è il primo bacio di ogni nostra estate da ragazzini. Arrivavo al mare, lì ai Ronchi, e ogni anno l’estate non sarebbe mai cominciata fino al primo bacio di quella stagione. Poi di baci ne sarebbero arrivati altri.

Bagno America, la spiaggia di Forte dei Marmi, Versilia
Bagno America, la spiaggia di Forte dei Marmi, Versilia
Cartoline di un tempo – la scuola di vela
Cartoline di un tempo – la scuola di vela

Per ogni forma di nostalgia, la scena è la stessa: Sapore di Mare, i Ronchi in bicicletta, il pitosforo e il gelsomino in Versilia – estate, energia, nostalgia

Avevo vent’anni e non avrei potuto vedere Sapore di Mare a settembre: sarebbe stato sale su ferita piuttosto che sale e sabbia. Vedere e vivere il tempo in cui la voce narrante dice che i primi temporali segnano la fine dell’estate a Forte dei Marmi, e alcuni tra noi iniziano a partire per tornare nelle diverse città. Era una stretta al cuore che non volevo sopportare – la nostalgia sarebbe stata un’energia atomica – il film lo rivedevo, lo rivedevamo insieme, ma a giugno, quando tutto doveva ancora avere inizio.

Le biciclette, il profumo del pitosforo in anticipo sul gelsomino. Il mercato in centro il mercoledì la mattina, le meduse che potevi spostare con le mani nuotando fino alla boa. I pattini di legno colorati. Gli armadi chiusi, gli abiti e le scarpe che ritrovi dall’anno scorso, un cotone ruvido, stopposo, reso pesante dall’umidità e dalla naftalina, dal buio dell’ombra che solo a giugno si asciuga un po’, per poi ribagnarsi al primo temporale estivo, con le gocce di una pozzanghera dove cade la luce – soltanto la luce, nessun arcobaleno – niente wow, non ci cercava lo stupore, ai Ronchi, soltanto la lentezza. I Ronchi, la Versilia, Forte dei Marmi – un modo di silenzio e cortesia. 

La nostalgia è una forma di energia: Oliver gli tocca la bocca, Elio apre le labbra – la frase del libro di Aciman, «chiamami col tuo nome»

La nostalgia è una forma di energia – a maggio il cielo si fa terso, il mare si rompe, le Apuane virano in cristallo – l’energia della nostalgia diventa gloria. L’estate, il caldo morbido – per andare a prendere un pezzo di focaccia, comprare il giornale. I pomeriggi lontani dall’afa – quelle ore in camera tra sonno lieve e romanzi – la finestra è aperta sull’ombra delle foglie di un tiglio. In giardino, la vasca in pietra di acqua da torrente, nei campi di grano quando il sole brucia ma non ti soffoca più – lungo il fiume, le spighe al vento arso che ti sfiorano i piedi; sul ciglio, sotto una quercia che frastaglia la luce. Il tramonto è ancora lontano. 

L’azzardo con cui Oliver gli tocca la bocca, la tranquillità con cui Elio apre le labbra umide e gli tocca le dita con la lingua – è tutto un gioco, tra quei due che si stanno provando, un po’ divertendosi, prendendosi in giro. Quando Oliver dice no, non si può – te lo ricordi – è quello stop che ci faceva andare avanti, a tutti noi ragazzini.

La frase del titolo di Aciman la si trova nella scena di sesso, non nella conclusione dove invece il libro la pone come fosse melodia. Le lacrime scendono come scesero mentre eri fermo su quel binario e i vagoni ti scorrevano via davanti agli occhi. «Se ti ricordi tutto, volevo dirgli, e se sei davvero come me, allora domani prima di partire o quando sei pronto per chiudere la portiera e hai già salutato gli altri e non c’è più nulla da dire in questa vita, allora, una volta soltanto, girati verso di me, anche per scherzo, o perché ci hai ripensato, e come avevi già fatto allora, guardami negli occhi, trattieni il mio sguardo e chiamami col tuo nome».

L’energia della nostalgia e il cuore spaccato: solo così può aprirsi

Non c’è niente di forzato, non c’è niente sopra le righe – tutto ha la stessa cadenza di un pomeriggio d’estate al sole. Il sesso è tra due amici, l’esperienza di un luglio che rimarrà negli occhi anche se la tua vita andrà in altra direzione. Una storia d’amore di tre, quattro settimane – le lacrime, la devastazione, la nostalgia, il pugno allo stomaco. Quella cotta che abbiamo vissuto tutti, quella che si è sempre conclusa su un binario della stazione: le linee, il treno che scorre via, sono tagli che chiudono – ma sono anche traiettorie di infinto. Se siamo innamorati oggi, se siamo felici oggi, è perché il cuore si è spaccato allora. 

Carlo Mazzoni

Le cartoline di un tempo

In queste immagini le cartoline di un tempo, recuperate dal team di Golden Goose e di Silvio Campare per una cena al Bagno Gilda a fine luglio.

Villetta per la villeggiatura, Versilia
Villetta per la villeggiatura, Versilia
Cartoline di un tempo - il pontile e la spiaggia
Cartoline di un tempo – il pontile e la spiaggia
Cartoline di un tempo - una villa nella pineta
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