La linea Insubrica
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Carcadè e colonialismo: La Linea Insubrica al Kunst Meran Merano Arte

Undici artisti africani o afrodiscendenti indagano le relazioni tra Europa e Africa e le conseguenti tangibili ancora oggi del colonialismo africano, al Kunst Meran Merano Arte

Carcadè, il Tè degli italiani

Il Carcadè è una bevanda tradizionale di alcune regioni dell’Africa e del Medio Oriente, ottenuta dall’infusione di foglie e fiori di ibisco. La sua storia si intreccia con le dinamiche coloniali: durante il ventennio fascista, l’Italia intraprese una serie di campagne coloniali in Africa – in Etiopia, Somalia e Libia. L’espansione coloniale aveva molteplici obiettivi: oltre all’acquisizione di territori, mirava a sfruttare le risorse naturali e a introdurre colture che potessero beneficiare l’economia italiana. In questo contesto, il Carcadè, già conosciuto e apprezzato per le sue proprietà rinfrescanti e medicinali nelle regioni africane, divenne un prodotto di interesse. L’ibisco, la pianta da cui si ricava il Carcadè, fu identificato come una risorsa potenzialmente redditizia, al pari del tè che però era già di dominio degli inglesi e che per via della sanzioni dopo la guerra d’Etiopia era diventato molto costoso. Così dì Carcadè fu rinominato il “tè degli italiani”. 

Il Carcadè e le conseguenze del colonialismo italiano sulle popolazioni africane

Le autorità coloniali italiane iniziarono a promuoverne la coltivazione su vasta scala, con l’obiettivo di esportare il prodotto in Italia e in altri paesi europei. La bevanda, dal sapore acidulo e rinfrescante, si inseriva perfettamente nella cultura del consumo crescente di bevande esotiche in Europa. Questa espansione agricola non avvenne senza conseguenze, le politiche coloniali spesso trascurarono gli interessi e i bisogni delle popolazioni locali, imponendo colture commerciali a scapito di quelle tradizionali e di sussistenza. La coltivazione intensiva dell’ibisco per il Carcadè rientrava in questo schema, portando a trasformazioni ecologiche e sociali che spesso impoverirono le comunità locali. 

La produzione del Carcadè sotto il regime fascista rappresenta un esempio emblematico di come il colonialismo italiano integrò le risorse africane nell’economia italiana, imponendo modelli di sfruttamento e consumo. Nonostante la retorica di “civilizzazione” e “modernizzazione” promossa dal regime, le politiche coloniali spesso comportavano oppressione e sfruttamento per le popolazioni indigene. Oggi, il Carcadè continua ad essere apprezzato ma la sua storia durante il periodo fascista italiano resta un capitolo significativo per comprendere le dinamiche di potere e sfruttamento economico del colonialismo europeo in Africa.

Proprietà tintorie del Carcadè 

Il Carcadè, o tè di ibisco, è prodotto in diverse regioni del mondo, con una concentrazione particolare in Africa, Asia e America Centrale. I fiori dell’ibisco vengono utilizzati non solo per il Carcadè, ma anche per tingere tessuti. La tintura con Carcadè è apprezzata per la sua intensità e la capacità di donare una gamma di sfumature che variano dal rosa al rosso scuro all’azzurro, a seconda della concentrazione e del tempo di immersione. I tessuti tinti con Carcadè sono impiegati per creare abiti tradizionali e decorazioni, riflettendo la ricca cultura e l’artigianato locale. 

Binta Diaw per La Linea Insubrica: indagare i rapporti tra Carcadè, colonialismo e tessuti

Binta Diaw, nata a Milano, vive e lavora tra l’Italia e Dakar Senegal e in occasione della mostra La linea Insubrica ha indagato i rapporti tra il Carcadè e il colonialismo europeo realizzando un’opera site specific per Kunst Meran Merano Arte. In Multiplicity of modes: developing the underdeveloped, nome dell’opera site specific realizzata da Binta Diaw, il carcadè assume un valore simbolico al colonialismo e ai rapporti tra Italia e Africa Orientale. Nella prima stanza Binta Diaw realizza un’installazione ambientale in tessuto con tinture naturali a base di carcadè. Il filato bianco pregiato utilizzato per l’installazione non è una scelta casuale. Quel tipo di tessuto nella cultura senegalese è considerato un bene di lusso, usato da generazioni di donne per abiti cerimoniali.

La particolarità del filato è che proviene dall’Europa, viene realizzato esclusivamente dalla fabbrica austriaca Getzner Textil ed esportato in Africa. Così come accade per i tessuti Masai di origine olandese, il colonialismo europeo non ha solo derubato il continente africano delle risorse naturali ma ne ha fortemente influenzato i costumi attraverso il commercio di quelle materie che non riuscivano a trovare sbocchi commerciali in altri continenti, come i tessuti.   L’artista porta a riflettere sul rapporto di dipendenza economica che l’Europa ha creato nei confronti dell’Africa in epoca coloniale e di come questa relazione violenta si protragga anche nel presente. Nella seconda stanza l’opera  a forma di radicante attraversa lo spazio, ciotole e foglie di carcadè invadono il pavimento e si collegano come sinapsi, avvolgendo il visitatore con il loro profumo. 

La Linea Insubrica al Kunst Meran Merano Arte 

La Linea Insubrica è una mostra collettiva dedicata all’approfondimento delle relazioni tra Europa e Africa attraverso i contributi di undici artisti contemporanei: Liliana Angulo Cortés, Sammy Baloji, Binta Diaw, Abdessamad El Montassir, Ufuoma Essi, Alessandra Ferrini, Kapwani Kiwanga, Francis Offman, Vashish Soobah, Betty Tchomanga, The School of Mutants. Grazie alle pratiche di artiste e artisti di provenienza europea, africana e della diaspora africana in Europa, con una particolare attenzione a coloro che operano in Italia ed Austria, La Linea Insubrica indaga la complessa relazione tra Europa e Africa a partire dall’immagine orografica della linea che, visibile attualmente come una cicatrice, concretizza il rapporto egemonico che l’Europa ha imposto con l’Africa. 

Kunst Meran Merano Arte
Kunst Meran Merano Arte

Che cos’è la Linea Insubrica e come si è formata 

L’esposizione mette gli artisti in rapporto dialogico con l’immagine speculativa della linea insubrica, linea lunga 700 chilometri che attraversa anche la città di Merano in Alto Adige ed è tutt’oggi visibile sulla terra e sulle rocce. La Linea Insubrica, nota anche come Linea del Tonale, è una zona di discontinuità tettonica situata nelle Alpi che si estende dal lago di Garda in Italia fino alla valle del Rodano in Svizzera. La collisione tra la placca africana e la placca europea è la forza motrice principale che ha portato alla formazione delle Alpi. Durante questo processo, la placca africana ha spinto il microcontinente adriatico verso la placca europea, causando intense deformazioni e la creazione di numerose faglie e strutture tettoniche, tra cui La Linea Insubrica.

Il programma curatoriale The Invention of Europe: a tricontinental narrative (2024-2027) 

La mostra La Linea Insubrica è il primo passo del progetto curatoriale The Invention of Europe: a tricontinental narrative (2024-2027) ideato da Lucrezia Cippitelli e Simone Frangi. Il programma curatoriale durerà tre anni ed esplorerà l’idea monolitica di Europa e la sua costruzione narrativa. Nei tre anni, grazie allo sviluppo di un itinerario in sei tappe, tre mostre collettive e tre monografiche, verranno indagati i debiti che l’Europa ha con tre diversi continenti che ha colonizzato: Africa, America Latina e Asia. All’interno delle mostre queste tematiche verranno messe in relazione con l’identità del territorio in cui si inserisce Kunst Meran Merano Arte, storico crocevia tra Italia e Austria.

The Invention of Europe: identità e colonialismo tra l’Africa e l’Alto Adige

Il programma curatoriale The Invention of Europe invita a riflettere sull’idea di Europa che noi stessi europei abbiamo costruito e prende il nome dal libro “L’invenzione dell’Africa” di Yves Valentin Mudimbe, filosofo congolese. Nel suo libro Mudimbe racconta come ancora oggi tante persone pensino che l’Africa sia un unico grande Paese invece che un continente. L’idea dell’Africa come un’unica grande realtà è una derivazione del colonialismo delle potenze europee durante l’età moderna. La volontà di legare queste tematiche con il territorio dell’Alto Adige è giustificata dal fatto che entrambe le zone abbiano identità complesse dovute dal rapportarsi con varie culture e abbiano subito, seppure in maniera diversa, le conseguenze del colonialismo europeo. 

L’Alto Adige è parte dell’Italia solo dal 1919, prima nel corso del tempo è appartenuto a diversi Paesi, tra cui all’Austria-Ungheria. In questi luoghi c’è un forte problema identitario perché a causa di guerre e politica le persone non si sono viste cambiare stato, lingua e cultura senza potere di scelta e senza esserne rappresentati. Come successe per esempio durante il Ventennio fascista quando agli altoatesini non era permesso parlare tedesco. Nel corso dei tre anni del programma, artisti e artiste provenienti da Europa, Africa, America Latina e Asia indagheranno l’identità egocentrica dell’Europa dal punto di vista dei Paesi che ne sono stati colonizzati. Gli artisti dovranno rispondere a molti interrogativi, uno tra tutti come la colonizzazione influenza il modo in cui le persone in Europa pensano a sé stesse.

Public program de La Linea Insubrica e la collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano

La Linea Insubrica oltre alla mostra offre un ricco public program multidisciplinare, con visite guidate con i curatori e il team di Kunst Meran Merano arte, eventi performativi, interventi sonori e proiezioni di film d’artista. Mercoledì 17 luglio 2024 viene presentato Aequare: the Future that Never Was di Sammy Baloji (Lubumbashi, Congo, 1978). L’opera, ambientata nel Centro Scientifico di Yangambi al centro della foresta pluviale, combina filmati d’archivio e immagini recenti per raccontare l’invasione di infrastrutture coloniali che smaterializzano il paesaggio congolese. Sabato 21 settembre 2024 è in programma un palinsesto performativo realizzato in collaborazione con Transart. 

Il collettivo artistico The School of Mutants organizza una parata nelle strade di Merano, invitando i cittadini e le cittadine a partecipare a un pomeriggio di dibattiti e conferenze organizzate incentrate sul tema delle relazioni politiche tricontinentali e anticoloniali in rapporto al “Sud Globale”. Mentre sabato 12 ottobre 2024,  Ufuoma Essi (Londra, UK, 1995), con Is My Living in Vain porta a Merano una meditazione sulla storia della chiesa nera come spazio di appartenenza e organizzazione comunitaria. La mostra per l’attivazione delle opere e delle sale espositive ha avviato una collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano. Gli studenti del dipartimento di Visual Cultures e Pratiche Curatoriali, prenderanno parte ad una residenza curatoriale e condurranno una serie di ricerche finalizzate alla pubblicazione di un bollettino bisettimanale di approfondimento delle tematiche e opere protagoniste de La Linea Insubrica

Domiziana Montello

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