Dopo la tempesta che nel 2018 abbatté 42mila ettari di bosco nel Trivenento, la BCorp Vaia presenta alla Triennale di Milano il progetto VAIA People e fronteggia l’infestazione di bostrico
VAIA People: economia circolare a cinque anni dalla tempesta
Era il Novembre 2019 quando mille piante di leccio sono state interrate a Siracusa, a creare il Bosco delle Troiane. È stato l’avvio di un progetto di piantumazione di 6000 alberi per la creazione di foreste urbane e periurbane. 24 nel centro abitato: un nuovo albero ogni bambino nato o adottato nei comuni con più di 15mila abitanti – come per la legge 10 del 14 Gennaio 2013. Il nome del bosco deriva da un riadattamento delle Troiane di Euripide per la scenografia di Stefano Boeri, che nello stesso anno mise in scena un bosco di alberi abbattuti da una tempesta, tronchi spezzati che coprono il suolo.
Il riferimento è alla tempesta Vaia, che nel 2018 ha raso al suolo 42.800 ettari di bosco in 494 comuni in quattro regioni diverse – Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia – per un totale di 8,5 milioni di metri cubi di legname abbattuto.
Nel 2019, in occasione del primo anniversario della tempesta che colpì il Triveneto, VAIA – omonima startup BCorp con l’obiettivo di rigenerare i territori e le comunità locali attraverso un modello di economia circolare – lancia VAIA Cube, amplificatore realizzato utilizzando il legno recuperato dagli stessi boschi.
Oggi, a cinque anni dall’accaduto, l’azienda guarda agli effetti dell’infestazione di bostrico nei boschi colpiti dalla tempesta. Ha presentato in una conferenza stampa alla Triennale di Milano VAIA People, che mira ad esportare il proprio modello di economia circolare su tutto il territorio nazionale. Il progetto consiste in una triade di prodotti distinti, il cui design richiama l’immagine stilizzata di tre persone, a comporre una dock station per mettere in carica smartphone, auricolari e smartwatch Apple.
I tre prodotti presentati, tre sculture in legno di abete, sono stati sviluppati in collaborazione con la Scuola Italiana Design (Padova), unendo funzionalità, estetica e diversità. Ogni prodotto è realizzato da artigiani della Val Brembilla (Lombardia) con materiali di recupero di legno bostricato. Per ogni acquisto, VAIA pianterà un albero nell’arco Alpino-Dolomitico, con lo scopo di rigenerare i territori colpiti dall’infestazione di bostrico, secondo un modello ad azione triangolare che prevede la valorizzazione dei materiali, dell’artigianalità e delle comunità locali, dando il via a un impatto collettivo sul territorio.
Oggi, l’attenzione è infatti rivolta al legno di abete colpito dal bostrico, insetto che rischia di compromettere un numero sempre maggiore di alberi – si stimano 100 milioni di alberi colpiti, rispetto ai 42 milioni abbattuti dalla tempesta Vaia.
Federico Stefani, co-founder & CEO, spiega la missione di VAIA: «Territorio, comunità e legami. Il nostro obiettivo è quello di valorizzare le comunità e i territori italiani. Oggi si parla di industria 4.0, noi vogliamo innovare puntando su un modello di economia circolare che nasce dal territorio, a km zero, capace di scalare e generare un impatto verso persone e ambiente.»
Parte del progetto VAIA People è il Teatro La Ribalta, compagnia che mira a valorizzare attori con disabilità e il concetto di diversità. Attraverso questa collaborazione, VAIA vuole dare visibilità all’impegno della compagnia teatrale nel creare inclusione e generare un impatto positivo sul territorio.


L’infestazione del bostrico nell’arco Alpino-Dolomitico
Negli ultimi trent’anni in Europa sono stati quattro gli eventi più distruttivi di Vaia: risale al 1990 la tempesta Vivian, che ha atterrato 70 milioni di metri cubi di legno; nel 1999 Lothar & Martin ne ha abbattuti 240 milioni di metri cubi; Gudrun, nel 2005, 75 milioni; Kyrill, nel 2007, 66 milioni. È difficile calcolare con esattezza l’interazione dei cambiamenti climatici con la tipicità della foresta negli effetti distruttivi di Vaia.
Tra il 26 e il 30 ottobre 2018, solo in Friuli, in 72 ore sono caduti 900 millimetri di pioggia – quelli che cadono mediamente a Milano in un anno. Lo Scirocco soffiava fino a 213 chilometri all’ora – poi gli anemometri sono volati via. Parlando di Vaia, il problema più rilevante è stato il vento.
Quando il vento supera una certa soglia di velocità – spiega Renzo Motta, del dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino – i fattori strutturali degli alberi (altezza, specie, diametro, coefficiente di snellezza, struttura del popolamento) non riescono a opporre una forza di resistenza sufficiente a contrastare quella dall’aria. C’è una soglia al di sotto della quale un’attenta gestione forestale può limitare i danni: 94-100 chilometri orari per il singolo albero, 150 chilometri orari per i boschi più resistenti. Nell’atterraggio delle foreste sotto il vento di Vaia, l’effetto domino. Gli schianti da vento hanno portato alla diffusione del bostrico – parassita tipico degli abeti rossi, che si attacca e riproduce nel legno malato o già morto e durante le infestazioni si espande anche agli alberi sani.
Ci sono infatti voluti anni per recuperare gli alberi atterrati. Le ditte di boscaioli della zona sono per lo più medio-piccole, equipaggiate per la gestione di una quota più bassa di legname – solo nella provincia di Trento si parla di tre milioni di metri cubi di legna abbattuta, contro una media di 500 mila metri cubi all’anno. Da un lato, la fretta affinché la legna non diventasse inutilizzabile, dall’altro la logica di mercato: la grande offerta abbatte i prezzi. La legna si vende in due modi: in piedi o a strada. In piedi significa che il proprietario del lotto di bosco si affida per l’esbosco alla ditta interessata all’acquisto di legname – pre-Vaia il prezzo medio era di 60 euro al metro cubo. A strada significa che è lo stesso proprietario a occuparsi, con mezzi propri, delle operazioni, vendendo il legname in piazzali di accatastamento o a (bordo) strada – pre-Vaia 90-95 euro al metro cubo. Dopo Vaia, in piedi si vendeva a 25 euro al metro cubo, a strada 65.
Lo stesso legname è oggi seguito e certificato dalla Filiera Solidale del PEFC (Programma per il riconoscimento di schemi nazionali di Certificazione Forestale), che monitora la qualità e controlla la presenza del bostrico. L’industria italiana del legno (che include quella del mobile, della carta e del riscaldamento) è tra le prime in Europa. Nonostante l’Italia abbia una percentuale di territorio coperto da foreste superiore a quella di Francia o Germania (il 36,4%, undici milioni di ettari, secondo il Rapporto Nazionale sullo stato delle foreste e del settore forestale), importa l’80% del legname, soprattutto da Austria, Francia, Svizzera o Germania. Il PEFC, con questo programma, ha chiesto alle pubbliche Amministrazioni, alle associazioni e alle organizzazioni di utilizzare il legno abbattuto dalla tempesta Vaia nella costruzione e manutenzione di opere pubbliche e private e per i lavori delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026.
La startup VAIA
Partire da una catastrofe ambientale e trovare il modo di restituire quanto tolto alla natura e alle comunità locali, grazie al design: nasce proprio con questo obiettivo la startup VAIA. Fondata da Federico Stefani, Paolo Milan e Giuseppe Addamo, la startup prende il nome da Vaia, la più grande catastrofe forestale italiana degli ultimi 50 anni, causata dalla forte perturbazione dell’Ottobre 2018 che ha interessato tutto il Triveneto. L’obiettivo della startup a vocazione sociale è oggi quello di rigenerare i territori e comunità locali attraverso un nuovo modello di economia circolare che mette al centro persone e natura.