Intermezzo è l’ultimo romanzo di Sally Rooney: fenomeno letterario del decennio o grande bluff della narrativa contemporanea? Tra marketing sfrenato e un’aura da icona pop, la scrittrice è divenuta simbolo di una generazione
Sally Rooney – una recensione di Intermezzo il quarto e ultimo romanzo
Che Sally Rooney sia la “Taylor Swift della letteratura” non è un complimento privo di retrogusto. Proprio come Swift domina il mondo della musica pop con melodie orecchiabili e testi che parlano al cuore delle sue fan, Rooney sembra aver trovato la formula perfetta per raccontare la complessità delle relazioni moderne, infarcendola di richiami intellettuali e un tocco di marxismo spolverato qua e là. Ma Taylor Swift non vuole essere Ferrante: qui nasce l’ambizione spropositata di Rooney. Se Ferrante si è infatti fatta strada nell’immaginario collettivo con la sua maestria narrativa e la sua invisibilità fisica, Rooney, invece, cammina costantemente sul filo tra il rifiuto del mainstream e l’abbraccio alla celebrità. A dispetto della sua dichiarata distanza dai social e dal capitalismo editoriale, i suoi libri sono protagonisti di un irrefrenabile circo mediatico : eventi di lancio esclusivi, merchandising, “must-have”, e una campagna marketing senza precedenti.
Nel caso di Intermezzo, quarto e ultimo romanzo di Rooney (uscito per il mercato anglofono il 24 settembre, in Italia disponibile dal 12 novembre) la promozione ha raggiunto livelli quasi grotteschi: negli Stati Uniti, la casa editrice “Farrar, Straus and Giroux” ha distribuito 2.500 copie firmate e numerate a influencer, celebrità e lettori forti (l’attrice Ayo Edebiri, la cantante Lorde e il regista Noah Baumbach addirittura non hanno esitato a farsi avanti per ottenerne una copia). Il merchandising, dalle tote bag con il levriero simbolo del libro, alle magliette, è diventato un elemento imprescindibile del “Rooney-verse”. C’è chi pensa che questo paratesto brandizzato rischi di oscurare il valore letterario delle opere.
Intermezzo: un complesso romanzo sulle relazioni che verranno o un esercizio di stile fine a sé stesso?
L’uscita di Intermezzo ha confermato la scrittrice irlandese come una delle voci più discusse e polarizzanti della letteratura contemporanea. In Italia, il libro è schizzato in vetta alla classifica delle librerie Feltrinelli nella settimana dell’11-17 novembre, superando autori come Antonio Manzini (Il passato è un morto senza cadavere) e Gianrico Carofiglio (Elogio dell’ignoranza e dell’errore). La cosa sorprendente? Non solo l’edizione italiana, ma anche quella originale in inglese si è piazzata tra le più vendute, segno di un pubblico ormai poliglotta e affetto da una massiccia dose di FOMO (Fear of Missing Out). Rooney abbandona l’amore romantico, trattato e ritrattato nei suoi romanzi precedenti, per esplorare il rapporto tra due fratelli: i protagonisti Peter e Ivan si trovano a dover ridefinire le loro vite dopo la morte del padre. Tra nuove relazioni e vecchie fratture, il libro tenta di riflettere sull’interludio come metafora esistenziale.
Se la critica ufficiale lo descrive come il romanzo più ambizioso della scrittrice, molti lettori si sono chiesti se questa ambizione non sia, in realtà, solo un esercizio fine a sé stesso. I personaggi sono malinconici, intelligenti, sempre insoddisfatti e tutta la loro profondità appare più come un’ostentazione intellettuale che un ritratto autentico. Come sempre, Rooney si muove in un ambiente bianco, benestante e istruito, lasciando che il suo marxismo narrativo rimanga un concetto teorico piuttosto che un’urgenza sentita. L’intento è chiaro: raccontare la “vastità potenziale di ogni vita”, come suggerisce la sinossi. Ma il rischio di cadere in un esercizio di stile autoreferenziale è alto, e molti lettori si sono chiesti se questa evoluzione non sia solo un tentativo di dimostrare maturità narrativa senza davvero raggiungerla.

Sally Rooney: oltre il romance c’è di più?
Inserire la produzione letteraria di Sally Rooney dall’interno di un genere è complesso. Parlarne tra amici, Persone normali e Dove sei, mondo bello? sono stati definiti “romance letterari”, ma il termine non rende del tutto giustizia alla sua scrittura. Vero è che i suoi romanzi nascono e crescono attorno a relazioni amorose e amicizie complicate, ma si distaccano dai cliché del genere rosa per la qualità stilistica e narrativa. Le critiche, di certo, non mancano. Molti detrattori considerano le sue trame ripetitive e poco originali: giovani malinconici, benestanti e intellettualmente ambiziosi che si districano tra amori difficili, differenze di classe, precarietà esistenziale, scambi epistolari che grondano riflessioni sull’arte, la politica e la vita. Per molti, è difficile empatizzare con i drammi esistenziali dei suoi personaggi, che oscillano tra la mancanza di senso della vita e la difficoltà di scegliere tra una relazione monogama o aperta.
In Parlarne tra amici, la protagonista intraprende una relazione con un uomo sposato, mentre in Persone normali, Marianne e Connor vivono un amore tormentato che si sviluppa tra adolescenza e università. Anche in Dove sei, mondo bello, la formula non cambia: quattro personaggi, tra cui una scrittrice alter ego di Rooney, navigano tra corrispondenze epistolari e crisi personali. Ma se queste storie sono il punto di forza per chi vede Rooney come la voce di una generazione, diventano un limite per chi non si identifica con il suo universo chiuso e fin troppo omogeneo, troppo intelligente, rarefatto, a tratti artificioso – resta difficile immaginare una coppia di ventenni confidarsi via email.
I paragoni con Jane Austen si sprecano. Come Austen, Rooney racconta il suo tempo attraverso le dinamiche sociali e i sentimenti dei suoi personaggi attraverso una struttura tutta dialogica, ma mentre Austen padroneggiava la satira e il sottotetto Rooney sembra limitarsi a un’analisi superficiale dei suoi protagonisti, finendo per prendersi spesso troppo sul serio.
Il marketing come protagonista: “Rooney-verse” e il potere del branding
Impossibile ignorare il peso del marketing. Le code davanti alle librerie, le magliette e le tote bag brandizzate, i post su Instagram e TikTok: tutto contribuisce a costruire un immaginario in cui il libro diventa un oggetto di culto, più che un’opera da leggere. La campagna per Intermezzo è stata mastodontica.
Librerie come Waterstones hanno anticipato l’orario di apertura per accogliere i fan desiderosi di mettere le mani sulle prime copie. Negli Stati Uniti, la distribuzione di copie in anteprima ha generato una frenesia ineguagliabile. Quanto del clamore intorno a Rooney è autentico, e quanto è costruito? Il The Guardian ha giustamente osservato che non si capisce se il vero fenomeno sia il romanzo o il marketing. E non possiamo ignorare l’ironia di una scrittrice dichiaratamente marxista che diventa il volto di una macchina capitalistica ben oliata. Con più di 400.000 copie vendute solo in Italia, Rooney ha senza dubbio segnato l’editoria di questo decennio. Ma il suo successo lascia un retrogusto ambiguo. Da un lato, è una scrittrice con uno stile distintivo e la capacità di raccontare il disagio della sua generazione.
Dall’altro, è un simbolo di una letteratura sempre più confezionata per essere venduta, fotografata e condivisa. Nonostante le critiche, Rooney continua a sfidare le aspettative, rifiutando per ora di vendere i diritti televisivi di Intermezzo e di Dove sei, mondo bello? mantenendo un bassissimo profilo. La domanda, però, rimane: riuscirà la sua scrittura a sopravvivere al clamore? O il suo nome finirà per essere ricordato più per il fenomeno mediatico che per il valore letterario?
Sally Rooney è tanto un prodotto del suo tempo quanto un’autrice con ambizioni autentiche. La sua capacità di polarizzare il pubblico, generare dibattito e incarnare le contraddizioni della sua generazione è indubbia. Forse il vero intermezzo non è quello dei suoi personaggi, ma il suo: tra il successo e l’autenticità, tra la fama e la letteratura.