Antonio Monda
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Ritratti americani e ricordi italiani: gli incontri ravvicinati di Antonio Monda

Attorno alla sua tavola newyorkese, Antonio Monda riunisce protagonisti della cultura mondiale per raccontare un’America vibrante e contraddittoria, intrecciata alle sue radici italiane

Incontri ravvicinati di Antonio Monda

Secondo il New York Times, Antonio Monda è il custode di uno dei salotti culturali più vivaci della città.
Nella sua accogliente dimora con vista su Central Park, si incontrano protagonisti della cultura e dello spettacolo, sia italiani sia americani, sia di passaggio sia residenti. Intorno alla tavola del suo salotto si riuniscono attori, scrittori, registi che scambiano idee accompagnandole con buon cibo.  Antonio Monda ha fatto tesoro dei tanti incontri e scambi legati alle conoscenze avvenute quando era direttore artistico della Festa del Cinema di Roma e de Le conversazioni, il festival di Capri dedicato alla letteratura.

Incontri ravvicinati: ritratti di miti e leggende

In quasi settecento pagine, Incontri ravvicinati dipinge con ampie pennellate miti del passato e del presente. Come spiega l’autore: «Ho cercato di raccontare le personalità e l’animo di questi personaggi.» Da Marina Abramovic a Cate Blanchett, da Sergio Leone a Ennio Morricone, da Philip Roth ad Al Pacino: «La prima lista che avevo ipotizzato includeva oltre 300 nomi, ma ho escluso gran parte delle amicizie italiane perché mi sono ripromesso di dedicare in futuro un libro all’Italia. Ho lasciato perciò solo i nomi degli italiani che ho frequentato negli Stato Uniti e, l’unico altro criterio che ho impiegato, è legato alle storie che ciascuno di loro aveva da raccontare.»

Tra evoluzione e contraddizioni: ritratti di un mondo in trasformazione

I centocinquanta ritratti sono tessere di un mosaico che restituisce l’immagine complessa ed effervescente della cultura americana e di New York, un universo non privo di contraddizioni: «Sto completando anche una sorta di decalogo, fatto dieci romanzi, ciascuno dei quali ambientato in un decennio diverso ma accomunati da un’unica vera protagonista: la città di New York. Vivo qui da 31 anni, amo la sua cultura e mi sono alimentato della sua letteratura. Sono stato influenzato dal suo stile, non saprei dire se in modo positivo o negativo, ma credo che ciò emerga nel mio lavoro.»

Negli ultimi anni sempre più spesso si sente parlare del declino della cultura e del soft power americano e l’attribuzione dei riconoscimenti del mondo del cinema e della letteratura riflette l’offuscamento di una egemonia culturale che ha lasciato spazio alla diversificazione: «Quando ero adolescente, la centralità del modello americano era assoluta. Oggi rimane una forza propulsiva, un posto dove ogni cosa nasce o comunque passa, ma non è più esclusiva, e si sono imposte altre realtà. Non tanto in Europa, forse ancor più “decadente”, ma per esempio in Corea o in Cina. Non credo che la grandezza americana sia stata ridimensionata, ma che la sua influenza sia diventata prima inter-pares, invece che essere l’unica.» 

Evoluzioni sociali e omologazione del pensiero

Anche il linguaggio non è rimasto indifferente alle tante evoluzioni sociali dell’ultimo decennio, basta pensare al ruolo che le università americane nel plasmare il dibattito o a come i media e le piattaforme digitali abbiano progressivamente semplificato e impoverito la complessità del pensiero: «Con il crollo del muro di Berlino, la vittoria del capitalismo e del neoliberalismo sulle altre ideologie, si è aperta una crisi anche del linguaggio, del modo di esprimersi a tutti I livelli. È evidente come sia in atto un’omologazione del modo di riflettere e di esprimersi.»

Antonio Monda, Inccontri Ravvicinati, La Nave di Teseo
Antonio Monda, Inccontri Ravvicinati, La Nave di Teseo
Antonio Monda, autore di Incontri Ravvicinati
Antonio Monda, autore di Incontri Ravvicinati

Sincerità e passione: il filo rosso 

Alcuni personaggi sono accomunati da alcuni tratti distintivi: Philip Roth, Don De Lillo e Renzo Piano condividono la curiosità e passione per il cinema, mentre le opere di Marina Ambramovic e Paolo Sorrentino nascono da un senso dolore. La bussola che ha guidato Antonio Monda in questa navigazione è stata la sincerità: «Alcune volte ho omesso delle cose molto private, altre ho tentato di evitare di inserire troppi aneddoti, ma non ho mai alterato  la verità e non ho mai detto qualcosa di diverso da quello che penso o che è successo. Non mancano infatti i ritratti di grandi artisti come Gore Vidal o Robert Altman, con i quali semplicemente non sono entrato in sintonia. Hanno comunque segnato la mia vita, e mi hanno fatto diventare l’uomo che sono, quindi ho scelto di inserirli all’interno del libro.»

La tavola: luogo di incontri e condivisione 

Ogni occasione è giusta per imbattersi in nuovi e potenziali commensali: «Le conoscenze e gli incontri di cui racconto sono avvenuti in posti diversi: nella nostra casa di New York, a Roma, in occasione della Festa del Cinema e a Capri, con il Festival Le conversazioni. Ciascuna occasione alimenta l’altra, e per quanto riguarda la tavola, il rito del mangiare, scherzare, chiacchiare e star bene insieme, la regina è mia moglie Jacqueline Greaves, sia perché è una chef eccellente, sia perché è brava a combinare.»  La ricetta è una: la condivisione del piacere di stare insieme e di scambiare idee. «Quando scegliamo i nostri ospiti decidiamo chi invitare non con una strategia orientata a stupire, ma facendo solo attenzione a non mettere insieme persone che magari non si amano. Di norma, i pranzi domenicali sono con 12-14 persone, stando attenti a evitare il 13 per motivi che si possono immaginare. Due o tre volte l’anno, poi, facciamo delle feste molto in grande: una è quella natalizia, una per il mio compleanno, e poi in occasione di eventi importanti. In questi casi invitiamo anche tra le ottanta e le cento persone.» Nella lista degli ospiti desiderati di Antonio Monda, ma ormai impossibili da ricevere, c’è Cormac McCarthy, il suo scrittore preferito. Tra gli ospiti realizzati, Monda ricorda con piacere di aver intervistato Steven Spielberg due volte, anche se il regista non è mai stato a cena da lui: «Mi farebbe piacere, come dire, avere un rapporto più stretto.»

Antonio Monda: tra scrittura, convivialità e radici culturali

Come spiega Jonathan Safran Foer nell’introduzione al volume, definire Antonio Monda in poche parole è un’impresa: le etichette di scrittore, giornalista, docente, curatore e direttore di festival non riescono a cogliere appieno la molteplicità delle sue attività. Tuttavia, ciò che emerge con chiarezza è l’indole che guida ogni suo progetto, profondamente legata all’accoglienza e alla convivialità, radicate nella sua cultura italiana: «Ho avuto la fortuna e il privilegio di venire da una famiglia meridionale. Il mio padre era napoletano, mia madre calabrese, che avere questa attitudine all’accogliere proprio nel sangue, è una cosa che facevano con gioia e con piacere, e me l’hanno insegnato. Sono stato educato con un proverbio finto cinese, che mi diceva mio padre: se io ti do una cosa, tu me ne dai una, alla fine ne abbiamo uno, tutte e due se io ti do un’idea, tu me ne dai una, alla fine ne abbiamo due, tutte e due.» 

Il futuro della cultura newyorkese, tra preoccupazione e speranza

La rielezione di Donald Trump ha destato preoccupazioni e critiche nell’effervescente mondo culturale newyorkese, l’atmosfera si è tinta di sorpresa e lutto: «Sono tutti abbacchiati, abbattuti, avviliti racconta Antonio Monda, mentre non manca chi, tra gli intellettuali, si dice pronto a lasciare gli Stati Uniti. Speriamo non succeda, per continuare a immaginare il salotto di Antonio Monda come un luogo dove miti e leggende della cultura internazionale possano ancora incontrarsi con piacere e gioia, mantenendo viva la magia di New York.

Antonio Monda 

Vive a New York, insegna alla New York University e collabora con “La Repubblica”. Ha curato mostre per il Louvre, il MoMA, il Lincoln Center e il Guggenheim. È autore di dieci romanzi e cinque saggi critici tradotti in undici lingue. Dal 2015 al 2021 è stato Direttore artistico della Festa del Cinema di Roma.

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