In corso la rigenerazione del Silo di Alvar Aalto, esempio di architettura brutalista – «Stiamo lavorando per salvare tutti i materiali, da questo rame nascerà una scultura»
Grezzo o spazzatura: la questione del riuso
Con molti edifici storici del secolo scorso ormai in rovina, e dopo decenni di un amore quasi insano per la modernità, segnato dalla mania di vetro e acciaio, sorge spesso il dilemma se demolire edifici vecchi – una soluzione molto diffusa negli anni Novanta e nei primi Duemila – oppure se riportarli a nuova vita. Questo dibattito porta con sé la domanda più ampia su ciò che consideriamo “spazzatura” e ciò che invece potrebbe essere semplicemente “materia prima” in attesa di essere trasformata per rinascere. A Oulu, città di 200.000 abitanti nel nord della Finlandia, appena sotto la Lapponia, l’Aalto Silo incarna perfettamente questa dicotomia, sintetizzando i principi di decadenza e rigenerazione, di “grezzo” e riuso.
Alvar Aalto: il Silo e l’architettura finlandese
Con la sua apparenza brutalista – figlia di un’altra epoca – il Silo, situato in un quartiere ex industriale di fine Ottocento, divide i residenti: o lo si ama o lo si odia. L’intera area e i suoi edifici furono ingegnerizzati e costruiti per ospitare una fabbrica di cellulosa. Il Silo, commissionato nel 1929 e completato nel 1931 come ultimo gioiello del complesso, oggi è quasi in rovina. Eppure, la sua forma peculiare rende impensabile l’idea di abbatterlo – senza contare la fama del suo autore, uno degli architetti finlandesi più noti, Alvar Aalto, responsabile di gran parte di quello stile finlandese oggi conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.

Trasformazione dell’Aalto Silo: parla Anna Niemelä
«Nel 2020», spiega Anna Niemelä, architetta edile e professionista dei media, responsabile della ristrutturazione del Silo per la parte finlandese del progetto, mentre camminiamo all’interno dell’edificio, «il Silo è stato acquistato dalla Factum Foundation con sede a Madrid». L’idea, prosegue, è salvare questo edificio – «perché la sua storia lo merita». L’interno è vuoto, il soffitto altissimo. Per entrare, al momento, è obbligatorio il caschetto giallo. Basta un po’ di immaginazione per intuire come potrebbe diventare in futuro. Secondo la visione dell’architetto principale, Charlotte Skene Catling, il Silo si trasformerà in un centro culturale e di ricerca: «L’obiettivo è creare un luogo dove la gente voglia andare, introducendo spazi per incontri sociali e sostenibilità economica. L’edificio, con le sue mostre ed eventi, sarà fonte di orgoglio, identità e occupazione». Ci sarà anche una “social sauna” e un laboratorio di ricerca realizzato con i materiali di scarto delle demolizioni.
La Factum Foundation: ricerca e trasformazione
Fondata nel 2009 da Adam Lowe, la Factum Foundation è un’organizzazione no-profit dedicata alla documentazione e alla conservazione del patrimonio culturale. In collaborazione con la sua “sorella” Factum Arte, la Fondazione impiega tecniche di registrazione all’avanguardia per realizzare sia opere d’arte contemporanee sia facsimili di conservazione, con l’obiettivo di salvaguardare capolavori a rischio di scomparsa. Spesso, questo implica operare in zone interessate da conflitti o minacciate dai cambiamenti climatici. La Factum Foundation vanta una solida esperienza in progetti di tutela del patrimonio culturale e ambientale, come ARCHiVe a Venezia o l’iniziativa Theban Necropolis Preservation a Luxor. Tra le loro attività spiccano esempi di riuso innovativo di siti architettonici, come la Whitechapel Bell Foundry, a dimostrazione dell’impegno della Fondazione verso una “trasformazione conservativa”.
«I progetti di Factum Foundation», commenta Simon Schaffer, Professore di Storia e Filosofia della Scienza all’Università di Cambridge, «rappresentano alcuni degli sviluppi più urgenti ed entusiasmanti nel panorama attuale del patrimonio culturale. La documentazione mediante tecniche digitali avanzate ha il potere di trasformare profondamente il mondo della cultura materiale e di cambiare i modi in cui essa sostiene memoria e arte. Le sfide poste da questi nuovi oggetti digitali e dalle memorie culturali devono essere comprese collettivamente e orientate in modo produttivo».
L’approccio collaborativo per il progetto Silo: il rispetto di ciò che c’è già
Nel progetto dell’Aalto Silo, Factum Foundation non è sola: un’intera squadra di fundraiser, architetti, ingegneri e specialisti in conservazione lavora insieme. Skene Catling adotta un metodo di “Geoarcheologia”, concentrandosi sul contesto geologico e storico dei siti. La collaborazione con Factum Foundation è consolidata: insieme formano il team che si occupa di ricerca, rispetto, conservazione e innovazione. Niemelä chiarisce che il fulcro sarà il rispetto dell’edificio nella sua condizione attuale: «l’obiettivo principale è lasciarlo più vicino possibile allo stato in cui si trova oggi – ecco perché non è coibentato e non lo sarà in futuro; il riscaldamento a pavimento si potrà attivare soltanto quando ci saranno eventi». Solo alcune piccole porzioni del piano superiore, dove sorgerà un’area ristorante, verranno isolate termicamente, senza però toccare la struttura principale.
Patrimonio industriale: da “brutto” a “cool”
La sfida nella conservazione degli edifici industriali sta nel saper individuare i valori chiave, i trattamenti dei materiali e la loro nuova destinazione d’uso. Secondo la Carta di Venezia (1964), i rimpiazzi devono integrarsi con l’originale ma rimanere riconoscibili. Le fabbriche funzionaliste come il Silo, realizzate con materiali standardizzati e cemento armato, subiscono spesso modifiche continue nel corso della loro vita. Sono edifici che fondono architettura e ingegneria, rendendo difficile identificarne caratteristiche uniche.
Nel restauro del Silo si punta invece a svelare l’idea architettonica originaria, rendendo nuovamente tangibili le tecniche costruttive e i processi industriali che ne hanno determinato la forma, senza dimenticare la sua storia.
«Riutilizzare tutto ciò che possiamo»: mantenere viva l’anima del Silo
Questa filosofia si applica a ogni singolo elemento. Molte parti di demolizione sono già in corso, ma i materiali vengono meticolosamente recuperati. «Questa», dice Niemelä indicando un grande oggetto al centro della stanza, «è la più antica lamiera di rame: stiamo lavorando per salvarla, trasformandola in una scultura». Qualcosa che si sarebbe potuto scartare facilmente acquista così un nuovo significato e valore – la forma segue la sostanza. I materiali sono il cuore dell’edificio originale, anche per come sono stati usati: «i muri hanno solo dieci centimetri di spessore, una caratteristica rara per un edificio di questo tipo». Un’ingenieria notevole ne ha reso possibile la realizzazione.

Il New European Bauhaus e l’Aalto Silo
Questi valori, al centro del progetto, hanno avuto risonanza a livello internazionale. Come spiega Valentino Tignanelli, Project Manager di Factum Foundation, «da dicembre 2024 Aaltosiilo Ry è ufficialmente partner dell’iniziativa New European Bauhaus (NEB) – uno dei soli sei partner in Finlandia e l’unico nel nord del Paese». Il New European Bauhaus, lanciato dalla Commissione Europea, si propone di coniugare sostenibilità, inclusività ed estetica per creare soluzioni innovative nel nostro ambiente costruito: «far parte di questa vivace rete – continua Tignanelli – permette ad Aaltosiilo Ry di collaborare con organizzazioni simili, rafforzando il nostro impegno nel preservare il silo di legno progettato da Alvar e Aino Aalto a Oulu e nel trasformarlo in un polo di collaborazione interdisciplinare, sostenibilità e coinvolgimento culturale».
Passato industriale, futuro collettivo: il “ghost path”
L’intento non è soltanto preservare la struttura fisica, ma anche rispettarne il passato industriale, integrando nel nuovo design elementi del processo originario. Il “ghost path” industriale, elemento centrale del restauro, reinterpreta il flusso originario dei trucioli di legno che salivano fino alla sommità del Silo. I visitatori seguiranno lo stesso percorso, partendo da terra e risalendo come facevano i materiali, arrivando in cima. Lungo il tragitto, la “coreografia industriale” verrà raccontata anche con installazioni, tra cui un “Gabinetto delle Curiosità” che esporrà materiali e reperti legati alla storia del Silo. Questo percorso rinnovato offrirà al pubblico l’esperienza della vita precedente dell’edificio, invitandolo al contempo a scoprire la sua nuova funzione di centro culturale e di ricerca.
Rispetto dei materiali: una risonanza
Anche i materiali usati nel restauro sono fondamentali per mantenere un legame con l’eredità dell’edificio. Il tetto, ad esempio, sarà impermeabilizzato con catrame di pino, una sostanza ecologica in sostituzione del bitume di derivazione fossile. Verranno utilizzati legname locale e nanofibre di cellulosa per proseguire l’idea di un’architettura più “verde”. Così il passato industriale del Silo viene riconosciuto e integrato nella sua nuova forma. La sostenibilità si concretizza anche in termini di impatto ambientale: riutilizzare il Silo in cemento progettato da Aalto permette di ridurre quasi completamente le emissioni di CO2 operative necessarie a prolungare la vita dell’edificio di almeno altri 100 anni, risparmiando ben 933.145 kg di CO2. Anche tutte le strutture in legno, nonché porte e finestre, verranno preservate.
Spolia: un termine antico per un concetto nuovo
L’attenzione ai materiali riporta a un termine antico, che oggi acquista una nuova valenza: “spolia” deriva dal latino e indica parti di edifici, spesso in pietra, estratte da costruzioni preesistenti e riutilizzate in nuove opere o decorazioni. Nella pratica antica, ciò significava asportare elementi già estratti, lavorati e inseriti in un edificio, per poi trasferirli in un altro. Nel caso dell’Aalto Silo, si parla di “Concrete Spolia”, in cui gli elementi di cemento, anziché di pietra, vengono smontati con cura e reintegrati nel nuovo progetto. Il restauro diventa così un’occasione per applicare questo concetto su larga scala: invece di buttare via ciò che si demolisce, lo si rimuove “chirurgicamente” e lo si riutilizza.

Oulu 2026: Capitale Europea della Cultura
L’Aaltosiilo è uno dei progetti-chiave per Oulu, che sarà Capitale Europea della Cultura nel 2026, ed è stato di recente selezionato dalla Commissione Europea come esempio di eccellenza architettonica nell’ambito del programma di apprendimento tra pari “Living Spaces”. Con l’avvicinarsi del 2026, la città è fiduciosa che il Silo aprirà le sue porte in tempo per accogliere le decine di migliaia di visitatori previsti. «Il Silo», conferma Niemelä, «avrà un ruolo di primo piano in numerosi eventi legati a Oulu26: sarà allestito un palco appositamente per l’occasione».
La Factum Foundation for Digital Technology in Preservation è un’organizzazione senza scopo di lucro con sede a Madrid, nata per dimostrare l’importanza della documentazione, del monitoraggio, dello studio, della ricreazione e della diffusione del patrimonio culturale mondiale, attraverso lo sviluppo rigoroso di tecniche di registrazione ad alta risoluzione e di re-materializzazione.