Il fascino del proibito, la seduzione del rischio, il potere – dai lupanari di Pompei ai bordelli del Diciottesimo secolo, fino alla digitalizzazione del sesso attraverso OnlyFans e il porno algoritmico
La Confessione Non Filtrata di Sex and the City: Un Momento di Verità
In un momento di onestà, Charlotte York, interpretata da Kristin Davis in Sex and the City, rompe il suo solito aplombe per sfogare la sua frustrazione sessuale. “Damn it, I just want really want to be fucked, you know? Just really fucked!” La sua esternazione scandalizza le ben educate donne W.A.S.P. intorno e squarcia il velo ben costruito del romanticismo moderno. Mentre si avvicina San Valentino, con le sue dichiarazioni d’amore preconfezionate e il sentimentalismo di massa, l’agitazione di Charlotte mette in luce una verità innegabile: sotto i rituali del corteggiamento si nasconde un desiderio inarrestabile di indulgenza carnale. L’amore e il sesso esistono al di fuori dei confini commercializzati del romanticismo – crudi, non mediati e rischiosi – costringendoci a confrontarci con il delicato equilibrio tra desiderio e pericolo.
Cosa significa Play Rough?
Il sesso e l’intimità esistono lungo uno spettro – dal dolce, affettuoso e romantico fino al grezzo, urgente e rude. Raw love e playing rough incarnano quest’ultimo, un territorio dove la passione è incontrollata, dove il desiderio si esprime con un’intensità che sfiora il primordiale. Ma cosa significano esattamente questi termini? Playing rough nel sesso non riguarda solo il dominio fisico o l’aggressività; è una dinamica attentamente negoziata in cui fiducia, intensità e rischio si intrecciano. Comprende tutto, dalle dinamiche di potere nel BDSM alla fisicità senza freni del sesso passionale, e talvolta si estende persino al sesso non protetto (barebacking), che aggiunge un ulteriore livello di vulnerabilità e pericolo all’equazione.
Raw love rifiuta il copione del romanticismo tradizionale. È vivere la connessione nella sua forma più pura – senza finzioni, senza esitazioni. È l’urgenza del desiderio che richiede una gratificazione immediata, il tipo di sesso che lascia lividi e segni di morsi come testimonianza dell’intensità del momento. In sostanza, è una resa totale all’altro, sia che significhi cedere al dominio fisico, esporsi emotivamente o fondersi completamente senza barriere.

Rough Play: Una Danza di Potere e Fiducia
Playing rough nel sesso non equivale alla violenza; si tratta piuttosto di intensità controllata, di una dinamica di spinta e resistenza in cui entrambi i partner esplorano i propri limiti. Tirare i capelli, sculacciare, mordere, afferrare con forza, usare un linguaggio dominante – questi atti, quando consensuali, accrescono il piacere introducendo elementi di restrizione e abbandono. Il sesso rough prospera su questo gioco di potere, in cui un partner può prendere il controllo mentre l’altro si arrende, o entrambi si impegnano in una lotta reciproca per la dominanza. L’erotismo del rough play sta nel fatto che imita il pericolo restando però entro i confini del consenso. Tocca qualcosa di profondamente istintivo: il desiderio di essere sopraffatti o di sopraffare, di spingersi oltre i limiti, di vivere il desiderio in modo grezzo e senza freni.
Eppure, questo tipo di gioco richiede un livello immenso di fiducia. Nonostante la sua energia caotica, il rough play è radicato nei limiti e nella comunicazione. Le safewords, i segnali non verbali e il aftercare sono essenziali per garantire che il piacere non oltrepassi il confine del disagio o del danno. È questo paradosso – intensità dentro una struttura, sregolatezza dentro la fiducia – che rende il rough play così inebriante. Il fascino non risiede solo nella sensazione fisica, ma nella carica psicologica: il brivido di lasciarsi andare, di essere presi, o di affermare il proprio controllo in un modo che sfida le norme della vita quotidiana.

L’elemento del rischio: il sesso Raw e il fascino del proibito
Per alcuni, il Play Rough va oltre l’intensità fisica per includere il barebacking, ovvero il sesso senza preservativo. Questa pratica introduce un livello di rischio che, per alcuni, accresce il desiderio. Il sesso non protetto ha una rilevanza storica, psicologica e persino culturale: un tempo considerato un atto sconsiderato, con l’avvento della PrEP e di altre innovazioni mediche, è stato riformulato come una scelta consapevole piuttosto che un gesto di sfida. Tuttavia, l’attrazione per il barebacking non è legata solo alla sensazione fisica, ma anche alla fiducia, all’intimità e all’intossicante eccitazione del proibito.
La psicologia dietro questa pratica è complessa. Fare sesso senza barriere può essere visto come l’atto supremo di resa: un accordo per esporsi completamente, per abbracciare la vulnerabilità nel modo più intimo possibile. Per alcuni, è un’affermazione di autodeterminazione, un rifiuto di lasciare che la paura condizioni il piacere. Per altri, è un mezzo per approfondire la connessione, creando un legame che appare crudo e non mediato. In alcune sottoculture queer, il barebacking è stato persino rivendicato come un atto di intimità ribelle, un rifiuto delle narrazioni di paura che hanno dominato la crisi dell’HIV/AIDS nel tardo XX secolo.

Regolamentare il piacere: l’ascesa della prostituzione e del sex work controllato dallo Stato
Per secoli, le società hanno trovato modi per accedere a un’intimità senza restrizioni, nel suo eccesso più dionisiaco, seppur prevalentemente riservato agli uomini. Nella Roma antica, la prostituzione non solo era legalizzata, ma anche rigidamente regolamentata: le lavoratrici e i lavoratori del sesso dovevano registrarsi presso lo Stato e pagare le tasse—una delle prime forme di sex work controllato dallo Stato, che rifletteva il pragmatismo romano di fronte ai desideri pubblici e privati. I famigerati lupanari di Pompei ne sono un esempio lampante, con affreschi espliciti che decoravano le loro pareti come una forma di commercio sessuale tanto palese quanto segreto. Più tardi, nell’ombra puritana del Medioevo, queste pratiche furono spinte nella clandestinità.
Il bisogno di intimità, tuttavia, non è mai scomparso. Nel XVII secolo, capitali europee come Amsterdam e Anversa vantavano vivaci quartieri a luci rosse, dove bordelli e prostituzione di strada prosperavano nonostante le pressioni morali e religiose. Con la Rivoluzione Industriale, l’urbanizzazione di città come Londra, Parigi e Berlino diede vita a reti di prostituzione ancora più vaste e organizzate, spesso alimentate dalle disuguaglianze economiche dell’epoca. I tassi di malattie sessualmente trasmissibili (MST) aumentarono non solo tra la classe operaia, ma anche tra l’aristocrazia, dimostrando che la repressione fa ben poco per domare il desiderio. Il piacere fu mercificato e compartimentalizzato, eppure rimase insaziabile.

Protezione sessuale attraverso i secoli: dai preservativi di lino ai divieti di Stato
Parallelamente, la protezione sessuale si è evoluta per necessità. Gli uomini romani, sempre pragmatici, usavano preservativi fatti di lino o di intestini di animali, talvolta imbevuti di aceto, per prevenire malattie o gravidanze indesiderate. Nel XX secolo, i governi hanno spesso dibattuto sull’uso del preservativo, vedendolo non solo come uno strumento di prevenzione, ma anche come un mezzo per riportare il sesso alla sua dimensione più carnale, anziché vincolarlo alla procreazione. Questo fu particolarmente evidente dopo la Prima Guerra Mondiale, quando l’aumento delle MST spinse alla promozione di pratiche sessuali più sicure, sebbene Paesi come l’Irlanda abbiano mantenuto rigide politiche anti-preservativo fino agli anni ’80, sotto l’influenza di una cultura profondamente cattolica.
La digitalizzazione ha ucciso il desiderio?
Oggi, nell’era di piattaforme come OnlyFans, siti porno non regolamentati e contenuti algoritmici che soddisfano ogni fantasia immaginabile, può sembrare impensabile che un tempo le persone dovessero compiere enormi sforzi per appagare le proprie voglie più intime. Tuttavia, la ricerca del piacere rimane invariata—insaziabile e indomabile, echeggiando i percorsi labirintici del piacere nei lupanari di Roma o nei bordelli licenziosi dell’Illuminismo francese.

Liberazione sessuale e rivoluzione queer: dagli anni ’60 in poi
Con l’avanzare dei movimenti sociali, anche la liberazione sessuale ha subito un’accelerazione. Negli anni ’60 e ’70 negli Stati Uniti, la depenalizzazione dell’omosessualità in stati come l’Illinois (1962) segnò l’inizio di un’era di trasformazione, culminando nell’ascesa del movimento per i diritti LGBTQ+. Questa svolta permise alle comunità queer di esplorare i propri desideri senza il timore di persecuzioni legali. A New York, fotografi come Robert Mapplethorpe documentarono lo spirito della liberazione sessuale nelle sottoculture gay emergenti, immortalando ritratti intimi di fetish BDSM, ma anche la crescente visibilità della cultura drag e delle libertà sessuali dell’epoca. I moti di Stonewall del 1969 nel Greenwich Village divennero un catalizzatore per l’attivismo queer, trasformando per sempre il discorso sulla sessualità e la libertà sessuale.
L’epidemia di HIV/AIDS e il suo impatto duraturo sulla sessualità
Alla fine degli anni ’70, l’epidemia di HIV/AIDS scatenò una devastazione senza precedenti, ridefinendo per decenni la percezione del sesso non protetto. Colpì duramente città come New York, San Francisco e Los Angeles, impattando in modo sproporzionato uomini gay e comunità di colore, e scatenando un’ondata di panico. I governi reagirono con lentezza, gettando un’ombra oscura sul desiderio queer e sulla più ampia rivoluzione sessuale. Paradossalmente, la crisi dell’HIV/AIDS accrebbe l’urgenza di pratiche sessuali più sicure, portando alla nascita di campagne per l’uso del preservativo, mentre gli allarmi sul sesso non protetto si facevano sempre più pressanti.

PrEP e la ridefinizione del rischio: una nuova era di liberazione sessuale
Il sesso non protetto, pur rimanendo una pratica che richiede responsabilità, è passato dall’essere un simbolo di ribellione a un atto di autodeterminazione. L’introduzione della PrEP (profilassi pre-esposizione) ha rivoluzionato il discorso sulla salute sessuale, in particolare nelle comunità LGBTQ+. La PrEP è una terapia quotidiana che riduce significativamente il rischio di contrarre l’HIV, ridefinendo le implicazioni del sesso non protetto: non più un gesto di sconsideratezza, ma una scelta consapevole resa possibile dai progressi medici.
L’eterna attrazione del proibito: perché il desiderio Raw persiste
Forse è per questo che, nonostante i decenni di apparente progresso, il dibattito sul sesso non protetto resta così acceso. Non si tratta solo del rischio di imprudenza, ma di fiducia, intimità e del fascino irresistibile di ciò che è proibito. È la possibilità di abbandonarsi completamente, di provare tutto—piacere, pericolo, estasi e annientamento. È l’essenza stessa del desiderio umano: primordiale, incontrollabile e impossibile da replicare attraverso uno schermo.
Ciarán Howley
