Da un riquadro all’altro 5 immagini _ frammenti di un modello ritrasmissione simultanea, scala 1_1, video in situ, 1974 _ 2025, courtesy Centre Pompidou. Particolare. Courtesy Fondazione Pistoia Musei, foto OKNOstudio, Ela Bialkowska © DB - SIAE Roma
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Molti pittori, pochi geni: intervista a Daniel Buren 

«Non sono un pittore», dichiara Daniel Buren. Una ricerca iniziata negli anni ‘60 nel segno della striscia verticale, larga 8,7 cm: interventi su stoffa, vetro, legno, bandiere. In mostra a Pistoia con Fare, Disfare, Rifare

Dal 1965 Daniel Buren ha ridotto la sua pittura a una serie di bande verticali

«La striscia non è una mia invenzione, né una mia proprietà. Io la utilizzo soltanto». Dal 1965 Daniel Buren ha ridotto la sua pittura a una serie di bande verticali, bianche e colorate, sempre larghe 8,7 cm. Atto radicale, l’adozione di tale segno di carattere neutro e impersonale è in contraddizione con la storia tradizionale dell’arte, al punto che Buren dichiara polemicamente: «non sono un pittore». L’artista approfondisce la relazione tra l’opera e l’ambiente che la ospita. Il formato dell’opera subisce trasformazioni. Oltre alla tela, i supporti includono tessuti stampati, carta, vetro, specchio, legno, bandiere, stendardi.

Daniel Buren: fare arte dove c’è traccia di umanità – dalle metropoli alla campagna toscana

«Lo studio dello spazio è una costante nel mio lavoro», afferma Daniel Buren. «Si può trattare di uno spazio pubblico esterno, come di una saletta appartata di un museo o un appartamento. Ogni città, ogni spazio urbano ha le sue peculiarità. Giocare con queste caratteristiche può consentire, tramite l’opera d’arte, di accentuare alcuni elementi, criticarne alcuni aspetti; anche rendere lo spazio un nascondiglio. Le possibilità sono infinite». 

Prosegue Daniel Buren, «è chiaro dove non ho mai realizzato le mie opere. Si tratta di luoghi che erano molto alla moda negli ultimi decenni del Novecento. Deserti, campi, luoghi remoti. I luoghi della Land Art. A me interessa la città in quanto luogo depositario di umanità – da Napoli a New York. Lavorare in un deserto dell’Arizona o sulla vetta di una montagna non mi interessa. L’opera deve nascere dove le persone vivono e lavorano. Dove la loro quotidianità può fruire naturalmente di un intervento artistico. 

Il paesaggio attorno alla città mi interessa in quanto frutto del lavoro di milioni di individui. In Toscana si nota la cura con cui sono stati disposti gli alberi, i filari dei vigneti. Il lavoro degli agricoltori è lampante. Ecco che altre tracce di umanità possono essere messe in dialogo con l’arte. Mi interessano tutti i luoghi, tranne quelli disabitati o inabitabili»

La facciata ai venti, lavoro in situ, Antico Palazzo dei Vescovi, Pistoia, marzo 2025. Particolare. Courtesy Fondazione Pistoia Musei, foto OKNOstudio, Ela Bialkowska © DB – SIAE Roma
La facciata ai venti, lavoro in situ, Antico Palazzo dei Vescovi, Pistoia, marzo 2025. Particolare. Courtesy Fondazione Pistoia Musei, foto OKNOstudio, Ela Bialkowska © DB – SIAE Roma

DANIEL BUREN. Fare, Disfare, Rifare. La mostra a Palazzo Buontalenti con opere dal 1968 al 2025

L’arte di Daniel Buren è tornata in Toscana con una mostra organizzata da Fondazione Pistoia Musei. DANIEL BUREN. Fare, Disfare, Rifare, allestita a Palazzo Buontalenti, in 13 sale e due interventi esterni, presenta una selezione del lavoro dell’artista francese che si dirama dal 1968 al 2025. Un percorso tra opere storiche e più recenti con lavori creati o ricreati appositamente per l’occasione, coinvolgendo le altre sedi di Pistoia Musei e spazi della città e del territorio.

Il percorso a Palazzo Buontalenti si apre con due sale dedicate alla ricerca sviluppata alla metà degli anni Sessanta, dove sono esposte opere pittoriche con collage su carta e grandi dipinti su tela di cotone, in cui il linguaggio astratto è indirizzato progressivamente verso una semplificazione formale che Daniel Buren identifica con il motivo delle bande verticali.

Per una fruizione sostenibile e quotidiana dell’arte. Daniel Buren contro le mete turistiche 

In piazza del Duomo, all’esterno dell’Antico Palazzo dei Vescovi, Daniel Buren ha realizzato La facciata ai venti; un’opera che si fonde con l’architettura, creando un dialogo con l’edificio storico. Una sequenza di tessuti a righe bianche e nere alternate e verticali, sospesa alle arcate del loggiato, viene animata da ventilatori producendo un movimento cromatico che richiama i codici della Cattedrale, del Battistero e dello stesso palazzo.

Nel 1967, Daniel Buren firmava la Lettre contre les Salons, dove si parla di gadget-culture – una fruizione decorativa, d’intrattenimento, oggi diremmo “instagrammabile” dell’arte in relazione alla pigrizia del pubblico in visita ai Saloni parigini. Il sistema culturale oggi è sempre più dormiente verso una funzione politica e condivisa dell’arte. Inserire l’arte in un contesto pubblico e di passaggio – come una piazza – può essere risolutivo? 

Afferma Daniel Buren: «voglio creare opere in spazi pubblici così che ci possa essere una relazione con chi passa da quella via, da quella piazza – anche con chi non si interessa all’arte. Si crea una reciproca testimonianza di un rinnovamento del rapporto tra lo spazio e chi lo vive. Dover andare a raggiungere un’opera in un luogo poco accessibile comporta il tramutarla in una meta turistica. Questo è terribile».

Daniel Buren, Da un riquadro all'altro
Daniel Buren, Da un riquadro all’altro

La mostra Fare, Disfare, Rifare: tra disegni preparatori, installazioni e sperimentazioni video 

Fare, Disfare, Rifare indaga come l’artista, nato a Boulogne-Billancourt (Parigi) nel 1938, trasformi gli spazi architettonici attraverso l’uso delle forme, dei colori e dei materiali, creando un dialogo tra arte e ambiente. Il percorso, articolato in dodici sale e nella corte interna di Palazzo Buontalenti, propone una selezione di dieci opere pittoriche eseguite tra il 1965 e il 1966, due Cabane del 1985 e del 2000/2019, tre alto-rilievi recenti, oltre a una sala dedicata ai disegni progettuali di interventi realizzati in Toscana e lavori appositamente pensati per Pistoia.

La mostra si concentra, in particolare, sul legame di Daniel Buren con l’Italia e la Toscana, presentando lavori che l’artista ha rivisitato e ricreato in un processo continuo di fare, disfare, rifare. Con questa idea, Daniel Buren mette in discussione e rielabora il proprio lavoro, investendo di nuovi significati progetti elaborati in Italia dal 1968 a oggi e invitando lo spettatore a riflettere sulla trasformazione dell’arte nel tempo e nei diversi contesti.

Inoltre, il dispositivo visivo delle bande verticali alternate bianche e colorate è anche al centro di alcune sperimentazioni video, come in Da un riquadro all’altro 5 immagini/frammenti di un modello ritrasmissione simultanea, scala 1:1. Qui Daniel Buren reinterpreta, con strumentazioni aggiornate, un lavoro in situ del 1974 presso il centro di produzione video art/tapes/22 di Firenze, prima sua presenza in Toscana.

Daniel Buren, Cabane
Daniel Buren, Cabane

Essere pittori oggi. L’ironia ruvida di Daniel Buren 

Secondo l’artista, «per fare pittura oggi occorre essere geniali. Ho abbandonato la pittura perché sentivo ci fossero medium più interessanti. La domanda che mi muove è: come si fa a inserire un dipinto di un luogo? La pittura non è mai esistita senza un luogo che la accogliesse. Tuttavia, nessuno si interessava così tanto al contesto pittorico. La relazione tra opera e spazio era poco considerata. Ho scelto di studiare i luoghi della pittura. Sono interessato a ciò che accoglie l’opera: più alla forma che all’oggetto artistico in sé.

«La storia della pittura è così densa che trovo difficile commisurarsi con questo mezzo di creazione artistica. Cercare soluzioni innovative per comunicare attraverso pennelli e colori è difficile. Vediamo spesso tele prive di unicità: molti pittori, pochi geni»«La storia della pittura è così densa che trovo difficile commisurarsi con questo mezzo di creazione artistica. Cercare soluzioni innovative per comunicare attraverso pennelli e colori è difficile. Vediamo spesso tele prive di unicità: molti pittori, pochi geni». Un’immagine ruvida per Daniel Buren: «Penso alle mani di un artigiano che impugnano la carta vetrata».

Disegni preparatori per Muri Fontane a tre colori per un esagono, lavoro in situ permanente per Villa Medicea La Magia, Quarrata
Disegni preparatori per Muri Fontane a tre colori per un esagono, lavoro in situ permanente per Villa Medicea La Magia, Quarrata

DANIEL BUREN. Fare, Disfare, Rifare. Lavori in situ e situati 1968-2025 – fino al 27 luglio 2025

La mostra DANIEL BUREN. Fare, Disfare, Rifare. Lavori in situ e situati 1968-2025 è visibile fino al 27 luglio 2025. La mostra è realizzata con la partecipazione di Institut Français, Comune di Quarrata, Visit Pistoia e Consorzio Turistico Città di Pistoia, e con il patrocinio di Ambasciata di Francia, Regione Toscana e Comune di Pistoia. L’esposizione è accompagnata da un ampio programma di iniziative culturali come visite guidate per adulti, gruppi e scuole, laboratori per famiglie, attività per persone con Alzheimer e caregiver, visite guidate in LIS. 

La rassegna, inoltre, è in collegamento ideale con gli interventi di Daniel Buren realizzati nel territorio pistoiese dagli anni Duemila, come Muri Fontane a tre colori per un esagono (2005-2011) nel parco di Villa La Magia a Quarrata, gli interventi cittadini all’interno del Padiglione di Emodialisi dell’Ospedale di Pistoia ex Ceppo (2005) e La Cabane Éclatée aux Quatre Salles (2005) nella Collezione Gori – Fattoria di Celle a Santomato.

La mostra è promossa da Fondazione Pistoia Musei e Fondazione Caript in collaborazione con Galleria Continua, con la main partnership di Intesa Sanpaolo, la partnership di Conad Nord Ovest, con il supporto di Fondazione Nuovi Mecenati e delle aziende della Corporate Membership di Pistoia Musei. 

Federico Jonathan Cusin

Photo-souvenir_ Exhibition view, Daniel Buren. Fare, Disfare, Rifare. Lavori in situ e situati 1968-2025. Courtesy Fondazione Pistoia Musei, foto OKNOstudio, Ela Bialkowska © DB - SIAE Roma
Photo-souvenir_ Exhibition view, Daniel Buren. Fare, Disfare, Rifare. Lavori in situ e situati 1968-2025. Courtesy Fondazione Pistoia Musei, foto OKNOstudio, Ela Bialkowska © DB – SIAE Roma
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