Simbolo controverso della modernità, l’olio industriale utilizzato da Arcangelo Sassolino avvia una riflessione sulla sostenibilità. «C’è una contraddittorietà nel modo in cui viviamo», la mostra Present Tense, Galleria Continua San Gimignano
Lampoon in conversazione con Arcangelo Sassolino. Petrolio: tra sostenibilità e contraddittorietà
«Ho intitolato una serie di lavori In un brodo primitivo, una frase del fisico Stephen Hawking. Un’origine della vita che stiamo mettendo a repentaglio. C’è una contraddittorietà nel modo in cui viviamo: i segnali sono chiari. Eppure sulle autostrade incontriamo un’infinità di macchine e di camion che bruciano un litro di gasolio ogni tre chilometri. Le macchine sono scatole di plastica. I pneumatici sono petrolio. I telefoni attraverso cui parliamo trattengono suoi derivati al loro interno. Non so come se ne possa uscire. Allenare una autocoscienza rispetto alla realtà in cui viviamo può essere un inizio; non darla come assodata. Stiamo annaspando. Parliamo di sostenibilità. Poi saliamo su voli low-cost che diffondono chilometri cubi di cherosene».
Il petrolio viene da lontano. È il residuo di vite sommerse, pressate, cotte sotto strati di terra e attesa. Quando affiora, non è solo energia: è memoria liquida. Lo trasformiamo in benzina, in plastica, in colori che finiscono su tele, muri, copertine di dischi. Sta nei tubi, nei vestiti, nei sogni delle città. Ha dato forma al secolo breve, ai suoi motori, alle sue guerre. Eppure resta invisibile, come un autore dietro le quinte. Ogni cosa lucida, ogni superficie liscia, gli deve qualcosa. Il petrolio non è solo materia: è un modo di stare al mondo. Entra nei materiali dell’arte, nei pigmenti, nei supporti, nelle tecnologie dell’esposizione. Ogni sua traccia interroga il nostro modo di coesistere con il pianeta. E ci chiede: quale eredità lasceremo nei paesaggi, nei musei, nella memoria? Simbolo controverso della modernità, l’olio industriale utilizzato da Arcangelo Sassolino avvia una riflessione sulla sostenibilità.
Arcangelo Sassolino: dischi rotanti e trasformazioni cromatiche a Galleria Continua San Gimignano
Present Tense è la nuova mostra di Arcangelo Sassolino presso Galleria Continua San Gimignano. L’esposizione, che raccoglie un gruppo di opere inedite, si configura come un’indagine sulla materia in perenne trasformazione, un tentativo di catturare un presente che sfugge. L’olio industriale, protagonista delle opere esposte, si fa scultura liquida e metafora della costante instabilità del tempo e dello spazio: un fluido denso, opaco, che si espande e contrae, in un dialogo fra controllo e imprevedibilità.
«Le idee sono gemme. Se non periscono, si aprono ed evolvono, diventando altro. Producono un qualcosa che rispetta la sua origine ma si modifica. Da qualche anno, lavoro con dischi rotanti e oli industriali. La rotazione libera il fluido. La forza della gravità lo attiva e la rotazione compensa le colature verso il basso, l’agire della fisica. Una parte del liquido si stacca, diventa memoria, segno di distacco. Il lavoro porta lavoro: io non cerco, trovo – come affermò Picasso. La semplicità della rotazione si relazione allo stato liquido di questo materiale, creato per non seccare mai.
La sofisticazione dell’apparato è scientifica. Con il mio studio, ci siamo rivolti a ingegneri chimici. Sono stati in grado di cerare questa materia secondo la viscosità necessaria, certificandola per l’utilizzo artistico che ne facciamo. Non hanno la densità dei colori a olio. I tre dischi a San Gimignano senza illuminazione cromaticamente risultano tutti uguali. Il colore del petrolio è tendente al verde. Aggiungendo magenta e ottanio abbiamo ottenuto le altre due nuance; è un liquido che ammette certi limiti per questo riguarda la trasformazione cromatica».

Arcangelo Sassolino e il tempo liquido: una nuova fase di ricerca artistica
L’installazione Diplomazjia Astuta, presentata nel 2022 al Padiglione Malta della Biennale di Venezia, sancisce una svolta nella ricerca artistica di Sassolino. Dall’indagare la natura solida della materia, l’artista si concentra sul suo stato liquido al cui interno tornano concetti come limite, imprevedibilità e transitorietà.
Arcangelo Sassolino: «Necessito di tempo per processare cosa ho creato. Osservandomi, so che attraverso fasi di ricerca artistica che durano circa cinque anni – poi si rinnovano in altro. Si chiude un ciclo di lavoro e ne inizia uno diverso. In lavori come Hunger o Figurante, c’era il bisogno di un’azione che andasse da A a B, nella quale a volte si compiva una trasformazione repentina o violenta. Volevo studiare la trasformazione della materia. È una fase finita perché mentalmente ormai mi risulta chiara.
Attualmente mi interessa come il concetto di tempo possa essere inglobato direttamente nella materia. L’opera deve essere portatrice di una instabilità costante. Voglio che diventi altro di fronte allo spettatore e il fluido è il materiale che, liberato da un contenitore, più di qualsiasi altro si trasforma. Un liquido non è solo sostanza ma anche tempo, a differenza di un pezzo di marmo, di legno o di bronzo. Il liquido non ha fissità. Scandisce il tempo.
Diplomazjia Astuta rappresenta il primo “ingresso” a questi materiali liquidi; in questo caso gocce di acciaio fuso. Questa opera segna un nuovo corso della mia ricerca. Mi sono per la prima volta sganciato dalla tradizione italiana, da elementi che potevano essere riscontrati nel futurismo, nell’informale, nell’arte povera».
Arcangelo Sassolino: la scelta dei materiali tra movimento e trasformazione
«Mi sento uno scultore. Penso ad Arturo Martini, per me l’ultimo grande scultore figurativo esistito, al suo testo La scultura lingua morta, pubblicato in cinquanta copie a Venezia nel 1945. Questo ostinarsi a lavorare il legno, la terracotta o il bronzo. Aveva già compreso come continuare a creare figure nuove avesse perso aderenza al suo tempo. Oggi abbiamo accesso alla materia: non la lavoriamo più in superficie. Le onde magnetiche, l’invisibilità energetica che ci lega in un villaggio globale: tutte queste nozioni sono strumenti per lavorare la materia nel profondo e relazionarla al tempo in cui viviamo. Così la scultura, in aderenza con il reale, diventa fluida».
Prosegue Arcangelo Sassolino, «inoltre, la tradizione cinetica che si è sviluppata in Veneto durante la metà del secolo scorso fa parte delle mie radici per poi germogliare in modo autonomo. Il movimento all’interno della scultura è imprescindibile per me. L’arte cinetica ha avuto espressione già attraverso numerosi artisti. A me interessa coniugare la sua cifra peculiare – il movimento – alla fisica dei materiali. Non è più sufficiente creare un congegno mobile ma studiare le fibre della materia. Creare non più effetti ottici ma una trasformazione, un movimento nella materia stessa. Voglio entrare più in aderenza con il reale».


Una bottiglia sostiene il peso del mondo: l’opera d’arte come specchio della fragilità umana
«Impartial Silence è un esempio. Quella bottiglia che sopporta il peso di una pietra di grandi dimensioni. La bottiglia potrebbe cedere sotto a sotto quella massa. Si tratta di attendere. L’attesa sta nell’attivare l’opera, darle vita e attendere con un conto alla rovescia la sua trasformazione. Resterà così fine alla fine della mostra? Resterà così per secoli? Mi interessa come un elemento ricorrente nella storia dell’arte – da Morandi a Tony Cragg – possa essere emblema di un tempo precario.
Continuo a interrogarmi sulla condizione dell’esistere. Sul pensiero. La meraviglia dell’esistere non voglio tradurla in arte. Non credo in equazioni dirette. Mi sento più come uno spettatore dentro la mia mente. Le idee arrivano a priori, non sono pensate. Visualizzo l’opera, poi le do corpo attraverso la ragione. L’inconscio filtra la contingenza e l’opera è portatrice di qualcosa che è caduco, fallimentare. Non fondato sulla certezza».
Identità ed estetica nell’opera di Arcangelo Sassolino: collezionare opere ruvide
Come si rapporta l’artista al collezionismo? Arcangelo Sassolino crea opere la cui complessità può sfuggire ai criteri di collezionabilità insiti nel sistema dell’arte contemporaneo.
«Non considerare l’aspetto del collezionismo sarebbe ipocrita. Cerco di portare avanti un lavoro che chiamo domestico. Una sintesi della mia poetica e che abbiamo una coerenza. Le mie opere non sono facilmente collezionabili. Invadono lo spazio con la polvere, sono pesanti, sporcano. Sono ruvide. Sono opere che possono rompersi, tagliare, esplodere, macchiare.
Allo stesso tempo c’è ricerca – di una certa fattura italiana – del dettaglio, di una estetica peculiare. Mi è stato chiesto di creare lavori fissi, stabili, leggeri. Insomma, facilmente vendibili. Non è un approccio che può funzionare. Anche il collezionismo ha bisogno di tempo. Io sono nella fase del presente. Chissà quando divento passato cosa accadrà».

Memory of Becoming: l’installazione site-specific di Arcangelo Sassolino alla Biennale d’Arte Islamica
Si conclude il 25 maggio la Biennale d’Arte Islamica a Gedda. Arcangelo Sassolino – unico artista italiano invitato a prendere parte alla manifestazione – presenta un disco rotante di otto metri di diametro. Un’opera monumentale al Western Hajj Terminal dell’Aeroporto Internazionale King Abdulaziz Jeddah, Arabia Saudita.
Per Sassolino, «l’esperienza a Gedda mi ha permesso di conoscere una realtà altra. I curatori della Biennale, durante la visita al mio studio a Vicenza, hanno sin da subito compreso come lo sperimentare con gli oli potesse essere coerente rispetto alle linee guida tematiche della Biennale. Il pubblico saudita mi ha ricordato che Gedda è la porta di entrata ai luoghi sacri della regione islamica. Un luogo attraverso cui si accede alla Mecca e a Medina. Uno snodo socio-culturale, un crocevia che si riflette nel padiglione in cui si tiene la manifestazione, vicino all’aeroporto. Questa Biennale ha tessuto un dialogo tra geografie, passato e futuro. Inclusione e diversità sono stati elementi caratterizzanti».
Arcangelo Sassolino al MONA in Tasmania con in the end, the beginning
Dal 7 giugno 2025 al 6 aprile 2026, Arcangelo Sassolino inaugura la sua prima personale in Australia al Museum of Old and New Art (MONA) – museo creato da David Walsh, giocatore d’azzardo professionista, collezionista d’arte e uomo d’affari australiano. in the end, the beginning presenta una selezione di sculture cinetiche che spingono la materia al limite, e viene presentata in anteprima durante il Dark Mofo, il festival del solstizio di metà inverno della Tasmania.
L’opera che dà il titolo alla mostra, In the end, the beginning, si troverà in una delle gallerie sotterranee del Mona. Riscaldato a 1500°C, l’acciaio fuso cola dal soffitto e, toccando il suolo, genera un’esplosione di scintille incandescenti. Quest’opera è una nuova versione dell’installazione Diplomazija astuta, originariamente creata per il Padiglione di Malta alla Biennale di Venezia del 2022, in cui Sassolino ha utilizzato la luce dell’acciaio fuso per evocare il chiaroscuro dell’opera di Caravaggio del 1608, La decapitazione di San Giovanni Battista, oggi conservata a La Valletta.
Commenta l’artista, «il museo ospita una mostra all’anno. Si tratterà di una antologica sulla mia opera che andremo a installare tra poche settimane. Inaugurerà il 6 Giugno. Alcuni lavori hanno preso nuova forma, nuova vita. Nuovo inizio».
Arcangelo Sassolino, un profilo biografico
Arcangelo Sassolino nasce nel 1967 a Vicenza, dove vive e lavora. Il suo percorso è scandito da mostre personali tenute in sedi pubbliche tra cui Villa Medici, Roma; Frankfurter Kunstverein, Francoforte; Contemporary Art Museum, St. Louis; MACRO, Roma; Palais de Tokyo, Parigi. Altre sedi che hanno accolto suoi lavori sono: Kunstverein, Hannover; Grand Palais, Parigi; Swiss Institute, New York; MART, Rovereto; Museum Tinguely, Basilea; Centro di Cultura Contemporanea di Palazzo Strozzi, Firenze; Essl Museum, Vienna; Peggy Guggenheim Collection, Venezia; FRAC, Rheims; Château de Tokyo / Palais de Fontainebleau, Fontainebleau; Dunkers Kulturhus, Helsingborg; Kunsthalle Göppingen, Göppingen.
Nell’ambito della 59ª Biennale di Venezia del 2022, partecipa al progetto curato da Keith Sciberras e Jeffrey Uslip per il Padiglione di Malta con l’istallazione Diplomazija astuta, concepita come rivisitazione in chiave contemporanea del capolavoro di Caravaggio, La decollazione di San Giovanni Battista (1608). Nel 2024, negli spazi della Basilica Palladiana di Vicenza, l’opera di Sassolino entra in dialogo con Caravaggio e Antoon van Dyck. Nel 2025 crea un disco rotante di 8 metri di diametro intitolato Memory of becoming per la seconda edizione della Biennale d’Arte Islamica organizzata a Gedda, in Arabia Saudita, dalla Diriyah Biennale Art Foundation.
Galleria Continua
Fondata nel 1990 a San Gimignano, Italia, GALLERIA CONTINUA ha espanso le sue sedi a Pechino, Les Moulins, L’Avana, San Paolo, Roma e Parigi. GALLERIA CONTINUA rappresenta il desiderio di continuità tra epoche e la volontà di scrivere una storia attuale. In trentacinque anni di attività, grazie all’impegno profuso nel riqualificare e dar nuova vita a luoghi dimenticati e non convenzionali, la galleria ha sviluppato un’identità forte e inusuale. Collocata all’interno di un ex-cinema teatro degli anni Cinquanta, GALLERIA CONTINUA San Gimignano ha ospitato, negli anni, numerose mostre offrendo agli artisti la possibilità di creare, per questi spazi così particolari e caratterizzati, installazioni site specific e progetti espositivi ad hoc.
Federico Jonathan Cusin
