Milano Alberi

Perché a Milano continuano a non piantare alberi?

Perché a Milano non si piantano alberi? Nuove inchieste coinvolgono il Sindaco Sala – prima dei grattacieli, i cittadini vogliono gli alberi – con domande semplici si comprendono argomenti complicati

Milano, gli alberi – perché l’amministrazione non piantuma le strade e le piazze?

Ai cittadini preme una questione: gli alberi. A Milano, tutti vogliono gli alberi. Sembra che non ci sia spazio per le radici nel suolo urbanizzato, ma non è vero. Sembra che non ci siano soldi per mantenerli, questi alberi – innaffiarli, potarli. 

Le inchieste stanno individuando favoreggiamenti tra professionisti e politici. Leggendo le imputazioni dei PM, si suppongono procedure tramite le quali gli immobiliaristi siano riusciti a pagare in misura ridotta gli oneri urbanistici – ovvero, quei soldi che servono a rigenerare – al fine comune – l’area dove un nuovo edificio di cristallo prevede quaranta piani invece che i cinque piani dell’edificio a ringhiera abbattuto.

Milano non è mai stata una città simpatica, ma sì, una città seria. Prende vita un nuovo processo a Milano – qualcuno evoca Mani Pulite, ma Di Pietro ferma l’assurdo, non esageriamo. L’argomento è semplice: perché a Milano ci sono pochi alberi? Sia mai che con domande semplici si risponde ad argomenti complicati.

Se Milano non si può permettere la manutenzione degli alberi, la domanda si compone: non se li può permettere nonostante gli ingenti oneri urbanistici conferiti da progetti come Porta Nuova – oppure, non se li può permettere perché tale ingenti oneri urbanistici sono stati ridotti senza trasparenza? 

La rigenerazione di Via Col Moschin, la nuova costruzione di Aparto di Hines, un progetto sostenibile, gli alveari e venti aiuole

In Via Col Moschin oggi si impone Aparto, la cui costruzione è riconducibile a Hines e Blue Noble, fondi immobiliari. Hines è la stessa società che ha condotto il restauro di Palazzo Pertusati in Via Spiga, e della Torre Velasca. Aparto è uno studentato in via Col Moschin, vuole servire la Bocconi e non è distante dalla Statale. 

Leggendo sui siti ufficiali, il progetto è definito sostenibile. Aparto è stato costruito sulle fondamenta di un edificio industriale – una centrale elettrica – del secolo scorso. Raso al suolo l’esistente, l’edificio è una torre che conta dieci piani, offre 600 alloggi con un prezzo di partenza a 600 euro. All’interno, per gli studenti, cinema e palestra, uno psicologo, e altri servizi. 

La strada, via Col Moschin è stata ripavimentata quasi per tutta la sua lunghezza, su entrambi i lati: pista ciclabile, nuova illuminazione, posteggi. Sono state previste venti aiuole circa. In queste venti aiuole non sono è stato piantato alcun albero. 

Milano, Corso Europa
Milano, Corso Europa

Perché a Milano ci sono così pochi alberi? Il Caso di Aparto in via Col Moschin

Aparto, Hines: considerando che è stata abbattuta una centrale elettrica e costruita una torre, appare poco plausibile che non fosse possibile prevedere spazi per le radici di alberature. Ci si domanda come mai, con un tale cantiere, il Comune non abbia imposto la costruzione sotterranea di posteggio per automobili – attività commerciale che se ben gestita è in positivo di bilancio ancor prima dell’inizio delle operazioni. Forse gli oneri di urbanizzazione non erano coerenti? 

Nel contesto di uno scavo di posteggio, la previsione di qualche metro cubo per lo sviluppo radicale è un dettaglio ancor più razionale –  anzi, si spera obbligatorio. La redazione di Lampoon ha provato a contattare sia Hines sia il Comune di Milano per chiedere di poter approfondire il degrado attuale di Via Col Moschin, ma non è stata data disponibilità di confronto.

Da Piazza Quasimodo alla Darsena

Poche decine di metri andando verso il centro storico, ci si imbatte in Piazza Salvatore Quasimodo. Siamo tra le Colonne di San Lorenzo e Corso Italia. Anche qui, su Piazza Quasimodo è stata portata a termine una riqualificazione edilizia: il Vetra Building è in attività dal 2021. Il cantiere per Piazza Quasimodo è in corso, dopo anni, finalmente operativo. La metropolitana è stata scavata a pochi metri di distanza: ispezioni nell’area sono state condotte. 

Piazza Quasimodo si dispone oggi a essere un’altra distesa di cemento: anche qui Lampoon ha chiesto la disponibilità di un approfondimento, ma niente. L’unico riscontro sembra sia il valore della matericità della piazze milanesi, ovvero: storicamente le piazze milanesi non avevano alberi. Bisogna placare lo sdegno di chi scrive e di chi legge. 

La Darsena ai Navigli è una distesa di cemento. C’è l’acqua del naviglio e le sponde storiche – non ci possono essere servizi a impedire le radici. La Darsena non presenta alberature – una rigenerazione urbana di epoca recente. Chi è il colpevole di questi errori urbanistici? La Darsena è circondata da una recinzione in muratura, che blocca la vista e l’accesso alle attività sulle vie che qui si affacciano. 

Processo a Milano: troppi comunicatori, che parlano molto e fanno poco

Un tempo, i Milanesi erano quelli del fare. Parlavano poco, testa bassa passo svelto, per andare al lavoro. Oggi, a Milano, ci sono quelli che fanno comunicazione. Manager, imprenditori, politici, architetti: tutti convinti che la base della definizione di un successo professionale stia nella comunicazione.

I Milanesi sono persone pratiche e rapide, che mettono il lavoro prima del godersi la vita o la giornata. I Milanesi non rivelano quanto possano essere stanchi, alla fine di questa giornata. Non ci sono gli aristocratici a Milano: ci sono gli industriali, i borghesi, gli operai, i giornalisti, i sarti, i portieri, gli insegnanti e gli sportivi. I Milanesi, quelli veri, sono quelli che lavorano con sincerità, senza retoriche. Da sempre, a Milano ci sono gli snob, a cui non piacciono quelle signorine arrivate dalla provincia che vogliono insegnare ad altra gente di provincia come si fa a mostrarsi snob.

Chi si prende il rischio di dare l’ordine che non piace a nessuno? I comunicatori vogliono piacere a tutti – non piace loro fare la parte degli antipatici. Poi succede che inciampano e antipatici lo sono lo stesso. Beppe Sala non deve preoccuparsi delle prossime elezioni tra tre anni, quando nel 2027 la città andrà a votare il prossimo sindaco. Non deve preoccuparsi di mosse popolari o populistiche per ottenere più voti. 

Nella dialettica politica locale, dare attenzione al centro di Milano sembra sia una dichiarazione di superficialità. Sembra che occuparsi dei problemi urbanistici del centro sia sintomo di quello che in gergo si usa definire radical chic – addirittura, anche quando si parla di inquinamento dell’aria, di alberi e forestazione – siamo tutti radical chic.

Il Comune di Milano percepisce oltre a 65 milioni di euro all’anno dall’affitto dei locali commerciali della Galleria Vittorio Emanuele. A pagarli sono i brand internazionali del lusso – l’affitto più alto, oltre i 5 milioni all’anno, è pagato da Dior. Ai tempi della giunta Moratti, questo reddito era intorno a 10 milioni – le giunte successive hanno lavorato all’incremento, l’ultimo rialzo ottenuto dalla giunta attuale. Per fronteggiare i problemi di una città servono ricavi, se sono ricavi da vendite internazionali meglio: la città funziona. Per attirare questi fondi internazionali, è necessario che il centro di Milano lavori sia come vetrina sia come biglietto da visita. Ripeto la domanda, anche per il centro: perché a Milano ci sono così pochi alberi? 

Da Piazza San Babila a Linate, la metropolitana ci porta in meno di 15 minuti (peccato la notte non funzioni). L’imbarazzo per la rigenerazione urbana di Piazza San Babila – cemento, niente alberi, si è trasformato in vergogna per la cittadinanza: la vicina Largo Augusto sta per essere riconsegnata al passeggio – qualche arbusto c’è – così in Corso Europa. 

Milano, Largo Augusto
Milano, Largo Augusto

Da ForestaMI a DimenticaMI – il Sindaco Sala e gli Alberi, il Politecnico, la comunicazione e la Città Metropolitana

ForestaMi per i primi tre anni almeno – forse ancora oggi – non poteva ricevere sponsorizzazioni, ma solo donazioni. Non si riusciva, o non si riesce, a trovare un accordo con l’Agenzia delle Entrate. Per i corridoi si racconta che ci siano contrasti interni tra i dipartimenti del Comune e le agenzie per il marketing territoriale. Il Sindaco potrebbe intervenire e risolver una confusione interna al suo team operativo.

ForestaMi è un progetto di comunicazione, che si è indebolito perché non ha saputo raccontare l’operatività dei suoi risultati. Dopo un primo di dispiego di risorse – anche economiche – in comunicazione, oggi ForestaMi risulta un progetto silente. Se ne parla poco e se ne vedono pochi risultati. ForestaMI cominciava sotto la visione di Stefano Boeri, con il coinvolgimento del Politecnico – trovava i finanziamenti di Prada così come di LVMH e di Giorgio Armani. Un collettivo cittadino, di fronte ad arbusti nuovi abbandonati al calore di luglio, fondava l’associazione DimenticaMI, prima ancora BagnaMI. Ironia.

Vero è che la comunicazione per la forestazione urbana è necessaria – gli alberi li dobbiamo volere tutti, e le comunità deve sentirsi coinvolta – ma l’impasse burocratica per la quale ForestaMi poteva ricevere solo donazione e non sponsorizzazioni – senza entrare in troppi dettagli, è una differenza che potrebbe suonare formale ma che è sostanziale per il reperimento fondi. 

Per avere successo, ForestaMI deve riuscire a identificare precisi progetti di forestazione urbana previsti in altrettanto precise aree della città. Potrebbe collegare progetti simbolici di forestazione in centro città a progetti consistenti nella Città Metropolitana – nell’ottica di un racconto appetibile al marketing delle aziende private. 

Milano: la città e il Parco Agricolo Sud

È un paradosso, ma è più difficile riforestare le campagne, piuttosto che le città. Una delle più grandi risorse di Milano è il Parco Agricolo Sud. Tante cose si vogliono comunicare – tra queste, anche quale potenziale risorsa possa essere il Parco Agricolo Sud per Milano. Non viene presentato come un asset di filiera corta – mentre la città dovrebbe essere orgogliosa di proporre sul suo mercato le coltivazioni e le manifatture del proprio territorio. Un ente terziario come Fondazione Cariplo potrebbe sostenere la filiera corta di Milano incentivandola e supportandola. La Fondazione Ca’ Granda possiede circa nove mila ettari di terreni agricoli. 

Il Parco Agricolo SUD non è un asset turistico, né per chi visita Milano né per chi abita a Milano. Le sue strade sono spoglie, ci sono pochi filari di alberi lungo i campi agricoli, poche oasi di biodiversità: un esempio è Cascinazza, proprietà della famiglia Natta, che ha cambiato la fauna e la flora di tutta la zona circostante. Cascinazza è sotto la provincia di Pavia ma dista circa venti chilometri dal Duomo di Milano. 

In campagna come in città: se si vuole costruire un edificio nuovo, bisogna abbatterne uno dismesso. No, non è un recupero né un restauro: è una costruzione nuova su un terreno già edificato. A Noviglio, ancora Hines sta ultimando la costruzione di un Data Center – ma poco distante, o meglio, dall’altra parte della strada, ci sono edifici abbandonati e dismessi. A nuovi volumi sarebbe dovuto corrispondere l’abbattimento di altri volumi, nello stesso comune – da destinare a rigenerazione rurale e piantumazione. 

Nel vicino Comune di Vernate, Granarolo sta per procedere alla costruzione di una torre di trenta metri, nel mezzo della campagna agricola. Se il Comune di Vernate non darà consenso a questa operazione, Granarolo chiuderà lo stabilimento e dismetterà la forza lavoro locale – ovvero licenzierà. 

In entrambi i casi, la costruzione dei due edifici procede e procederà – quello che dovrebbe essere imposto agli investitori è una concreta, sostanziale rigenerazione rurale e territoriale nel contesto limitrofo – non solo nello stesso comune di appartenenza – ma nell’area di rispetto. Questo non significa la pavimentazione di nuove strade e rotonde – significa l’abbattimento di volumi edili dismessi per la definizione del nuovo volume costruito e la destinazione di questi a piantumazione rurale. 

Piantare alberi, in città – ma soprattutto in campagna. Perché a Milano, perché in tutta la Città Metropolitana di Milano, ci sono così pochi alberi?

Il sogno di Milano Città Giardino: una metafora di senso civile e orgoglio, il Parco Agricolo, la famiglia Natta

Vive e si alimenta il sogno di una Milano Città Giardino – e non si tratta di un argomento radical per persone che non comprendono i problemi concreti del tessuto sociale. Oltre a essere l’immagine di una città più verde e vivibile, Milano Città Giardino è una metafora di una città in cui il senso civile è diffuso quando gli alberi in ogni strada. Si usa dire che ognuno deve guardare nel proprio giardino. Si usa dire ognuno deve prendersi cura del proprio giardino – e se questo giardino, invece che privato, fosse di tutti? Si tratta solo, alla fine, di quel buon senso tipico di un milanese.

Oltre agli alberi persi nel 2023, Milano aveva già perso sei milioni di euro quali finanziamenti per la forestazione allocati dall’Europa nel contesto del PNRR: la ragione di tale disfatta era che tra i requisiti necessari le aree piantumabili fossero ampie almeno tre ettari. Tutta la Città Metropolitana, che significa comprendere anche il Parco Agricolo, non presenta aree disponibili di tale estensione. Milano ha fatto istanza a Bruxelles e l’istanza è stata accolta: il requisito è sceso da tre ettari a un ettaro, e neanche contiguo.

Milano potrebbe essere il giardino d’Europa, la città con più alberi d’Europa: abbiamo una falda sotterranea poco sotto il livello del suolo, la Lombardia è una delle terre più fertili al mondo, dove querce e tigli sono autoctoni – e neanche Zeus riesce a buttarli a terra.

Ci saranno altre tempeste, e vedremo altre radici ribaltate in cielo – ma continueremo a piantare alberi: studieremo come e impareremo a curarli meglio. Intanto, se vedete un bell’albero a Milano, forte e robusto, in questo momento di vergogna e preoccupazione, oltre a un sospiro di sollievo, riempitevi d’orgoglio.

Carlo Mazzoni

Milano, Piazza San Babila
Milano, Piazza San Babila