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Rigenerazione molecolare: la tecnologia di Ambercycle per il riciclo dei rifiuti tessili

Il materiale cycora® svilluppato da Shay Sethi e Moby Ahmed – fondatori di Ambercycle – compensa quasi la metà delle emissioni di anidride carbonica associate alla produzione di poliestere vergine

Dalla sua sede di Los Angeles, l’azienda californiana Ambercycle si è affermata come leader nel settore del riciclo tessile grazie a una tecnologia dal nome futuristico: la rigenerazione molecolare. Questa tecnologia è ciò che permette ad Ambercycle di convertire materie prime tessili di scarto in nuovi materiali destinati alla moda, alla tecnologia e all’industria automobilistica. Uno standard incarnato dal prodotto di punta: cycora®.

Si tratta di un poliestere rigenerato di alta qualità, che offre la stessa resistenza e versatilità del poliestere vergine, e che ha spalancato loro le porte a collaborazioni con brand come il marchio danese GANNI e l’americana Reformation.

Le origini di Ambercycle – Risolvere il problema dei rifiuti tessili, anche con la tecnologia

Questi traguardi rappresentano il risultato di nove anni di lavoro e ricerca dei due co-fondatori dell’azienda, Shay Sethi e Moby Ahmed. Sethi e Ahmed, all’epoca ancora studenti dell’Università della California Davis, non pianificavano un futuro preciso nell’industria tessile. Il loro obiettivo era contribuire a risolvere il problema dei rifiuti tessili tramite l’uso della tecnologia.

«Io e il mio compagno di stanza dell’Università, abbiamo avviato l’azienda da una prospettiva tecnologica. Quindi l’idea iniziale era di prendere materiali di scarto e cercare di trovare un modo migliore per riciclarli». Ha detto Shay Sethi, biochimico, biologo molecolare e amministratore delegato di Ambercycle a Lampoon Magazine. A livello globale, ogni anno vengono prodotte 92 milioni di tonnellate di rifiuti tessili e si stima che entro la fine del 2030 ne verranno prodotti 134 milioni di tonnellate all’anno (Kerr e Landry, 2017).

Concausa del problema dei rifiuti tessili, in aggiunta alla sovrapproduzione nel campo della moda portata avanti dalla fast fashion e dal suo modello produttivo di natura neo-coloniale, è l’inadeguatezza del sistema di riciclo dei rifiuti tessili. Sebbene i vestiti facciano parte della vita di ognuno, la maggior parte di essi non viene riciclata. Infatti, meno dell’1% degli indumenti viene effettivamente recuperato. Il 73% finisce invece in discarica (Moorhouse, 2020), con conseguenze ambientali diffuse.

«Quando avevamo 19 anni, ci siamo imbattuti in questo problema e ci siamo detti: “wow, è una follia”». Riflettendo sui limiti delle attuali tecnologie di riciclo tessile, Sethi e Ahmed si dissero che «se ci fosse un modo per riciclare il materiale e convertirlo in un nuovo filato senza perdere qualità, questa invenzione sarebbe davvero trasformativa per l’industria dell’abbigliamento».

From the laboratory
From the laboratory

Da scarti a nuovi filati – Il processo di riciclo di Ambercycle

Il processo di riciclo sviluppato dal team di Ambercycle parte dai vestiti di seconda mano e usa la chimica per separare le varie fibre a livello molecolare.

«Partendo da una maglietta, ad esempio, le diverse fibre come cotone, poliestere, nylon, spandex vengono separate e noi rigeneriamo o estraiamo principalmente il poliestere. Il prodotto del nostro processo è una sorta di resina». Questo è lo stesso materiale prodotto dalle raffinerie di petrolio per l’industria tessile. «Molte persone non sanno che il poliestere deriva dal petrolio. Noi produciamo una resina che poi entra nelle operazioni di filatura».

Infatti, il poliestere è un derivato dell’industria petrolifera: pellet di polietilene tereftalato fusi ed estrusi attraverso piccolissimi fori diventano lunghi filamenti, che raffreddati si solidificano fino a formare una fibra.

Il riciclo di tessuti operato dall’azienda californiana prevede due fasi, la seconda a temperature non così distanti da quelle di un forno per pizze. La prima è la triturazione. In questo passaggio, elementi non tessili come bottoni e cerniere vengono separati dai tessuti, poi sminuzzati.

«Ora immagina di avere un materiale formato da vari tessuti triturati. Questo secondo passaggio è dove comincia la vera rigenerazione. Prendiamo questi tessuti triturati, li mettiamo in vasche d’acciaio inossidabile e li mescoliamo con alcuni liquidi, trasformando i vari componenti in forme liquide», ha spiegato Sethi a Lampoon Magazine. «A questo punto, il poliestere diventa liquido e gli altri materiali restano solidi. Una volta liquefatto, lo separiamo dagli altri componenti, rimuoviamo coloranti e additivi e poi lo recuperiamo raffreddandolo di nuovo. Quando torna solido, il poliestere rigenerato è come nuovo».

Il loro Cycora® infatti soddisfa gli standard di filabilità dei materiali vergini e supera le performance di altri riciclati, secondo un’analisi del Centro europeo per i tessili innovativi (CETI), un centro di ricerca specializzato nello sviluppo tessile con sede a Roubaix, in Francia.

Beaker
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Shredder
Shredder
Regenerated Pellets
Regenerated Pellets
Reintegration
Reintegration
Yarn Spinning
Yarn Spinning

Procurarsi i rifiuti tessili – da scarti a materie prime

Agli inizi, Ambercycle riceveva rifiuti tessili da privati. «Quando abbiamo iniziato, la gente ci spediva i suoi vestiti usati. Ci mandavano fondamentalmente i loro indumenti vecchi. A un certo punto, abbiamo dovuto chiedere di smettere di inviarceli».

Attualmente, Ambercycle si approvvigiona di scarti tessili attraverso tre vie principali. «La prima riguarda diverse aziende che gestiscono i flussi di abiti di seconda mano, quelli che le persone donano. Il volume di queste donazioni può essere così grande che spesso non riescono a vendere tutto il materiale».

La seconda consiste negli scarti di produzione. «Nel taglio di una maglietta da un pezzo di tessuto quadrato, tutti i ritagli in eccesso finiscono a terra e spesso vengono inceneriti per produrre energia». La terza fonte arriva da programmi di raccolta in negozio promossi da alcuni partner.

Cosa distingue la tecnologia di Ambercycle dalle altre?

«La svolta vera è che il nostro processo funziona a una temperatura estremamente bassa». Inoltre, la velocità del sistema sviluppato da Ambercycle è alta, circa due ore dall’inizio alla fine, con ampio margine di scalabilità. «È davvero merito del lavoro di squadra di persone molto competenti se siamo passati da un processo in scala di laboratorio a una dimensione più ampia».

«Oggi, il poliestere è un grosso problema per l’industria. È una delle fibre più inquinanti al mondo». Secondo il “Materials Market Report 2024” di Textile Exchange, nel 2023 la produzione di fibre sintetiche vergini a base fossile è aumentata, passando da 67 milioni di tonnellate a 75 milioni di tonnellate. Il poliestere rimane la fibra più prodotta a livello globale, superando la metà della produzione tessile complessiva. Al contempo, l’interesse verso tessuti sintetici riciclati ha segnato una frenata: la produzione di fibre di poliestere riciclato ha avuto un lieve incremento, ma la quota complessiva sul mercato è calata.

Le cause di questa flessione sono diverse. Non solo produrre tessuti sintetici vergini è ancora economicamente vantaggioso, ma le tecnologie di riciclo presentano limiti non irrilevanti. Il risultato di questa combinazione di fattori è che meno dell’1% del mercato tessile mondiale è rappresentato da tessuti riciclati, sia pre che post consumo. «Il processo che abbiamo messo a punto ridurrà in modo significativo l’impronta di carbonio di questo materiale, il che ci entusiasma».

Il materiale rigenerato cycora® sviluppato da Ambercycle compensa quasi la metà delle emissioni di anidride carbonica connesse alla produzione di poliestere vergine. Inoltre, si stima che un’adozione diffusa di questa tecnologia in tutto il settore tessile potrebbe compensare oltre il 15% delle emissioni globali dell’industria dell’abbigliamento.

Un’occhiata più da vicino alla rigenerazione molecolare

Per un processo così complesso sul piano chimico, quello di Ambercycle impiega pochi macchinari. «Si inizia con la triturazione, quindi abbiamo una macchina trituratrice in cui entrano i vestiti. Gli indumenti arrivano in sacchi di plastica come quelli che le persone usano per le donazioni. Questi vengono inseriti e le fibre sono sminuzzate. A quel punto il materiale è spostato mediante aria in grandi serbatoi d’acciaio inossidabile», ha spiegato Sethi.

Si prosegue poi in serbatoi metallici provvisti di un miscelatore, più alcune unità di supporto e attrezzature per riscaldare e raffreddare. L’output è una piccola macchina per pellet, che produce i minuscoli trucioli da cui ricavare il poliestere rigenerato. «È un processo piuttosto semplice, ma abbiamo dedicato tantissimo tempo a ottimizzarlo».

Shay Sethi

Shay Sethi ha studiato biochimica e biologia molecolare all’Università della California, Davis. Nel 2015 ha co-fondato l’azienda tessile Ambercycle.

Roberta Fabbrocino

Cycora® for GANNI jersey
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