McKim Medal all’American Accademy di Roma, Villa Medici

All’American Academy, il McKim Gala: il premio a Virgilio Sacchini e a Giuseppe Tornatore, una mondanità diversa dalla consueta romana, più santa – e un po’ di nostalgia per quella perversa 

Le domande ai taxisti romani sulla via per Villa Aurelia

Persino i taxisti romani sembrano più contenti. L’over turismo non cede, e Roma metropoli non potrà imporre ingressi come si può permettere Venezia. La città appare rinfrescata da aria nuova, persino a giugno, quando la canicola si incazza facile. Te lo insegnarono subito, al tuo primo stage da Saatchi & Saatchi, quando pensavi che un tirocinio in pubblicità ti sarebbe stato utile nel variopinto futuro: parlare sempre con i taxisti. Fai loro domande, fai sì che abbiano voglia di raccontarti quello che gira nelle loro meningi. Chiedi al taxista il nome dell’arco di Piazza del Popolo, magari non lo sa, piccato, mai imbarazzato, lo cerca sul telefono per risponderti con orgoglio. Fai parlare il taxista – o la taxista, certo, vario che si voglia – i taxisti parlano con tutti, ascoltano le conversazioni di, le telefonate, le confidenze, come se orecchie non fossero quelle che anche i taxisti hanno tra tempia e mandibola. Quando ne trovi uno loquace è la tua giornata fortunata. 

I taxisti sono più contenti, a Roma – certo, generale generalistico – ma vale la cortesia: a Termini, le code sono sostenibili, la piazza è quasi completata. I lecci sono stati piantumati, ne avresti voluti di più, ma intanto li puoi contare fino a Piazza della Repubblica. Più tardi, dal centro, stai salendo al Gianicolo, superi Castel Santangelo, e la riva del Tevere è pedonalizzata, arriverà fino a Via Conciliazione. L’anno scorso per arrivare a Villa Aurelia era persa quasi un’ora – quest’anno, usi poco più di dieci minuti. 

Charles Follen McKim all’American Academy di Roma: Virgilio Sacchini e a Giuseppe Tornatore, Beatrice Bulgari

Il primo mercoledì di giugno, la medaglia intitolata a Charles Follen McKim, tra i fondatori dell’American Academy a Roma a fine Ottocento, è assegnata a talenti cui si riconosce potenza visionaria: quest’anno, 2025, due nomi: Virgilio Sacchini, medico e ricercatore scientifico dedito alla cura e alla prevenzione del cancro al seno; Giuseppe Tornatore, il regista, per il quale la musica di Morricone è stata diffusa ad alto volume. 

In occasione del conferimento delle medaglie, cinquecento persone arrivano a Villa Aurelia, sede dell’American Academy: si può usare la parola gala, lo spolvero è ragionato su un premio alla cultura – ed è buona cosa, di rispetto, la duplice linea per scienza razionale e silenziosa da una parte, e il cinema acclamato, viziato e compiaciuto, dall’altra. Una festa per la città, sempre organizzata da donne, signore, che per l’immaginario romano governavano i salotti, e che invece su territorio americano in Italia, devono prendere redini e microfono: negli ultimi anni, nomi che raccontano la società della capitale, quella buona, che muove potere ma anche la cura: Maria Teresa Venturini Fendi, Margherita Marenghi Vaselli, Beatrice Bulgari.

Roma, santa e puttana: da Dagospia ad Arbasino – questo sindaco è mejo dicono i taxisti

Una società romana che è diversa da quella che ci ricordavamo, o che un tempo immaginavamo, quella del film di Sorrentino ma anche dello sceneggiato tv che titolava Piazza di Spagna, tra scandali, scopate e cardinali, trovando una querela da Marina Ripa di Meana. Quella Roma un po’ cafona, santa, puttana, perversa, che ancora Dagospia rincorre – no, non appare all’American Academy. Che forse ti possano mancare le ammucchiate care ad Arbasino che Masneri prova a richiamare, qui pittori di Via Margutta, Franco Angeli. Non importa – Villa Aurelia è terra americana, a Roma, l’atteggiamento è più posato.

Che sia forse questa, la nuova forma di Roma, infastidita ma ammaliata sì da una donna al governo ma non più una donna al Campidoglio – questo sindaco è mejo, dicono i taxisti. Una Roma meno palazzinara, e più verde – con più alberi. Una città che non è più palude nonostante le pagine locali del Corriere riportino righe di mondanità che potrebbero essere scritte meglio su Postalmarket.

A sostenere l’Academy, le case romane c’erano: Bulgari, Valentino, Fendi – ma anche Armani e Ralph Lauren. Candelabri come statue d’Egitto. L’altra sera rimanevano i complimenti: per la posa, per il messaggio, per la medaglia disegnata da Cy Twombly. Per donne vestite con meno fiori, meno stampe, meno decori che non servono – con meno gioielli ma più diamanti, più pensiero – Delfina con gli occhiali da extraterrestre. Gli uomini che sembrano ancora uomini, casualmente recuperando una cravatta – ma anche no – e ci si alza da tavola, si riamane seduti sulla balconata, la città eterna che si sdraia languida, dove le ciglia continuano a sbattere, il sesso non implode stasera esplode, pelle nuda colore oliva, leoni tra le tette e il marmo di Apollo – e tu continuerai a dirgli di sì, ancora una volta, sì – andiamo al Jackie O’.

Carlo Mazzoni

McKim Medal all’American Accademy di Roma, Villa Aurelia
McKim Medal all’American Academy di Roma, Villa Aurelia