FURNITURE EXHIBIT IN CORSICO,AROUND 1969

L’uso dei materiali e il catalogo per Angelo Mangiarotti: la forma non si impone ma si ottiene per incastri, gravità e resistenza. Il libro Framing the Project (Corraini) ne ripercorre il gesto 

Angelo Mangiarotti e il catalogo materico

Le opere di Angelo Mangiarotti, note per l’uso del marmo, si estendono a un vasto catalogo materico — pietra, vetro, bronzo, acciaio, ceramica, legno, cemento — trattato secondo lo stesso principio: non forzare né assecondare un materiale, ma sfruttarne le qualità.

«La materia non t’imbroglia mai. Ma bisogna conoscerla davvero. Se la si considera un ostacolo o qualcosa di secondario, allora è meglio fare altro.»

Così Angelo Mangiarotti si esprimeva il 16 maggio 2002, durante un’intervista con Francesca Acerboni nel suo studio milanese di via Marco d’Oggiono. Un ambiente denso di prototipi, disegni e materiali, dove Mangiarotti, cortese e attento, continuava a disegnare con dita segnate dalla grafite grassa, mentre parlava.

Mangiarotti e il marmo: provenienza, selezione, lavorazione

Il marmo utilizzato da Mangiarotti proviene in buona parte dalle cave storiche di Carrara, dalla zona di Colonnata e Torano. Varietà di marmo bianco a grana fine, adatto a lavorazioni ad alta precisione e con buona tenuta strutturale. Per i suoi progetti, per la serie di tavoli Eros (1971), l’architetto selezionava blocchi con caratteristiche di omogeneità cromatica e densità compatibile con tagli e fresature ad alta definizione. 

La lavorazione seguiva criteri industriali avanzati per l’epoca. Nei laboratori Mangiarotti sperimenta già negli anni Ottanta l’utilizzo di macchine a controllo numerico per l’esecuzione di sezioni tronco-coniche perfettamente calibrate, come nei progetti Clizia e Cono-Cielo, entrambi realizzati in marmo bianco. Cono-Cielo (1987) è una colonna cava composta da 11 segmenti ricavati interamente da un singolo blocco di marmo alto appena un metro: un esercizio di economia materica ottenuto grazie a un’ottimizzazione dei volumi, in cui ogni scarto è ridotto al minimo e reintrodotto in altri cicli di lavorazione.

Nella serie di arredi Eros, il concetto strutturale è portato all’essenza: nessuna colla, nessuna giunzione meccanica. Il piano del tavolo è incastrato a gravità su gambe coniche, lavorate con precisione millimetrica. Il foro nel piano — rastremato conicamente — accoglie la gamba in marmo con un angolo calcolato per impedire il movimento laterale. La stabilità è garantita dal peso stesso della pietra, in una soluzione tanto ingegneristica quanto scultorea.

GIOGALI LIGHTING SYSTEM, 1967. dal volume Angelo Mangiarotti / Giorgio Casali. Framing the project, fotografie di Giorgio Casali
GIOGALI LIGHTING SYSTEM, 1967. Dal volume Angelo Mangiarotti / Giorgio Casali. Framing the project, fotografie di Giorgio Casali
INCAS TABLE, late 1970s
INCAS TABLE, late 1970s. Dal volume Angelo Mangiarotti / Giorgio Casali. Framing the project, fotografie di Giorgio Casali
CERAMIC UMBRELLA STAND, late 1960s
CERAMIC UMBRELLA STAND, late 1960s. Dal volume Angelo Mangiarotti / Giorgio Casali. Framing the project, fotografie di Giorgio Casali

Il principio dell’incastro per Mangiarotti

Nei sistemi modulari come Cavalletto (Agapecasa), la connessione avviene per incastro maschio-femmina, senza elementi aggiuntivi. Questa scelta è strutturale, non estetica: nasce da un’analisi del comportamento meccanico dei materiali impiegati. La geometria dell’incastro deriva dalla funzione. Ogni parte si sostiene da sola, contribuendo all’equilibrio generale. Questo principio, affine alla carpenteria giapponese, si applica anche a materiali rigidi come marmo e bronzo. 

La reversibilità del montaggio implica una visione di durabilità e manutenibilità del prodotto. La geometria dell’incastro è derivata dallo studio del comportamento meccanico della materia. Non è mai imposta dall’estetica. L’elemento non si “lega”, ma si sostiene: ogni parte contribuisce alla stabilità complessiva del sistema. Questa logica, che rifiuta l’ornamento e privilegia la funzione, è leggibile in tutti i progetti dell’autore, dall’architettura all’oggetto d’uso.

La forma non si impone: si scopre nella materia. Framing the Project, Mangiarotti, eredità e memoria.

Nel volume edito da Corraini e curato da Anna Mainoli e Francesca Acerboni, Framing the Project, si articola attorno a due assi: l’archivio fotografico di Giorgio Casali dedicato all’opera di Angelo Mangiarotti e una raccolta di contributi critici e interviste a progettisti, architetti e studiosi contemporanei. Le immagini, provenienti dall’Archivio Casali custodito presso l’Università Iuav di Venezia, coprono un arco temporale che va dagli anni Cinquanta agli anni Novanta. 

Il volume offre una lettura analitica del lavoro di Mangiarotti, basata sull’osservazione di modelli, prototipi, manufatti finiti, elementi scomposti e dettagli esecutivi. Più che una narrazione cronologica, il libro propone una mappa tematica che rende leggibili i principi strutturali e materici alla base della sua ricerca, mettendoli in dialogo con interpretazioni e pratiche attuali.

CONDOMINIUM ON VIA QUADRONNO IN MILAN
CONDOMINIUM ON VIA QUADRONNO IN MILAN. Dal volume Angelo Mangiarotti / Giorgio Casali. Framing the project, fotografie di Giorgio Casali
INTERIORS OF VILLA SCHWOB IN LA CHAUX-DE-FONDS
INTERIORS OF VILLA SCHWOB IN LA CHAUX-DE-FONDS. Dal volume Angelo Mangiarotti / Giorgio Casali. Framing the project, fotografie di Giorgio Casali
SECTICON WATCHES, 1960
SECTICON WATCHES, 1960. Dal volume Angelo Mangiarotti / Giorgio Casali. Framing the project, fotografie di Giorgio Casali

La forma non si impone: vetro, bronzo, ceramica, cemento; la documentazione fotografica di Casali

Giorgio Casali contribuisce alla definizione visiva dell’opera di Angelo Mangiarotti. Nel corso di oltre trent’anni di collaborazione gli oggetti sono ritratti in contesti neutri o in relazione diretta con l’ambiente costruito o naturale. Ne sono esempio i vasi in alabastro fotografati tra le rocce di Volterra, o i tavoli in bronzo ambientati su superfici irregolari.

Una sezione centrale del volume è dedicata alla serie fotografica delle lampade Lesbo e Saffo (Artemide, 1966–67), realizzate in vetro soffiato. La campagna, ambientata nella laguna di Venezia, evidenzia le qualità materiche degli oggetti: spessori variabili, trasparenze e riflessi sono resi visibili attraverso esposizioni calibrate, sequenze multiple e un controllo attento della luce.

Mangiarotti progetta con materiali diversi seguendo logiche analoghe. Le lampade Lesbo e Saffo (Artemide, 1966–67) sono realizzate in vetro soffiato su stampo metallico. Le variazioni di spessore modulano la luce; la forma segue la fisica del materiale.

Il bronzo viene utilizzato nei basamenti dei tavoli. Le fusioni, realizzate con tecnica della cera persa in fonderie specializzate tra Milano e Varese, rispondono a requisiti di resistenza e precisione. Ogni parte è fusa in modo da rispondere a sollecitazioni meccaniche specifiche, e rifinita manualmente per garantire accoppiamenti a secco. La ceramica, nella versione ad alta temperatura o in vitreous-china, è lavorata per realizzare vasi e piccoli contenitori (serie Drap, Bibulo), dove il materiale è portato al limite della sottigliezza. In Drap, ad esempio, l’effetto visivo di un tessuto morbido è ottenuto tagliando e tornendo un blocco di marmo residuo in modo da valorizzare le tensioni superficiali del materiale.

PAVILION FOR THE GENOA FIERA DEL MARE, 1963. Dal volume Angelo Mangiarotti / Giorgio Casali. Framing the project, fotografie di Giorgio Casali
PAVILION FOR THE GENOA FIERA DEL MARE, 1963. Dal volume Angelo Mangiarotti / Giorgio Casali. Framing the project, fotografie di Giorgio Casali
HOUSE ON VIA GAVIRATE IN MILAN, 1962. Dal volume Angelo Mangiarotti / Giorgio Casali. Framing the project, fotografie di Giorgio Casali
HOUSE ON VIA GAVIRATE IN MILAN, 1962. Dal volume Angelo Mangiarotti / Giorgio Casali. Framing the project, fotografie di Giorgio Casali
FURNITURE EXHIBIT IN CORSICO, AROUND 1969. Dal volume Angelo Mangiarotti / Giorgio Casali. Framing the project, fotografie di Giorgio Casali
FURNITURE EXHIBIT IN CORSICO, AROUND 1969. Dal volume Angelo Mangiarotti / Giorgio Casali. Framing the project, fotografie di Giorgio Casali

Il sistema U70 si basa su logiche di prefabbricazione a basso impatto

Nel cemento, Mangiarotti sviluppa sistemi modulari come l’U70, concepiti per semplificare i processi costruttivi e migliorare l’efficienza in cantiere. Ogni modulo è autoportante e progettato per assolvere sia funzioni strutturali sia compositive, riducendo la necessità di elementi ausiliari o lavorazioni supplementari. Il sistema U70 si basa su logiche di prefabbricazione a basso impatto: i componenti sono realizzati in stabilimento con un controllo preciso dei materiali, delle geometrie e delle tolleranze. 

Questo consente di limitare gli scarti, ottimizzare l’uso del cemento e ridurre tempi e consumi in fase di montaggio. L’U70 interpreta la prefabbricazione come strumento per una costruzione più efficiente ed equilibrata: razionalizzazione dei materiali, riduzione degli sprechi, minore dipendenza dal cantiere e maggiore prevedibilità della durabilità nel tempo.

STEEL SERVING DISH DESIGNED BY ANGELO MANGIAROTTI
STEEL SERVING DISH DESIGNED BY ANGELO MANGIAROTTI. Dal volume Angelo Mangiarotti / Giorgio Casali. Framing the project, fotografie di Giorgio Casali

Ecologia della forma – definizione per Mangiarotti

L’approccio di Mangiarotti può essere definito un’“ecologia della forma”: una logica di durabilità, reversibilità e filiera corta. La sostenibilità è una conseguenza del metodo. I materiali vengono selezionati per le loro qualità intrinseche di durabilità e manutenzione ridotta.

Questo approccio trova una sintesi nel monumento al Massacro di Sant’Anna, realizzato in pietra e acciaio corten. Mangiarotti sceglie di non firmare l’opera, sottolineando che l’architettura, in questo caso, è al servizio della memoria collettiva, non dell’autore. La scelta dei materiali, entrambi durevoli e a bassa manutenzione, assicura una resistenza prolungata agli agenti atmosferici, riducendo al minimo la necessità di interventi conservativi.

L’eredità progettuale di Angelo Mangiarotti propone un modello basato su analisi tecnica, logica costruttiva per la materia. In un contesto contemporaneo segnato da retorica estetica e obsolescenza programmata, la sua lezione resta attuale. Il marmo, il vetro, il bronzo, il cemento non si modellano. Si studiano.

CLUB 44 IN LA CHAUX-DE-FONDS
CLUB 44 IN LA CHAUX-DE-FONDS. Dal volume Angelo Mangiarotti / Giorgio Casali. Framing the project, fotografie di Giorgio Casali
ANATIS CRYSTAL JUG, 1987
ANATIS CRYSTAL JUG, 1987. Dal volume Angelo Mangiarotti / Giorgio Casali. Framing the project, fotografie di Giorgio Casali
INDUSTRIAL PLANT AND OFFICES IN CINISELLO BALSAMO
INDUSTRIAL PLANT AND OFFICES IN CINISELLO BALSAMO. Dal volume Angelo Mangiarotti / Giorgio Casali. Framing the project, fotografie di Giorgio Casali

La forma non si impone: si scopre nella materia. Angelo Mangiarotti

Angelo Mangiarotti (Milano, 1921–2012) si forma al Politecnico di Milano e sviluppa la sua attività in ambiti interconnessi: architettura, design industriale, ingegneria e scultura. Dopo un periodo di studio e lavoro negli Stati Uniti, rientra in Italia con un approccio progettuale fondato sull’analisi delle tecnologie costruttive e sul comportamento fisico dei materiali. Elabora soluzioni a incastro, moduli prefabbricati e componenti reversibili, con l’obiettivo di ottimizzare i processi produttivi e garantire durabilità e precisione strutturale. 

La sua ricerca si traduce in oggetti essenziali, funzionali e privi di elementi decorativi superflui, sempre coerenti dal punto di vista tecnico e formale. A partire dagli anni Settanta, Mangiarotti sviluppa un dialogo profondo con il Giappone, dove realizza progetti architettonici, espone le sue opere e collabora con aziende e istituzioni. Questo rapporto contribuisce a consolidare l’interesse internazionale per il suo lavoro e rafforza l’affinità tra il suo pensiero progettuale e la cultura materiale giapponese, fondata su misura, rigore costruttivo e rispetto per la materia.

Valentino Ruggieri

FURNITURE EXHIBIT IN CORSICO
FURNITURE EXHIBIT IN CORSICO. Dal volume Angelo Mangiarotti / Giorgio Casali. Framing the project, fotografie di Giorgio Casali