Anne Lass

Le sale giochi di Berlino che non esistono più 

La dilagante dipendenza dal gioco d’azzardo dei cittadini tedeschi ha provocato la chiusura della maggior parte delle sale giochi, aprendo le porte all’illegalità. Il reportage di Anne Lass Triple Seven

Anne Lass fotografa le sale da gioco berlinesi

Nella sede Berlinese del Fotografiska Museum, la mostra della fotografa Anne Lass è visitabile fino al 22 Agosto. Una serie di immagini dedicate alla trasformazione urbana e antropologica della capitale tedesca a partire dal 2010, a causa delle nuove normative che hanno portato alla chiusura di numerose sale giochi. 

Triple Seven (già il titolo si riferisce al gioco d’azzardo e sfida della fortuna) è il nome della mostra e della pubblicazione realizzata l’anno scorso con la casa editrice Disco Bay: un’osservazione e ricerca sui luoghi dedicati a questa dipendenza cominciata nel 2011 un pò per caso. L’intenzione alla base era quella di indagare la crisi economica di quegli anni che ha colpito molte persone di categorie diverse, trasformando i loro approccio al denaro «volevo analizzare i luoghi che trattano con il denaro, lo producono, oppure quei club privati per persone ricche, il cui accesso è completamente negato alle altre persone».

La legge che chiude i casinò

Anne Lass diventa una delle prime fotografe che riesce ad accedere in questi luoghi inavvicinabili e spesso mimetizzati con l’esterno della città: casinò, men’s club, sale da gioco in cui quello che si percepisce è sopratutto un’atmosfera di cambiamento, ma non si vede niente. 

Non si vedono le macchine, non si vedono i giocatori, tanto meno si vede la quantità di soldi investiti in questa attività, ma i dati sono sempre stati alla portata di tutti ed hanno portato a delle conseguenze.

La maggior parte delle 496 sale da gioco di Berlino sono state costrette a chiudere con l’entrata in vigore della “Berliner Spielhallengesetz” che stabiliva che nessuna sede poteva trovarsi a meno di 500 metri l’una dall’altra e che non poteva trovarsi a meno di 200 metri da una scuola o struttura giovanile. Inoltre, la normativa prevedeva che gli spazi fossero limitati all’orario di apertura compreso tra le 11:00 e le 3:00 del mattino e a otto dispositivi utilizzabili per sala giochi. La normativa è arrivata perché la situazione stava arrivando a dei livelli numerici troppo alti, l’intenzione iniziale era quella di proteggere giocatori e minorenni, ma purtroppo la realtà del gioco d’azzardo si è spostata sul versante dell’illegalità, continuando oltre questi luoghi sospesi che ormai non esistono più.

Anne Lass – Triple seven

Triple Seven apre le porte ad una nuova dimensione fatta di visioni futuristiche, colori intensi e architetture eclettiche, le immagini della fotografa infatti concentrano la loro attenzione sugli spazi interni, sui simboli che avvicinano questa esperienza di gioco ad un viaggio intergalattico, con lo scopo di attrarti senza farti trovare la via di uscita. I colori, le luci a neon, l’arredamento diventano protagonisti della sua rappresentazione priva di giudizio, o pregiudizio verso queste realtà delle quali Anne Lass, inconsapevolmente costruisce un testamento.

«Mi interessava vedere quali simboli fanno sognare le persone e le fanno sperare per un futuro migliore, giocano per guadagnare di più e vivere meglio, entrano in questi luoghi, vengono sedotti e non vorrebbero uscire mai». 

Anne Lass e le atmosfere futuristiche 

La prima immagine che introduce il libro rappresenta una visione cosmica del Sole e della Terra nell’universo, è il soffitto dipinto di una sala giochi. Ci sono diversi elementi che ricordano galassie lontane, isole esotiche e scenari futuristici, come suggerisce Nela Eggenberger nella prefazione del libro. Evitando riferimenti diretti al momento del gioco (che avveniva principalmente nelle ore notturne) e costruendo uno spazio sospeso dove entra chi ha necessità di allontanarsi dalla propria realtà, questi luoghi potrebbero essere ovunque e di qualsiasi periodo, nonostante la forte influenza anni ’80. Il fatto che siano stati documentati e adesso non esistano più aumenta ancora questo senso di sospensione. Durante il percorso le uniche persone che si incontrano sono inservienti o addetti ai lavori, per la maggior parte, donne. 

Anne Lass, Triple Seven
Anne Lass, Triple Seven
Anne Lass, Triple Seven
Anne Lass, Triple Seven

«Ero sorpresa del fatto che ci fossero così tante donne a lavorare, ma questo mi ha fatto sentire molto più a mio agio nel fotografare e superare quel timore iniziale che questi luoghi possono incutere: le volte in cui riesci ad entrare devi suonare il campanello, aspettare tra due porte che qualcuno ti venga ad aprire e quando la porta dietro si chiude è molto buio e intimidatorio».

Oltre il buio però si apre quell’arredamento colorato e scintillante che Anne Lass fotografa ricreando atmosfere paragonate alle ambientazioni di Kubrick e David Lynch. La narrazione perde il senso di documento per raggiungere un livello mistico e di lucido sogno, tutto diventa astratto e si associa alla stessa sensazione di perdita e abbandono in cui il vizio  gioco ti inserisce. Secondo le statistiche il gioco d’azzardo è il primo comportamento dipendente insieme all’eroina, qualcosa da cui è molto difficile uscire, una volta entrati.

Anne Lass, Berlino e il vizio del gioco 

La città tedesca ha subito diverse trasformazioni legate, oltre che alle nuove restrizioni normative, alla gentrificazione di alcune aree urbane: i proprietari delle sale gioco erano consapevoli fin dall’inizio che la loro attività avrebbe avuto vita breve. La trasformazione territoriale (di cui Anne Lass mostra un prima e anche un dopo in un nuovo progetto sull’esterno urbano di Berlino) è collegata ad un cambiamento del modo di giocare.

«Quando mi sono trasferita a Berlino (2007) non c’erano ancora gli smartphones, adesso tutti possono giocare online, non devono andare in un luogo specifico, anche perchè questo era sentito come una vergogna, le persone non volevano farsi vedere entrare nelle sale giochi. Oggi è tutto più semplice e non credo che la chiusura dei locali abbia reso il mondo un posto migliore, ci sono comunque tantissime persone ancora che giocano».

Come suggerito inizialmente, il gioco è sopravvissuto oltre queste strutture,  spostandosi sul versante dell’illegalità e sulle piattaforme online, la sospensione di questi luoghi ormai chiusi e re inglobati nella città ha reso ancora più nascosta questa attività. Quello che la fotografa danese ci ha mostrato è un mondo quasi ormai dimenticato. Il fenomeno che descrive l’artista va oltre i confini di Berlino: l’eterna ricerca della felicità (finanziaria) che caratterizza l’umanità, e la facile attrazione a tutto ciò, simboli e segni, che promettono di raggiungerla, ma che sono solo oggetti utilizzati deliberatamente per sedurre. Quella di Anne Lass è una documentazione di luoghi che fino ad ora non erano stati esplorati approfonditamente, forse per paura di non ritrovare la via d’uscita.

Anne Lass

Anne Lass (1978, Schleswig, Germania) è una fotografa danese-tedesca che indaga l’ambiente che la circonda e le sue trasformazioni dovute alle influenze urbane ed umane. Lass ha conseguito un diploma in Fotografia documentaristica presso la Folkwang Hochschule der Künste e ha tenuto numerose mostre personali e collettive in Europa e negli Stati Uniti. Le sue opere sono incluse nelle collezioni del Museum of Avantgarde, della Dutch Arts Foundation e del C/O Berlin.

Claudia Bigongiari

Anne Lass, Triple Seven
Anne Lass, Triple Seven
Anne Lass, Triple Seven
Anne Lass, Triple Seven
Anne Lass, Triple Seven
Anne Lass, Triple Seven
Anne Lass, Triple Seven
Anne Lass, Triple Seven
Anne Lass, Triple Seven
Anne Lass, Triple Seven
Anne Lass, Triple Seven
Anne Lass, Triple Seven
Anne Lass, Triple Seven
Anne Lass, Triple Seven
Anne Lass, Triple Seven
Anne Lass, Triple Seven