
L’Appartamento della Jole nel Palazzo Ducale di Urbino
L’apertura dell’Appartamento della Jole segna la conclusione della prima tranche di lavori di rinnovo del Palazzo Ducale di Urbino – finanziati attraverso il PNRR con un investimento di circa sei milioni di euro
L’Appartamento della Jole al piano nobile del Palazzo Ducale di Urbino: la storia, gli architetti, la restaurazione
L’Appartamento della Jole è situato al piano nobile del Palazzo Ducale di Urbino. Fu commissionato nel 1445, l’anno seguente la salita al potere di Federico da Montefeltro, a un team di architetti fiorentini guidato da Maso di Bartolomeo. Per realizzarlo furono congiunti due corpi di fabbrica antichi tramite un lotto intermedio a tre piani, inglobato nel lato lungo della residenza con cinque bifore marmoree ispirate al modello di Palazzo Medici-Riccardi a Firenze.
L’apertura dell’Appartamento della Jole segna la conclusione della prima tranche di lavori di rinnovo e allestimento che ha investito il palazzo – finanziati attraverso il PNRR con un investimento complessivo di circa sei milioni di euro. Un programma in cui il direttore della Galleria Nazionale delle Marche, Luigi Gallo, ha profuso energia, studio, passione.
L’Appartamento prende il nome dalla figura femminile scolpita nello stipite del camino della prima sala, che incarna un elemento distintivo di questo spazio storico. Il nome di Jole, mitologica amante di Ercole, sovrasta a chiare lettere il nudo muliebre slanciato e dalle membra stilizzate che sostiene la trabeazione con rilievi di gusto antichizzante. Il restauro ha riguardato non solo le decorazioni lapidee, come il grande portale di accesso noto con il nome di “Porta della Guerra”, attribuito ad Ambrogio Barocci, ma anche quello interno, opera di Michele di Giovanni da Fiesole.
I due Barocci: il pittore Federico – la mostra a Urbino fino a ottobre 2024 – e lo scultore e architetto Ambrogio (detto Ambrogio da Milano o da Urbino)
C’è anche un altro Barocci, oltre a Federico – pittore che idealmente chiude la stagione manierista, cui è dedicata la mostra in corso dal 20 giugno fino all’ottobre 2024 e che ha contribuito alla vicenda artistica di Urbino. Ambrogio Barocci, dal quale Federico discende, altrimenti detto Ambrogio da Milano o da Urbino, scultore e architetto del Quattrocento giunto nella capitale montefeltrina nel 1472 per realizzare fregi e stipiti di porte e finestre su disegno di Luciano Laurana nel fervore dei lavori varati dal conte Federico (sarà elevato al rango ducale due anni dopo) nella sua smisurata dimora.
Palazzo Ducale di Urbino: gli investimenti per l’incremento dell’efficienza energetica e l’adeguamento impiantistico
Un palazzo in forma di città, o meglio una città in forma di palazzo: il Castiglione ne esalta l’epos ne Il Cortegiano, che si irradia espandendosi in un dialogo coerente nel tessuto urbano della sua capitale, che l’ambizioso condottiero e mecenate sta trasformando in una “polis”moderna e razionale. Elementi architettonici che insieme alle finestre incorniciate sono stati restaurati, restituendo a questi spazi la maestà originaria. Due gli obiettivi principali: l’incremento dell’efficienza energetica e l’adeguamento impiantistico. Un investimento di 2.737.600 euro ha permesso un miglioramento energetico per il comfort ambientale degli spazi espositivi. 3.285.780 euro sono stati destinati alla messa a norma dell’impianto elettrico e alla realizzazione di un nuovo allestimento illuminotecnico. Interventi che non solo hanno modernizzato l’infrastruttura del palazzo, ma hanno garantito una maggiore sostenibilità e conservazione delle opere d’arte esposte.


L’allestimento dell’Appartamento della Jole: un dialogo tra l’architettura e le opere in mostra messo in evidenza dall’illuminazione
L’allestimento dell’Appartamento della Jole è stato curato dall’architetto Francesco Primari, con la collaborazione di un team interno del museo, tra cui i funzionari storici dell’arte guidati da Giovanni Russo con Valentina Catalucci e Andrea Bernardini e i restauratori Giulia Papini e Francesca Graziosi. L’approccio museologico adottato mette in relazione le opere d’arte con le maestranze che hanno contribuito ad ornare questi ambienti. Si attraversano sale caratterizzate da decorazioni lapidee con opere degli scultori impegnati nel primo cantiere del palazzo, come Michele di Giovanni da Fiesole.
Un elemento centrale del rinnovo è stato l’intervento di illuminotecnica dei light designers Iskra e Giuseppe Mestrangelo di Light Studio, che unisce funzionalità e scenotecnica in equilibrio con la purezza rinascimentale del palazzo. La luce, pensata per risultare il più possibile “naturale”, esalta le opere e gli spazi architettonici, calandoli in un’atmosfera suggestiva. Si sono evitati accenti drammatici, optando invece per una radiazione morbida e diffusa che valorizza la percezione storica e pacificante del luogo.
Alcuni dettagli di architettura e design degli interni del Palazzo Ducale di Urbino
Lo scalone appare oggi in tutta la sua bellezza umanistica. Abbaglia della luce montefeltrina che entra a fiotti da ampie aperture con vetri piombati. Ai tempi di Federico grandi camini, poi chiusi dai della Rovere, i successori dei Montefeltro, scaldavano anche il vano delle scale. Una peculiarità che sorprendeva i visitatori, sbigottiti dal profluvio di simboli parlanti quali la bombarda e dal décor allegorico di ispirazione classica e insieme tenacemente tardo-gotico nelle dorature. Le iniziali FC – Federicus Comes – poi sostituite, dopo l’upgrading concesso da Sisto IV Riario, da FD- Federicus Dux – siglano volte e soffitti. In una nicchia derivata da un camino e affacciata sulla prima rampa dello scalone. Si staglia la statua marmorea tardo-cinquecentesca che ritrae Federico, il padrone di casa, imperiosa scultura alla romana la cui idea nucleare fu fornita proprio da Federico Barocci.
Luigi Gallo ha voluto ricollocare nella sede originaria due fregi di camini erratici, identificando la loro collocazione primitiva. Nella prima sala è esposta la Flagellazione di Piero della Francesca, un dipinto emblematico della rivoluzionaria svolta culturale in atto durante il periodo di costruzione del palazzo. La Flagellazione attraverso i secoli è stata il fulcro di una sedimentazione di congetture e interpretazioni, ambiguo convettore di valenze simboliche e letture allegoriche. Sul retro della tavoletta, a sottolinearne il legame con la cultura bizantina e il valore di testimonianza del drammatico rivolgimento causato nel 1453 dalla caduta dell’Impero romano d’Oriente sotto i colpi degli Ottomani di Maometto II, è esposto il vessillo serico purpureo ricamato in oro ed argento di Manuele Notho Paleologo. Raffigura il committente, principe dell’ultima famiglia imperiale di Bisanzio, che prega San Michele, arcangelo guerriero. Si tratta d’un probabile lascito del cardinale Bessarione, ex monaco basiliano transfuga da Costantinopoli, all’abbazia di Fonte Avellana di cui era Abate Commendatario. Un ulteriore tessera del mosaico di echi storici e del criterio di relazione tra le opere e l’architettura seguito per delineare un dialogo continuo tra le diverse espressioni artistiche presenti.
Il rinnovo del Palazzo Ducale di Urbino ha previsto un sistema di controllo micro-climatico e un intervento di anossia per eliminare gli insetti xilofagi
Oltre ai lavori estetici e funzionali, il rinnovo ha previsto un sistema avanzato di controllo micro-climatico, che monitora temperatura, umidità, velocità dell’aria e polveri sottili, garantendo così le migliori condizioni di conservazione per le opere. La domotica attiva le sedute scaldanti, migliorando il comfort dei visitatori. Infine, è stato eseguito un massiccio intervento di anossia per eliminare gli insetti xilofagi dai tanti materiali lignei, garantendo la conservazione di preziose tavole e porte intarsiate. Il restauro ha coinvolto anche la manutenzione straordinaria degli ambienti, riposizionando pavimenti antichi, estendendosi a stuccature, pulitura e nuova ceratura, dagli infissi fino alla tinteggiatura delle pareti.
Cesare Cunaccia
