vecchio intonaco in canapa e calce
Facebook
WhatsApp
Pinterest
LinkedIn
Email
twitter X

Canapa e bioedilizia: la storia della prima casa in canapa d’Italia

Canapa, legno, argilla cruda, paglia, lino e lolla di riso: alla scoperta delle alternative naturali ai tradizionali materiali edilizi in conversazione col progettista Oliver Zaccanti 

Olver Zaccanti e la prima casa in canapa in Italia 

La costruzione della prima casa in canapa in Italia risale al 2009 e si trova a San Giovanni in Persiceto, nel Bolognese. A realizzarla fu il progettista Olver Zaccanti, che fra la canapa è nato e cresciuto: «Sono originario di Sant’Agata Bolognese e la mia famiglia coltivava la canapa da generazioni. Verso la fine degli anni Novanta, durante un viaggio in Bretagna, scoprii che lì veniva utilizzata anche in edilizia, così vi ritornai per studiarne tutti gli aspetti e i benefici. A differenza dell’Italia, in Francia era presente tutta la filiera della canapa, dalle aziende che la coltivavano a quelle che la trasformavano, fino ai macchinari e attrezzi per impiegarla in edilizia». 

Nei primi anni Duemila a Olver viene commissionata l’edificazione di una casa bifamiliare ecologica e lui propone la canapa: «Dopo che la mia proposta è stata accettata, sono ritornato in Bretagna per selezionare l’azienda cui commissionare la produzione dei materiali – in questo caso blocchi prefabbricati con sistema costruttivo in legno “a telaio” – e la posa, poiché in Italia mancavano sia i materiali sia la manodopera specializzata. Oggi, per fortuna, l’utilizzo della canapa potrebbe essere a chilometro zero, ma continuano a mancare le norme. I proprietari della casa di canapa sono entusiasti della scelta, sia per i ridotti consumi energetici, sia per il comfort interno. Inoltre, l’edificio non ha subito danni durante il terremoto del 2012, pur essendo all’interno del cratere sismico».

Olver fa parte dell’Associazione Nazionale Architettura Bioecologica (ANAB), che propone di «considerare l’edificio come un organismo vivo e ne sostiene l’integrazione con gli abitanti e l’ambiente attraverso l’attuazione dei principi dell’architettura naturale: impiego di tecnologie che usano energie rinnovabili; utilizzo di materiali naturali e tecniche costruttive che minimizzano l’impatto ambientale ed energetico; tutela della salute». 

massetto isolante in canapa e calce
massetto isolante in canapa e calce

Non bioedilizia ma materie prime naturali per l’edilizia

Negli ultimi anni si è preso a parlare molto di bioedilizia. Con questo termine ci si riferisce a una modalità di progettare, costruire e gestire un edificio in modo da essere in linea con i principi della sostenibilità ambientale, riducendo gli impatti negativi sull’ambiente. 

Sebbene proprio ANAB abbia portato la bioedilizia in Italia, secondo Olver questi discorsi risultano vuoti se non si presta attenzione alle materie prime: «Più che dire che un materiale è per la bioedilizia – termine spesso usato nel greenwashing – dovremmo verificare se sia buono per l’edilizia, da un punto di vista sia qualitativo sia ambientale. Lo stesso vale per il termine sostenibile, poiché tutto ciò che l’uomo fa incide in qualche modo sull’ambiente. I materiali vanno classificati in base a una scala che misuri quanto incidano».

Questa scala si chiama Analisi del Ciclo di Vita (LCA) e consente di analizzare un materiale da quando si preleva dalla natura la materia prima per fabbricarlo, passando per la sua trasformazione e posa in opera, fino alla fase di dismissione, smaltimento o riciclo: «I parametri che si considerano sono fra gli altri la quantità di energia e acqua che richiede, l’inquinamento che genera e se vengano o meno rispettati i diritti delle persone che partecipano al processo produttivo. Con l’Analisi dei Costi durante la vita (LCC) è possibile valutarne il prezzo. Parafrasando il motto sul cibo di SlowFood, “buono, pulito e giusto”, potremmo dire che per ANAB i materiali edili debbano essere sani, durevoli, sicuri e giusti».

Della canapa in edilizia si può utilizzare tutto 

«Della pianta di canapa in edilizia si può sfruttare tutto» afferma Olver. Dai semi si ricava un olio da impiegare nei trattamenti di superfici, pavimenti, pietre, legno per le strutture: «In Italia non c’è nessuno che produca questo particolare olio». 

Il tiglio della canapa si suddivide fra fibra e canapulo. Dalla fibra si producono materassini e panelli isolanti, simili a quelli in lana di roccia o fibra di legno, che si prestano alla realizzazione di cappotti per i fabbricati esterni e interni: «La posa in opera è molto semplice, ma attualmente in Italia non li produce nessuno. Quando li si importa bisogna stare attenti, perché molte aziende vi inseriscono una percentuale di fibre in PVC. Meglio optare per PLA, come juta, residui di altre lavorazioni tessili naturali, lana di pecora»

Col canapulo – la parte legnosa – si realizzano muri di tamponamento per gli edifici, blocchi e pannelli prefabbricati, intonaci, termointonaci e massetti isolanti: «Occorre fare attenzione ai materiali con cui il canapulo viene mescolato, il legante. Le miscele di calce o argilla e calce garantiscono un confort e una traspirabilità più elevati dei leganti a base di cementi, della calce idraulica e altri materiali».

Le polveri derivanti dal processo di stigliatura – la separazione fra fibra e canapulo – si utilizzano per creare pitture dal carattere materico o intonaci fini che consentono di mantenere a vista la canapa.

Preparazione balle di paglia x parete
Preparazione balle di paglia per pareti

Legno e argilla cruda: materiali storici ma ancora attuali 

In edilizia la canapa si può combinare con altri due materiali dal basso impatto ambientale, il legno e l’argilla cruda: «Si tratta dei due materiali che più hanno fatto la storia dell’edilizia, si pensi ai primi ripari per l’uomo – grotte e palafitte – e a tutti gli edifici fino alla metà dell’Ottocento». 

In relazione al legno potrebbero sorgere dubbi legati alla deforestazione, ma Olver spiega che la chiave sta nella gestione dei boschi: «Federlegno ha stimato che la quantità di boschi presenti in Italia, se governati, sarebbero sufficienti a rispondere al fabbisogno interno. In Francia, per esempio, esiste già da tempo un sistema di controllo continuo che consente di produrre senza disboscare. L’Italia è il principale importatore di legname dall’Austria e dalla Germania, sebbene il suo territorio sia il più ricco di legni nobili, come la quercia e il castagno, che talvolta viene erroneamente bruciato per produrre energia. E poi il legno è inesauribile, quando si taglia un albero basta piantarne di nuovi». 

Le prestazioni del legno, in termini di comfort e impatto ambientale, dipendono dai materiali con cui viene combinato. Se un edificio dalla struttura in legno viene coibentato con la canapa «diventa un serbatoio di stoccaggio della CO2 che le piante hanno catturato crescendo. Se si utilizzano delle colle, si vanifica il potenziale di traspirabilità del legno, meglio assemblare i pannelli con perni e viti».  

Altro materiale di lungo corso in Italia è l’argilla cruda, che Olver ritiene più performante di quella cotta: «Tutt’oggi si possono trovare interi paesi realizzati in argilla cruda in Abruzzo, nell’Alessandrino e in Sardegna. Attualmente si utilizza per le finiture, soprattutto per gli intonaci, che in questo modo assumono le tonalità calde della terra. Maestri di questa tecnica sono i giapponesi. In Spagna esiste un’azienda che miscela l’argilla con calce e canapa per realizzare dei blocchi autoportanti».

vecchio intonaco in canapa e calce
vecchio intonaco in canapa e calce

Paglia, lino e lolla di riso: altre alternative ecologiche ai materiali tradizionali

Alternative ecologiche ai materiali tradizionali sono anche la paglia, il lino e la lolla di riso: «Nella zona del sisma di Mirandola e Finale Emilia ho realizzato tre case in balle di paglia. Questo materiale presenta caratteristiche simili alla canapa, ma è meno performante, poiché l’impasto di canapa e calce si comporta in un modo che potremmo definire dinamico: oltre che isolare è un regolatore naturale dell’umidità dell’aria. In compenso, la paglia è più facile da reperire. Occorre, però, fare attenzione a che non sia stata trattata con prodotti chimici. Poiché in Italia manca una legislazione in merito, non è possibile utilizzare la paglia per la struttura portante. Le balle vanno abbinate a una struttura realizzata con un altro materiale, generalmente legno, e poi possono essere intonacate con calce o argilla».

Simile alla canapa è anche la pianta del lino, che in edilizia si usa «per produrre pannelli in fibra per gli isolamenti – anche acustici – e materassini per tamponare le fessure che normalmente rimangono fra gli infissi e le murature. Questa soluzione risulta efficace come le schiume poliuretaniche che da anni normalmente si adoperano, ma non produce scarti inquinanti. Anche dai semi di lino si estrae un olio che si presta al trattamento di vari materiali, in particolare il legno».

La lolla di riso – o pulone – è il cascame derivante dalla sbramatura del risone, il riso grezzo dopo la trebbiatura: «Essendo ricca di silice, può essere mescolata con la calce e applicata come isolante, oppure utilizzata per costruire blocchi e pareti prefabbricate, miscele per termointonaci, massetti e caldane isolanti». 

cappotto in canniccio
cappotto in canniccio

I materiali naturali nella riqualificazione edilizia

Tutti i materiali qui discussi si prestano non solo alla realizzazione di edifici nuovi, ma anche alla riqualificazione di strutture preesistenti: «Con l’approvazione delle sovraintendenze di Modena, Bologna e Ravenna utilizzo regolarmente la canapa nei miei interventi di restauro e ristrutturazione. Un collega sta utilizzando la paglia per realizzare dei cappotti esterni. Una socia dell’ANAB sta impiegando dei pannelli in lolla di riso per un intervento di isolamento in un condominio a Milano. Il legno è utile per rifare o rinforzare solai e coperture».

Eppure, il potenziale di questi materiali non viene ad oggi sfruttato appieno in Italia: «Ciò che manca nel nostro Paese è un serio impegno politico a favore di questi materiali. Prendiamo la canapa. Nel Decreto Sicurezza è presente un articolo che in sostanza vieta il possesso delle infiorescenze, quindi ogni contadino che coltiva la canapa è perseguibile penalmente, anche se lo fa per usi industriali e adoperando piante di Cannabis Sativa con contenuti di THC entro i limiti di legge. Inoltre, mancano le norme per poter utilizzare la canapa e molti altri materiali naturali in edilizia».

Olver Zaccanti

È Tecnico Esperto in Architettura Bioecologica-Bioedilizia e Responsabile ANAB per Materiali Naturali-Canapa. Libero professionista, opera nei settori ambiente, recupero e restauro di edifici, riqualificazione energetica, bioedilizia, consulenze, formazione; attività svolta per pubbliche amministrazioni, enti, associazioni e privati. Svolge attività di ricerca e sperimentazione nel campo della bioedilizia e bioclimatica, nel recupero e restauro del patrimonio edilizio e dei materiali naturali, in particolare sugli utilizzi della canapa nel settore edile e sulla ricostruzione della filiera in Italia. Nel 2009 ha progettato e realizzato la prima casa interamente in canapa e calce in Italia.

Debora Vitulano

Casa in canapa
Casa in canapa
Facebook
WhatsApp
Pinterest
LinkedIn
Email
twitter X