
L’amore arriva dopo, prima c’è il sesso – basta con la secolare idiozia
Quante storie d’amore perse per colpa di una nostra insicurezza sessuale: dalla pornografia all’intimità, alla mercificazione del corpo umano: il sesso vende
Che cos’è la pornografia?
La pornografia è una forma di recitazione dove i corpi umani in stato di eccitamento esagerano le abilità fisiologiche genericamente distribuite. La pornografia ci mostra un’attività sessuale che noi riusciamo a produrre quasi ugualmente, ma sotto una radice quadrata.
Libero, perverso e promiscuo – o anche cattolico, prolifico e simbolico: fate sesso più che potete – cercando di apprendere gli insegnamenti dei film porno. Fate l’amore con chi volete, con quanti volete, provate tutto quello che c’è da provare. Prima vi esaurite meglio è. Almeno un’esperienza gay, nella vita, è raccomandata: eviteremo fastidi successivi.
Prima dell’amore, bisogna allenarsi con il sesso
L’amore arriva dopo – prima c’è il sesso. Non dovevamo dare retta alla secolare idiozia. Prima dell’amore, serve allenamento in materia di sesso: esperienza, un poco di maestria – perché quando poi l’amore arriva davvero, lì si capisce che il sesso non è un gioco per principianti. Non le abbiamo perse quelle occasioni, non ne abbiamo il rimorso ancor più del rimpianto – quando eravamo nel pieno di una cotta, e ci speravamo di costruirla una storia d’amore – ma a letto avevamo paura, eravamo in tensione, e tutto è sfumato via senza neanche cominciare.
Ci piaceva troppo. Non ci volevamo credere di essere lì, noi due, nella stessa stanza, a notte fonda, a pomiciare sul divano – battiti accelerati, bocca senza saliva – senza osare slacciare i bottoni di quei jeans perché magari ce lo avevamo troppo piccolo, o forse non si sarebbe alzato – o peggio ancora, saremmo venuti prima ancora di tirarlo fuori dalle mutande.
Quante storie d’amore sono svanite nel nulla, per colpa di qualche insicurezza quando la mano doveva scendere, e le dita dare ragione alla situazione. L’incapacità di tenere a bada quel disastro tra le nostre gambe: ci piaceva troppo, troppi sogni avviluppati su quello che stava succedendo e che mai avremo pensato sarebbe successo davvero – ci piaceva così tanto, eppure, quel bastardo del cazzo non era abbastanza duro per entrare dove avrebbe dovuto. Ci dicevamo poi: meglio aspettare, meglio conoscerci meglio – sarà più bello se aspettiamo un poco. Occasioni perse, non più recuperate.
Che cos’è l’intimità? Definizione di un istinto
Che cos’è l’intimità? Un istinto proprio all’essere umano. Come la paura nasce dal nostro istinto alla sopravvivenza, così la pudicizia, il bisogno di coprirsi, nasce dal nostro istinto all’intimità. Gli istinti ci ricordano che siamo animali, anche quando vogliamo apparire sofisticati.
Il sesso ci rende più umani e meno digitali: sinceri, contro Meta
Oggi, il sesso non richiede intimità. Il sesso non stimola riserbo, pudicizia: nessuno vuole più coprirsi, tutti vogliono farsi vedere, fare intendere quanto di sesso ci si possa definire esperti.
C’è un aspetto progressista. In un’epoca, la nostra, dove la digitalizzazione sta annientando la nostra vita quotidiana, non è forse un appiglio di salvataggio: la semplice, continua e costante voglia di metterci in mostra con il sesso? Il sesso ci rende più umani e meno digitali. Che sia forse proprio la pornografia e il sesso che la pornografia ci invita a provare, la migliore salvezza per i nostri istinti sinceri? La migliore arma, sia di difesa sia di attacco, nella lotta per la sopravvivenza contro l’autocompiacimento frigido?
Sarà la pornografia a salvare il mondo, non più la bellezza. Quella che è una volta era perversione, adesso è un luogo sicuro dove torniamo a essere noi stessi. Il sesso rimane oggi il campo in cui ci riveliamo per quelli che siamo. Possiamo ammetterlo: siamo soltanto gente a cui interessa scopare. Abbiamo voglia di spendere di più, di divertirci di più, se siamo sensualmente stimolati. Se siamo eccitati, siamo più sinceri. In questo mondo di finzione e autocompiacimento digitale, siamo sinceri solo quando ammettiamo cosa semplicemente vogliamo: andare a letto con te.

Marlene Dumas e l’intimità, una mostra e il catalogo – cosa trovate su Meta
Le opere d’arte di Marlene Dumas presentano erezioni di membri turgidi, donne inginocchiate con vagina e ano spalancati dalle dita. Gli organi sessuali sono lamenti, smorfie violente, non trovavano alcun atteggiamento sensuale.
Provate a cercare su Meta i lavori di Marlene Dumas: non trovate quelle erotiche, ma trovate il cadavere di Marylin. Meta non ferma l’immagine della morte nel suo momento più privato, sopra il tavolo anatomico, ma blocca l’immagine di quanto serve a generare la vita: il membro maschile eretto. Su Meta provate a postare un quadro a sfondo sessuale di Marlene Dumas: l’immagine sarà rimossa.
Su Meta, continuerete a trovare una folla di autoscatti prodotti da ragazzine minorenni che ammiccano alla telecamera stringendo il seno o le natiche dentro perizomi. Queste ragazze rispondono all’invito della mercificazione sensuale del corpo sperando di proclamandosi imprenditrici digitali (I Boomer applaudono: esaltati da questa innovazione nel campo del marketing e della comunicazione).

Marlene Dumas a Palazzo Grassi e Matt Smith in House of the Dragon: “il sesso vende”
Un critico d’arte mi diceva che la mostra di Marlene Dumas a Palazzo Grassi era una rassegna commerciale delle sue opere – perché ovvio, diceva, il sesso vende. Opere con riferimenti sessuali attirano il pubblico più di quanto riescano i lavori di meditazione metafisica. Il sesso vende, lo sanno anche i bambini – anzi, i bambini comprendono il potere del sesso prima ancora di capire come il sesso possa funzionare.
Due anni fa stava per cominciare la serie di House of the Dragon. Tra i protagonisti, Matt Smith: l’attore si dichiarò in polemica con la produzione domandandosi come mai ci fosse bisogno di così tanto sesso in uno show televisivo. Una dichiarazione che lasciò il segno nella storia delle idee promozionali meglio riuscite. La prima puntata raggiunse un primato di pubblico: dieci milioni di spettatori – le scene di sesso in cui Smith era convolto non superarono le dita di una mano (in ogni senso, per chi volesse coglierlo). Questa prima puntata rilasciava piuttosto una scena di crudezza sia psicologica sia fisica, quando la regina muore di parto. Ci furono critiche e ricorsi per troppa violenza e dolore – ma ai fini di accattivare il pubblico, si parlava di sesso.
A Venezia, il video di Clément Cogitore a l’Espace Louis Vuitton: Il corpo della donna continua a essere mercificato
Le donne: un archivio commerciale del presente – la frase è estrapolata da una dichiarazione di Clément Cogitore. Deve essere contestualizzata: l’artista parla del suo lavoro artistico, il video dal tiolo The Evil Eye, un montaggio di immagini estratte da banche dati. Ogni frammento presenta la donna in un contesto pubblicitario: come a dire: il corpo della donna catalizza, comunica, il desiderio di acquisto. Acquisto, non possesso: il corpo della donna ci invita a spendere soldi, prima ancora che a possederla. Forse comprarla, per usarla, solo eventualmente averla. La differenza tra possesso e desiderio d’acquisto; l’immagine di una donna utilizzata per vendere, per ottenere qualche cosa d’altro.
Anche il corpo dell’uomo è mercificato – Tom Ford ne dava buon caso a cavallo del Duemila – ma il corpo del maschio entra in un’esposizione fine a se stessa: si desidera e si vuole quello, il corpo, il sesso, la prostituzione. Le fotografie di Bruce Weber nei decenni prima del me too maschile – oggi Theo James con Vittoria a Capri. Quando il corpo maschile si espone è dichiaratamente un accenno alla sfera eccitabile, sia eterosessuale sia omosessuale – rimane in questa sfera di soffice pornografia – mentre il corpo della donna riesce con un raggio più ampio a toccare ambiti commerciali diversi. Voglio dire: il corpo della donna è stato usato, e continua a esserlo, per vendere qualche cosa d’altro – il corpo dell’uomo produce direttamente turgore o umidità.
Si tratta di spiccio relativismo, questi discorsi reggono in una dimensione generalizzata – e in questa dimensione si può ragionare sul messaggio di Cogitore: le donne, un archivio commerciale del presente. Nel video, Cogitore richiama i versi dell’Apocalisse: il cielo pervaso dalle fiamme, i satelliti accendersi e cadere lentamente. Il riparo nell’oscurità delle caverne. Il peggio deve ancora venire. La mercificazione del corpo della donna porterà alla scomparsa dell’umanità. In sintesi, questo è quanto vuole dire Clement Cogitore con The Evil Eye. Il video fu per la prima volta presentato nel 2018: in questi mesi la proiezione in loop compone il programma culturale all’Espace Louis Vuitton a Venezia. La concessione è sia dell’artista sia della Fondation Louis Vuitton di Parigi.
Carlo Mazzoni
