Torino, C2C Festival – Per aspera ad astra, la luce al buio per Sergio Ricciardone

Torino saluta l’edizione più grande di C2C Festival. La voce di Battiato, Nicolas Jaar, Blood Orange, il muro di casse dello Stone Island Stage – maniacale e coeso

C2C Festival: In loving memory of Sergio Ricciardone. Per aspera ad astra. Nicolas Jaar e Franco Battiato

Una luce taglia il buio, denso, che domenica 2 novembre riempie le OGR di Torino. L’artista che in locandina è indicato con un punto interrogativo sta chiudendo la quarta serata della 23esima edizione di C2C Festival, l’ultima dell’anno. È Nicolas Jaar. La sala sta per commuoversi. A un certo punto esce dalle casse e si sparge nell’aria la voce di Franco Battiato. E gira tutto intorno alla stanza. Era il 2014 quando Il Maestro – lo chiamiamo così, anche se non gli è mai piaciuto – faceva capolino al Festival. Fu il salto di specie che avrebbe traghettato la creatura sbarazzina nata nel marzo del 2002 come Club to Club nel festival che è adesso, rimbalzando dall’originario tour dei club torinesi alla lista dei cartelloni culturali più attesi ogni anno. Qualche tempo dopo, nel 2018, il tema del festival – che ogni anno ne ha uno – fu La luce al buio, prendendo le mosse da uno dei momenti più alti del 2017: il dj set in cui Jaar aveva suonato L’ombra della luce di Battiato.

Il finale di quest’anno non era solo una citazione del passato, né solo un omaggio a Battiato. Era un saluto a Sergio Ricciardone, tra i fondatori di C2C Festival, sua colonna portante e impersonificazione, morto lo scorso marzo a 53 anni. Più volte aveva indicato il concerto di Battiato come lo zenit del festival. Tutta questa edizione è stata una sua celebrazione, nei dettagli raccolti da chi conosce la sua storia. Il tema era Per aspera ad astra. Attraverso le difficoltà, fino alle stelle. Un augurio, a metà tra il buio e la luce, tra il prima e il dopo. Una presenza immateriale quella di Ricciardone, costante, tra le sale delle OGR, giovedì 30 ottobre e al finissage di domenica, e gli stage di Lingotto Fiere, il venerdì e il sabato.

C2C Festival pianta ancora più salde le sue radici a Torino

La direzione intrapresa da Ricciardone si è fatta ancora più ostinata. Da subito, all’apertura alle OGR, prende forma un festival che continuerà fino alla fine a seguire la sua visione, ben salda nella direzione artistica di Guido Savini, già da anni alla guida a fianco di Ricciardone. «Dopo mesi estremamente intensi, tragici ed emotivamente struggenti, con l’aiuto di tutti, siamo riusciti a proteggere la continuità stessa del Festival», dicono dall’organizzazione. Al cocktail di sabato in Pinacoteca Agnelli, organizzato con Stone Island, Savini rivela di non essere sicuro che ce l’avrebbero fatta. C’è chi ha parlato di un’edizione di rinascita, ma forse sarebbe più corretto sottolineare invece un’ulteriore solidificazione delle proprie radici. Rinascita porta con sé il concetto di qualcosa di nuovo, di altro-da-prima. Invece affonda i piedi più a fondo nella sua città, tornando con i talk di venerdì al Teatro Regio (c’è anche Andrea Laszlo De Simone) e alle Fonderie Limone di Moncalieri per C2C Kids, uno spazio per i bambini che tanto Ricciardone aveva voluto. Si prende anche la sala da ballo Le Roi, con gli interni progettati nel 1959 da Carlo Mollino.

C2C Festival rimane quello che già era: uno spazio di esplorazione. Un verminaio in cui non tutto può piacere a chiunque, ma dove tutti possono trovare qualcosa che gli piace. C’è sempre chi lo osanna, c’è sempre chi lo critica, come succede a qualsiasi esperienza unica nel suo genere. Per fuggire dalla semplicistica etichetta di festival di musica elettronica, ha fatto suo il concetto di avant-pop: l’avanguardia, prima che diventi pop. Si ascolta e si balla, rispettosi, anche su suoni in parte lontani dal proprio orecchio. È chiaro che l’orecchio un minimo di allenamento lo deve avere. Qualche gruppetto si lamentava della proposta artistica, in pausa a fumare una sigaretta venerdì a Lingotto Fiere, paragonandola a quella di altri festival più tendenti all’universo che dalla techno sfuma nella tech house. Bisogna però sapere dove si sta andando prima di comprare un biglietto.

C2C Festival – giovedì 30 ottobre, OGR

Di certo C2C Festival lo possiamo chiamare eclettico, a tratti maniacale. Schizofrenico, ma del tutto coeso. Se non si conta il pomeriggio da Combo, quartier generale del festival a Porta Palazzo, giovedì le danze le ha aperte Paolo Dellapiana. Torinese, architetto e musicista, fondatore dello studio Archicura, parla dell’architettura come di musica congelata. Poi Daniel Blumberg, il polistrumentista Premio Oscar per la miglior colonna sonora per The Brutalist: voce su tre microfoni, violino e contrabbasso. Genere musicale? Classificazione inesistente, doloroso e trascendentale. Noise minimale. Seguono i newyorkesi YHWH Nailgun (Yahweh Sparachiodi), rumorosissimi. Post-punk ostile, freschi di debutto con l’album 45 Pounds. Ci si ricompone per l’eterea performance della norvegese Jenny Hval, la sala esplode con il dembow e la dancehall dominicana su tappeti elettronici di Kelman Duran. Un giro completo di sperimentazione sonora. In molti storcono il naso per le code in cassa: prima devi prendere tramutare i soldi in token, poi andare al bar a ordinare (solo qui, a Lingotto Fiere basta il bracciale). Il giorno dopo si accoglie con favore il debutto delle fontanelle per riempire borracce e bottigliette d’acqua.

Il 40% dei biglietti venduti all’estero – la processione verso Torino

Già giovedì alle OGR si sente parlare in inglese, francese, tedesco. Non è una sensazione: a bocce ferme i numeri confermano quello di cui ci eravamo già accorti. Il 40% dei biglietti è stato venduto all’estero, percentuale in continua crescita di anno in anno. Sia per la proposta, sia per la scaltra comunicazione del festival che, non nuovo a incursioni all’estero, lo scorso maggio è approdato per la prima volta anche a New York. Scopriremo che in tutto sono stati venduti 42mila biglietti, mai così tanti. Venerdì primo novembre a Lingotto Fiere esce l’artiglieria pesante. «Siamo di Glasgow, è la prima volta a C2C Festival. Abbiamo preso il volo da Edimburgo: tutti stavano venendo qui», dice una squadra di giovanissimi scozzesi. Chi sono venuti a sentire? «Blood Orange. Non suona mai da nessuna parte, non potevamo saltarlo». Lo stesso ripetono molti altri. 

Venerdì 31 ottobre, Lingotto Fiere – Blood Orange, IOSONOUNCANE & Daniela Pes, Bill Kouligas

Devonté Hynes, l’uomo dietro lo pseudonimo di Blood Orange, venerdì sale penultimo sul palco del Main Stage. Quasi tutti i partecipanti del giorno sono lì. Un boato enorme esplode quando «In loving memory of Sergio Ricciardone» appare sugli schermi, come continuerà a fare per tutta l’edizione a Lingotto Fiere prima di ogni set. Poi riesplode quando inizia Hynes. È forse il colpo più grande che C2C Festival è riuscito ad assicurarsi per il 2025. Canta un altro lutto, quello per la madre scomparsa, attorno a cui ruota l’ultimo album Essex Honey. Canta The Smiths, How Soon is Now?. È un abbraccio collettivo. Prima di Hynes, sullo stesso palco, c’era la giapponese-canadese Saya Gray, a muoversi tra country, pop, rock e folk. Prima ancora l’esordio dal vivo di IOSONOUNCANE (Jacopo Incani) e Daniela Pes. Se gli stranieri erano a Torino per la maggior parte per Blood Orange, almeno metà degli italiani erano lì per loro. Un rituale sciamanico buio, nei suoni e nei visual, tra altalene e cavalli. Entrambi sardi: Pes (Premio Tenco) di Tempio Pausania, Incani di Iglesias. Ancora prima, Nicolas Jaar & Ali Sethi. Il primo cileno, origini palestinesi, un po’ torinese (qui ha vissuto dal 2017 al 2021). Il secondo di origini pakistane, addosso tunica argentata e occhiali da sole. Romanziere, ha portato al festival il ghazal, antica forma di poesia che dai sufi arabi arrivò in Persia e in India, sciorinandola sopra le sperimentazioni elettroniche di Jaar. C’è il richiamo alle guerre, non solo alla Palestina, che ci si aspettava, Ad anticiparli la violoncellista Mabe Fratti e il chitarrista Héctor Tosta, con il loro progetto tra jazz e chamber-pop, Titanic. Ancora prima i riverberi sintetizzati di Emanuele Wiltsch Barberio. 

La serata era iniziata presto: alle 17:30 il primo act, appunto Wiltsch Barberio. Nell’aria un po’ di nervosismo e lamentele del pubblico, soprattutto per aver messo Jaar e Sethi alle 19:40. È in realtà una scelta precisa, anche questa parte dell’impianto voluto da Ricciardone. Mentre si alternavano sul Main Stage tutti i suoni di cui sopra, nell’altra sala andava in scena il teatro degli estremi dello Stone Island Stage con la sua piccola babele di casse posizionate per nascondere all’occhio del pubblico gli artisti. Il festival non è poi uscito del tutto dal club. Questo è il suo radical dancefloor, aperto con suggestioni latinoamericane. Prima Tresca y Tigre & Lechuga Zafiro, un miscuglio uruguaiano-italo-colombiano che nel palinsesto di C2C Festival trova il suo spazio, poi Isabella Lovestory, honduregna, leggera e divertita, che twerka con un unicorno su pop-reggaeton latino. Segue la Germania: c’è il bavarese Mechatok – si inizia a ballare davvero – e Barker, che sì è inglese, ma è di casa al Berghain e quindi all’Ostgut Ton, e presenta Stochastic Drift, giocando tra IDM, ambient e techno-trance senza beat. Giochi di luce e niente cassa 4/4. Riparte la festa con un altro bavarese, l’astronauta Skee Mask, e con Djrum. Mentre al Main Stage chiude Dj Phyton, ospite a sorpresa del venerdì allo Stone Island Stage è uno dei nomi amici di Ricciardone (leit motiv narrativo di tutti i non annunciati), Bill Kouligas. Finisce con i Depeche Mode e poi, mentre Lingotto Fiere si svuota, le note di un piano, struggenti, ad accompagnarci all’uscita. 

Sabato 1° novembre, Lingotto Fiere – A.G. Cook, Floating Points, Four Tet, Blawan, Kode9

Sabato 1° novembre. Dopo Acid Eyes e il folk di Annasthasia, il Main Stage si fa camp. I Model/Actriz tornano a C2C Festival, tra costumi e cambi d’abito: più danzerecci del passato, il cantante Cole Haden interagisce con il pubblico e scende giù dal palco. Il post-punk si mischia con pop e sonorità club, l’identità queer è rivendicata con forza. Aprono la strada al Post-Internet di Ecco2k, anche lui fisico nella sua performance: si arrampica su un’impalcatura, rapper sconfinante nell’hyper-pop, fa sentire adolescenti nel futuro. È ancora urban, a modo suo, Nourished by Time: R&B, chitarra, elettronica. Torna A.G. Cook. L’anno scorso in chiusura, questa volta intorno alla mezzanotte. Canta anche al microfono, cosa rara. Porta il mondo della sua PC Music in un set tanto audio quanto visivo, acido. Con buona pace dei più critici, l’era di Brat non finisce più: direttore creativo di Charlie XCX, la fa risuonare più e più volte nella sua ora e mezza circa sul palco. Tutti ballano, così come fanno con i due nomi in chiusura. Floating Points e Four Tet non si addentrano in sperticati esperimenti, va bene così, nessuno ne piange. Anzi. 

Stone Island Stage. Dopo lo showcase per i 10 anni di Søvn Records, c’è Malibu, nelle vesti ambient del suo album Vanities, etichetta svedese Year0001 (ben rappresentata al festival, con i già citati Mechatok ed Ecco2k). Florence Sinclair sconfina tra i generi, grime e hip-hop rarefatti fino alla loro astrazione, John Maus riporta il corpo al centro della scena, sudato e avvolto nelle sue suggestioni anni Ottanta. Poi XIII & Sabla, spesso a C2C Festival, fondatori del collettivo Gang of Ducks, prima di Los Thuthanaka, i fratelli Chuquimamani-Condori (che Caterina Barbieri ha appena premiato con il Leone d’Argento alla sua Biennale Musica) e Joshua Chuquimia Crampton, racheros queer psichedelici. Ultimi due: Blawan, industriale e sperimentale all’inglese, e a sorpresa Kode9, con la sua Hyperdub.

Domenica 2 novembre, Le Roi e OGR – Nicolas Jaar

C’è ancora molto da assimilare quando arriva domenica. Nel pomeriggio C2C Festival debutta negli spazi di Le Roi, dove c’è lo showcase della piattaforma londinese Young (legata, tra gli altri, ai Two Shell, Jamie XX, FKA Twigs e Sampha) con Anysia Kym, Isaiah Hull, Tommy Barlow e Taylor Skye dei Jockstrap. La sera si ritorna alle OGR. Prima Sister Effect (ex Sister F al Leoncavallo a Milano), poi la litania malinconica di chitarre dell’irlandese Maria Sommerville e l’hip-hop letterario di Billy Woods, con la sua parlata densa, conosciuto per la critica sociale al postcolonialismo. Penultimo l’art-pop minimalista degli Smerz. Si chiude il girotondo, Nicolas Jaar. Gira tutto intorno alla stanza. La luce al buio, Per aspera ad astra. Torino si sveste dei cartelloni con la figura alata che dal 2022 è simbolo di una nuova era di C2C Festival, richiamo alla collettività, alla danza, all’aggregazione. Si spengono le luci, sulla punta di diamante dell’Art Week piemontese.

Giacomo Cadeddu

C2C 2025, Nicolas Jaar performing
C2C 2025, Nicolas Jaar performing
C2C 2025, Stone Island stage
C2C 2025, Stone Island stage
C2C 2025, Blood Orange performing_02
C2C 2025, Blood Orange performing
C2C 2025, Blood Orange performing
C2C 2025, Blood Orange performing
C2C 2025, Stone Island stage
C2C 2025, Stone Island stage