Convivio 2024

Convivio – chi c’è e chi c’era. Una festa di paese e un messaggio 

A Milano, Convivio 2024, una festa mondana che somiglia a una sagra di paese: i protagonisti che possiamo scegliere, chi c’è e chi c’era, il messaggio di prevenzione contro l’infezione HIV

Convivio – chi c’è e chi c’era; i tavoli, i protagonisti, la festa

Per chi che c’era, per chi c’è, il voler esserci è il meccanismo della partita. Come nei giochi da tavola: la guerra per Risiko o i soldi per Monopoli, la vanità a Convivio: più inviti ricevi, più il tuo ego cresce. Non tutti i giochi sono uguali, il Bridge è più complesso di Briscola, gli scacchi sono più complessi della dama. Convivio rimane un gioco facile. L’altra sera c’erano 70 tavoli, ogni tavolo invita 10 persone – quindi vince chi è invitato a più tavoli. Se vedi che butta male, usi la carta jolly e il tavolo lo compri. I tavoli costano relativamente poco, tra i 5 e i 10 mila euro – finanze che appunto vanno a sostengo della lotta contro HIV. Gli influencer, questi errori o eroi digitali, continuano a scattare, alternandosi nelle foto di gruppo.

Per questa edizione, come per le più recenti, Francesca Ragazzi si è adoperata alla raccolta fondi, sforzo che ne definisce la migliore abilità. Lina Sotis, in quei trafiletti che non urlavano vergogna come la urlano quelli di chi prova a imitarla, scriverebbe che ieri sera il più intellettuale era Marco Missiroli, la più affascinante Caterina Ravaglia, i più ammirati Rodolphe ed Elise Ratzel, francesi, trasferitisi a Milano. Quanti aggettivi sarebbero stati usati. Convivio rimane, per la Milano di oggi, una festa di cui sappiamo scegliere i protagonisti.

Convivio – la nostalgia di giugno; conviviale, una festa di paese, l’infezione e il preservativo


Tutto era sempre meglio prima, quei tempi non torneranno, niente è più bello come un tempo – è una cantilena che dà nausea. Sì, la nostalgia è una forma di energia, forse la migliore tra le nostre risorse – ma l’energia può accendere un motore che deve andare avanti. Convivio era più bello a giugno invece che a novembre, quando sembrava la festa di fine anno scolastico invece che la prima di Natale. Quando c’era quella voglia di uscire in città perché poi si andava al mare in spiaggia. Convivio era più bello all’inizio della mostra mercato, invece che alla fine, quando i tempi e gli spazi erano più dilatatati, quando le parole e i sorrisi non erano in rincorsa perché subito all’alto parlante c’è chi ti ripete di andare a sederti. Non c’era bisogno di discorsi sul palco, non c’era bisogno di maghi con telefoni invece che incantesimi, non c’era bisogno di cantanti in playback.

Convivio dovrebbe giocare con l’aggettivo da conviviale, ovvero ‘stare insieme’ – a tavola la domenica, sotto l’albero della piazzetta nel paese, durante una festa in strada. Seguendo questo riferimento, Convivio trova una dimensione popolare durante le sue edizioni – a differenza di eventi simili come la Sidaction di Parigi o l’Amfar – Convivio è una sagra dell’alto borgo. Chi ci va indossa l’abito buono – così come le comari quando lasciano la soglia. Usanza consueta è motivare una mondanità con un impegno civile. 

Convivio – l’ordine mai costituito, ovvero Franca Sozzani, oggi c’è solo simpatia

Manca un contesto di autorevolezza, quell’ordine mai costituito di cui spesso scrivo. La prima volta che andai a Convivio avevo 27 anni – diciotto anni fa. Ho visto solo la metà delle edizioni di Convivio a oggi, non le fondamenta. C’era un senso di eccitazione, di timore – la smania di voler far parte di una cerchia. Tra potere, editoria e creatività, a Milano esisteva il senso di rispetto per chi deteneva i ruoli decisionali – ovvero, Franca Sozzani. 

Oggi rimane che tutto è simpatia – in prima istanza suona come un’accezione positiva che si perde se per simpatia si intende un continuo e costante autoscatto sul telefonino. Facce strane o buffe per le stories, taggandosi uno con l’altro come baci sulle guance e microbi. Tra i tavoli, donne truccate si specchiano nel telefonino dove hanno montato una sorta di flash fisso che possa lavorare sulla loro pelle come un Photoshop istantaneo. Piume in testa neanche a Carnevale. Al posto dei ruoli culturali della città trovi dirigenti che vorrebbero avere più seguaci avvinghiandosi ai tronisti televisivi e alle soubrette.

I giornalisti si sono trasformati in groupie. C sono gli animali sociali, e qualche artista, forse un cantante, che così mescolati perdono la loro credibilità. Non bisogna preoccuparsi, è solo una sera. Solo un gioco mediatico, mondanità e vanità di fiera da paese, conta quel che conta. Quelli più seri e sinceri, intanto hanno risolto il tema: «meglio non esserci»

Convivio – il messaggio, l’infezione di HIV, il libro di Jonathan Bazzi e il virus tra gli omosessuali

Il motivo di tale convivialità è l’amplificazione di un messaggio: attenzione all’HIV. La malattia oggi può essere ben controllata, se colta per tempo – ma le infezioni sono costanti. I dati indicano che i giovani eterosessuali tendono a non usare il preservativo nel sesso occasionale – mentre gli omosessuali lo usano anche con il partner di una relazione duratura (logico ragionare: il sesso anale prevede più lubrificazione che il lattice può aiutare a predisporre, e oltre alle infezioni c’è la pudicizia per le feci). Rimane una questione di rispetto: usare il preservativo. Forse il messaggio di Convivio, proprio per l’appunto conviviale, per la dimensione di festa che si produce, dovrebbe sottolineare con più consistenza il focus sul profilattico: in fin dei conti, la situazione che invita il preservativo è così spesso lo scopo di tante chiacchiere.

Jonathan Bazzi ha raccontato nel suo primo romanzo Febbre il proprio caso biografico: l’infezione, l’accettazione della sieropositività e la forza del rapporto umano con il suo compagno. Nel suo caso, vivendo in fedeltà di coppia e forse consolidate le pratiche igieniche mattutine, i rapporti non erano protetti. La diagnosi arrivò dopo qualche mese di convivenza – il suo compagno non rimase infettato. 

Cinque anni fa, una lettera era recapitata per me alla redazione di Lampoon – avendo letto un mio romanzo, chi scriveva voleva raccontarmi la sua storia: quella di un padre di famiglia, giovane, con due figli, che si era innamorato di un uomo del quale avrebbe scoperto solo dopo un lungo periodo di rapporti, la sieropositività. Anche in questo caso, non fu infettato.

Per entrambi, la crisi esplodeva sul rischio di aver infettato altri ancora. Da notare come rimanga più facile riportare contingenza di HIV tra rapporti omosessuali. Si potrebbe procedere per pagine su questi racconti che attirerebbero l’attenzione di molti – il sesso interessa sempre a tutti – ma a un evento come Convivio, nonostante a tali temi esso sia dedicato, il racconto potrebbe anche rimanere scientifico.

Carlo Mazzoni