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Grande Maxxi: il progetto che cambia il volto del Museo romano di Zaha Hadid

Un progetto di rigenerazione che prevede anche la creazione di un parco urbano lineare e di un nuovo edificio con tetto-giardino – Margherita Guccione illustra i dettagli del progetto a firma dello studio LAN 

Il MAXXI di Roma si rinnova e si espande

Con il Grande MAXXI, Il Museo nazionale delle arti del XXI secolo è oggetto di un progetto di ampliamento, che prevede nuovi spazi e nuove funzioni all’insegna della sostenibilità, del verde e dell’accessibilità.

Il masterplan, realizzato con risorse del Ministero della Cultura, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e con fondi del PNRR, è costituito da quattro principali linee di intervento: MAXXI Hub, caratterizzato da un nuovo edificio multifunzionale e sostenibile coronato da uno spettacolare tetto-giardino; MAXXI Green, che consiste nella realizzazione di un nuovo parco urbano lineare di 7.200 mq per migliorare il microclima; MAXXI Sostenibile, con interventi per la riconversione energetica verso la carbon neutrality; MAXXi per Tutti, che prevede la rimozione delle barriere fisiche, sensoriali e cognitive, per rendere il Museo realmente accessibile a tutti.

Per realizzare questo progetto è stato lanciato un concorso internazionale nel 2022, che ha raccolto 103 proposte provenienti da gruppi di progettazione multidisciplinari. A vincere è stato il gruppo di progettisti guidato dallo studio italo-francese LAN, che ora sta progettando il nuovo edificio e gli spazi circostanti. Il cronogramma prevede l’inizio dei cantieri e l’apertura del nuovo parco pubblico nel 2025, mentre il completamento dell’intero intervento è fissato al 2027. Nell’arco di questo tempo, il Museo resterà comunque accessibile al pubblico, anche se con qualche limitazione all’uso di parte della piazza per permettere la piantumazione delle piante.

Il progetto del Grande MAXXI si inserisce inoltre all’interno di un quadrante della città, quello del Flaminio, che è soggetto a grande opere di riqualificazione e di ristrutturazione, come la rigenerazione delle ex Caserma Guido Reni, dove nascerà il Museo della Scienza, la realizzazione del parco urbano a via della XVII Olimpiade fino all’intervento della città dei 15 minuti nell’area del Palazzetto dello Sport.

Il Grande MAXXI come modello di rigenerazione urbana per Roma

In questo senso, il Grande MAXXI può rappresentare un modello di rigenerazione urbana per tutta la città di Roma, dove gli edifici abbandonati e da ammodernare non mancano.

«Uno degli elementi che abbiamo voluto valorizzare con il progetto è stato proprio il concetto di museo-spazio pubblico a servizio in primis del quartiere e della cittadinanza, che è nel DNA del MAXXI», dice Margherita Guccione, Direttrice scientifica del Grande MAXXI.

«Abbiamo da sempre un’idea di istituzione molto permeabile – continua – La piazza a disposizione della cittadinanza e di tutti i diversi pubblici del museo è un punto di partenza in realtà già acquisito da tempo per noi del MAXXI. Il Grande MAXXI è qualcosa di più».

L’iconico museo progettato da Zaha Hadid sembra quindi volersi fare portavoce di un cambiamento. «Abbiamo proposto al Ministero delle Infrastrutture un intervento di rigenerazione urbana che nasce con l’idea di parlare al quartiere e di risarcirlo dell’assenza di spazi verdi e di parchi utilizzabili con questo parco lineare che ridisegna il bordo superiore della piazza del MAXXI – spiega Guccione – introducendo una dimensione ambientale e paesistica che non era presente in termini così forti nel progetto originario di Zaha Hadid».

MAXXI Green: il nuovo polmone verde del Museo

La creazione di un nuovo parco pubblico attrezzato lungo l’asse di via Masaccio è il progetto al centro della seconda linea d’intervento, il MAXXI Green. Una vera e propria quinta verde, profonda circa 50 metri ed estesa su 7.200 mq di terreno, che collegherà tutti gli spazi all’aperto del Museo, sarà fruibile dal pubblico e costituirà una sorta di galleria a cielo aperto con interventi site specific di artisti e paesaggisti, laboratori di progettazione del paesaggio, orti urbani produttivi e sostenibili e giardini didattici. Il progetto, sviluppato dal paesaggista Bas Smets, si basa su una concezione innovativa del verde, che non abbia solo una funzione non solo estetica, ma soprattutto ambientale, e che miri a creare un’isola microclimatica che mitighi le ondate di calore e il riscaldamento climatico.

«Ci sarà una grande varietà di piante, di alberi e di fiori – afferma Guccione – Si tratta di una vegetazione per lo più mediterranea, che la più adatta al clima romano. In totale saranno 1200 piante appartenenti a 80 specie differenti, divise tra il parco e il tetto-giardino. Tra gli alberi selezionati troviamo il pioppo nero, il salice tortuoso, il carrubo, la magnolia da fiore e quella stellata, il corbezzolo, il cipresso, l’albero di Giuda, l’alloro e il frassino. Per quanto riguarda le specie arbustive sono state scelte, tra le altre, la lavanda, il lentischio, il biancospino, il mirto, la rosa bianca e la rosa canina. I nostri paesaggisti e botanici – aggiunge – hanno pensato anche a dei mix delle specie, quindi ci saranno coloriture differenti nelle diverse varie stagioni dell’anno».

C’è poi un’idea interessante, che era già presente nel progetto originale di Zaha Hadid: «Nel descrivere le gallerie interne del museo, sosteneva che il visitatore dovesse fruire dell’esperienza museale in una dimensione di quasi isolamento (i muri e le gallerie, infatti, sono quasi tutti ciechi), ma prevedeva anche che dai lucernai entrasse la luce naturale (peraltro molto utile per la corretta illuminazione delle opere), così che attraverso la sua modulazione il visitatore potesse rendersi conto della stagione, dell’ora del giorno e delle condizioni atmosferiche. Questa temporalità, che anche il progetto del verde propone, è il senso stesso del museo, che sfida il tempo e la storia, ma che ha bisogno, allo stesso tempo, di ancoraggi a qualcosa che è presente nella vita: ossia le stagioni, le ore del giorno, i colori delle piante che cambiano».

Grande MAXXI – Render LAN Architecture
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MAXXI Hub: il nuovo edificio sostenibile e multifunzionale dotato di tetto-giardino

Il nuovo edificio che sorgerà nel Grande MAXXI sarà disposto su tre livelli, avrà un tetto-giardino praticabile, accessibile dalla piazza, un parcheggio interrato, e ospiterà al suo interno una serie di funzioni complementari alle attività del Museo.

«Qui il colpo di genio è arrivato dai nostri progettisti, che hanno ideato uno spazio molto sobrio e pragmatico, ma allo stesso tempo dotato di un tetto-giardino, che è una vera e propria piazza sopraelevata, collegata autonomamente al resto degli spazi pubblici – dichiara la direttrice scientifica – Il MAXXI Hub risponde inoltre a tutte le nostre richieste (spazi per la formazione, laboratori di restauro, depositi) e rede visibili queste funzioni, che di solito vengono nascoste e che invece hanno una particolare attrattiva per i nostri pubblici. Rendendo visibili questi spazi, il visitatore potrà così gettare un occhio all’interno e osservare come si accumulano le opere e l’organizzazione interna, e farsi un’idea sulla collezione del Museo, diversa da quella che invece viene presentata nelle gallerie espositive tradizionali».

Un MAAXI più sostenibile che punta alla carbon neutrality 

L’ampliamento del Grande MAXXI prevede anche un percorso di efficientamento energetico e di riduzione delle emissioni di gas serra, finanziato dal ministero della Cultura, che ha come obiettivo la carbon neutrality, richiesta anche dall’Unione Europea entro il 2050, attraverso un piano pluriennale.

Per raggiungere questo risultato, sulle coperture saranno installati pannelli fotovoltaici di ultima generazione, verranno eliminate le caldaie a gas metano e sostituiti gli attuali corpi illuminanti con nuove apparecchiature a led. Inoltre, verranno introdotti comportamenti virtuosi, alcuni dei quali già in atto, come il riciclo e riuso degli allestimenti e il recupero delle acque piovane, generando così un sistema di economia circolare. Secondo i calcoli, l’autoproduzione di energia verde riuscirà a coprire un terzo del fabbisogno totale.

«La filosofia generale del Grande MAXXI guarda al quartiere, alla rigenerazione urbana e al tema della sostenibilità come qualcosa che il museo fa per sé stesso, ma che in realtà va a beneficio della collettività – spiega Guccione – Migliorare la qualità dell’aria, ridurre l’emissione di CO2, produrre energia pulita, mettersi d’accordo con i vicini per costituire delle comunità energetiche e avere dei comportamenti corretti dal punto di vista ambientale, come venire in bicicletta o fare la raccolta differenziata in modo corretto sono azioni per il nostro futuro e il nostro Museo vuole fare la sua parte». 

Oltre agli aspetti generali e comportamentali, sono previsti interventi sperimentali sull’integrazione del fotovoltaico con le architetture esistenti. Oltre 2.000 moduli di gusci fotovoltaici saranno installati sulle coperture a costoloni delle gallerie del museo mentre 400 m1 di film sottile fotovoltaico rivestiranno la copertura della Galleria 5. Saranno installate inoltre più di 25 mila tegole fotovoltaiche sulla palazzina degli uffici, mentre in quella del bar 480 m1 di pannelli fotovoltaici colorati si integreranno con il tetto esistente.

«È una sperimentazione interessante – aggiunge Guccione – sia dal punto di vista estetico che funzionale, per il museo ma anche per le future applicazioni nei centri storici italiani, perché non va a intaccare il patrimonio culturale italiano». Il MAXXI si candida così a diventare un prototipo nell’utilizzo del fotovoltaico sulle architetture monumentali. 

A giugno partirà il cantiere pilota, «Che ci servirà a capire qual è la soluzione migliore dal punto di vista estetico e la più efficiente dal punto di vista energetico. I risultati dello studio verranno resi noti a settembre».

L’istituzione di comunità energetiche per scambiare energia pulita

Questi interventi del Grande MAXXI si integrano col più grande progetto delle comunità energetiche, realtà statali e private che si uniscono per produrre e scambiare energia prodotta da fonti rinnovabili. In questo modo una parte della produzione di energia del Museo deriverà da questo sistema, permettendo al MAXXI di diventare al 65% autonomo dal puntodi vista energetico.

«Stiamo seguendo due strada – chiarisce Guccione – la prima è un percorso sperimentale, che prevede un accordo con alcune scuole del Comune di Roma. Poiché queste funzionano per un numero di ore ridotte rispetto all’intera giornata mentre noi abbiamo bisogno di energia giorno e notte per la conservazione delle opere, parte dell’energia prodotta dalle loro coperture non viene utilizzata e può quindi essere ceduta a noi. La seconda strada – continua – prevede invece una partnership con il Ministero della Difesa, proprietario delle caserme adiacenti al Museo, con cui scambiare energia pulita e che potrebbe rappresentare un buon esempio accordo tra enti privati e istituzioni pubbliche in di sostenibilità ambientale».

MAXXI per Tutti: l’impegno a rendere il Museo realmente accessibile

Il tema dell’accessibilità degli spazi è sempre più al centro del dibattito pubblico negli ultimi anni e il MAXXI non vuole tirarsi indietro nemmeno in questa sfida.

All’interno del Grande MAXXI è nato così il quarto filone d’intervento dedicato all’accessibilità in tutti i sensi: MAXXI per Tutti. Un progetto finanziato con i fondi del PNRR, che intende venire incontro alle necessità di tutti i tipi di pubblico.

Tra gli obiettivi, la rimozione delle barriere fisiche, sensoriali e cognitive, sul sito e online, la co-progettazione con i diversi pubblici e la formazione di operatori culturali sui temi dell’accessibilità. 

«Il Grande MAXXI ha una componente legata all’eliminazione delle barriere architettoniche e quindi ha l’obiettivo di annullare ogni ostacolo fisico di accesso allo spazio, ma ampio spazio è stato dato anche al tema della multisensorialità, concentrandosi non solo su chi ha una disabilità fisica e/o intellettiva, ma anche sul pubblico generico. Il museo deve porsi il problema della trasmissione dei suoi contenuti per rompere quella barriera di incomunicabilità che spesso i linguaggi contemporanei hanno nei confronti del pubblico».

MAXXI per Tutti ha avuto un approccio fin da subito partecipativo, coinvolgendo attivamente persone con tutti i tipi di disabilità per mappare i luoghi del MAXXI e co-progettare assieme a tutti i dipartimenti del Museo mostre, strumenti comunicazione, il sito web e gli strumenti editoriali. 

«Questa area di intervento è quella più immateriale di tutte. Permetterà di fare un salto qualità a noi del MAAXI e al pubblico, che troverà un ambiente più accessibile e stimolante, in cui potersi integrare. Interventi decisivi che concorreranno a rendere il nostro uno spazio veramente democratico».

Margherita Guccione

Architetto, già dirigente del Ministero della cultura, Margherita Guccione ha diretto il Museo di architettura (MAXXI Architettura dal 2010 a 2019 e nel 2021) e, a interim, il Dipartimento Ricerca, educazione e formazione presso la Fondazione MAXXI che gestisce il Museo delle arti del XXI secolo. Nel 2020 è stata Direttore Generale per la creatività contemporanea del MiC. Oggi è il Direttore scientifico del Grande MAXXI. Accanto all’attività istituzionale ha ricevuto incarichi di studio e di ricerca da soggetti pubblici (CNR, Università) e privati, curando la pubblicazione dei risultati. Ambito privilegiato della sua ricerca è l’architettura e la città contemporanea e il rapporto tra contemporaneità e conservazione.

Alessandro Mancini

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