lavoro in fonderia

Da Netflix e X Factor all’arte metafisica intrisa di riferimenti arcaici – Ludovico Tersigni è un artista randagio alla riscoperta della manualità: tra sculture e gioielli, ha trovato nuovo senso nell’artigianato

Ludovico Tersigni, da attore a scultore e artista gioielliere

L’esordio al cinema nel 2014 con Arance & Martello di Diego Bianchi, direttamente alla Mostra di Venezia. Le serie tv, Skam Italia e Summertime. Nel 2021 il passaggio a X Factor. Rubacuori su Netflix e conduttore del più grande talent show italiano. Ludovico Tersigni, nato a Roma nel 1995 e cresciuto a Nettuno, era riuscito a spuntare con maestrìa tutte le caselle utili per diventare il teen idol d’Italia. Poi ha deciso che non voleva esserlo: «Stavo cavalcando un’onda che era troppo grande. Sarei andato a sfracellarmi sugli scogli. È stato un sogno che si avverava, però mi prendeva troppe energie. Dovevo riconnettermi a me stesso»

Via dal set, dopo X Factor parte per l’India. Scopre lo yoga, si avvicina all’analisi di testi metafisici. Parla di un periodo «randagio». Già qualche tempo prima aveva iniziato a studiare scultura, per riconnettersi a una dimensione manuale da cui la carriera da attore lo aveva allontanato. Presto, l’agognata unione di spiritualità e manualità troverà la sua sintesi in una nuova forma, un’altra personale interpretazione del Luz, simbolo antichissimo di resurrezione e rinascita. Concetti che Ludovico Tersigni lega al percorso di riscoperta di sé fatto allontanandosi dalle scene.

Il Luz nell’arte di Ludovico Tersigni

«È nel 2023, durante il mio primo viaggio in India, che ho scoperto il Luz. Il significato principale, in etimologia aramaica, è ‘seme’, oppure ‘mandorlo’ e ‘mandorla’. Lo si ritrova nell’ebraismo e nella Bibbia, dove è una città sconosciuta a cui non si riesce a pervenire e in cui non esiste la vecchiaia e dunque nemmeno la morte. Nella Kabbalah ebraica è il seme di immortalità, una scintilla intrappolata nell’osso sacro. È incorruttibile e indistruttibile. Permette la reincarnazione del corpo umano dopo il disfacimento. Prima, durante il viaggio terreno dell’anima – finché non è pronta a tornare al Nirvana – il Luz è come se fosse una sorta di navicella spaziale che la protegge»

Proprio mentre era in India, a Ludovico Tersigni fu proposto di lavorare alla sua prima mostra come scultore, L’ordine nascosto, curata da Francesca de Paolis: «Avevo realizzato un busto equino in bronzo e una testa di satiro, insieme al mio maestro Alberto Emiliano Durante. Non ero però convinto su cosa portare. La mostra era all’aperto, al Parco di Veio a Roma. Lo spazio aperto è difficile da riempire. Pensai di dare una forma al Luz». In quell’occasione ne crea diversi, già tutti a forma di mandorla. Da allora la fascinazione per questo elemento complesso e quasi inafferrabile non si è mai fermata. Pochi mesi dopo vede la luce una collezione di otto Luz, in tiratura di otto pezzi ciascuno, creata tra il salotto di casa – trasformato così in «un casino completo» – e la fonderia dove si appoggia per le fusioni, in zona Bufalotta 

Dettagli del lavoro in fonderia
Dettagli del lavoro in fonderia
Argille – tra le materie prime utilizzate da Ludovico Tersigni
Argille – tra le materie prime utilizzate da Ludovico Tersigni
Lavoro Bucefalo
Lavoro Bucefalo

La ‘crisi manuale’ di Ludovico Tersigni: l’eredità paterna, il disegno, l’Accademia di Liuteria

Quella che al pubblico può sembrare solo una nuova fase della carriera di un artista-anima in pena, in realtà è qualcosa che è pasturato nel tempo dentro Ludovico Tersigni. Un seme, per restare nella semantica del Luz, che attendeva di sbocciare. Per capirlo bisogna guardare al suo albero genealogico. Prima della scultura, intrisa di riferimenti alla cultura dell’Antica Grecia, Tersigni aveva già sperimentato con il disegno. «È un capitolo – spiega – legato a mio padre (scomparso prematuramente, ndr). Era un medico, ma aveva molte passioni: io lo consideravo un chitarrista e un pittore. Da bambino giocavo con i colori mentre lui dipingeva, sporcavo un po’ di tele. Credo che lì stia l’origine di tutto quello che è venuto dopo. Fare arte ha a che fare con l’essere coraggiosi. Guardando una tela bianca viene da chiedersi: ‘Ma io con che coraggio la sporco?’. Se il coraggio si acquisisce da bambini, poi è più semplice. Resta nella memoria genetica». 

Ludovico Tersigni racconta di una rivelazione, arrivata quando era ancora studente del liceo classico (il Chris Cappell College di Anzio): «Un pomeriggio mi sono guardato le mani. Ho pensato che non sapevo come utilizzarle. Quello è stato l’inizio del processo che mi ha portato fin qui». Tappa intermedia di questa riscoperta manuale è stata l’Accademia di Liuteria Romana. Anche qui, l’interesse nasce dal ricordo familiare. «Mio nonno restaurava antiquariato. Quando abitavo a Roma sud, già lavoravo come attore, passavo sempre davanti a un negozio da cui usciva odore di gomma lacca. Mi ricordava il nonno. Da fuori vedevo dei violini, pensavo li vendessero. Un giorno sono entrato e il maestro mi ha corretto: ‘Qua i violini non si vendono, si costruiscono’. Sempre seguendo l’eredità paterna e di mio nonno, ho pensato fosse l’occasione per costruire una chitarra da zero. Ci ho messo due anni, volevo fosse perfetta al decimo di millimetro. È come se in quella chitarra ci fosse un capitolo della mia vita, un’avventura che non ho raccontato a nessuno. Tra l’altro l’accademia è piena di regole, sono anche stato cacciato».

Preparazione tela
Preparazione tela
lavoro in fonderia
lavoro in fonderia

La manifattura e l’artigianato italiano – «Per fortuna c’è chi studia moda e belle arti»

Parola che aleggia sul riaffiorare dell’eredità familiare di Ludovico Tersigni nella sua riscoperta artistica è ‘restauro’: «Non significa solo riparare qualcosa che si rompe, ma anche recuperare un pensiero o un mestiere». Da qui parte una riflessione più ampia. «Il settore più importante per l’Italia è sempre stata la manifattura, l’artigianato. Siamo storicamente i migliori a ‘fare’ le cose, a costruirle. La mia generazione invece ha perso questa caratteristica. Per fortuna c’è chi studia moda e le belle arti, perché stiamo rischiando di perdere un patrimonio secolare. Torniamo sempre al discorso della crisi manuale. Alla fine del nostro braccio c’è un impianto perfetto: con le sue mani Michelangelo ha fatto il Mosè conservato a San Pietro in Vincoli. Un capolavoro. Se ci è riuscito è perché è possibile. Vuol dire che ci possono essere ancora oggi scultori capaci di creare qualcosa di ancora più bello».

Busto realizzato da Ludovico Tersigni
Busto realizzato da Ludovico Tersigni
lavoro in fonderia
lavoro in fonderia, sculture di Ludovico Tersigni

La critica della società usa e getta

Con le sue mani Tersigni finora ha lavorato soprattutto l’argilla e il bronzo, la prima per creare l’anima delle sculture e la seconda per rivestirla. Pochi gli altri elementi: qualche patina, qualche rivestimento. Arte ‘come si faceva un tempo’. «Credo ci sia stata un’epoca in cui l’umanità ha prodotto articoli di qualsiasi tipo di alta qualità. Erano fatti per durare nel tempo. Oggi è tutto pensato per rompersi e ricomprarsi», dice. Critica questo approccio: «Abbiamo impostato una società in cui è giusto creare qualcosa che nel nome ha ‘usa-e-getta’. Già solo questo implica una malattia che sta a monte, di cui gli oggetti sono il sintomo. La malattia è il capitalismo, un sistema che non è creato per essere sostenibile. È come un tumore che si replica, come un gas che si espande finché trova spazio. Ma lo spazio qui è limitato, così come le nostre risorse»

Il ragionamento si può applicare a tutto: arte e sculture, mobili, oggetti d’uso quotidiano, vestiti. «Sarà meglio avere un cappotto buono che cinque cappotti di poliestere e altre schifezze che si spappolano? È il classico dissidio tra la quantità e la qualità. Noi abbiamo scelto la quantità. Poco costare poco valere, diceva mia nonna. Le cose sono fatte per rompersi, ci siamo fatti ingannare dall’idea che avere molte cose è bello. Io penso sia bello invece condividere attraverso poche cose una personalità profonda. Ci sono periodo in cui indosso sempre le stesse cose, diventano la mia divisa. E quando si rompono preferisco portarle dal sarto».

Satiro Terracotta
Satiro Terracotta

Ludovico Tersigni – il viaggio in India e «l’inquinamento della colonizzazione»

Viene da chiedersi come si concilia una posizione così chiara sul tema con la passione di Tersigni per l’India, uno dei motori della sua rinascita, ma anche uno dei Paesi più inquinati-inquinanti del mondo. «L’India è un atterraggio di fortuna. Quando si arriva per la prima volta sembra un cartone animato: le auto che si sfiorano, i motorini sui marciapiedi, la gente che urla. È come se fosse un grande agglomerato in cui non è il singolo ad avere il controllo, ma una sorta di organizzazione collettiva con il compito di portare avanti la specie. Nei secoli è penetrata l’idea che la vita del singolo è solo uno degli arti di un grande essere collettivo. L’importante è che viva il tutto. Finché dura va bene, poi finirà. Per questo hanno comportamenti poco attenti all’ambiente»

Non è solo un discorso di fatalità e visione della vita. La responsabilità è anche nostra. «Gli indiani – continua Tersigni – non hanno ricevuto un’educazione ambientale, soprattutto al sud, la parte più povera. Molte cose lì sono arrivate soltanto negli anni Sessanta, con gli occidentali. Finché non c’è stata questa invasione in India si campava anche senza plastiche. Nella colonizzazione abbiamo portato anche l’inquinamento. Poi ci lamentiamo che non abbiamo abbastanza auto elettriche, ma abbiamo generato un processo inarrestabile in uno Stato abitato da un miliardo e mezzo di persone. Abbiamo permesso che sfornassero plastica senza che ne fosse disciplinata la produzione fin dall’inizio».

Lavoro in Fonderia
Lavoro in Fonderia
Calco Satiro
Calco Satiro
Venere Prassitelica
Venere Prassitelica

Ludovico Tersigni tornerà a recitare? 

Impegnato a raccontare di sculture e gioielli, di India e restauro, Tersigni non menziona quasi mai la carriera da attore. Almeno fino a domanda diretta: tornerà mai a recitare? «In linea generale, negli ultimi tre anni avrei detto assolutamente di no. Ora sento di aver ricaricato la batteria. Potrei valutare nuove proposte, ma solo se sentirò entusiasmo». Intanto pensa a un altro Paese – il Giappone, di cui «mi affascinano la cultura samurai, le arti marziali, la loro influenza nelle linee di abbigliamento, il cinema» – e a un libro per bambini. Nel 2024 è uscito il suo primo romanzo, Ci vediamo oltre l’orizzonte (Rizzoli), dove un ragazzo in crisi con il mondo dell’alta finanza londinese inizia un percorso di riscoperta viaggiando. Adesso menziona «un racconto di fantasia per i più piccoli, immaginato con l’idea di un genitore che si siede sul letto del figlio e gli legge un capitolo alla volta».

Ludovico Tersigni

Ludovico Tersigni nasce a Roma, l’8 agosto 1995. Nel 2014 l’esordio al cinema con Arance & Martello di Diego Bianchi (Zoro, compagno della sorella della madre). In seguito recita nella serie tv Tutto può succedere e nel film Slam – Tutto per una ragazza. Il grande successo arriva con Skam Italia e Summertime. Nel 2021 conduce X Factor, poi si allontana dalle scene. Nel 2024 pubblica il suo primo romanzo, Ci vediamo oltre l’orizzonte.

Giacomo Cadeddu