CMO Paris

Marqueterie vegetale: trasformare fibre naturali in rivestimenti, con CMO Paris

Abaca, buntal, foglia di palma, giacinto d’acqua e canapa nepalese: CMO Paris promuove un minimalismo sostenibile, combinando tradizioni tessili antiche e innovazione nel design contemporaneo

Innovazione nella tradizione: la marqueterie vegetale

La creazione di rivestimenti murali attraverso la marqueterie vegetale prevede la raccolta di ogni singola foglia, fatta poi essiccare e sagomata a mano per essere inserita successivamente in disegni decorativi complessi. «Un artigiano con la sua famiglia raccoglie e lavora piccole foglie di mais che normalmente dovrebbero essere bruciate: un puro rifiuto» – inizia a raccontare Frederic Vaudoiset, capo del team ricerca e sviluppo di CMO Paris, brand specializzato in rivestimenti murali e tessuti.

Tradizionalmente legata al legno, la marqueterie prevede l’intarsio di sottili strati di materiale su una superficie: tuttavia, quella végétale utilizza materiali naturali come fibre vegetali o foglie per posizionarle su pannelli o rivestimenti murali. Questa tecnica permette di dare nuova vita a materiali vegetali spesso considerati scarti, con un forte accento sulla sostenibilità e le economie circolari.

L’importanza di salvaguardare queste pratiche non si limita soltanto all’aspetto economico – con la riduzione di reddito per le famiglie coinvolte e la sostituzione di prodotti di alta qualità con alternative a basso costo – ma la sua scomparsa comporta la perdita di patrimonio culturale a livello globale.

CMO Paris, Filippine, foto di Mattia Zoppellaro
CMO Paris, Filippine, foto di Mattia Zoppellaro
CMO Paris, Filippine, foto di Mattia Zoppellaro

La preservazione delle tecniche ancestrali dell’abaca e della rafia

L’abaca – o Canapa di Manila – è una fibra tessile di origine vegetale che deriva dall’Abaca, una pianta coltivata prevalentemente nelle Filippine, in Ecuador e in Costa Rica e lavorata manualmente da artigiani altamente qualificati. Un processo impossibile da replicare a macchina e in grado di conferire al prodotto finale una qualità scultorea; così come l’intreccio della rafia, pratica diffusa in Africa e Asia, consente di realizzare trame durevoli e flessibili a partire dalle foglie di palma.

Come spiega Vaudoiset, «lavoriamo con maestri artigiani e tribù che padroneggiano tecniche rare, da una generazione all’altra. Sempre più spesso assistiamo alla scomparsa delle tecniche di tessitura a mano, in un mondo in cui gran parte della società, le persone e i giovani sono alla ricerca della performance. Qui la natura ci offre la nostra materia prima e noi dobbiamo rispettarla. Anche la tessitura a mano è un processo lungo: abbiamo bisogno di tempo quando elaboriamo un prodotto, per questo è sempre più difficile coinvolgere le nuove generazioni nell’artigianato tradizionale».

La scelta delle fibre come atto etico e sostenibile

La scelta delle fibre non è una mera questione estetica, ma implica un’attenta valutazione degli impatti ambientali e un impegno etico verso pratiche sostenibili. «Il giacinto dacqua è invasivo, quindi utilizzarlo aiuta a mantenere un ecosistema stabile», racconta Vaudoiset. «Quando lavoriamo con nuovi artigiani, cerchiamo di sfruttare le competenze sviluppate attorno a fibre locali, come le foglie di palma o labaca, coltivate e intrecciate nelle zone di origine degli artigiani stessi»: le pratiche di tessitura lente e meditative rappresentano un dialogo tra l’artigiano e il materiale, in cui ogni fase di lavorazione si trasforma in un atto di dedizione.

Poiché gli artigiani devono selezionare le fibre più pure, filare i materiali, torcere e poi tessere i fili, non sorprende che spesso ci voglia un’intera giornata per realizzare un metro di tessuto. La fibra viene trattata come un elemento singolare, e il ritmo della lavorazione si adatta al ciclo stagionale e alle condizioni atmosferiche: «proprio come la nostra pelle cambia con le stagioni, anche le fibre naturali subiscono variazioni a seconda del periodo dell’anno. Per esempio, le foglie di palma raccolte in primavera hanno una consistenza e una tonalità diverse rispetto a quelle raccolte in autunno».

CMO Paris, Filippine, foto di Mattia Zoppellaro
CMO Paris, Filippine, foto di Mattia Zoppellaro
CMO Paris, Filippine, foto di Mattia Zoppellaro
CMO Paris, Filippine, foto di Mattia Zoppellaro

Dal laboratorio alla produzione: la cura per i dettagli

Questi materiali nobili consentono la produzione di avvolgibili, tendaggi e coprisedili, ma anche pareti divisorie modulari: «siamo orgogliosi di scoprire nuove competenze artigianali a ogni passo, è come trovare un tesoro. Ad esempio, stiamo realizzando pannelli in abaca su ordinazione, un prodotto davvero particolare e straordinario: labaca viene intrecciata a mano e tinta con colorazioni naturali. Successivamente, lartigiano taglia strisce di questo tessuto, che verranno poi cucite a mano, una accanto allaltra. Labaca acquista così una qualità scultorea, divenendo quasi unopera darte. Oggi stiamo adattando la nostra organizzazione per continuare a lavorare con queste tecniche, supportandole e promuovendole», spiega.

Quando inizia il processo di creazione di un nuovo rivestimento murale, ogni fase è un’esplorazione attenta della materia prima, della tecnica, e delle possibilità espressive dell’artigianato: il percorso comincia con la scelta della fibra, che viene selezionata per le sue caratteristiche intrinseche, dal tatto alla consistenza, dalla colorazione naturale al modo in cui risponde alla luce. Questa specificità della fibra guida ogni altra scelta e definisce il carattere dell’opera finale.

Instaure un dialogo tra tradizione tecnica e innovazione

Una volta identificata la fibra, si passa alla selezione dell’artigiano: trovare la persona giusta è essenziale poiché il risultato finale dipenderà tanto dalla padronanza della tecnica quanto dalla sensibilità artistica del suo maestro. Per CMO Paris, questo passaggio va oltre il semplice accostamento di competenze: è l’inizio di una collaborazione. Il team sviluppo, avendo concepito l’idea iniziale, lavora fianco a fianco con l’artigiano per definire le modalità di realizzazione e adattare, se necessario, il design originale, valorizzando al massimo le potenzialità della materia. «Coinvolgiamo gli artigiani nel nostro processo di progettazione in ogni momento, per garantire che le innovazioni siano complementari ai metodi tradizionali. Le loro intuizioni possono portare a design unici che onorano la loro abilità artigianale e l’autenticità delle fibre». A seguire vengono realizzati alcuni prototipi che consentono al team di valutare come la materia e la tecnica interagiscono e quali risultati è possibile ottenere.

Contro la standardizzazione imposta dalla produzione seriale

«La nostra collezione Gesso ne è un esempio. Per noi è molto innovativa perché è la prima volta che lanciamo un prodotto di questo tipo, ma si tratta di una conoscenza tradizionale per l’artigiano: innoviamo insieme il design per ottenere qualcosa di unico». Il prodotto che nasce da questo processo porta con sé tracce della sua genesi: nelle irregolarità delle trame e nei riflessi delle tinture naturali si leggono il tempo e l’attenzione dell’artigiano, lontano dalla standardizzazione imposta dalla produzione seriale. Poiché le piante che forniscono queste fibre sono da sempre parte del paesaggio e della vita delle persone che le lavorano, il loro utilizzo avviene in modo responsabile: senza deforestazione, con rapida capacità di rigenerazione e potature leggere.

Un lascito per sensibilizzare alla ricerca: il viaggio di CMO Paris nelle Filippine

Nel quadro di questa filosofia, il team di CMO si è recato nelle Filippine per esplorare e documentare la vita quotidiana dei craftsmen locali con cui collabora. «In questo documentario abbiamo deciso di mostrare l’intero processo di lavorazione della rafia. A partire dalla giungla e da come ogni foglia viene selezionata con cura, preservando l’ambiente, fino all’estrazione della fibra fino al processo di essiccazione, prima di essere tessuta a mano nei nostri atelier. Volevamo mostrare tutte le diverse fasi, i diversi processi, le diverse abilità di ogni artigiano», specifica Vaudoiset. «Ogni lavoro ha le sue specificità e noi abbiamo voluto evidenziarle tutte, durante tutto il processo fino a vedere la creazione finale: aiuta a capire il tempo necessario per produrre questi articoli, le abilità che dobbiamo trovare per creare un tessuto o un rivestimento murale».

Quando gli chiedo se qualcosa è cambiato nel modo di affrontare questo mestiere dopo l’esperienza nelle Filippine, Vaudoiset mi risponde che «questa è solo la continuazione di ciò che stiamo facendo e che stiamo esponendo a un pubblico più ampio. Questa è una storia di esseri umani; volevamo mostrarne una piccola parte. Naturalmente continueremo a sviluppare nuove creazioni con nuovi artigiani, avendo in mente la pura autenticità della fibra stessa. Naturalmente, continueremo a sviluppare nuove creazioni con nuovi artigiani, tenendo in mente la pura autenticità della fibra stessa. Questo è il nostro DNA».

L’artigianato come atto di resistenza

«Trovare artigiani qualificati in grado di eseguire le tecniche di tessitura a mano è sempre più difficile. Questo effetto può limitare le capacità produttive rispetto alle macchine. Per quanto riguarda la flessibilità del disegno, se da un lato la tessitura a mano consente di realizzare disegni unici, dall’altro può limitare la complessità dei modelli che possono essere prodotti rapidamente: la regolazione dei disegni durante la produzione può essere più impegnativa”. Preservare l’artigianato ancestrale come atto di resistenza oggi rappresenta anche una sfida culturale: educare i consumatori a comprendere il valore della lavorazione manuale, un aspetto che spesso passa inosservato in un mercato dominato dalla produzione meccanizzata».

Educare il mercato al valore dell’artigianato è fondamentale. Ogni pezzo che produciamo è il frutto dell’impegno e delle competenze di artigiani che mantengono viva la bellezza delle fibre naturali lavorate a mano.” Questo dialogo con i clienti diventa cruciale per promuovere una comprensione più profonda del processo artigianale e del significato che ogni creazione rappresenta: la scelta delle comunità con cui collaborare avviene attraverso un processo di selezione fondato sul rispetto dei valori umani, delle ideologie e delle tradizioni culturali, un modo di resistere alla cultura della standardizzazione e della globalizzazione.

CMO Paris, Filippine, foto di Mattia Zoppellaro
CMO Paris, Filippine, foto di Mattia Zoppellaro

CMO Paris

CMO Paris è un brand specializzato in rivestimenti murali e tessuti esclusivi, concepiti per arricchire progetti di design e architettura con l’autenticità delle fibre naturali. La collezione di CMO esplora una varietà di materiali sostenibili e artigianali, come la rafia, l’abaca, il buri e il rattan, ispirandosi alle tradizioni locali di tutto il mondo. Ogni creazione è realizzata con un attento equilibrio tra estetica e sostenibilità, riflettendo l’impegno del marchio nel promuovere l’artigianato tradizionale e la consapevolezza ambientale.

Fondata nel 1998 da Marianne Oudin, CMO Paris nasce dall’esperienza della fondatrice in Chanel e dal suo desiderio di creare un’azienda radicata nella sostenibilità. I materiali scelti – dall’abaca al giacinto d’acqua, dalla rafia al bambù – sono selezionati non solo per la loro qualità estetica, ma anche per il loro basso impatto ambientale. In un’epoca in cui anche le fibre naturali vengono spesso standardizzate per il mercato globale, CMO Paris sceglie di valorizzare le imperfezioni dei materiali grezzi, collaborando con artigiani e comunità locali per perpetuare tecniche tramandate di generazione in generazione.