Marta Sala, editrice di design: il Design non deve essere Decoro

Dalla ricerca negli archivi di Herzog & de Meuron al dialogo con i maestri artigiani del legno, Marta Sala Éditions restituisce valore alle giunture e agli incastri realizzati a mano

Marta Sala ha lavorato per 25 anni in Azucena, marchio fondato dalla madre Maria Teresa Tosi con Luigi Caccia Dominioni, Ignazio Gardella e Corrado Corradi Dell’Acqua. Nel 2015 ha fondato Marta Sala Éditions, azienda con cui ha prodotto oltre 70 pezzi di arredamento in collaborazione con architetti, designer e artigiani.

Milano tra eccellenza creativa e crisi urbanistica: luci e ombre della capitale del design

MS: Piazza San Babila è stata sfigurata dall’intervento di cementificazione seguito all’apertura della nuova metropolitana. Non metto in dubbio il vantaggio in termini di efficienza: la nuova linea permette di raggiungere l’aeroporto di Linate in pochi minuti. Ciò che manca è una visione architettonica coerente. La piazza era stata sistemata alla fine degli anni Novanta da mio zio Caccia Dominioni, che aveva curato la pavimentazione, le aree verdi, le vasche d’acqua e la nuova fontana verticale in pietra. 

Un’occasione mancata, così come la sistemazione di Corso Monforte, Piazza Cordusio e Corso Venezia. Per dei punti nevralgici del centro città gli interventi dovrebbero essere oculati e integrati con il verde. Le palazzine del Villaggio Olimpico non emanano nessun senso di ospitalità o di gioia.

Milano è una delle città più visitate del mondo e dopo Expo 2015 ha guadagnato visibilità fra gli investitori stranieri, servirebbe attenzione alla qualità estetica e urbanistica. Sembra invece che manchi una regia. 

Accanto agli interventi discutibili, esistono progetti pregevoli, affidati ad architetti rispettabili, come il nuovo quartiere di City Life, la sede della Fondazione Feltrinelli disegnata da Herzog & de Meuron e la recente nomina di Norman Foster per la costruzione del nuovo stadio. Milano continua ad attrarre capitali e dà segnali incoraggianti: la nuova IVA al 5% sull’arte rende il mercato competitivo e favorisce l’apertura di nuove gallerie. In questo scenario, spazi come la Triennale si affermano come un punto di riferimento internazionale. È un peccato vedere queste due realtà costrette a convivere.

Non è facile amministrare una città: da un lato c’è il desiderio di spazi pedonali, piste ciclabili e mobilità sostenibile; dall’altro, le difficoltà pratiche legate alla logistica. Le città restano luoghi pensati per lavorare, non per la villeggiatura. Trovare un equilibrio tra funzionalità e qualità della vita è un problema non solo milanese: il divieto di transito per le automobili nelle strade del centro, come è accaduto a Parigi in Rue de Rivoli, crea malcontento tra negozianti, albergatori e ristoratori.

Bagaglio culturale e lezione familiare: eredità, etica e visione imprenditoriale di Marta Sala

MS: Caccia Dominioni aveva sempre ragione. Questa sua verità era la verità degli oggetti che disegnava. Aveva humor e nei suoi pezzi traspare la sua ironia, una specie di distacco che anche io cerco di mantenere, senza prendermi troppo sul serio. Questa sua estetica, difficile da spiegare a parole, la ritrovo nel lavoro di Lazzarini & Pickering, e ancor di più nel lavoro di Herzog & de Meuron. Per questo sono grata per la fiducia che ripongono in me affidandomi i loro pezzi. Ogni designer sviluppa un rapporto possessivo con gli oggetti che disegna e spetta a me comprendere il significato e la funzione che racchiude. Devo comprendere il loro linguaggio e il loro pensiero per poter offrire il mio contributo.

Il mio destino sembrava deciso il giorno del mio battesimo: indossavo un vestito in pizzo di Cantù cucito dalla moglie del primo artigiano di mia madre Maria Teresa Tosi. Mio zio, Luigi Caccia Dominioni, era il mio padrino. Quando lavoravo in Azucena mi occupavo di ogni aspetto: la produzione era la mia passione, ma seguivo anche la promozione e la vendita, cercando di imparare il più possibile sia da mia madre sia da mio zio. Avvertivo una responsabilità nei confronti di quella eredità. Per portare a termine un progetto dall’inizio alla fine è necessario confrontarsi con ogni fase del processo, e sono grata a loro di aver conquistato la mia autonomia. Un anno proposi a Giorgio Armani, prima che fondasse Armani Casa, di realizzare una collezione di mobili haute couture con Azucena, ma mi rispose che non era interessato. Gli dissi che prima o poi tutti i brand di moda sarebbero entrati nel mondo del design, e infatti. Ho avuto ragione.

Mia madre era esigente, mi ha trasmesso l’attenzione per i dettagli, per la ricerca del nuovo e soprattutto l’etica che deve guidare il processo di vendita. È una questione di responsabilità: quando un cliente acquista un pezzo di design non si entra soltanto nella sua casa, ma anche nella sua quotidianità. Deve essere pensato e realizzato con cura. Come per la Bauhaus: il miglior rapporto qualità-prezzo.

Dall’artigianato brianzolo al controllo della filiera produttiva: l’anima manifatturiera del design di Marta Sala

MS: Nei miei progetti non sono sola: ho gli architetti, i designer e soprattutto gli artigiani della Brianza. In quest’area è nata la storia del design italiano: qui si è formato un nuovo modo di saper fare, insieme artigianale e industriale. L’ultima parola spetta a loro, perché un pezzo di design non esiste finché non è stato realizzato. Deve essere funzionale, utile e comodo. Quello degli artigiani è un mondo fatto di persone con le quali ho instaurato un rapporto di fiducia. Mantengo un legame diretto con la produzione. La sede di Marta Sala Éditions è a Milano, raggiungo gli artigiani due o tre volte a settimana per fare il controllo qualità. Lavorando su ordinazione evito gli sprechi di materiale e spazio. I pezzi possono essere realizzati su misura senza stravolgere l’identità del disegno. Con il su misura c’è un rischio maggiore di commettere degli errori rispetto alla produzione industriale in serie. La perfezione non esiste, ma si notano i risultati grazie alla mia esigenza. 

Ci sono nuove generazioni di artigiani: alcuni anni fa ho dovuto cambiare i tappezzieri e ho trovato un’azienda che ha realizzato lo stesso prodotto ma con soluzioni contemporanee. Ogni artigiano trova una tecnica personale. Dagli artigiani si può imparare, ma bisogna essere sicuri di quello che si vuole e della qualità da raggiungere. Per lavorare insieme è essenziale conoscere i processi produttivi. Per un periodo non volevano trattare i pezzi unici, ma solo le piccole serie. Oggi, invece, hanno capito che la nostra grande forza è il fatto su misura. 

Un pezzo di design deve avere un’idea dietro e il valore del pezzo è data da quell’idea. Si parte da un disegno consolidato a catalogo, che si può adattare, con l’approvazione del designer, a seconda del contesto. Per il Teatro della Cometa di Roma, che ha riaperto quest’anno grazie al contributo di Maria Grazia Chiuri, abbiamo fatto un lavoro di squadra tra la committenza, Marta Sala Éditions e gli architetti Lazzarini Pickering: i divani sono stati adattati nelle proporzioni alle nicchie preesistenti, quelle originali del progetto dell’architetto Tomaso Buzzi, mentre le poltroncine sono state alzate per integrarsi nello spazio del foyer. I miei interlocutori sono professionisti italiani attivi in Italia e all’estero, coi quali condivido l’interesse per la diffusione del nostro saper fare. 

L’identità del design italiano tra funzione, estetica e contenuto: il metodo di Marta Sala Éditions

MS: Quando vedo un pezzo di design riconosco che quello non è solo un oggetto decorativo. Il design nasce per portare qualità nella vita quotidiana. Nel design del mobile sono basilari l’ispirazione, l’identità e l’estetica. Il mio compito è trovare in ogni pezzo questi elementi che dialoghino con un pubblico globale. Prima ci confrontavamo con un pubblico locale, oggi invece ci misuriamo direttamente con il mondo intero. Il cliente vuole percepire l’identità dell’oggetto e sentirlo suo, per questo la personalizzazione gli consente di partecipare al lato creativo del pezzo. Gli oggetti di Marta Sala Éditions sono frutto di contaminazioni stilistiche: Claudio Lazzarini e Carl Pickering sono dei colti giocolieri, Herzog & de Meuron sono legati agli archetipi della forma, per questo richiedono tempo per essere capiti e apprezzati.

Il design non è composto solo da dati tecnici. È incoraggiante vedere anche i giovani innamorarsi dei miei lavori. Mio zio Caccia Dominioni diceva: «Vorrei disegnare i pezzi di affezione delle nuove generazioni». Questa frase è impressa nella mia ricerca. Dopo aver lasciato un ambiente così identitario come Azucena, mi sono dedicata alla riconoscibilità di Marta Sala Éditions. Con questo progetto ho voluto creare uno stile nuovo che mostrasse sia la presenza di un sapere passato, sia la volontà di innovare, lontano dal passatismo e dalla nostalgia. Credo nell’eccellenza contemporanea, nei nuovi grandi maestri e nella qualità dei nostri artigiani. Per costruire questa identità è stato fondamentale non confrontarmi con nessuno. Le uniche persone con cui ho condiviso la mia prima collezione sono stati i miei artigiani, per conoscere il loro parere e per capire se fossero disposti a seguirmi con Marta Sala Éditions. Senza di loro questa avventura non sarebbe stata possibile.

Il legno come materiale vivo e sostenibile: la magia della collezione La Magie du Bois

MS: Il nome della collezione di quest’anno, La Magie du Bois, è ispirato al lavoro sul legno di Herzog & de Meuron. Il confronto con altri progetti mi serve per imparare e aprire un dialogo nel quale apportare il mio sguardo. Nelle loro architetture si percepisce un approccio artigianale preciso, basato sulla qualità dei materiali. Il tavolo Velazquez è regolabile in altezza in base alla rotazione con cui il piano d’appoggio viene incastrato nella struttura di base. Il tavolo e le sedute della famiglia Armory sono costruiti ispirandosi alle giunzioni delle travi di legno. Le sedie sono impilabili grazie alla particolare conformazione della seduta e della gamba posteriore.

La scelta di sperimentare con il legno è nata anche per rispondere all’esigenza di chi preferisce il calore del legno alla freddezza del metallo. È una materiale vivo e mantiene un legame più diretto con la natura, dato che necessita di poche trasformazioni. La scelta di utilizzare il legno è una novità per Marta Sala Éditions: ho dovuto studiare i processi di essicazione, la piegatura a caldo, la deformazione dovuta ai cambi di temperatura, oltre a trovare degli artigiani specializzati. Quando parlo di artigiani, in realtà, intendo delle vere e proprie industrie: i materiali vengono trattati con delle macchine innovative a cinque assi, tagliati a laser, e infine rifiniti a mano. Sono pezzi che per essere realizzati richiedono giorni di preparazione.

Architettura e design tra passato e presente: dal modello Azucena al marchio Marta Sala Éditions

MS: Lo slancio architettonico degli anni Cinquanta rese necessario arredare i nuovi spazi moderni, ma all’epoca esistevano solo mobili tradizionali. Il gruppo di Azucena nacque per rispondere a questa esigenza: disegnare mobili adatti alle nuove architetture e, con la nascita della borghesia, al nuovo modo di vivere socialmente gli interni. Oggi sta tornando questo interesse per il progetto totale, dal cucchiaio alla città. La prima collezione di Marta Sala Éditions, disegnata dal duo Lazzarini Pickering, nasce dai loro pezzi d’archivio concepiti per ambienti specifici. Era uno spreco che rimanessero pezzi unici, meritavano di entrare in distribuzione. Per la mia ultima collezione anche Herzog & de Meuron hanno deciso di esplorare i loro archivi, ispirandosi a due interventi di ristrutturazione da loro seguiti: l’Hotel Les Trois Rois di Basilea e il Park Avenue Armory di New York.

Il principio del mio marchio è offrire la qualità del pezzo unico attraverso serie non limitate. Il mercato è diventato esigente, il pubblico è più colto. Gli eventi legati al Salone del Mobile di Milano, mostre come Homo Faber a Venezia e Deco Off a Parigi, hanno diffuso l’interesse per il design e per il saper fare a un pubblico più ampio. Forse in questo momento non è prioritaria la potenza del tratto, ma l’esecuzione. Il vero tema del design risiede nella durabilità degli oggetti: è il controllo delle materie prime, la qualità della realizzazione, la serietà del lavoro, di chi lo compie e in quali condizioni.  Il disegno di ogni pezzo e l’idea che lo genera gli donano una longevità che è una soluzione realistica allo spreco.

Il design come racconto e come collezione: la filosofia dietro The Secret Soul of Useful Things

MS: La scelta di utilizzare nomi evocativi per le mie collezioni serve per creare un discorso, una continuità fra i pezzi, e per stimolare i designer. Gli oggetti che nascono da un’esigenza reale sono più forti perché l’architetto si impegna a dare una soluzione a un problema specifico. Nel rapporto tra imprenditrice e designer, delineare un tema iniziale sul quale lavorare è un espediente utile per incentivare la creatività. I temi nascono da una necessità, mia, dei designer o dei clienti – la famiglia, la modularità, la multifunzione. 

La mia prima collezione proviene dall’archivio di Lazzarini Pickering. Il titolo, The Secret Soul of Useful Things, è stato coniato da Stefano Casciani in omaggio all’anima infusa in ogni pezzo dagli artigiani brianzoli che li realizzano. Ogni oggetto è composto dal lavoro di diverse maestranze specializzate, la cui manualità lo rende unico. Gli inserti in metallo del tappeto Ludovico richiamano gli stucchi dorati dell’ambasciata italiana a Parigi, dove è stato presentato per la prima volta. La seconda collezione, The Rule of Detail, è dedicata al tema del dettaglio, un termine che rispecchia il mio metodo di lavoro. Volevo uno specchio che non fosse troppo decorato, ma nemmeno anonimo: così è nato Renoir, semplice nelle linee, ma la cui conformazione a libro crea un angolo che consente di giocare con i riflessi. La quarta, Frames, è una collezione in cui ho voluto eliminare il superfluo per rivelare la qualità del tratto e della costruzione. La struttura portante della poltrona Lavinia è stata svuotata e sostituita con una doppia gabbia in ottone.

Con Lazzarini Pickering siamo in osmosi: lo scambio di idee è reciproco. Dalla sesta collezione ho scelto di diluire la nostra collaborazione sia perché si era creata un’eccessiva identificazione tra il duo, me stessa e il marchio, sia perché volevo sperimentare nuove strade. Con la collezione Clin d’oeil ho chiesto a un giovane designer, Federico Peri, di spezzare quel dialogo monocorde. Sono nati così nuovi pezzi, più dolci, in cui prevale la linea curva.

Dal mercato locale alla sfida globale: Marta Sala e il futuro del design Made in Italy

MS: Dopo la pandemia sono emersi designer e architetti che si autoproducono, forse perché i grandi marchi non investono nella ricerca e guardano con nostalgia al passato. Il sistema del mobile oggi risponde a criteri più di mercato e quindi si tende a rischiare meno. Tuttavia, alcuni marchi italiani, altrimenti destinati a scomparire, sono stati salvati da questi investimenti.

Negli ultimi anni è diminuita la piccola clientela che frequentava il mio showroom e acquistava singoli pezzi. Mi manca l’interfaccia con quella fascia media. Ora trattiamo soprattutto grandi commissioni. Con i miei clienti ho un rapporto diretto: essere una piccola realtà mi aiuta in un mercato competitivo. Sono nati fenomeni concorrenziali come il collectible design. La design art ha alimentato l’interesse per oggetti esclusivi che vengono acquistati più come investimento, una logica di mercato che scardina la funzione originaria del design. Anche il mercato del vintage si è sviluppato, diffondendo la convinzione non sempre vera che «vecchio è meglio». Se prima il mondo del design era dominato dalle grandi famiglie, la mia forza risiede nell’accentuare il fatto di essere da sola, in prima persona dietro al mio marchio.

Gabriele Della Maddalena

Marta Sala e Milano, capitale del design
Tutte le foto sono state scattate nello showroom Marta Sala Éditions in Corso Monforte, Milano