
Michael Bible ribalta la cultura della performance: «Il successo ci sta bruciando»
Tartarughe, incendi e vuoto americano – in Goodbye Hotel Michael Bible intreccia ecologia e spiritualità in, esplorando la desolazione post-capitalista. Un invito a guardare il mondo con la lente antica della natura che ci sopravvivrà
Intervista a Michael Bible: l’Italia, il mercato editoriale e i finanziamenti pubblici alle arti
«Negli Stati Uniti il mio pubblico è inesistente: non so come sia possibile che qui la gente apprezzi il mio lavoro. Mi sento fortunato a trovare lettori così attenti in Italia. Qui la gente legge e apprezza la letteratura, i libro non sono solo oggetti di consumo». In Italia Michael Bile ha due libri pubblicati da Adelphi, ed è già considerato un autore di culto. L’ultimo si intitola Goodbye Hotel.
A proposito dell’editoria americana e dei lettori americani: «La situazione è tristemente limitata. Ogni giorno sembra esserci una sorta di moratoria sulla narrativa in America. I finanziamenti per l’arte sono stati tagliati, ormai sono quasi inesistenti. Quel poco che avevamo dallo Stato è sparito, e non tornerà almeno per i prossimi quattro anni. Non sono ottimista, ma ho speranza che qualcosa possa cambiare».
Contro la cultura della performance, il fallimento è più interessante: con Michael Bible, Goodbye Hotel
Negli Stati Uniti – ma anche in Europa e in Italia – è sempre più forte la cultura della performance: progredire, innovare, superare se stessi ed essere sempre i “migliori”. In controtendenza, Michael Bible nelle sue storie indaga il fallimento, l’errore e la caducità dell’essere umano. «C’è un filosofo coreano, Byung-Chul Han, che parla della “società dei risultati”: siamo spinti a pensare che i risultati e il successo ci libereranno dalle nostre ansie o dai nostri dolori. In realtà questo tipo di società ci sta bruciando. Crediamo che l’unico modo per sopravvivere, non solo economicamente ma anche spiritualmente, sia avere successo, e che il successo non possa essere un singolo traguardo, ma debba essere un continuo accumulo di vittorie. Byung-Chul Han rifiuta quest’idea, e la rifiuto anch’io: per me i fallimenti e le difficoltà non sono necessariamente negativi, anzi ci insegnano a crescere».
«Dovremmo ridefinire il significato di “successo”. In America, la cosa peggiore è essere disoccupati: per me è l’obiettivo. Essere legati a un lavoro, a un’azienda, a una carriera o a una validazione esterna è rovinoso per l’anima. Il riposo e la contemplazione sono in realtà il più alto obiettivo spirituale. Dio non ha creato il mondo in sei giorni per poi riposare solo il settimo: ha creato il mondo in sei giorni per riposare e basta. Il riposo, in ultima analisi, è la morte. La nostra vita consiste nell’entrare nel riposo, nella contemplazione, nel rallentare anziché accelerare».
Michael Bible: tutto inizia dalla Bibbia
Alcuni dicono ci sia qualcosa di biblico negli scritti di Michael Bible – lo stile conciso e la tendenza al lirismo. L’inizio del nuovo libro, Goodbye Hotel, si apre con una genesi non solo della storia raccontata, ma dell’origine dei tempi. Si trovano riferimenti alla religione, alla fede, al trovare Dio.
«Sono cresciuto in un ambiente religioso. Tra le prime opere letterarie che ricordo di aver letto c’è la Sacra Bibbia, la versione di King James in particolare. Quindi ha fatto parte della mia vita, che lo volessi o meno. Non sono un credente, ma mi considero la cosa più vicina che possa esserci a un fedele. Nel Sud degli U.S. abbiamo una frase che dice ‘sometimes people are not believers, but they’re God haunted’ (a volte le persone non sono credenti, ma sono perseguitate dall’idea di Dio). Non sono una persona religiosa, ma sono spesso perseguitato dall’idea di Dio».
Micheal Bible e nuova ondata di fede: sempre più giovane e teenagers vanno in chiesa e cercano conforto nel Cristianesimo
Un recente studio condotto da YouGov in UK afferma che sempre più giovani frequentano la chiesa, acquistano la Bibbia e si rifugiano nella religione. Come riporta anche un recente articolo di Dazed nel 2019 solo il 22% dei giovani tra i 18 e i 24 anni nel Regno Unito affermava di credere in Dio, mentre all’inizio del 2025 il numero è più che raddoppiato, raggiungendo il 45%.
«La situazione è simile negli Stati Uniti. Abbiamo abbandonato i giovani e abbiamo dato loro pochissime opportunità di trovare un significato nella vita. La loro vita lavorativa è difficile, le loro relazioni e amicizie sono difficili. Nella nostra società non ci sono molti luoghi che creano un senso di comunità. Non ci sono nemmeno più molti spazi che consentono una visione del mondo contemplativa e silenziosa. La religione dà loro qualcosa a cui aggrapparsi. Viviamo in un’epoca in cui sembra che i giovani non abbiano più futuro».

Lo scrittore come un Dio creatore di mondi: con Michael Bible
Scrivere è l’attività che più ci avvicina all’essere un dio, perché si inventano storie e si creano mondi. Alle volte per gli scrittori c’è il rischio di essere colpiti anche da deliri di onnipotenza.
«La scrittura e l’immaginazione fanno parte della vita reale. La scrittura migliore è la miscela di immaginazione e realtà. C’è stato un periodo breve, due settimane, in cui ho pensato di voler diventare un pastore, un predicatore. Pensavo fosse il modo migliore per connettermi con le persone. Invece ho scoperto che anche la scrittura era un modo per entrare in contatto con gli altri. Ai miei studenti dico sempre che la scrittura non è un soufflé, non è un raffinato piatto francese. È il pane quotidiano che ci diamo l’un l’altro. A questo dovremmo puntare, non a un’opera d’arte di alto livello, ma a qualcosa che ci colleghi alle persone e che possa risollevare la loro giornata. Se si diventa bravi, forse si può risollevare il loro mese, il loro anno e così via. Aiutare le persone per il tempo in cui leggono il libro. Questo è il mio obiettivo».
Michael Bible e il vuoto americano
L’America descritta da Michael Bible è un luogo intriso di malinconia, spiritualità e disillusione. In L’ultima cosa bella sulla faccia della terra e Goodbye Hotel, Bible offre un ritratto intenso e poetico del profondo Sud degli Stati Uniti, esplorando le vite di comunità marginali segnate da traumi e desideri di redenzione. Il filo rosso tra i due libri è Harmony, una cittadina di provincia del North Carolina, lo Stato in cui Bible è cresciuto. Attraverso il suo sguardo riviviamo quei luoghi e la nostalgia di chi li ha abitati. L’America di Michael Bible è un luogo di contrasti, dove la bellezza convive con la desolazione, la speranza si intreccia con la disperazione e il lettore è invitato a confrontarsi con le fragilità dell’esistenza e la complessità dell’animo umano.
«C’è un vuoto nella vita americana. Credo che sia per questo motivo che molte persone cercano la religione. Esiste un vuoto di significato, di comprensione spirituale, di qualcosa che non sia materiale, che non sia economico, che non sia il lavoro, che non sia il numero di seguaci, che non sia una metrica. Oggi quantifichiamo tutto: i passi fatti in un giorno, le ore di sonno, i chilometri corsi, le parole scritte, il PIL. In America si cita il mercato azionario come se fosse il tempo. Come questo possa dare un senso alla vita è assurdo. Cosa succede quando le cose non funzionano? Non hai nulla che ti sostenga, perché ti è stato detto che se non hai quelle cose la tua vita non ha senso. È questo che crea il vuoto. La letteratura, l’arte, la musica sono ciò che lo riempie: ti mettono in contatto con altre persone, non solo contemporanee, ma addirittura con chi è vissuto 2.000 anni fa. Posso leggere Shakespeare e sentire il suo stesso dolore, la sua ansia o il suo trionfo. Se abbandoniamo tutto questo – la letteratura e l’arte –andiamo incontro a un disastro».
Goodbye Hotel di Michael Bible: la storia raccontata dal punto di vista di due tartarughe
Tra i personaggi principali e narratori in Goodbye Hotel troviamo il punto di vista inaspettato di due tartarughe: Lazarus, l’animale più longevo sulla faccia della terra e Little Lazarus, che da il nome alla versione inglese del libro.
«Sono molto affascinato dagli animali, ma le tartarughe erano il veicolo perfetto per esplorare il tempo, perché vivono molto a lungo. Volevo raccontare la storia di persone diverse e di come potessero cambiare nel tempo, ma anche di come fossero solo un pezzo di una storia più lunga. Così le tartarughe mi hanno dato un modo per incapsulare tutto questo».
Le tartarughe di Michael Bible: una metafora per ricordarci che la natura ci sopravviverà
Nei libri di Michael Bible il tempo non è mai lineare. Si va avanti e si torna indietro. Si vive la stessa vicenda da prospettive diverse. In Goodbye Hotel si rincorre la vita dei personaggi, mentre la tartaruga Lazarus avanza nella sua lunga esistenza, caparbiamente e inesorabilmente. Il lettore diventa un Achille che corre contro il tempo e il destino, incapace di raggiungerli e di afferrarli davvero. Le tartarughe non sono soltanto testimoni delle vite dei personaggi. Tra i capitoli finali di Goodbye Hotel assistiamo a un grande incendio – come nel primo libro L’ultima cosa bella sulla faccia della terra. Tutto brucia: restano solo le palme che svettano nel cielo e le tartarughe che, con il loro lento incedere, tornano alla vita. Diventano così simbolo della resilienza della natura, che trova la sua strada, si rigenera e sopravvive, nonostante tutto.
«Abbiamo spesso visioni apocalittiche del mondo quando assistiamo a disastri naturali. Non è il mondo a finire: siamo noi. La Terra starà sempre bene. Un ecosistema distrutto riesce a rigenerarsi. Nel Sud degli Stati Uniti si verificano molti eventi del genere, eppure le piante continuano a crescere nonostante tutto. La tartaruga, con la sua “casa” protettiva sulla schiena e la sua esistenza deliberata e lenta, fatta di contemplazione o di sogni, rappresenta la resilienza della natura. Essa è molto più grande e stabile di noi: noi siamo effimeri».
L’adolescenza è quando iniziamo a essere davvero noi stessi: Goodbye Hotel di Michael Bible
In Goodbye Hotel e in L’ultima cosa bella sulla faccia della terra i protagonisti sono adolescenti incasinati, confusi e inclini a commettere errori. «Essere teenager significa non essere ancora segnati dal mondo e aperti alle possibilità. Mi piace lavorare con i giovani, perché soprattutto verso la fine dell’adolescenza, all’inizio dei vent’anni, si è alla ricerca di sé stessi senza essere ancora scalfiti dalla società. A quell’età non ho avuto molte persone che mi dicessero: “Rallenta. Non preoccuparti. Non passare troppo tempo ad agitarti per queste cose”. Vorrei essere quella persona che a me è mancata per qualcuno e cerco di farlo attraverso questi libri».
Michael Bible, nel cassetto c’è già un altro libro
«Ho quasi finito il nuovo libro, sono alle ultime fasi di revisione, ma l’editoria è lenta. Per trovare nuove idee cerco nei rifiuti. Mi piacciono i tabloid, il gossip. Mi piace origliare conversazioni. Cerco di essere aperto e osservatore. Ieri sera c’è stata una tempesta: c’erano pozzanghere ovunque e un uomo fuori dal teatro si asciugava le scarpe con un asciugamani elettrico. Per me quella è vita. In questo periodo di promozione del libro sto parlando tanto, ma in genere resto spesso chiuso in casa in silenzio. Così tutto si accumula dentro fino al momento in cui deve uscire per forza. Se cerchi disperatamente l’ispirazione, rovini tutto, questo distrugge un libro. L’idea per il mio nuovo romanzo mi è venuta da un dipinto su Ivan il Terribile. È una figura intrigante, sebbene crudele, ma meglio non svelare troppo».
Goodbye Hotel di Michael Bible in Italia con Adelphi: l’asse Italia-America riparta dalla letteratura
In entrambi i suoi libri c’è un evento topico che cambia per sempre la vita dei personaggi, in cui nulla è più come prima.
«L’evento che a me ha cambiato la vita è stato venire in Italia ed essere pubblicato da Adelphi al 100%. Ci sono stati anche altri eventi fondamentali: ho avuto grandi mentori con cui ho avuto la fortuna di studiare e molti amici, colleghi e scrittori che hanno cambiato il mio modo di vedere la scrittura.
Vorrei concludere dicendo quanto apprezzo questo Paese. Ho conosciuto nuovi amici e scrittori che non vedo l’ora di leggere. Soprattutto spero che la connessione tra i nostri Paesi si rafforzi e che ciò avvenga attraverso la musica, la cultura, l’arte e la letteratura, perché la politica ci dividerà. La letteratura è il nostro filo segreto: se restiamo connessi, tutto è possibile».
