
Microplastiche e microfibre: l’inquinamento invisibile, lo studio di Marevivo
Dalle leggi sui cosmetici agli impianti filtranti: le azioni di Marevivo contro l’inquinamento da microplastiche, primarie e secondarie – Intervista a Rosalba Giugni
Intervista a Rosalba Giugni, fondatrice di Marevivo
Nel 1985, quando Rosalba Giugni fondò Marevivo insieme a Carmen Di Penta, parlare di plastica in mare era un tema pionieristico. All’epoca si pensava che i principali nemici dell’ecosistema marino fossero solo i rifiuti visibili: bottiglie, sacchetti, reti abbandonate. Nessuno immaginava che una delle minacce più gravi sarebbe arrivata in forma invisibile: le microplastiche e le microfibre, oggi presenti nei mari, sulle spiagge e persino nel corpo umano.
«Sono napoletana, figlia di armatori. Da bambina ho trovato una maschera sul dinghy di mio padre e ho iniziato a immergermi. A Capri ho visto le prime schiume e la plastica galleggiare. Ho capito che qualcosa stava cambiando. Ho parlato con Fulco Pratesi, allora presidente del WWF. Gli ho detto: “Il mare sta male. Perché nessuno se ne occupa?” Mi ha risposto: “Fallo tu.” È cominciata lì: un piccolo gruppo, un ufficio in prestito, un telefono e le prime azioni».
Come Marevivo ha aperto la strada alla lotta contro le microplastiche
A quasi quarant’anni dalla sua nascita, Marevivo ha contribuito in modo decisivo a far evolvere la legislazione ambientale in Italia ed Europa. È stata tra le prime organizzazioni a denunciare i rischi delle microplastiche, frammenti inferiori ai cinque millimetri che, attraverso cibo e acqua, finiscono nel nostro organismo. Queste particelle sono state rilevate negli oceani, negli animali marini, nel sangue umano, nei polmoni e persino nella placenta. Ma una delle minacce più subdole riguarda le microfibre sintetiche, provenienti dai lavaggi domestici di indumenti in poliestere, nylon e acrilico.
Microfibre: un inquinamento invisibile che entra nella catena alimentare
Le microfibre non sono biodegradabili e si accumulano lungo la catena alimentare. Pesci, molluschi e uccelli marini le ingeriscono confondendole con il plancton. Queste particelle fungono anche da vettori per sostanze tossiche come metalli pesanti e inquinanti organici persistenti. Secondo l’UNEP, ogni anno fino a 500.000 tonnellate di microplastiche derivanti da tessuti sintetici finiscono negli oceani, come se ogni minuto un camion carico di plastica fosse riversato in mare.
«Le microfibre sintetiche rilasciate dai lavaggi dei vestiti rappresentano una minaccia invisibile ma devastante. Abbiamo collaborato con accademie di moda, produttori di lavatrici e strutture ricettive. Servono filtri obbligatori che impediscano alle microfibre di finire negli scarichi. Una lavatrice da cinque chili può rilasciare fino a 17 milioni di microfibre. Stiamo sensibilizzando i consumatori: evitare fast fashion, preferire tessuti naturali, cambiare le abitudini di lavaggio. Servono anche leggi».
Le leggi promosse da Marevivo: dai cosmetici al bando dei cotton fioc
Nel 2019 Marevivo ha contribuito all’approvazione della legge che vieta l’uso di microplastiche nei cosmetici da risciacquo, una delle prime in Europa. L’Italia ha poi vietato anche i cotton fioc in plastica a partire dal 2020. Si è trattato di provvedimenti concreti che hanno aperto una riflessione più ampia sulla plastica invisibile, quella contenuta nei detergenti, nei tessuti e negli oggetti d’uso quotidiano.
«Ero a Washington per un convegno e ho incontrato John Calvelli, che ci ha chiesto supporto per una legge sul divieto delle microplastiche nei cosmetici. Abbiamo dato il nostro sostegno e la legge è passata nello Stato di New York. Poi l’abbiamo proposta anche in Italia: grazie all’onorevole Realacci è diventata legge in soli tre mesi. Lo stesso è accaduto per i cotton fioc non biodegradabili».
Legge Salvamare: pescatori e cittadini protagonisti del recupero dei rifiuti
La Legge Salvamare, entrata in vigore nel 2022 anche grazie all’impegno di Marevivo, prevede che i pescatori possano portare a terra la plastica recuperata in mare invece di ributtarla in acqua. Tuttavia, mancano ancora i decreti attuativi che rendano la norma pienamente operativa. «La legge è un passo avanti, ma senza decreti attuativi resta incompleta. Siamo pronti a sostenere nuovi iter legislativi, ma serve un lavoro parlamentare per tradurli in azioni concrete».
Quarant’anni di Marevivo: risultati concreti tra leggi e educazione ambientale
Oltre alle battaglie legislative, Marevivo investe in educazione ambientale, raggiungendo studenti e insegnanti. «Abbiamo ottenuto risultati: il divieto di pesca dei datteri di mare, la protezione della posidonia oceanica, il bando delle spadare e la Legge Salvamare. Il lavoro è quello educativo. La conoscenza è il primo passo verso la tutela dell’ambiente».
L’organizzazione sottolinea il ruolo dei giovani come motore del cambiamento. Comprendere che lavare un capo sintetico o scegliere fibre naturali può avere un impatto diretto sugli oceani è oggi una forma di responsabilità ambientale.
Le scelte quotidiane per ridurre microfibre e microplastiche
Le battaglie politiche devono essere accompagnate da comportamenti individuali consapevoli. Marevivo promuove scelte quotidiane che contribuiscono a ridurre l’inquinamento da microfibre: scegliere capi in fibre naturali come cotone, lino, lana e canapa, utilizzare sacchetti filtranti o installare filtri nelle lavatrici, preferire lavaggi a bassa temperatura e con cicli delicati. Queste abitudini, se adottate su larga scala, possono avere un impatto rilevante. Tuttavia, secondo Marevivo, le azioni individuali non bastano. Servono regole chiare e una normativa che imponga filtri obbligatori nelle nuove lavatrici, regoli la presenza di microfibre nei tessuti e garantisca la tracciabilità dei materiali.
Il percorso delle microplastiche e microfibre nell’ambiente marino
Le microplastiche si distinguono in due categorie principali: primarie, cioè prodotte intenzionalmente in dimensioni inferiori ai cinque millimetri (come quelle un tempo utilizzate nei cosmetici o nei detergenti industriali), e secondarie, originate dalla frammentazione di materiali plastici più grandi sotto l’azione combinata di luce, salinità e agenti meccanici. Le microfibre, invece, derivano quasi esclusivamente dai processi di lavaggio dei tessuti sintetici. Ogni ciclo di bucato libera milioni di fibre che attraversano i sistemi fognari e, in assenza di adeguati sistemi di filtraggio, raggiungono i corsi d’acqua e il mare.
Una volta disperse nell’ambiente, queste particelle possono rimanere in sospensione o sedimentare nei fondali, dove si legano a biofilm batterici e sostanze organiche, diventando parte del ciclo biologico marino. Le correnti e le catene alimentari contribuiscono a diffonderle in tutto il bacino del Mediterraneo, uno dei mari più contaminati del pianeta per densità di microplastiche. Studi condotti dall’ISPRA e da università europee stimano che un chilometro quadrato di superficie mediterranea possa contenere oltre un milione di frammenti plastici galleggianti.

Gli effetti delle microplastiche sulla salute umana e sulla catena alimentare
Le conseguenze delle microplastiche e microfibre non riguardano solo gli ecosistemi marini ma anche la salute umana. Negli ultimi anni diverse ricerche hanno rilevato la presenza di particelle plastiche nel sangue, nei polmoni e persino nella placenta, confermando la capacità di queste sostanze di attraversare le barriere biologiche. L’esposizione può avvenire attraverso il consumo di acqua potabile, pesce, molluschi e sale marino, ma anche tramite inalazione di polveri contenenti microfibre sintetiche.
Oltre alla componente fisica, preoccupano gli additivi chimici rilasciati dalle plastiche, come ftalati, bisfenolo A e coloranti industriali, noti per la loro potenziale azione endocrina e tossicologica. Sebbene la ricerca non abbia ancora stabilito soglie di sicurezza o livelli di esposizione accettabili, le evidenze sperimentali indicano che le microplastiche possono indurre stress ossidativo, infiammazione e alterazioni a livello cellulare. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha invitato a intensificare gli studi per valutare l’impatto a lungo termine di queste sostanze sull’organismo umano.
Verso una regolamentazione europea sulle microfibre
Sul piano normativo, l’Unione Europea sta avviando un percorso per regolamentare la dispersione di microplastiche e microfibre nell’ambiente, nell’ambito della Strategia per la Plastica nell’Economia Circolare e del Regolamento REACH. Dal 2025 la Francia renderà obbligatori i filtri per microfibre su tutte le lavatrici nuove, una misura che Bruxelles intende estendere gradualmente a livello europeo. Parallelamente, sono in fase di definizione standard tecnici ISO per misurare le emissioni di microfibre durante il lavaggio e garantire una maggiore trasparenza lungo la filiera tessile.
Le organizzazioni ambientaliste, tra cui Marevivo, hanno un ruolo attivo nel processo consultivo, spingendo per norme che rendano tracciabile l’origine delle fibre e introducano etichette ambientali chiare per i consumatori. L’obiettivo è creare un sistema che responsabilizzi produttori, distributori e utenti finali, riducendo alla fonte il rilascio di materiali plastici nei mari. Si tratta di un passaggio cruciale per trasformare le buone pratiche individuali in politiche strutturali e durature.
“Only One”: la campagna globale di Marevivo per oceani e biodiversità
La campagna internazionale “Only One. One Planet, One Ocean, One Health”, lanciata a bordo della nave scuola Amerigo Vespucci, collega la salute del pianeta, degli oceani e dell’uomo. «Con Only One vogliamo promuovere un Trattato internazionale per la catalogazione della biodiversità marina. Oggi conosciamo solo il dieci per cento della vita negli oceani. Senza conoscenza, nessuna azione sarà efficace».
La campagna affronta i principali temi ambientali: cambiamento climatico, inquinamento marino, perdita di biodiversità, pesca eccessiva e sfruttamento dei fondali marini profondi. L’obiettivo è unire scienza, educazione e azione normativa per invertire la rotta e garantire un futuro sostenibile al pianeta.
Mediterraneo sotto pressione: tra riscaldamento e specie aliene
«Il Mediterraneo è un piccolo oceano, ma è chiuso. Riceve tutto: plastica, traffico navale, turismo, rifiuti dai fiumi. L’acqua superficiale si rinnova ogni ottant’anni. È sotto pressione per i cambiamenti climatici: sono arrivate specie aliene, l’acidificazione è un problema. La temperatura è aumentata di cinque gradi, la salinità nel Mar Ionio è salita al 41%. È un equilibrio durato miliardi di anni, rotto in pochi decenni».
Le campagne in corso: stop agli eventi in spiaggia e alla plastica monouso
Marevivo porta avanti diverse campagne ambientali. “No ai grandi eventi sulle spiagge” ha raccolto oltre sessantaseimila firme contro l’utilizzo di spiagge e siti naturali per manifestazioni non compatibili con la tutela degli ecosistemi costieri. Con la campagna #BastaVaschette, l’associazione chiede di eliminare il packaging in plastica monouso per frutta e verdura, in linea con le direttive europee sull’economia circolare.
Nel campo educativo, Marevivo promuove “Il Mare a Scuola”, un progetto itinerante che coinvolge studenti, istituzioni e cittadini per inserire l’educazione ambientale e marina nei programmi scolastici. L’organizzazione è inoltre impegnata nella battaglia legale per la tutela del Parco Sommerso di Gaiola, minacciato da nuovi scarichi fognari in un’area protetta di alto valore naturalistico e archeologico.
Marevivo oggi: una rete di azioni e partecipazione attiva
«Ci chiedono spesso di cosa ci occupiamo. La risposta è: di tutto ciò che riguarda il mare. Siamo attivi a Capraia contro il cemento in spiaggia e sosteniamo la creazione di nuove aree marine protette. La nostra missione è scientifica, educativa e culturale. Il tempo per restare sotto 1,5°C è finito, ma nessuno ne parla. Anche la guerra inquina: le esplosioni nel Mar Nero hanno devastato gli ecosistemi».
Per partecipare alle iniziative o diventare volontario, basta collegarsi al sito ufficiale di Marevivo. «Più siamo, meglio stiamo, perché il problema è enorme. Solo unendo le forze possiamo farcela».









