
Nautor Swan: la sostenibilità della vela e la forza della community
A Saint-Tropez, il Nations Trophy 2025 chiude la stagione ClubSwan Racing e apre un dibattito sulla sostenibilità nella vela: Giovanni Pomati raccontala transizione verso l’ibrido e l’evoluzione di Nautor Swan dopo l’ingresso di Sanlorenzo
La vela come modello di sostenibilità? Da Saint Tropez interviene Giovanni Pomati, amministratore delegato di Nautor Swan
«Ieri, cinquanta barche hanno regatato col motore spento: la vela è di per sé sostenibile» – osserva Giovanni Pomati, amministratore delegato di Nautor Swan, da Saint-Tropez, dove si è appena concluso il Nations Trophy 2025. La manifestazione, organizzata dalla Société Nautique di Saint-Tropez con il supporto della città, è una delle regate del calendario ClubSwan: una settimana di competizioni tra barche monotipo e a rating, che riunisce equipaggi e armatori da oltre trenta Paesi. Per Nautor Swan è il momento che chiude la stagione sportiva e mette insieme, sullo stesso campo di regata, la parte più sportiva e quella più cruising della flotta.
«Sì, la vela è sostenibile per sua natura, ma non possiamo fingere che basti spegnere il motore. A bordo serve energia: per il timone, per la climatizzazione, per la vita quotidiana. È qui che entra in gioco la tecnologia».

Dalla propulsione ibrida all’autonomia energetica: l’evoluzione sostenibile della flotta Swan
Negli ultimi due anni Nautor Swan ha trasformato la propria ricerca sul fronte energetico. Il primo risultato tangibile è arrivato con lo Swan 88 ibrido, varato nel 2024 e premiato per l’efficienza nella gestione dell’energia. La novità, spiega Pomati, non è tanto nella batteria, quanto nella capacità del sistema di governare la produzione e il consumo: «Il cuore dell’innovazione è l’energy management, che combina l’uso di batterie di grande capacità con generatori intelligenti e sistemi di idrogenerazione. In navigazione, l’elica produce corrente e ricarica le batterie. Così riduciamo al minimo il tempo d’uso del motore».
Questo approccio sarà esteso a tutta la gamma: «A Düsseldorf presenteremo lo Swan 51 con la stessa filosofia e a giugno variamo la flagship Swan 128 #2, anch’essa con sistema dual. In questo modo copriremo tutte le dimensioni con soluzioni ibride».


La propulsione ibrida e l’autosufficienza energetica secondo Vanni Galgani
Lo sviluppo tecnologico non riguarda solo l’efficienza, ma la possibilità di rendere la vela completamente autosufficiente. Lo spiega Vanni Galgani, Head of Product Marketing di Nautor Swan: «Sul nostro 88 ibrido abbiamo registrato un dato immediato: a 8 nodi di velocità la barca è completamente autosufficiente, non consuma gasolio. L’energia prodotta dall’elica in idrogenerazione alimenta climatizzazione, cucina, frigo e tutte le manovre elettriche. È possibile attraversare l’oceano senza bruciare carburante».
La sostenibilità, però, non è solo questione di propulsione. Pomati aggiunge che il problema principale non è far muovere la barca, ma mantenerla confortevole: «Il grosso dei consumi a bordo è dovuto alla climatizzazione. Stiamo lavorando su isolamento e progettazione termica per ridurre i carichi energetici. È una sfida più nascosta, ma decisiva».
Materiali riciclati, refit e lunga durata: la sostenibilità come principio costruttivo per Nautor Swan
Nautor Swan ha introdotto progressivamente materiali con maggiore quota di riciclato – fibre di carbonio, resine, tessuti tecnici – ma Pomati non nasconde i limiti del settore: «La vetroresina è tecnicamente riciclabile e alcune aziende italiane sono molto avanti, ma smontare una barca è complesso. Manca ancora un progetto industriale efficace per il fine vita degli yacht».
La soluzione più realistica, sottolinea, è costruire barche destinate a durare. «La nostra filosofia è che uno Swan è forever. Come una casa: puoi cambiare arredi o tessuti, ma il bene rimane. La migliore forma di sostenibilità è costruire bene e poi fare refit: così preservi valore e riduci gli impatti ambientali».
Un concetto che Ferruccio Rossi, Consigliere Delegato e Direttore Generale di Sanlorenzo, condivide e amplia: «Se la barca è costruita bene, dura. Gli Swan degli anni Sessanta e Ottanta sono oggi ricercati per il refit e per viaggi intorno al mondo. È bello per gli appassionati, ma è anche positivo per l’ambiente, perché prolunga la vita utile del bene». La sostenibilità del tempo diventa così una categoria industriale: ogni barca che resta in mare per decenni è un investimento che non va sostituito.

Dalla partnership con Sanlorenzo al piano di crescita industriale di Nautor Swan
Il 2024 ha segnato una svolta nella storia di Nautor. Dopo venticinque anni di gestione sotto Leonardo Ferragamo, la maggioranza (60%) è passata a Sanlorenzo S.p.A., gruppo italiano leader nei superyacht a motore. Pomati sintetizza: «Dal 2 agosto 2024 Sanlorenzo è diventata azionista di controllo. Questo assetto è previsto fino al 2028, quando l’acquisizione sarà completata. Anche se formalmente la cessione è per fasi, Sanlorenzo di fatto opera già come se avesse il 100%. Con Ferragamo abbiamo gestito la ripartenza post-crisi, ora con Sanlorenzo abbiamo la possibilità di un salto industriale».
Il nuovo assetto non ha cambiato la governance operativa – Pomati resta amministratore delegato fino al 2028 – ma ha rafforzato le risorse e la visione. «Abbiamo raddoppiato il fatturato, da 50 a 100 milioni di euro. L’obiettivo, condiviso con Massimo Perotti, è arrivare a 200 milioni in un orizzonte 3–5–7 anni, diciamo entro il 2030. È un obiettivo ambizioso ma realistico».
Le nuove linee Bluewater e i progetti in lega leggera: quando la tradizione incontra l’innovazione
L’ingresso di Sanlorenzo ha accelerato lo sviluppo di nuove piattaforme progettuali.
«Con il gruppo stiamo lavorando su una linea Bluewater di 60, 80 e 100 piedi: vogliamo trasferire il comfort tipico della barca a motore alla vela, senza sacrificare marinità e piacere di navigare. Allo stesso tempo, stiamo sviluppando barche in alluminio oltre i 40 metri, per superare i limiti dimensionali del composito».
Le Bluewater verranno prodotte in Finlandia, mentre le barche in lega nasceranno in Italia, con scafo, ponte e sovrastruttura realizzati in Olanda – dove esiste la migliore competenza sulle lavorazioni in alluminio – e completati nell’area di Viareggio, all’interno della filiera superyacht. Pomati considera questa divisione geografica una risorsa: «Il DNA Swan resta finlandese, ma l’Italia è la patria del design e dell’allestimento. L’integrazione delle due culture è un valore aggiunto».

Mercato americano e ritorno culturale della vela negli Stati Uniti
Uno dei fronti più interessanti è quello americano. «Nautor ha una grande storia negli Stati Uniti – ricorda Pomati –. Nei primi trent’anni l’America era uno dei mercati principali. Poi il mercato si è spostato verso il motore, ma la cultura velica è rimasta. Basta entrare al New York Yacht Club per capirlo».
Negli ultimi anni, grazie al successo del Swan 48, il marchio è tornato a crescere oltreoceano. «Negli USA il 48 è stato il nostro primo mercato singolo, con oltre sessanta unità e una ventina di armatori completamente nuovi alla vela. Ora il 51 raccoglie quell’eredità e ci apre una nuova stagione».
L’interesse statunitense non è solo commerciale ma anche sportivo. Al Nations Trophy di Saint-Tropez erano presenti tre ClubSwan 28 americani, uno di proprietà e due in charter. Uno appartiene al Commodoro del New York Yacht Club, segno di un legame culturale che si rinnova.
Pomati rivela che è in corso una collaborazione con American Magic, il team americano di Coppa America: «C’è stata sintonia di valori tra il patron, Leonardo Ferragamo e Massimo Perotti. È una partnership che ci aiuta a rilanciare la vela negli Stati Uniti, non solo la nostra presenza commerciale».

La community Nautor Swan come risorsa competitiva nel mondo della vela internazionale
Nautor Swan non è solo un costruttore di barche, ma una rete internazionale di armatori, regatanti e appassionati. «Abbiamo sempre lavorato per creare una comunità di persone che condividono la passione per navigare su uno Swan – afferma Pomati –. È qualcosa che molti cantieri cercano di imitare, ma la nostra community ha radici profonde. Nei momenti difficili di mercato, la motivazione e la fedeltà degli armatori sono decisive».
Il circuito ClubSwan Racing rappresenta il volto sportivo di questa rete. Il Nations Trophy di Saint-Tropez ne è stato il culmine: oltre cinquanta imbarcazioni, flotte monotipo e rating insieme per la prima volta, e un clima di collaborazione più che di rivalità. Pomati stesso ha partecipato come armatore nella divisione Rating: «Volevo vivere la flotta dall’interno – racconta – perché conoscere gli armatori è parte del nostro lavoro quotidiano».
Alla fine, la vittoria per nazioni è andata alla Germania, grazie ai risultati combinati di Earlybird (ClubSwan 50) e Ambra (Rating). Ma, come spesso accade negli eventi Swan, la classifica è solo un pretesto per celebrare lo spirito di gruppo. Sulla banchina, i team si ritrovano alla ClubSwan Lounge, spazio d’incontro curato nei dettagli: musica, ospitalità, discussioni tecniche. Rolex ha rinnovato il suo ruolo di timekeeper ufficiale del circuito, mentre DENZA, marchio elettrico del gruppo BYD, ha fornito la flotta di courtesy car elettriche per armatori e ospiti.

Sessant’anni di storia e innovazione: dal cantiere finlandese alle nuove rotte internazionali
Fondata nel 1966 a Pietarsaari, sulla costa occidentale della Finlandia, da Pekka Koskenkylä, Nautor Swan ha costruito oltre 2.300 yacht. Il primo modello, lo Swan 36 disegnato da Sparkman & Stephens, inaugurò un’epoca in cui la vetroresina si affermava come materiale rivoluzionario.
Negli anni Settanta arrivarono le prime grandi vittorie sportive, tra cui quella storica dello Swan 65 Sayula II, vincitore della prima Whitbread Round the World Race nel 1974. Negli anni Ottanta iniziò la collaborazione con l’architetto argentino Germán Frers, che dura tuttora e ha definito l’identità stilistica del marchio.
Dal 1998, con l’ingresso di Leonardo Ferragamo, il cantiere è diventato anche un marchio di lifestyle nautico, rafforzando le divisioni di servizio, refit e charter. Oggi, con Sanlorenzo, entra in una fase più industriale ma sempre ancorata alla qualità artigianale nordica.
Il centro produttivo di riferimento è il Boatbuilding Technology Centre di Pietarsaari, dove si realizzano scafi in carbonio pre-impregnato e si rifiniscono a mano gli interni in legno. Da lì partono gli yacht che poi si ritrovano nelle acque di Porto Cervo, Palma, Hamble o Newport, seguendo una rete di assistenza e refit globale.


The Nations Trophy 2025: sintesi di sport, tecnologia e appartenenza
L’edizione di Saint-Tropez ha riunito le classi ClubSwan 28, 36, 42, 43, 45 e 50, oltre alla flotta Rating con i modelli 55, 58, 65, 78. Le condizioni leggere hanno reso le regate tecniche e spettacolari, e hanno confermato la centralità di questo appuntamento nel calendario internazionale della vela d’altura.
Per Pomati, è il modo migliore per chiudere la stagione: «Il Nations Trophy è l’evento che riassume la nostra filosofia. In acqua, barche identiche per garantire competizione leale; a terra, ospitalità e condivisione. È l’immagine più autentica della famiglia Swan».
Mentre i team smontano le vele e le gru sollevano le barche dai moli di Saint-Tropez, resta nell’aria la percezione di una continuità: la vela come linguaggio comune e come campo di innovazione. La sostenibilità, per Nautor Swan, non è una bandiera da issare, ma un modo di costruire, di navigare e – soprattutto – di durare nel tempo.

The Nations Trophy 2025, risultati principali
Nella ClubSwan 50 vittoria di Earlybird (Hendrik Brandis, Germania); nella ClubSwan 36 Cuordileone (Italia); nella ClubSwan 42 Nadir (Italia); nella ClubSwan 43 Vargen (Monaco); nella Swan 45 Ulika (Italia); nella ClubSwan 28 Freya (Jay Cross, USA).
Nella nuova Rating Class successo di Quatre Quarts 4 (Swan 58, Francia), seguita da Fujin (Swan 55, Svizzera) e Azzurro (Swan 78, Italia).
Il titolo The Nations Trophy 2025 è andato alla Germania, grazie ai risultati combinati di Earlybird e Ambra.
