Nicolò Rinaldi

Come il turismo di massa altera l’identità urbana. Viaggiare senza limiti, la pressione del turismo globale sulle città e sulla natura

Turismo globale tra desideri individuali e impatti urbani

Il termine overtourism, comparso per la prima volta su Twitter nell’agosto del 2012, descrive luoghi dove residenti e visitatori percepiscono un deterioramento della qualità della vita e dell’esperienza turistica. Il Collins Dictionary e l’UNWTO definiscono il fenomeno come il superamento della capacità fisica, economica, ecologica e sociale di una destinazione. Il turismo, da risorsa economica, diventa fattore critico, alterando l’equilibrio dei luoghi e modificando irreversibilmente la fruizione degli spazi pubblici. La crescita esponenziale dei viaggiatori ha amplificato il fenomeno, portando il numero di turisti internazionali a 1,46 miliardi nel 2019 e con una previsione di 2,4 miliardi entro il 2040. Il sovraffollamento delle destinazioni più iconiche ha generato tensioni sociali, con comunità locali sempre più insofferenti nei confronti di un turismo percepito come invasivo e predatorio.

Cause strutturali e cambiamenti socio-economici

Le compagnie aeree low-cost hanno reso il viaggio accessibile a fasce sempre più ampie di popolazione, mentre piattaforme digitali come Airbnb e Booking.com contribuiscono all’aumento della pressione su destinazioni già congestionate. I social media amplificano il fenomeno, trasformando luoghi poco noti in mete di massa attraverso un meccanismo di riproduzione visiva che stimola il desiderio di emulazione. Il turismo “mordi e fuggi”, favorito dall’accessibilità e dalla rapidità degli spostamenti, aumenta la frequenza dei viaggi e l’impatto ambientale correlato. La viralità dei contenuti digitali ha trasformato il viaggio in una sequenza di tappe obbligate, dove monumenti e paesaggi diventano semplici sfondi per contenuti ripetibili all’infinito, svuotando l’esperienza di profondità e significato.  

Venezia ha introdotto dal 2024 un sistema di prenotazioni e biglietto d’ingresso per i visitatori giornalieri, un tentativo di limitare il sovraffollamento senza compromettere il turismo. Hallstatt, villaggio UNESCO in Austria, accoglie fino a 10.000 visitatori al giorno, mettendo a rischio la sua identità storica. Dubrovnik limita gli arrivi delle navi da crociera, mentre Amsterdam impone una delle tasse turistiche più alte d’Europa e regolamenti severi per disciplinare i flussi. A Machu Picchu, le autorità peruviane contingentano gli ingressi per preservare il sito archeologico. In altre località, il turismo incontrollato ha portato alla chiusura temporanea di siti naturali e alla restrizione degli accessi per tutelare la biodiversità locale.

Autenticità perduta e impatti ambientali: l’overtourism favorisce la speculazione immobiliare accelera la trasformazione urbana

Il turista contemporaneo oscilla tra il desiderio di autenticità e la partecipazione a un turismo di massa che erode progressivamente l’identità dei luoghi visitati. Le infrastrutture turistiche avanzate, se da un lato garantiscono comfort e accessibilità, dall’altro standardizzano l’esperienza della scoperta, riducendo il viaggio a una sequenza preconfezionata di tappe. Le conseguenze ambientali comprendono la perdita di biodiversità, la distruzione di ecosistemi fragili, l’aumento dell’inquinamento da plastica e delle emissioni di CO2. Località un tempo remote subiscono una pressione antropica senza precedenti, alterando equilibri millenari tra natura e cultura.

L’overtourism trasforma anche la fisionomia delle città. I centri storici e i quartieri popolari sono progressivamente turistificati, aumentando il costo della vita e spingendo i residenti fuori dalle aree centrali. Affitti turistici a breve termine e la proliferazione di negozi per turisti omologano i luoghi, riducendo le occasioni di interazione tra abitanti e visitatori. La crescente speculazione immobiliare accelera la trasformazione urbana, portando alla chiusura di botteghe storiche e all’affermazione di un commercio standardizzato volto esclusivamente al consumo turistico.

Tokyo e Kyoto: modelli urbani al limite

Nel corso del 2024, il Giappone ha registrato un afflusso turistico senza precedenti: circa trentasette milioni di visitatori internazionali, secondo il Japan National Tourism Organization (JNTO). Tokyo, terza destinazione turistica mondiale secondo il Top 100 City Destinations Index 2024 di Euromonitor, ha accolto milioni di turisti attratti dalla sintesi tra modernità e tradizione. Tuttavia, l’aumento esponenziale degli arrivi ha accentuato il problema dell’overtourism, generando tensioni con la popolazione locale e pressioni sulle infrastrutture cittadine. 

Kyoto rappresenta uno degli esempi più critici. La città storica, famosa per templi e quartieri come Gion, ha raggiunto livelli record di affollamento. Durante le stagioni di fioritura dei ciliegi e dei colori autunnali, la concentrazione di visitatori blocca trasporti e strade cittadine. Toshinori Tsuchihashi, direttore generale del turismo di Kyoto, ha confermato che le principali lamentele riguardano la congestione dei mezzi pubblici e i comportamenti irrispettosi dei visitatori, quali fumare o gettare rifiuti in strada. In risposta alla crisi, Kyoto introdurrà dal 2026 una tassa turistica di diecimila yen (circa sessanta euro) a persona per notte, un aumento significativo rispetto all’attuale limite di mille yen. Il sindaco Koji Matsui ha spiegato che le entrate serviranno a finanziare interventi per la sicurezza e il mantenimento delle infrastrutture cittadine, riducendo l’impatto negativo del turismo.

Gli onsen giapponesi: natura a rischio sotto pressione turistica

L’overtourism sta colpendo anche risorse naturali, come nel caso degli onsen giapponesi, particolarmente nelle località di Ureshino e Niseko. La crescente richiesta di bagni privati da parte di turisti internazionali ha provocato un abbassamento dei livelli idrici. Ad Ureshino, ad esempio, la profondità media della sorgente è scesa del venti percento rispetto a quattro anni fa, costringendo le autorità locali a richiedere limitazioni nell’uso notturno delle acque termali. Il governo giapponese mira a raggiungere sessanta milioni di visitatori annuali entro il decennio, obiettivo che preoccupa diverse autorità locali. Ashley Harvey, analista del turismo giapponese, sottolinea la necessità di distribuire il turismo in regioni rurali, meno congestionate e con maggiore disponibilità di risorse. La promozione turistica di aree come Tottori e Shimane rappresenta un passo verso la diversificazione territoriale del turismo.

Giappone 2030: tra crescita economica e sostenibilità turistica

A livello nazionale, il Ministero delle Infrastrutture, dei Trasporti e del Turismo giapponese ha introdotto il piano Comprehensive Measures for the Prevention and Mitigation of Overtourism. La strategia si basa sul decentramento turistico, spostando l’attenzione dai principali centri verso destinazioni regionali meno affollate. Tra le proposte vi è la promozione della mobilità ferroviaria rispetto a quella su gomma, pur consapevoli dei limiti delle infrastrutture ferroviarie in città come Kyoto. L’introduzione del servizio ‘Hands-Free Tourism’, con consegna bagagli e deposito, e la promozione dei pagamenti elettronici in più di venti regioni dimostrano la volontà di innovare e migliorare l’esperienza turistica, alleggerendo contemporaneamente l’impatto logistico nelle località turistiche principali. Per contrastare gli effetti dell’overtourism, ulteriori destinazioni stanno adottando strategie di gestione ecocompatibile. Tra queste, la certificazione GSTC (Global Sustainable Tourism Council) offre un’opportunità concreta per ripensare il turismo in chiave responsabile. Il processo di certificazione incoraggia una riflessione su governance, impatti ambientali e sociali, coinvolgendo attivamente comunità locali e operatori del settore.

Nicolò Rinaldi e la mostra Tourism Tsunami – Il turismo come performance

Dal 15 marzo al 27 aprile 2025, presso l’Associazione SEMBRA di Cesena, la mostra Tourist Tsunami – Il turismo come performance di Nicolò Rinaldi esplora il fenomeno del turismo di massa, mettendo in evidenza le dinamiche ripetitive e performative che caratterizzano il comportamento dei visitatori. L’esposizione analizza come l’esperienza del viaggio si trasformi in una coreografia standardizzata, in cui il turista assume inconsapevolmente il ruolo di attore in una narrazione collettiva costruita su immagini e gesti ripetuti. Attraverso un percorso fatto di fotografie, installazioni immersive e contributi sonori, la mostra mette in scena la condizione del visitatore contemporaneo, immerso in un flusso continuo di movimenti prevedibili e interazioni superficiali. 

L’allestimento stesso riproduce le dinamiche di affollamento: percorsi obbligati, spazi ristretti e barriere architettoniche evocano la claustrofobia delle attrazioni più visitate. Un photospot con la scritta BEST PLACE FOR A SELFIE invita il pubblico a riflettere sul significato stesso dell’esperienza turistica, trasformata in una performance standardizzata. Alla fine del percorso, un gift shop ricrea la logica del consumo turistico, offrendo cartoline e oggetti simbolici che perpetuano il meccanismo della memoria artificiale. Una cassetta postale consente ai visitatori di spedire ricordi dalla mostra, rafforzando l’idea che il turismo contemporaneo sia sempre più orientato verso la simulazione di un’esperienza, piuttosto che sulla scoperta di un luogo.

Nicolò Rinaldi, Tourism Tsunami – Il turismo come performance
Nicolò Rinaldi, Tourism Tsunami – Il turismo come performance
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Nicolò Rinaldi, Tourism Tsunami – Il turismo come performance
Nicolò Rinaldi, Tourism Tsunami – Il turismo come performance
Nicolò Rinaldi, Tourism Tsunami – Il turismo come performance

Soluzioni e certificazioni per un turismo responsabile 

Per contrastare gli effetti dell’overtourism, alcune destinazioni stanno adottando strategie di gestione sostenibile. Tra queste, la certificazione GSTC (Global Sustainable Tourism Council) offre un’opportunità concreta per ripensare il turismo in chiave responsabile. Il processo di certificazione incoraggia una riflessione su governance, impatti ambientali e sociali, coinvolgendo attivamente comunità locali e operatori del settore. Alcuni esempi virtuosi dimostrano come regolamentazioni mirate possano migliorare la gestione del turismo. L’adozione di sistemi di prenotazione e contingentamento degli accessi aiuta a preservare siti fragili. La promozione di destinazioni alternative contribuisce a redistribuire i flussi turistici, riducendo la pressione sulle città d’arte e sulle mete naturali più frequentate. L’obiettivo è superare il paradigma del turismo di massa per un modello più equo e consapevole. 

Turismo tra realtà e simulazione 

L’overtourism non è solo una questione di numeri. Rappresenta un fenomeno culturale che ridefinisce la relazione tra luoghi e persone. L’idea di autenticità si scontra con la necessità di rendere il territorio fruibile su larga scala. Alcune destinazioni adottano strategie di de-marketing e regolamentazioni per contenere l’impatto, ma la questione rimane aperta: trovare un equilibrio tra accessibilità e tutela, tra esperienza e consumo. La sfida del turismo contemporaneo è preservare l’identità senza sacrificare il diritto alla scoperta.

TOURIST TSUNAMI – Il turismo come performance

15.03-27.04.2025

Associazione Sembra
Via Roncofreddo 49, Cesena

Alessia Caliendo

Nicolò Rinaldi, Tourism Tsunami – Il turismo come performance
Nicolò Rinaldi, Tourism Tsunami – Il turismo come performance
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