Edoardo Piermattei & FENDI Artisans At Work Images

Rock the Craft: artigianato vivo dentro Palazzo Fendi Milano

Edoardo Piermattei lavora il cemento pigmentato a sac à poche e gli artigiani traducono il gesto in pelle e pelliccia, trasformando residui di collezioni passate in borse Peekaboo Made-to-Order

Rock the Craft: come l’artigianato diventa parte di una ricerca artistica contemporanea

La relazione tra manualità artigiana e sperimentazione artistica è stata posta al centro di Rock the Craft, progetto presentato da FENDI a Milano. L’iniziativa non si limita a esporre oggetti finiti, ma mette in scena il processo creativo e produttivo. L’artista Edoardo Piermattei ha realizzato un lavoro site-specific in dialogo con gli artigiani della maison, coinvolgendo l’atelier del marchio situato al terzo piano di Palazzo Fendi Milano.

Piermattei ha utilizzato la tecnica del sac à poche per plasmare cemento pigmentato in forme leggere e stratificate, ribaltando la natura rigida e monumentale del materiale. L’opera è stata tradotta dagli artigiani in una tavoletta di pelle e pelliccia attraverso l’intarsio, tecnica che appartiene alla tradizione della pellicceria FENDI. L’interazione tra artista e artigiani non si è limitata a un gesto simbolico: dal lavoro è derivata anche una versione personalizzata della borsa Peekaboo, esposta come parte della serie Peekaboo Artists.

La maison ha annunciato inoltre la produzione di borse Made-To-Order in edizione limitata, realizzate con materiali di scarto provenienti da collezioni precedenti. In questo modo l’opera artistica si traduce in un oggetto destinato al consumo, utilizzando come materia prima elementi residuali. L’artigianato non è quindi presentato solo come memoria di tecniche, ma come dispositivo attivo in grado di rielaborare linguaggi esterni e di assorbire materiali non più impiegati nelle collezioni.

Edoardo Piermattei & FENDI Artisans At Work Images
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Edoardo Piermattei e il cemento come superficie critica e fragile

Piermattei, nato ad Ancona nel 1992 e attivo a Torino, ha sviluppato una ricerca che si muove tra pittura, scultura e architettura, con riferimenti che spaziano dalla tradizione degli affreschi medievali alle decorazioni barocche e alla pasticceria. Il cemento pigmentato, materiale centrale nella sua pratica, viene trattato con manualità e ironia, privato della retorica virile e autoritaria che lo ha caratterizzato nel Novecento, soprattutto nell’architettura brutalista e nella ricostruzione postbellica.

Attraverso la tecnica del sac à poche – legata originariamente alla pasticceria – il materiale diventa leggero, effimero, quasi commestibile. L’uso di gesti decorativi introduce un riferimento alla spettacolarità barocca, quando lo zucchero e le superfici effimere venivano impiegate per rappresentare potere e autorità. In Rock the Craft questa logica viene innestata nella tradizione della pellicceria, aprendo un terreno di contaminazione tra linguaggi.

Piermattei lavora anche con interventi site-specific in cui riempie lacune e vuoti lasciati dal deterioramento delle superfici, dando nuova presenza alle immagini scomparse. L’inserimento della sua ricerca in un atelier di moda non annulla queste caratteristiche, ma le trasla in un nuovo contesto, dove l’artigianato diventa parte di un processo critico tanto quanto l’opera d’arte.

L’artigiano come figura esposta: il ruolo del laboratorio FENDI nel nuovo palazzo milanese

Il terzo piano del nuovo Palazzo Fendi Milano è il luogo in cui l’artigianato non rimane invisibile, ma viene messo in mostra. Gli artigiani lavorano cuoio e pelliccia in vista dei visitatori, trasformando l’atelier in un dispositivo espositivo. Rock the Craft si colloca quindi come progetto inaugurale di un più ampio ripensamento, in cui il laboratorio assume la stessa rilevanza di uno spazio museale.

Il gesto di rendere pubblico il processo produttivo risponde a una necessità: mostrare l’artigianato come valore aggiunto e come linguaggio in grado di entrare in relazione con l’arte contemporanea. In questo modo il marchio cerca di rafforzare la propria narrativa, legando manualità, materiali e sperimentazione artistica.

Palazzo Fendi Milano: il razionalismo di Emilio Lancia come cornice del nuovo hub di moda e arte

Parallelamente al progetto Rock the Craft, FENDI ha inaugurato il 24 settembre 2025 il nuovo Palazzo Fendi Milano, situato all’incrocio tra via Montenapoleone e corso Matteotti. L’edificio, costruito tra il 1933 e il 1936 su progetto dell’architetto Emilio Lancia, appartiene alla stagione razionalista milanese. La facciata alterna finestre ad arco e quadrate e presenta un passaggio coperto con archi su corso Matteotti. Una torre centrale ne segna l’angolo urbano, sviluppando lo spazio in verticale.

La ristrutturazione ha mantenuto intatta la facciata, con l’aggiunta del logo FENDI e di maniglie ispirate al barocco romano. L’operazione rappresenta un riuso di un edificio storico trasformato in presidio culturale e commerciale. Con i suoi 910 metri quadrati distribuiti su quattro piani, Palazzo Fendi ospita la boutique, l’atelier e tre ristoranti curati da Langosteria ai livelli superiori.

L’intervento si inserisce in una tendenza più ampia: le grandi maison acquisiscono e trasformano edifici storici nei centri urbani, creando hub che uniscono vendita, artigianato e cultura. Milano, capitale della moda, diventa un laboratorio di queste operazioni, dove la competizione tra marchi si esprime attraverso l’architettura e la riconversione di spazi esistenti.

Edoardo Piermattei & FENDI Artisans At Work Images
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Interventi interni e materiali: dal travertino romano alle scale milanesi anni ’30

Il dipartimento di architettura di FENDI ha progettato gli interni del nuovo palazzo, fondendo riferimenti locali e tratti riconducibili all’identità della maison. I materiali scelti – travertino, calce romana, legno di noce, marmi speciali – intrecciano la memoria di Roma con quella di Milano. Le curve ispirate alla lavorazione della pelliccia si alternano con archi e scale dagli anni ’30, creando un percorso che si muove tra continuità storica e reinterpretazione.

Il piano terra ospita accessori femminili e installazioni come la colonna in ceramica di Anton Alvarez, commissionata attraverso la Fondazione Officine Saffi, e le sculture di Roger Cal. Al primo piano lo spazio dedicato all’uomo e ai bambini è caratterizzato dal parquet in teak ispirato al backgammon e da pareti in travertino, con richiami a Villa Necchi Campiglio di Piero Portaluppi. Il secondo piano accoglie la couture e l’alta gioielleria, con ambienti scanditi da archi in marmo travertino Ascoli e sale private che ospitano opere di Florian Tomballe e arredi disegnati da Arda Yeniai.

Il terzo piano è riservato all’atelier e all’appartamento FENDI. Qui i visitatori possono osservare gli artigiani al lavoro e accedere a uno spazio VIP che ospita opere come Rosso Rosa di Agostino Bonalumi e Tracce I di Arnaldo Pomodoro. L’allestimento si completa con sculture di Nick Cave e arredi realizzati con tecniche giapponesi di ceramica Raku.

Arte contemporanea integrata negli spazi della boutique: dalle fondazioni locali agli artisti internazionali

L’inserimento di opere d’arte contemporanea non è ornamentale, ma strutturale. Palazzo Fendi Milano è stato progettato come una boutique-galleria, dove gli spazi di vendita convivono con installazioni site-specific. La collaborazione con istituzioni come Fondazione Officine Saffi, Fondazione Arnaldo Pomodoro, gallerie Mazzoleni e Secci ha portato all’integrazione di opere di artisti come Piermattei, Alvarez, Sironi, Van Veluw, Tomballe, Cave e Bonalumi.

Gli interventi non sono confinati a spazi laterali, ma attraversano l’intero edificio: dalle volte tridimensionali dipinte da Piermattei nella tromba delle scale, agli affreschi e acquerelli che accompagnano i vari piani, fino alle sculture che fungono da elementi architettonici. In questo modo la boutique diventa un ibrido tra negozio e museo, dove la linea di separazione tra esposizione artistica e presentazione di prodotti si fa sottile.

Edoardo Piermattei & FENDI Artisans At Work Images
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Moda, architettura e città: il ruolo di Palazzo Fendi Milano nel quadrilatero

L’apertura di Palazzo Fendi Milano si inserisce in una più ampia trasformazione del quadrilatero della moda. Le grandi maison competono non soltanto sul piano delle collezioni, ma anche nella capacità di presidiare edifici storici e di trasformarli in luoghi di esperienza. La funzione commerciale si intreccia con quella culturale, rendendo questi spazi dispositivi urbani che ridisegnano il rapporto tra marchi e città.

In questo quadro, Rock the Craft assume un significato ulteriore: segnala che il nuovo palazzo è un luogo in cui il processo produttivo e l’artigianato diventano parte integrante della narrazione. L’inserimento di un laboratorio a vista, insieme all’integrazione di opere d’arte contemporanea, colloca Palazzo Fendi in una dimensione che travalica il semplice retail, trasformandolo in un presidio culturale permanente.

Matteo Mammoli