
Colture resilienti nella laguna di Venezia: mangiare piante alofite per adattarsi al clima che cambia
Colture resistenti alle alterazioni ambientali si inseriscono nel patrimonio culinario e culturale locale: The Tidal Garden rilancia una gestione attiva del paesaggio valorizzando specie vegetali tolleranti ai cambiamenti climatici
The Tidal Garden: intervista a Filippo Grassi, Lodovica Guarnieri e Lorenzo Barbasetti di Prun
Il lavoro di The Tidal Garden è nato dall’osservazione di un patrimonio culturale inespresso, analizzato attraverso i cambiamenti subiti dal paesaggio lagunare veneto negli ultimi anni. Cominciata nel 2020 da Filippo Grassi, Lodovica Guarnieri e Lorenzo Barbasetti di Prun – coloro che hanno dato vita al progetto -, la ricerca si è inizialmente focalizzata sugli ambienti di barena, la cui disgregazione era già studiata da decenni, per poi virare sui terreni agricoli lagunari, che cominciavano a mostrare caratteri simili proprio a quelli delle barene.
«Parliamo a tutti gli effetti di terre emerse, che ormai però presentano caratteristiche sempre più simili alle zone sommerse da acqua salmastra, inclusa la vegetazione. Nei quattro anni di questa osservazione delle lagune (inizia ora il quinto) abbiamo constatato un progressivo aumento di piante tolleranti al sale in terreni agricoli, dove invece le colture tradizionali resistono sempre meno o addirittura non sopravvivono affatto». Da qui comincia la volontà di studiare e valorizzare questo nuovo iter.
Le piante alofite, una nuova coltura dall’interesse storico e politico
«L’interesse per le piante alofite nasce da una ricerca di taglio gastronomico, intesa in senso più ampio come uno studio filosofico del gusto» raccontano i tre founder in merito alla natura del loro lavoro. «Ciò che caratterizza questa ricerca è un’attenzione particolare al cibo – o meglio all’edibile – e alle relazioni con il paesaggio, ossia al ruolo e alla responsabilità ecologica che hanno le attività umane. All’origine di tutto ciò si trova la volontà di trovare e analizzare potenziali alimenti che aiutino a cambiare le cose, a rinegoziare la presenza di una cultura nel proprio ambiente naturale trasformato».
Piante molto spesso ignorate, all’ombra di ciò che da sempre viene coltivato al loro posto, rappresentano ora una nuova coltura tollerante e capace di adattarsi alle condizioni ambientali in rapido mutamento. Esse sono oggetto di studio in proiezione bidirezionale, nel passato e nel futuro, e assumono dunque un interesse storico e politico, in quanto sarebbero potenzialmente in grado di rinegoziare l’uso di terreni abbandonati e promuoverne un diverso paradigma di gestione, oltre ad aprire a conversazioni sulla sovranità alimentare e sulla giustizia sociale.

Rinegoziare le consuetudini alimentari della popolazione
Impresa di non poca difficoltà è rappresentata dal desiderio di The Tidal Garden di rinegoziare le consuetudini alimentari tradizionali per fare spazio a nuovi elementi che si possano integrare alla nostra tavola arricchendone la biodiversità, come le alofite. La considerazione è che «provare a introdurre nuovi alimenti in una dieta è un processo estremamente complesso, e ancora più impegnativo può rivelarsi cercare di riprogrammare una cultura gastronomica che lentamente ha perso aderenza al paesaggio in cui si trova. Le persone faticano a comprendere qualcosa che non conoscono, che non sono in grado di ricondurre a una cosmologia familiare. Così parte della nostra ricerca gastronomica e culturale consiste proprio nell’identificare tecniche di educazione al gusto e strategie che aiutino a superare le iniziali diffidenze nei confronti di nuovi alimenti».
A questo scopo, oltre a collaborare con alcuni degli chef più attenti e innovativi dell’isola (e non solo), The Tidal Garden sviluppa una serie di prodotti con artigiani locali, allo scopo di inserire le diverse sfumature e applicazioni di queste piante salmastre nelle abitudini alimentari quotidiane. Ci sono alcuni eloquenti esempi: il pane realizzato con polvere di alofite al posto del sale in collaborazione con Tocio! Micro Wild Bakery a Noale, gli innovativi gusti di gelato prodotti dalle gelaterie Suso e Alaska, o ancora la kombucha al santonico prodotta da Funky Fermenteria e le lavorazioni sul cioccolato ancora in fase di sperimentazione.

Cosa significa adattamento culturale ai cambiamenti climatici
Tra le varie terminologie di nuova generazione legate all’ambiente, una in particolare è tema che sta a cuore a The Tidal Garden: «Il concetto di adattamento culturale è centrale per noi. Esso si articola sull’assunto che la cultura sia una strategia – o meglio un insieme di strategie – di adattamento, in grado di eludere lentezza e imprevedibilità di quello biologico. Strategie culturali hanno dato modo a gruppi umani di abitare luoghi che da un punto di vista strettamente biologico non sarebbero stati altrimenti ospitali, anche in tempi molto rapidi e senza la necessità di aspettare il casuale ricombinarsi di materiale genetico che portasse a caratteristiche funzionali. L’adattamento culturale è proprio la progettazione di quella funzionalità».
L’alimentazione e il sostentamento costituiscono in questo senso una necessità primaria, quindi determinante nell’applicazione di un simile sistema di strategie. «Sembra strano pensarci oggi, quando le abitudini alimentari son dettate da ben altro, ma la rapidità degli effetti dei cambiamenti climatici ci impone – probabilmente per la prima volta in millenni – una nuova, necessaria negoziazione con gli ambienti che popoliamo».

Le strategie di divulgazione: eventi mirati e sensibilizzazione
Gli eventi mirati realizzati per la divulgazione del messaggio di The Tidal Garden sono di varia natura, talvolta orientati sulla degustazione e sull’aspetto culinario, talvolta sull’aspetto scientifico e culturale. Ciò che li mette in connessione costante è la volontà di sensibilizzazione, di suggerire un panorama alternativo dove la salinità possa rappresentare una condizione di re-immaginazione della specie e dove le consuetudini precostituite possano essere scardinate. Questo è quanto viene offerto al pubblico: che si tratti di una cena a base di alofite o di una commissione artistica legata all’ambiente lagunare, ci si trova sempre in un contesto che immagina un nostro possibile futuro, reso palpabile e accessibile.
Lodovica Guarnieri, la più legata a questo aspetto della ricerca, spiega che «un elemento cardine del processo progettuale di The Tidal Garden è rappresentato dal fatto che gli eventi sono incentrati sulla science fiction. Questa non è intesa come il racconto di futuri lontani in mondi extraterrestri, ma piuttosto come una fabulazione radicata, impegnata a rafforzare proposte di futuri vicini, possibili, e presenti non plausibili ma reali. Cerchiamo sempre di intersecare la parte fattuale e scientifica con quella immaginaria, non identificandole come opposte, ma come co-dipendenti».

Un altro paradigma di giustizia ambientale
«The Tidal Garden nasce e si sviluppa in laguna veneta per una pura contingenza storica, ma ha sempre avuto un orizzonte più ampio. Il tema della salinizzazione dei terreni si declina con aspetti simili in molte delle aree costiere del globo, per questo l’obiettivo è quello di realizzare una rete di ricerca che serva da dispositivo di scambio di conoscenze, esperienze e strategie condivise in tutto il mondo. Esistono già fitte collaborazioni con aziende e istituti di ricerca in Italia, Portogallo, Germania, Tunisia e Regno Unito».
Nonostante si tratti di un tema attuale e urgente, le applicazioni e le reti territoriali sono ancora piuttosto scarse; The Tidal Garden, grazie al suo lavoro di ricerca e divulgazione, costituisce in questo contesto un punto di riferimento. La missione comune dovrebbe consistere nell’aspirare a un altro paradigma di giustizia ambientale, come ci spiegano: «È urgente iniziare a comprenderci al di là dei binari uomo-natura e corpo-ambiente dettati da una visione antropocentrica, e piuttosto riconoscere che la nostra vita e le sue possibilità sono legate alle possibilità di vita dell’altro (umano e non umano). Giustizia ambientale, sociale e riproduttiva sono interdipendenti, e le lotte per ottenerle intimamente legate. Questo è già di per sé un nuovo paradigma rispetto a quello dominante nel contesto italiano e occidentale». Ecco la direzione.
The Tidal Garden
The Tidal Garden è un’agenzia di ricerca con sede a Venezia che esplora il potenziale edibile delle alofite, piante tolleranti al sale, come strumento di adattamento culturale al cambiamento climatico. Guidato da Filippo Grassi (scienziato ambientale), Lodovica Guarnieri (ricercatrice e designer) e Lorenzo Barbasetti di Prun (chef e artista) in collaborazione con una rete di aziende agricole e attività gastronomiche, The Tidal Garden sviluppa nuove colture e abitudini alimetari a partire dai campi agricoli salinizzati.
Martina Bonetti
