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Pietra, metallo e canapa: il rinascimento artigiano di una bottega umbra

In Umbria, nei luoghi dove l’odore del metallo è memoria di famiglia, Mirko Spaccapanico trasforma una bottega degli anni Ottanta in un hub creativo che unisce artigianato, design contemporaneo e formazione per le nuove generazioni

L’ecosostenibilità al centro del processo creativo di Mirko Spaccapanico

«Negli ultimi vent’anni si parla di ecosostenibilità; noi lo facciamo da sempre, senza etichette», esordisce Spaccapanico. «Vogliamo capire come pietre, oggetti, materiali possano trasformarsi. Inseriamo spesso marmi e travertini: quando i cavatori mi dicono che un filone “tira”, io osservo l’altro versante, dove i blocchi – troppo piccoli per i volumi di mercato – porterebbero all’apertura di nuove cave. Abbiamo scelto quei blocchi “difettosi” e disegnato rivestimenti che rispettano le loro dimensioni. Partiamo dalla materia e troviamo la soluzione, non il contrario. Lo stesso con il legno: in Trentino le vecchie baite avevano pannelli di rovere da dieci centimetri; li abbiamo recuperati, rielaborati e restituiti all’architettura. Questo siamo noi».

I luoghi di Spaccapanico in Umbria: tra materia e artigianalità

Nel 1981 Marcello e Giovanna, genitori di Mirko Spaccapanico, aprirono una piccola bottega specializzata nella lavorazione del metallo. «Era minuscola: lavoravano solo loro, con l’aiuto di un unico collaboratore. Siamo in piena campagna, ai piedi di Assisi. Per me l’odore del metallo è l’odore di casa: mi ricorda quando mio padre rientrava la sera. L’azienda ha attraversato momenti difficili, perché allora lavorava solo in conto terzi. La mia passione per l’architettura mi ha spinto a cercare un modo per intrecciare la vita della mia famiglia con quel mestiere che rischiava di svanire».

Il minuscolo opificio degli anni Ottanta è oggi una realtà articolata. Mirko ha saputo legare i propri valori alla terra che lo circonda. La vecchia stazione di Cannara–Assisi, dove i suoi genitori si conobbero e si innamorarono, è diventata la galleria d’arte di Spaccapanico. L’antica salina è ora lo showroom, mentre l’emporio custodisce circa 16 000 reperti del passato: una collezione-archivio che alimenta l’ispirazione dei progetti. Mirko ha acquistato anche la cantina dov’era nato il nonno contadino, trasformandola in un polo manifatturiero e creativo di 35 ettari con diversi opifici. E non è tutto: è in cantiere una scuola di arti e mestieri per i giovani umbri. «Qui, che agli inizi del Novecento era già un polo produttivo, spero nasca un fulcro del “saper fare”: un luogo dove nutrirsi di bellezza».

Mirko
Mirko Spaccapanico

Spaccapanico e la scuola di arti e mestieri

Negli ultimi anni in Italia è rifiorito l’interesse dei giovani per l’artigianato, e Spaccapanico vuole intercettarlo fondando una scuola di Arti e Mestieri che tramandi il sapere dei propri Maestri. Un Maestro è chi ha trascorso quarant’anni a plasmare la materia, a metterne alla prova – in senso buono – i limiti. Se quel patrimonio non viene trasmesso, si disperde.

«In azienda lavorano anche ragazzi di 18-20 anni: ognuno di loro è affiancato a un Maestro perché ne assorba i gesti. Molti hanno lasciato gli studi; l’errore del sistema è far scegliere tra scuola e lavoro. Io voglio che imparino un mestiere e, al tempo stesso, seguano un percorso accademico. Dopo uno-due anni li iscrivo a corsi di lettura del disegno tecnico, li metto davanti a un computer accanto alla postazione di saldatura, perché capiscano il perché di ogni tratto. In officina e in ufficio si adotta lo stesso approccio: disegnatori e saldatori dialogano di continuo. Così voglio entusiasmarli, che si tratti di cad o di fiamma ossiacetilenica».

Che valore ha l’artigianato oggi

L’artigianato è un ponte tra passato e futuro, un baluardo di autenticità in un mondo dominato dalla produzione di massa. Custodisce le radici culturali di un territorio, tramandando tecniche e saperi manuali che altrimenti svanirebbero.

«L’artigianato è unicità: ciò che talvolta appare come un’imperfezione è in realtà un valore aggiunto. Dobbiamo far capire che l’unicità è il plus, benché richieda uno sforzo: sarebbe più facile avviare cicli standardizzati con macchine, ma così si perde la quarta dimensione, l’emozione. Sta a noi bilanciare artigianalità, valore e prezzo. Riduciamo all’essenziale i margini, perché l’artigianato spesso rischia di diventare inaccessibile. Occorre anche aprirsi a soluzioni nuove, stabilire fasce di costo diverse da quelle industriali. La passione ha un prezzo, ma deve rientrare in parametri sostenibili: la sfida è proprio dare grande valore aggiunto mantenendo un equilibrio economico».

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Legare l’artigianalità all’estetica contemporanea

Spaccapanico fonde tradizione e contemporaneità per creare architetture e oggetti “su misura”. L’obiettivo è sublimare la materia, renderla protagonista attraverso lavorazioni sartoriali e minuziose. «Le grandi mode mi allontanano. Mi nutro di luoghi, oggetti e maestri del passato: studio, recupero, rispetto la loro essenza. Poi cerco di restituirli in un progetto attuale, così che vivano il presente e si proiettino nel futuro. Il complimento più bello è quando uno spazio sembra essere sempre stato lì: significa che il progetto è maturo, radicato nel presente e orientato al domani, non una cattedrale nel deserto ma un presidio di valore».

Come nasce un prodotto

Partita dal metallo, Spaccapanico è approdata al design e all’architettura, sviluppando due linee distintive: Materiae e Formae. Materiae esplora ed esalta le materie prime trasformandole in elementi per interni e architettura; Formae crea oggetti e arredi che uniscono funzionalità ed estetica, ricercando l’equilibrio tra utilità e decorazione.

«Per Materiae, il materiale emblematico è l’“afresco”. In Umbria molti casolari in pietra a secco sono crollati. Ogni borgo ha la sua cromia: a Norcia, Cascia, Visso la pietra è bianco-beige; ad Assisi e Spello tende al rosa, a Todi e Marsciano al grigio. Abbiamo raccolto queste pietre, le abbiamo polverizzate e reimpiegate per rivestire pareti, mobili e oggetti. Non è esercizio di stile: è restituire vita a un materiale di recupero che fa parte della nostra storia».

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Canapa: un ritorno virtuoso

L’Italia fu il primo produttore europeo di canapa tessile fino agli anni Sessanta, poi la delocalizzazione spostò le colture in Asia. Oggi la canapa torna protagonista: richiede poca acqua, è sostenibile e trova impieghi dal fashion all’automotive, fino all’edilizia e al design. «Usiamo la fibra di canapa nelle pannellature e nell’“afresco” per creare texture e venature; oppure la intrecciamo al metallo, con i fili di canapa in superficie e il metallo come fondo a rilievo».

Ruvidità è autenticità

«La ruvidità per me è autenticità. Vivo immerso nella materia e il tatto è fondamentale: quando ti avvicini a un materiale, vuoi accarezzarlo. La ruvidità – patina del tempo – provoca una reazione emotiva. Mi piace usare materiali veri: sento i segni del vissuto, il tempo trascorso, il percorso che la materia ha compiuto».

Spaccapanico

Spaccapanico è un’azienda artigianale umbra che fonde tradizione e innovazione nella lavorazione dei metalli e di altri materiali. Fondata sulla maestria artigiana, crea soluzioni di design su misura, valorizzando il territorio e il riuso sostenibile della materia. Con progetti come Materiae e Formae, e con l’impegno nella formazione delle nuove generazioni, promuove e rinnova il “saper fare”.

Domiziana Montello

L’azienda