
Perché Samaná? Dalle balene ai campi di cacao fino alla prima città del Nuovo Mondo
Un percorso tra balene, cascate, laboratori di cacao e pietra cinquecentesca, che attraversa la Repubblica Dominicana da est a ovest
Samanà, Repubblica Dominicana: tra oceano e foresta
La strada che porta alla penisola di Samaná segue la costa atlantica della Repubblica Dominicana. Fiumi che scendono dalla foresta, scogliere calcaree che si aprono sul mare, mangrovie e insenature che si alternano lungo il percorso. Jean Rhys, ne Il Grande Mare dei Sargassi, scriveva: «C’è sempre l’altro lato, sempre». Ogni tappa di questo itinerario ne rivela uno: i resort di Punta Cana accanto ai palmeti, i villaggi di pescatori accanto alla baia festante di Miches, le piantagioni di cacao a poca distanza dai sentieri per la cascata di El Limón, le riserve naturali che convivono con i complessi alberghieri sulla costa.
Punta Cana: routine racchiuse a Bavaro beach
Il viaggio comincia a Punta Cana, in uno dei resort che Eden Viaggi mette a disposizione per una prima tappa sull’Isola di Hispaniola, la grande isola caraibica spaccata in due da Haiti e la Repubblica Dominicana, appunto.
Al Grand Bavaro Princess Beach Resort, gli spazi sono organizzati come in una piccola città: suite distribuite in blocchi collegati da vialetti interni, carrelli elettrici che accompagnano gli ospiti, ristoranti, piscine, campi sportivi, teatri all’aperto. Dieci ristoranti propongono menù differenti, dai buffet con piatti locali alle cucine internazionali. I bar restano aperti in orari continui, i programmi di intrattenimento scandiscono le giornate.
Fuori dai cancelli si apre la spiaggia di Bavaro: sabbia chiara, palme che scendono verso l’acqua, un mare basso che accompagna i primi passi del percorso verso nord.
Dall’Italia la Repubblica Dominicana è collegata dai voli diretti di Neos, compagnia aerea italiana di Alpitour World, in particolare il volo Malpensa-La Romana, che approda sull’isola in nove ore.
Miches: la pausa tra mare e colline
L’itinerario alla scoperta della penisola settentrionale di Samaná, prosegue sulla strada verso Miches, che si restringe a due corsie. Lungo i margini compaiono bancarelle di frutta, case in legno e cemento, motociclette che trasportano intere famiglie. Il paese si affaccia su un tratto di costa ancora poco battuto.
Qui si trova il Bravo Viva Miches, con un ristorante a buffet, quattro alla carta, bar e programmi quotidiani guidati dallo staff Bravo, brand che propone villaggi in alcuni dei luoghi più belli al mondo. Accanto alle attività degli ospiti, i pescatori continuano a trainare le barche sulla sabbia, segnando la continuità tra turismo organizzato e vita locale.
L’itinerario del Cacao: dalla fava alla tavoletta
Tra le escursioni messe a disposizione, ce n’è una che porta all’interno, nelle piantagioni di cacao. Gli alberi crescono all’ombra di colture più alte. I contadini raccolgono i baccelli con il machete, li aprono ed estraggono le fave. La fermentazione avviene in casse di legno coperte da foglie di banana. Dopo alcuni giorni, le fave vengono essiccate al sole e rigirate a mano.
La tostatura segue, in padelle o piccoli forni. Una volta tolte le bucce, i semi vengono macinati fino a diventare pasta. Da qui si ottengono tavolette o bevande calde. I visitatori osservano ogni passaggio, dal taglio del frutto alla degustazione finale. Il laboratorio mostra un processo che resta parte del lavoro quotidiano delle famiglie, tramandato come pratica artigianale oltre che agricola.
Entrando a Samanà: la riproduzione delle megateri
La nuova autostrada riduce i tempi di percorrenza e porta fino a Santa Bárbara de Samaná. La baia si apre tra le colline, punto di arrivo per le balene megattere che da gennaio a marzo migrano qui per la riproduzione. Le barche partono la mattina presto, si allontanano dal porto, e i passeggeri attendono di vedere spruzzi, pinne, salti in superficie. Le guide raccontano le rotte che ogni anno riportano le balene in questo tratto di mare.








Cascata El Limón: il sentiero a cavallo
All’interno della penisola la Cordigliera di Samaná ospita la cascata di El Limón. Un’altra escursione inizia a cavallo: le guide accompagnano i visitatori lungo sentieri fangosi, attraversando corsi d’acqua. Il percorso prosegue a piedi, su scalini scavati nella roccia, fino al bacino.
La cascata scende per oltre quaranta metri in una piscina naturale. Alcuni si immergono, altri restano sulle rocce ad osservare. I cavalli appartengono alle comunità dei villaggi vicini, dove l’attività di guida integra il reddito agricolo.
Foreste di palmeti ricoprono le colline che si dispiegano come seni, corrono in un susseguirsi disteso di rilievi verde lucido, in un tripudio naturalistico che rende chiara la fascinazione dell’esploratore antico per queste terre vergini. Samaná in ogni suo angolo si rivela pian piano come una terra ancora segreta al turista medio e rivela un mondo ancora privo di contaminazioni.
Spiagge: da Rincón ad Aserradero
La costa settentrionale mostra una sequenza di spiagge raggiungibili solo per strade sterrate. Playa Rincón si estende tra due promontori; qui il pesce viene cucinato su fuochi improvvisati sulla sabbia, le barche restano ancorate poco al largo. Più a ovest, Playa Cosón accompagna la strada verso Las Terrenas, con pensioni e piccoli hotel.
Su Playa Aserradero si trova il Wyndham Alltra Samaná Beach Resort, tra le riserve di Cabo Cabrón e Cabo Samaná. Camere con balconi, ristoranti, piscine e accesso diretto al mare si alternano al paesaggio di palme e barriera corallina, che forma piscine naturali.
Vicino, Playa Cueva de la Arena custodisce delle grotte con petroglifi taíno, figure umane e animali incise nella pietra: tracce che legano la penisola ai suoi abitanti originari. Misteriose presenze di pietra che catapultano i visitatori in una dimensione esotica ed esoterica, primitiva e primordiale.
Riserve protette, i villaggi e vita quotidiana a Samaná
Le aree di Cabo Cabrón e Cabo Samaná restano protette. L’accesso è possibile solo con guide autorizzate. Sentieri portano a scogliere sull’Atlantico e scendono tra la vegetazione. Gli uccelli nidificano sugli alberi più alti e la foresta ricopre il suolo. Questi territori segnano il confine con lo sviluppo turistico.
Lungo la costa la pesca continua come pratica centrale. Le reti si asciugano su pali di bambù, le barche vengono riparate sulla spiaggia. Al mercato di Santa Bárbara si vendono pesce, riso, frutta, platani. Nelle zone interne, piantagioni di cocco e cacao. Le case si dispongono lungo strade sterrate; nei cortili si gioca a domino, si cucina all’aperto, la musica delle radio si diffonde tra le abitazioni.
Santo Domingo – chiusura del percorso all’Hodelpa Nicolás de Ovando
Il viaggio termina a Santo Domingo. Fondata nel 1498, fu il primo insediamento europeo permanente nelle Americhe. La Zona Coloniale conserva la griglia delle strade spagnole: case, cortili, monasteri ancora abitati.
Su Calle Las Damas si trova l’Hodelpa Nicolás de Ovando, nato da tre residenze cinquecentesche in pietra, già casa del primo governatore della città. Dalle terrazze si guarda il fiume Ozama, lo stesso che guidava le navi verso i Caraibi. Pochi passi più in là si trovano l’Alcázar de Colón, la Catedral Primada de América, la Fortaleza Ozama. Caffè e negozi occupano antiche abitazioni, le piazze si riempiono di residenti e visitatori.
Chiudere il percorso qui significa ricollegare i luoghi attraversati: dai resort della costa orientale alle piantagioni dell’interno, dalle riserve di Samaná alla pietra coloniale. Dalla terrazza, la vista lega il punto di partenza della conquista con il ritorno di chi oggi lascia l’isola.
Ario Mezzolani







