Lampoon #32, Soap issue

Lampoon SOAP – il nuovo numero, il sapone come metafora tra scienza e provocazione estetica

Introduzione editoriale al nuovo numero di Lampoon, SOAP, in libreria e in alcune tra le migliori edicole del mondo da ottobre 2025: il sapone e l’acqua pura, le anime e le macchie, le microplastiche e il sangue

SOAP – il nuovo numero di Lampoon dedicato al sapone: dall’inquinamento delle acqua alla metafora di anime sporche

SOAP – il numero dedicato al sapone. Lampoon, tra azzardo estetico e report scientifico. Ironia, metafore, analisi – ancora quella frase di Malaparte, l’uomo è tollerabile quando cade nel fango della sua miseria. Il sapone serve per pulirsi, poi rialzarsi, togliersi la disfatta di dosso e ricominciare. L’animo umano è sincero quando ammette la sua essenza sempre lurida, onesto nelle sue contraddizioni che ne macchiano, ancora e ancora, i valori morali. 

Il sapone dei lavaggi, domestici e industriali. Le lavatrici ancora senza filtri, in Europa come in Malesia, non riescono a bloccare le microplastiche delle magliette che abbiamo comprato a 12 euro. Maglietta in tessuto di mescola: cotone e poliestere. Jeans con l’elastan. A ogni centrifuga rilasciano microfibre. La CO2 nell’aria è parte di una tragedia per la quale il ruolo da protagonista rimane all’inquinamento di microplastiche.

L’innalzamento delle acque del mare prodotto dalle microplastiche che non sono più percettibili. Ogni teoria sostenibile crolla di fronte al dramma delle microplastiche. Un batterio, modificato o modificabile geneticamente, sarà in grado di digerirle, le microplastiche nell’oceano? Quale sarà la contropartita di un batterio che dovremo diffondere con così tanta incidenza? Abbiamo contattato un laboratorio chiedendo di fotografare muffe e batteri al microscopio. Siamo stati a Vienna e a Madrid per seguire le scie di bava tracciate dalla lumache. Abbiamo commissionato una saponetta – ne produrremo altre in serie – mescolando al sapone l’estratto di canapa. Abbiamo fotografato il Dispensario Tubercolare di Ignazio Gardella, un sanatorio.

Lampoon SOAP – Simple Object Access Protocol – togliere strati di complicazione al linguaggio: don’t drop the soap

In inglese, SOAP, oltre a indicare il detergente a cui né noi né il nostro corpo dopo la palestra – dopo il letto, dopo l’ufficio, dopo il sesso – vorremmo rinunciare, è acronimo di Simple Object Access Protocoll – ovvero un protocollo per lo scambio di informazioni in rete tra piattaforme diverse tra loro. Uno strumento che semplifica i livelli di costruzione del linguaggio e che trasmette solo i dati necessari, in forma basica – pulita. Su altri fronti, si usa dire drop the soap – in camerata, nel bagno comune della palestra, tra uomini poco inibiti – ti cade il sapone e ti chini a raccoglierlo, a qualcun altro si alza il membro prima che ti rialzi tu. Diventa facile una battuta, don’t drop the soap – mancanza di rispetto alle violenze che possono succedere nei carceri. 

Lampoon SOAP – le microplastiche nell’acqua e la carne rossa

C’è un’unica definizione di sostenibilità nel tessile: il capo finale non deve rilasciare microplastiche dell’acqua. In produzione e manifattura, la creatività continua a usare le fibre sintetiche e le imbottiture in poliuretano, su tessiture elasticizzate; nylon e stampe fosforescenti; nero compatto. Sembra che la creatività, per potersi esprimere, non possa fare a meno della plastica. Nessun interesse a sforzarsi su sperimentazioni in fibre o colorazioni naturali, in monomateriale, soluzioni di taglio e cucito, o in maglieria che possano produrre effetti inediti. 

I Boomers sono gli amministratori delegati che dicono le librerie devono diventare un posto pop – quando invece, i potenziali clienti che entrano nelle librerie stanno cercando qualcuno di cui fidarsi. Tutto il mondo editoriale ritiene che il successo economico derivi solo da una diffusione numerica e non qualitativa: un agente letterario non ti parla più del valore di un testo, del segno che questo possa lasciare, di quale editore possa comprendere in anticipo quello che hai scritto. L’agente letterario ti parla di Podcast. Milano è la città dell’editoria, della discografia, della moda, della pubblicità – è una città infestata da social media manager, l’evoluzione di un PR che si è perso per strada. Di quanto sapone abbiamo bisogno per ripulirci da tanta polvere?

La filiera alimentare è a monte dell’industria conciaria. Dobbiamo diminuire il consumo di carne rossa – sia per la nostra salute, la carne rossa è cancerogena, sia per l’ambiente – laddove gli allevamenti intensivi di bestiame sono tra i primi colpevoli dell’inquinamento sistemico. In ogni supermercato ci sono scaffali lunghi metri dove è disposta un’eccessiva offerta di carne rossa – il vero e assoluto simbolo di consumismo, maledetto consumismo (e per inciso, i supermercati sono gli habitat naturali dei Boomer). La carne rossa è tagliata nel sangue – per togliere le macchie di sangue serve il sapone, si rimuovono facilmente. 

Lampoon SOAP – una sola domanda, l’acqua che scorre

Macchie di sangue, macchie delebili. The Human Stain – il libro di Phili Roth. La domanda è semplice, quando ci guardiamo allo specchio. Le macchie sono le nostre cicatrici – nel cuore, negli occhi, tagli di nostalgia, malattie, arterie consumate, gli anni che scorrono. Siamo stati puliti soltanto da quando l’ostetrica ci ha tolto di dosso quel poco di sangue e placenta di nostra madre – fino alla prima dose di merda liquida con cui ci siamo inzaccherati il nostro intestino nuovo di zecca. Da lì in avanti è stato un susseguirsi di odori, strati lerci, aliti corrotti – anno dopo anno, fino a oggi – continueremo così anche domani. Siamo fatti circa al 60% di acqua – e l’acqua continua a sporcarsi.

Sei su un ponte, l’acqua scorre sotto di te – sia quella di un ruscello in montagna o la piena di un fiume d’autunno. Il tuo futuro lo vuoi leggere in ogni flutto che scorre e corre, procede verso il mare – oppure in ogni goccia che ancora deve scende e passare sotto i tuoi piedi? 

Non togliere i tuoi dallo specchio – rimani lì, con la tua domanda. La domanda è sempre la stessa. Se abbiamo bisogno dell’acqua per lavarci con il sapone – come faremo a pulire l’acqua che con questo sapone abbiamo sporcato? 

L’acqua cade pulita dal cielo – un temporale in montagna – si infiltra nelle rocce, scende tra i graniti, i marmi e i quarzi, che la filtrano, la puliscono, la purificano tra i loro spigoli trattenendo ogni grammo di calcare in cristallo. Dopo anni, l’acqua trova la sua strada e tra le rocce, riemerge – è una fonte. Da questa fonte inizia a scendere verso valle. L’acqua scende, si sporca e bagna le piante, dà forza ai pesci, a tutto. L’acqua si incontra e si unisce, si mescola, entra nei laghi e dai laghi riesce con più forza. Attraversa le città, i tubi, i nostri rubinetti e le fogne. Si inquina e poi si filtra. A volte è poca, scorre lenta – altre volte ci uccide come lacrime di rabbia, allaga le strade, i campi, la vita. Lurida, melmosa, offesa e penosa, l’acqua arriva al mare – eppure cosa mai potrà essere per l’uomo, per me e per te – amore mio – cosa esisterà mai, per noi uomini, più bello del mare?

Carlo Mazzoni
Editor’s Letter
Introduzione Editoriale al numero 32 di Lampoon, SOAP – autunno 2025

Photography  Osman Özel
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Photography Yagmur Kural
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Photography Antonio Giancaspro
Photography Antonio Giancaspro copia