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Spytt – contro la censura del digitale: fottiti al ben pensiero

La zine che sfida la scure dei social media: corpi nudi come espressione di libertà, non come marketing o pornografia. Un «fottiti al ben pensiero»

Spytt Magazine – antologie di corpi nudi senza seguire le regole della fotografia

«Just spit it out». Sputa quello che hai dentro, buttalo fuori, lascialo uscire. È l’imperativo da cui nasce Spytt, zine che è un «fottiti al ben pensiero», antologia di corpi nudi scattati senza seguire gli stilemi della fotografia. Istinto viscerale per sfuggire alla censura dei social media: punk, anarchica, al suo interno ha immagini che non verrebbero pubblicate altrove. Destino vuole che in norvegese spytt significhi proprio ‘saliva’. A fondare la zine nel 2023 è Stefano Essequadro, fotografo che non vuole essere inquadrato come tale. Preferisce definirsi grafico. 

«Per fortuna non sarò mai un fotografo. La fotografia è appannaggio di chi sa fare, è un’accademia perfetta. Uno scatto viene apprezzato per la tecnica, per la luce, la composizione, la macchina utilizzata, l’obiettivo. Essere definiti fotografi è un terreno scivoloso. Chi lo è? Lo è di sicuro chi fa foto ai matrimoni, chi ai piatti di un ristorante per metterli sui social. Si punta quasi più al mezzo che all’espressione. Quando una foto diventa arte? Io mi intendo pochissimo di macchine e di obiettivi, non so usare un flash. Mi piace fotografare per veicolare quello che sento dentro, ma se qualcuno mi parla di fotografia in senso tecnico, lì sono l’ultimo degli stronzi»

Una pubblicazione editoriale senza filtri, come un museo autogestito

Dietro Spytt oggi c’è un trio. A Essequadro si sono affiancati Ricardo Ramìrez e Alberto Petrelli, chiamiamoli fotografi se vogliamo. A loro, per ogni numero (siamo arrivati al terzo atto), si unisce una ventina di ospiti. È un progetto editoriale dove la libertà di espressione è l’unico valore.

«Una volta che abbiamo scelto gli artisti, il processo editoriale di fatto si è concluso. Lasciamo loro completa carta bianca. Possono creare qualcosa apposta per Spytt oppure pescare dal loro archivio. Non mettiamo paletti preventivi né filtri postumi. Ogni numero è fatto da frammenti di visioni diverse. A volte collimano, a volte contrastano. Mi piace definire Spytt un ‘museo autogestito’: noi mettiamo insieme gli ospiti, ci limitiamo ad aprir loro le porte, poi quello che ne esce si vedrà. Basta che sia qualcosa di viscerale, più che di tecnico. Sono fotografie che altrove faticherebbero a trovare uno spazio dove poter essere apprezzate. Non parlo solo dei social, ma anche di una galleria o una mostra, qualsiasi posto dove si richiede un prodotto tecnicamente eccelso».

Essequadro: Siamo tutti servi della gleba di un vassallaggio digitaleEssequadro:

A unire tutte le sensibilità che danno vita a ogni Spytt è più che altro una pulsione. Essequadro: «Vogliamo riappropriarci della fotografia, che ormai viene automaticamente associata e prodotta per i social, per essere condivisa. Io stesso mi faccio mille domande quando scatto. ‘Potrò pubblicare questa immagine? Dove?’. La direzione verso cui stiamo andando è che nulla di quello che c’è sui social ci appartiene davvero».

«Siamo tutti servi della gleba di un vassallaggio digitale, ed è particolarmente evidente quando io, come altri fotografi del collettivo, vediamo alcune nostre opere rimosse da Instagram. È come se non fossero più nostre. Nessuno potrà invece toglierti uno Spytt dalla libreria, così come qualsiasi altro prodotto cartaceo. A meno che non si torni indietro di un’ottantina d’anni. Per ora sembra che quel rischio almeno non ci sia».  

Spytt e il suo editore Anticamente Presente – un progetto sociale, più che editoriale

Dopo l’esordio in crowd funding, Spytt ha trovato il suo editore nella neonata casa editrice indipendente Anticamente Presente, impersonificata dal fondatore Christian Nanti: «Ero abbonato alla prima rivista fondata da Stefano– Diablerie, ndr – e poi sono stato contattato come cliente per partecipare alla raccolta fondi per Spytt. Non era ancora un editore, lo sono diventato nel 2024, e ho deciso di prendere parte al nuovo progetto. Mi è stata posta una condizione: lasciare che il collettivo pubblicasse ciò che voleva. Unico limite: non ci deve essere nulla di illegale. Non c’è però un progetto editoriale che nasce nella redazione. Spytt è una testimonianza di quello che il collettivo fa durante l’anno. Si parte dai contatti e si arriva alla pubblicazione. È più un progetto sociale che editoriale in senso stretto».

Corpi nudi come espressione di libertà, non come pornografia

Ogni numero di Spytt è una carrellata di corpi. C’è una componente erotica, anche spiccata, ma la zine non vuole entrare nel mondo della pornografia. «Il nostro scopo – dice Essequadro – non è suscitare eccitazione sessuale nel fruitore. Non possiamo inserirci nella macro-categoria del porno, a cui comunque portiamo il massimo rispetto. Noi vogliamo dire che la nudità esiste, la sessualità esiste. Il punto centrale è un altro: è la libertà». La zine prende le mosse da una contraddizione dei nostri tempi. I social media da cui fugge Spytt sono invasi di corpi, che lì sono utilizzati per vendere. Sono invece stigmatizzati quando diventano espressione di sé nel mondo reale.

«Penso ci sia un grosso problema che ruota intorno al consenso. Alla nostra società piace non piace che una persona faccia quello che vuole del suo corpo. C’è avversione verso questa forma di libertà. È uno scollamento con il modo in cui il corpo viene oggettificato in alcuni modelli di business. Tutte le foto che sono su Spytt sono foto di persone che si mostrano come decidono di farlo. E non sono corpi necessariamente ‘vendibili’, altro tema su cui ci sarebbe discutere: cos’è un corpo perfetto? Per noi la nudità è un veicolo di autodeterminazione, non è carne»

Spytt e la censura del mondo digitale

Nanti guarda anche più in là. «Noi stiamo a fare la guerra su quello che si può o non si può pubblicare sui social, intanto l’arte va avanti. Ci sono avanguardie che hanno già sorpassato tutto. Penso al post-porno, anche se entriamo in un terreno scivoloso. Ho visto cortometraggi che rappresentavano una scogliera con stelle marine che si muovono. Immagini allusive, poetiche. Nulla che a primo impatto fa pensare alla sessualità. Noi siamo qui a rincorrere il passato, siamo sempre in ritardo»

Anche se può sembrare paradossale, la censura può essere anche utile. «Basta pensare alla posizione del Marchese De Sade nei suoi Epigoni: la censura o la violenza, la costrizione perpetrata da chi ha potere, è funzionale anche a una possibilità di espansione ed evoluzione interiore, di esprimere potenzialità artistiche nuove. De Sade stesso scrisse le sue opere durante la reclusione. Così anche la censura sui social, pur non essendo paragonabile, è un volano per far partire intuizioni artistiche. L’uso dello scotch di carta per occultare gli organi genitali, uno degli stilemi di Spytt, è un’espressione artistica, pur abbracciando la censura», riflette Nanti.

Stefano Essequadro: «L’arte deve tornare a nascere dal basso»

Spytt diventa così un contenitore confuso, a volte fragile, dove mostrare qualcosa senza dover per forza giustificarne il perché, dice Essequadro. «Non è un progetto utile – non vogliamo imporre il nostro punto di vista come se fosse una morale; non c’è chi ha ragione o chi ha torto, gli artisti del nostro collettivo non sono meglio degli altri e allo stesso tempo non sono peggio. Non ci sono regole etiche da rispettare, non ci sono messaggi particolari da veicolare. Siamo felici se le persone si ritrovano nel nostro spazio, il resto non ci importa». Le immagini non sono accompagnate da didascalie, perché «spesso parlare diventa un modo per coprire la potenza di una fotografia, ma non c’è bisogno di spiegare nulla per accompagnare un’immagine».

Non sarà un progetto utile, ma uno scopo Spytt ce l’ha: divulgare forme d’arte che non rientrano nei circuiti tradizionali. «L’arte deve tornare a nascere dal basso, deve riappropriarsi degli spazi poveri. Tutti devono poter fare arte e tutti devono poterne fruire. Un nostro stilema ad esempio le foto scattate nei cessi: chi li ha i soldi per pagarsi uno studio?», spiega Essequadro. La necessità ultima è quella di creare una comunità, che ogni anno si celebra alla festa di lancio della rivista. Qualsiasi partecipante può decidere di farsi fotografare, o di fotografare a sua volta qualcun altro.

Spytt

Spytt nasce nel 2023 e vede la luce grazie a una campagna di crowd funding. Nel 2025 è uscito il terzo numero, stampato su carta certificata FSC®. Utilizza inchiostri a base vegetale ed ecocompatibili.

Artemisia x @stefano.essequadro
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provvisoria6 x @ricardoramirez__
Provvisoria x @ricardoramirez
Tomoe x @stefano.essequadro
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Violet x @stefano.essequadro
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Sofia x @stefano.essequadro
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Foto di Mauro Padula
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