Cantra con bobine in velluto di seta

Trenta centimetri al giorno: la Tessitura Bevilacqua racconta 150 anni di tessitura a mano

Dai telai del Settecento alla digitalizzazione dell’archivio, la manifattura fondata nel 1875 celebra un secolo e mezzo di attività con una mostra a Palazzo Venart e un libro che intreccia artigianato e contemporaneità

Tessitura Luigi Bevilacqua: il ritmo silenzioso dei telai veneziani

Nelle sale di Santa Croce, affacciate sul Canal Grande, la Tessitura Luigi Bevilacqua continua a far scorrere il tempo a mano. I telai, in legno e ferro, provengono dalla Scuola della Seta veneziana del Settecento e funzionano ancora come allora, sospesi tra ingranaggi e pietre usate come contrappesi. «Ogni volta che cambia tessitrice bisogna ritarare l’intero telaio, perché sul peso e sui movimenti cambia tutto» racconta Rodolfo Bevilacqua, presidente dell’azienda.

Si tessono trenta centimetri di velluto al giorno, se l’umidità lo consente: «Per realizzare un velluto bisogna coordinare tre livelli: la base, il riccio e il taglio. Se la tessitrice sbaglia, ha uno o due millimetri per recuperare». Il risultato è il soprarizzo, il più complesso dei velluti veneziani, in cui il disegno emerge da una trama di fili di seta che riflettono la luce.

Le tessitrici studiano per anni: «All’inizio le apprendiste guardano le tessitrici esperte. Dopo sette anni iniziano davvero a lavorare». Ogni telaio ha una propria voce, un ritmo differente: «È un mestiere che non puoi insegnare solo con la parola, devi ascoltarlo». La tessitura diventa così una forma di memoria materiale: un sapere tecnico, ma anche una relazione con la città e con il tempo.

Dalla Scuola della Seta al mondo: una filiera tessile italiana

Le origini della manifattura risalgono al Quattrocento: «Nel cartiglio di un dipinto di Giovanni Mansueti del 1499 compare il nome di Giacomo Bevilacqua, tessitore». La moderna attività nasce nel 1875, fondata da Luigi Bevilacqua e Giovanni Battista Gianoglio, e da allora la produzione è rimasta legata alla filiera tessile italiana, fatta di fornitori locali, piccole manifatture e conoscenze tramandate.

Oggi la famiglia è giunta alla sesta generazione. I fratelli Rodolfo e Alberto Bevilacqua, insieme ai cugini Gianpaolo ed Emanuele, continuano un mestiere che ha attraversato guerre, crisi e mutamenti del gusto. Negli archivi aziendali sopravvivono campioni di velluti prodotti per le esposizioni universali di Bruxelles del 1910 e Shanghai del 2010: due estremi simbolici di una storia che unisce manualità e rappresentazione del made in Italy.

I telai originali del Settecento, provenienti dalla Scuola della Seta, restano in funzione e definiscono la qualità del lavoro: «Quando la produzione era più industriale si usavano materiali intermedi, oggi no. Si fa solo il meglio del meglio, come si faceva un tempo».

Bevilacqua ricorda come la tessitura abbia conservato la propria autonomia rispetto all’industria: «Il nostro lavoro non è mai stato quantitativo, ma qualitativo. Ogni tessuto è unico, irripetibile, nasce da un disegno, da un errore, da una mano». L’uso dei telai manuali non risponde a un intento nostalgico, ma a una scelta di coerenza con la propria storia.

La trasmissione del sapere segue le stesse regole di un tempo: «Per diventare maestri servono anni di apprendistato. Si inizia osservando, poi si passa a lavori semplici, e solo dopo anni si può toccare il velluto. È un mestiere che richiede pazienza, silenzio e dedizione».

Materie prime naturali e sostenibilità nell’industria tessile

L’azienda lavora con materie prime naturali, privilegiando fibre durevoli e restaurabili: «La seta la fa da padrona. C’è qualche ordito in cotone, raramente lino. Abbiamo provato anche con il denim, è difficile da gestire». La selezione dei filati è parte integrante del processo creativo, ma anche di una forma implicita di sostenibilità nell’industria tessile: «Dire che siamo sostenibili per definizione è facile, ma anche banale. Qui tutto è fatto a mano: la luce elettrica serve solo per illuminare».

Le forniture provengono quasi tutte dall’Italia, salvo la seta grezza, che arriva dalla Cina: «Non c’è produzione italiana di seta, a parte qualche piccola realtà che va applaudita, ma non può far fronte a grandi quantitativi. L’importatore che la nobilita è a cinquanta chilometri da qui: è quasi a chilometro zero».

L’archivio storico conta oltre tremilacinquecento motivi: dalle grottesche alle fiere, dai fioroni barocchi alle linee Art Déco. Molti di questi disegni, reinterpretati, sono stati riportati in produzione negli ultimi anni sotto forma di velluti Liberty e broccati a mano.

Telaio in legno del Settecento ancora operativo a Tessitura Bevilacqua
Telaio in legno del Settecento ancora operativo a Tessitura Bevilacqua

La collaborazione con Fendi per la realizzazione di una Baguette in velluto

La Tessitura Luigi Bevilacqua dialoga da decenni con l’alta moda e con le istituzioni internazionali. I suoi tessuti hanno arredato la Casa Bianca, il Cremlino e il Palazzo Reale di Dresda, oltre a teatri storici e residenze private in Europa e negli Stati Uniti.

Nel campo della moda, le collaborazioni non nascono da logiche commerciali, ma da una condivisione di linguaggi: «Quando Maria Grazia Chiuri ha deciso di rifare il ballo di Don Carlos de Beistegui a Palazzo Labia, aveva pochissimo tempo. Le ho proposto tre disegni semplici, che abbiamo realizzato in tempi record: tre velluti a mano, diventati i corpetti indossati dalle protagoniste dell’evento».

Per Valentino, Pierpaolo Piccioli ha visitato personalmente il laboratorio: «È venuto, ha osservato i telai e ha voluto capire come nasce un disegno. Abbiamo lavorato insieme su tre varianti di velluto, che poi ha inserito in collezione».

Dolce & Gabbana hanno utilizzato i velluti Bevilacqua per le collezioni ispirate a Venezia, ma anche per l’arredamento delle loro boutique nel mondo: «Dal capo unico agli interni dei negozi, l’uso del tessuto rimane lo stesso: un materiale che racconta una città».

L’elenco include Balmain, Pucci, Roberta di Camerino e Fendi. Quest’ultima collaborazione ha rappresentato un incontro simbolico tra artigianato e contemporaneità: «Durante la realizzazione delle borse Fendi ho voluto partecipare anch’io, indossando la veste bianca da operatore. È stato un modo per capire da vicino la manualità».

In queste relazioni si riflette un’idea di lusso etico: il valore risiede nel gesto, nel tempo di lavorazione, nella permanenza del sapere: «Non si può chiedere l’impossibile. Se un tessuto deve sfilare, bisogna rispettare i tempi della mano, non quelli del mercato».

Gli stilisti vengono a Venezia non solo per acquistare, ma per osservare, prendere appunti, comprendere: «Chi arriva qui resta per ore, riempie quaderni di schizzi. È un modo per riscoprire la lentezza come parte del processo creativo».

Manifatture sostenibili: Venezia come laboratorio vivente

Nella visione di Rodolfo Bevilacqua, Venezia è una rete di manifatture sostenibili, in cui ogni laboratorio è una cellula viva della città: «I nostri mercati principali sono Stati Uniti, Europa e Medio Oriente, ma restiamo piccoli per scelta. Non possiamo produrre per tutti».

La scala ridotta consente di mantenere il controllo diretto su ogni fase della produzione e di trasmettere il mestiere ai giovani. La formazione avviene solo sul posto, senza scuole esterne: l’apprendimento si fonda sulla pratica quotidiana.

Negli ultimi anni la tessitura ha avviato la digitalizzazione del proprio archivio, rendendo accessibili online disegni, schede tecniche e documenti storici. Il progetto è nato in parallelo alla pubblicazione del volume 150 anni di Tessitura Luigi Bevilacqua, edito nel 2025 per celebrare l’anniversario dell’azienda. Il libro, che raccoglie fotografie d’archivio, carteggi, bozzetti e campioni tessili, ricostruisce la storia della manifattura veneziana dal Quattrocento a oggi, intrecciando genealogia familiare e innovazione tecnologica.

In parallelo, l’azienda ha ripreso la produzione del broccato, una tecnica che in Italia era quasi scomparsa: «Dopo settant’anni siamo tornati a tessere broccati a mano. Il primo l’abbiamo montato con il maestro Emanuele Bevilacqua, partendo da un modello storico. È un gesto di responsabilità verso la memoria».

In un mestiere che non ammette automatismi, ogni passaggio di testimone è anche un atto di fiducia: «Bisogna cercare nel passato quello che è stato abbandonato. Molte tecniche sono state lasciate indietro negli anni Sessanta, quando la produzione doveva essere più rapida. Il nostro compito è farle tornare attuali».

A Palazzo Venart la mostra 150 anni di Tessitura Luigi Bevilacqua

Dal 21 ottobre al 21 novembre 2025, la mostra 150 anni di Tessitura Luigi Bevilacqua celebra l’anniversario della manifattura veneziana negli spazi di Palazzo Venart Luxury Hotel, all’interno del programma della Venice Fashion Week. Curata da Venezia da Vivere, l’esposizione ripercorre la storia della tessitura e presenta le nuove creazioni realizzate per l’occasione: i velluti Liberty Flora, Loto e Glicine, intrecciati a mano su telai storici, e il ritorno del broccato in seta e lamine metalliche.

Accanto ai tessuti, viene presentata la prima collezione di carte da parati Bevilacqua, illustrate con motivi tratti dall’archivio. L’allestimento, distribuito tra le sale affacciate sul Canal Grande, racconta la continuità di una tradizione tessile che attraversa cinque secoli.

Durante l’inaugurazione, la Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte e Seguso Vetri d’Arte hanno consegnato ad Alberto e Rodolfo Bevilacqua il premio The Blue Artisan 2025, riconoscendo la capacità di tramandare il sapere artigiano alle nuove generazioni. La mostra fa parte del ciclo Master Artisans, promosso da Venezia da Vivere per raccontare le eccellenze artigiane veneziane negli spazi dell’hôtellerie.

Tessitura Luigi Bevilacqua

La Tessitura Luigi Bevilacqua, fondata ufficialmente nel 1875 a Venezia, produce velluti, damaschi e broccati su telai del Settecento provenienti dalla Scuola della Seta. Ancora oggi realizza tessuti interamente a mano, mantenendo in funzione venticinque telai storici. L’archivio conserva oltre tremilacinquecento disegni, alcuni dei quali reinterpretati per progetti contemporanei di moda e interior design. L’azienda è guidata dalla sesta generazione della famiglia Bevilacqua.

Debora Vitulano

Corde di ordito che costituiscono la _base_ del tessuto
Corde di ordito che costituiscono la base del tessuto
Tessuto in velluto di seta di Tessitura Bevilacqua
Tessuto in velluto di seta di Tessitura Bevilacqua
Tessitura Bevilacqua utilizza prevalentemente seta
Tessitura Bevilacqua utilizza prevalentemente seta
Cartoni forati per macchina jacquard
Per essere lavorati a telaio gli orditi vengono avvolti su bobine
Per essere lavorati a telaio gli orditi vengono avvolti su bobine
L'ordimento teso nel telaio viene intrecciato e assicurato a barre orizzontali
L’ordimento teso nel telaio viene intrecciato e assicurato a barre orizzontali
Velluti e broccati dall’archivio di Tessitura Bevilacqua
Cantra con bobine in velluto di seta
Cantra con bobine in velluto di seta
Contrappesi per mantenere in tensione l_ordito
Contrappesi per mantenere in tensione l’ordito