
È possibile catalogare le onde? Tiziano Scarpa l’ha fatto
Onde laminari dischi pluviali e gibigianne: Tiziano Scarpa racconta Venezia da un punto di vista inedito, nel Catalogo delle onde pubblicato da Wetlands, foto di Anna Zemella. Intervista all’autore
Intervista a Tiziano Scarpa, insieme ad Anna Zemella autore del Catalogo delle onde edito da Wetlands
Il Catalogo delle onde non è un libro di denuncia. Le onde non sono il pretesto per parlare dei problemi che affliggono Venezia come lo spopolamento, l’overtourism o le politiche abitative. «Esistono centinaia di libri di denuncia, tutti rigorosi e doverosi» – racconta Tiziano Scarpa, insieme ad Anna Zemella autore del Catalogo delle onde edito da Wetlands. «Io ho cercato di fare qualcosa di diverso, cioè di mettere insieme il godimento d’esperienza e il godimento di visione con la consapevolezza della situazione reale. Spesso, soprattutto in Italia, non c’è nessuna altra narrazione riguardo la bellezza. Ci riempiamo la bocca di questa parola, di questo concetto che è abusato, retorico, e anche pericoloso perché con questo incanto non vedi come stanno le cose. Questa bellezza di cui racconto è fatta anche di terrore, di spavento perché queste onde possono anche distruggere. Io mi batto in favore della bellezza».
«Andiamo al cinema non solo per dire che bello, ma anche per provare paura oppure ridere. Dopo aver visto un film posso dire “Che bel film, mi ha fatto tanto piangere!”. Ho cercato in questo catalogo di illuminare tutti questi aspetti. Però non è tutto una fascinazione estetica ed esperienziale, perché questa stessa acqua non è solo produttrice di fascino ma anche di ciò che in prospettiva potrebbe distruggerlo questo fascino perché se sgretolerà la città allora non resterà più nulla di cui affascinarsi».

Il Catalogo delle onde di Tiziano Scarpa e Anna Zemella
È ancora possibile raccontare qualcosa di originale su Venezia dopo che tutti ne hanno scritto e continuano a scriverne ogni giorno? Il Catalogo delle onde è un’operazione ibrida, un libro fotografico e poetico in cui scrittura e fotografia si contaminano. Riporta la visione incantata ma non per questo meno realistica, di due veneziani innamorati della loro città. «Di Venezia ho scritto e parlato tanto che a volte mi che mi chiedo ‘cosa c’è da dire ancora?’. Così la mia attenzione si rivolge a quegli aspetti che sembrano secondari e che non entrano nel dibattito politico ma che sono presupposti su cui è fondata l’esistenza: la presenza dell’acqua nel vivere a Venezia è uno di questi. L’architettura, l’arte, i problemi demografici e il turismo, non devono far dimenticare le condizioni fondamentali della vita che invece diamo per scontate. Mi sorprende come su Venezia e sulla vita ci siano ancora così tante cose che si possono raccontare» – racconta Tiziano Scarpa, scrittore, drammaturgo e poeta.

Tiziano Scarpa: Genesi della collaborazione con Anna Zemella
Questo libro nasce da una coincidenza. Anna Zemella, co-autrice e fotografa veneziana, nel suo percorso di ricerca artistica si è lasciata ispirare dal suo rapporto con Venezia, dai suoi abitanti e dal paesaggio. Le foto immortalano un elemento che è di per sé difficile contenere: l’acqua. Zemella ha fotografato le maree, le onde, le alghe che popolano i canali e gli abitanti veneziani con l’acqua fino ai polpacci. Queste fotografie non sono un’appendice del libro, esistevano già, ma hanno avuto la fortuna di incontrarsi con le parole di Tiziano Scarpa portando alla luce una visione di Venezia dal punto di vista dell’elemento naturale, l’acqua.
«Anna Zemella mi ha sentito leggere all’Ateneo Veneto alcuni brani che avevo scritto e che erano ancora in forma incompiuta, abbozzata. Dopo la lettura Anna mi disse che anche lei era ispirata dalle onde ma che le interpretava con il suo medium, la fotografia. È stata un’occasione di propizia coincidenza. Ci conoscevamo già, un po’ come ci si conosce a Venezia, che ci si incontra e ci si saluta per strada, ma non avevamo mai collaborato prima».
Il Catalogo delle onde, un’ode alla contemplazione
L’etimologia del verbo contemplare deriva dal latino contemplari: dove il prefisso ‘cum’ indica “insieme” o “con” e ‘templum’ che originariamente significava “spazio sacro” o “area delimitata per osservazioni rituali”. Nella cultura romana, il templum era una porzione di cielo o di terra delineata dagli auguri (sacerdoti) per osservare i segni divini. Contemplari, dunque, indicava l’atto di osservare attentamente questo spazio sacro per trarne significati o auspici. Oggi dall’osservare il volo degli uccelli il significato è passato all’atto prolungato e intenso di sollevare lo sguardo e il pensiero verso qualcosa che desti meraviglia o riverenza.
Tiziano Scarpa si è trasformato in un augure, ma invece di concentrare lo sguardo nell’aria, l’ha posato sull’acqua, l’elemento che tiene in vita la sua città. «Mi incanto spesso, soprattutto quando prendo i vaporetti e anche quando cammino per la città. Uno dei momenti diciamo fin troppo quasi ovvi è la gibigianna, cioè il riflesso del sole e della luce sulle facciate ma soprattutto sotto le arcate dei ponti. L’arcata inferiore del ponte diventa una specie di schermo involontario sul quale si proiettano i riflessi, un reticolo mobile di luce. Sembrano dei filamenti quasi di fibre ottiche in movimento. Sono ammalianti, li osservo e a volte li filmo. L’acqua in città naturalmente ti porta a guardarla con particolare attenzione perché è anche una presenza estetica».

Catalogo delle onde di Tiziano Scarpa e Anna Zemella: L’onda piatta è quella che tiene in vita Venezia
L’acqua dei canali di Venezia sembra immobile ma è in continuo movimento. L’acqua si muove a volte con rapidità e altre con lentezza. Un continuo respiro, che inspirando ed espirando secondo le maree purifica l’acqua che scorre nei canali della città e la riporta in mare. Questo movimento ha ripulito e ossigenato la città per secoli quando non c’era ancora un sistema fognario e ha permesso alla laguna di non imputridire. Venezia sorge su una laguna, un ambiente costiero caratterizzato da acque salmastre e una rete intricata di canali, isole, e barene. La Laguna di Venezia è collegata all’Adriatico attraverso tre bocche di porto (Lido, Malamocco e Chioggia), che permettono un continuo ricircolo dell’acqua grazie alle maree. Questo movimento naturale è essenziale per sostenere il delicato ecosistema lagunare, oltre a svolgere un ruolo cruciale nella vita quotidiana della città.
Questa continua onda, quasi invisibile è l’onda piatta raccontata da Scarpa:
«Avevo vent’anni, mi avevano prestato le chiavi di un magazzino a ridosso di un canale, che usai come studio per tutta un’estate, […]Una notte è successo un prodigio[…] La luce del lampione installato sulla riva di fronte cadeva in acqua, rimbalzava sulla superficie del canale, risaliva fino alla piccola finestra del magazzino ed entrava nella stanza in cui mi trovavo: si rifletteva sul soffitto molto basso. […] Sono rimasto così, a testa in su, per parecchio tempo a guardare. Potevo vedere le minuscole increspature dell’acqua, le incavature prodotte sulla tensione superficiale da un fuscello, un insetto morto galleggiante, una foglia persa da un albero o da un’alga, un pezzettino di carta, una briciola. Era una radiografia, ma non della parte occulta di un corpo o di un oggetto: era la radiografia della superficie».

Catalogo delle onde: dialogare tra naviganti attraverso le onde
Tiziano Scarpa nel Catalogo delle onde fa l’inventario di diverse tipologie di onde: da quelle naturali, come le onde meccaniche e laminari, a quelle emotive e relazionali. Le onde non sono allora solo un fenomeno da osservare ma diventano un galateo della vita dei naviganti veneziani. Dal camminare con lentezza nell’acqua alta per non creare schizzi all’andare i barca rispettando gli altri naviganti.
«Questo libro cataloga delle tipologie di onde, le onde isteriche, le onde relazionali, l’onda piatta, l’onda laminare, i dischi pluviali. Non si parla solo di osservazione. C’è un godimento di tipo corporeo nell’andare in barca, nel mandare dei messaggi tra navigati, come dico nel capitolo delle onde relazionali. Conoscere le onde significa sapere dialogare con chi è su un’altra barca con cortesia o arroganza facendo onde grosse oppure rallentando per non disturbare le altre imbarcazioni. È un’esperienza di dialogo, un messaggio di amicizia e di civiltà. Questo è il cuore del libro».
L’onda laminare e l’acqua alta con Tiziano Scarpa
«Le modificazioni umane hanno cancellato molte barene, cosicché dal Novecento le alte maree non vengono più assorbite dalla laguna, ma si sovrappongono “per laminazione”, come dicono gli studiosi. Esistono dunque le onde-lamina, come lastre o strati che slittano sopra la superficie dell’acqua e si impilano su di essa, provocando la versione contemporanea dell’acqua alta. È anche a quel tipo di onde che si è opposto il Mose, la serie di Moduli Sperimentali Elettromeccanici che, nelle situazioni di emergenza, blocca l’ingresso del mare nelle bocche di porto fra le isole litoranee».
Pensando all’onda laminare è impossibile non pensare all’acqua alta straordinaria che ha colpito Venezia il 12 novembre 2019 mettendo in grave difficoltà la città. La tragicità di quei giorni ha rivelato quanto effettivamente sia fragile la città e quanto non ci fosse più tempo per rimandare ciò che andava fatto per proteggerla. Ci sono dei segni che sono rimasti indelebili sulla città dopo quei giorno di acqua alta? «Dopo quegli avvenimenti è stato messo in opera il Mose che in teoria avrebbe dovuto essere ancora collaudato. L’intollerabilità e i danni di quella acqua alta sono stati la causa di questa accelerazione. È evidente che si tratta di quelle catastrofi più grandi, globali, di cui la Terra, il pianeta, il clima ci dà degli avvisi. Pensiamo anche all’Emilia, o in Spagna, Valencia. Sono catastrofi tragiche, orribili, ma in un certo senso quasi benevole rispetto a quello che potrebbe e purtroppo probabilmente succederà se non cambiamo impostazione sociale e produttiva e consumistica».

Tiziano Scarpa
Scrittore, poeta e saggista veneziano. Tra i suoi libri, Venezia è un pesce (Feltrinelli), Stabat Mater (premio Strega 2009), Il brevetto del geco, e il recente La verità e la biro (Einaudi 2023). Venezia è un pesce è uscito nel 2020 in una nuova edizione elaborata e ampliata.
Anna Zemella
È una fotografa veneziana. I suoi lavori sono intimamente legati a Venezia, alla sua laguna e ai suoi abitanti e sono stati esposti in numerose mostre. Impegnata nella difesa di Venezia, le sue fotografie sono apparse in varie testate.
Wetlands
Il Catalogo delle onde, è disponibile con testo bilingue italiano e inglese, con traduzione di Jo-Ann Titmarsh. Wetlands è un’impresa sociale non–profit. Il suo percorso si ispira a principi di eguaglianza, partecipazione, valorizzazione delle diversità, rispetto dell’ambiente, pluralismo culturale. Wetlands è un progetto carbon neutral a filiera locale: tutti i libri sono composti, prodotti e stampati a Venezia, su carta sostenibile, da manodopera locale.
Domiziana Montello







