Valerio Berruti e Renzo Vitale al Palazzo Reale di Milano

La sinestesia di Valerio Berruti e Renzo Vitale al Palazzo Reale di Milano

In More Than Kids, i bambini anonimi di Valerio Berruti si trasformano in archetipi universali: un percorso tra scultura, animazione e suono che dialoga con Renzo Vitale e con la visione sensoriale di BMW

L’infanzia come spazio di possibilità: la poetica di Valerio Berruti

I lavori di Valerio Berruti esposti nella mostra More Than Kids, al Palazzo Reale di Milano (22 luglio – 2 novembre, curatela di Nicolas Ballario), evocano l’infanzia come uno spazio in cui tutto è ancora possibile. Popolata da sculture monumentali, disegni e animazioni, la mostra è priva di contenuti nostalgici – anzi, affida la speranza di cambiamento proprio alle figure concepite dall’artista. In dialogo con l’universo sonoro di Renzo Vitale, queste presenze si muovono in uno spazio dove arte e tecnologia indagano la relazione tra l’umanità e il pianeta.

Il tema dell’emergenza climatica ritorna nelle opere di Berruti come un racconto delicato ma perentorio: le tre bambine accovacciate sulla terra arsa nell’opera Nel silenzio rievocano un ritrovamento archeologico del futuro; la scultura Don’t Let Me Be Wrong (2024) è costituita dal gigantesco busto di una bambina che guarda il cielo, come in attesa di un segnale dall’alto. «Solo chi sa meravigliarsi può ancora credere che sia possibile cambiare rotta», afferma Berruti, restituendo all’arte un ruolo di responsabilità.

Tecniche e materiali: il linguaggio polimaterico dell’artista

Il linguaggio artistico di Berruti è polimaterico: tecniche tradizionali e contemporanee coincidono. Aurora (2024) è composta da due sculture in vetroresina e cemento adagiate frontalmente su una passerella in pizzo, accompagnate da otto affreschi su tela grezza di iuta che raffigurano un bambino disobbediente, riluttante a mantenere la rigida posizione di «attenti». I materiali delle sculture, che gli conferiscono una presenza monumentale solo apparentemente ieratica, sono controbilanciati da elementi caldi o tradizionali, come il merletto nel caso di Aurora, o da interventi animati, come nel grande busto Don’t Let Me Be Wrong, al cui interno è ospitato il cortometraggio omonimo musicato da Daddy G dei Massive Attack.

Lo stretto legame con un passato analogico è bilanciato dall’interazione con elementi innovativi. Berruti coniuga nelle animazioni la manualità artigianale dei suoi disegni, in cui dominano colori neutri lontani dalle tinte artificiali dei prodotti pop, con la tecnologia digitale che li attiva: da Golgota (2005), con musiche di Lucio Disarò, a Cercare silenzio (2023), accompagnato da una composizione originale di Samuel Romano e concepito per l’ONG catalana Open Arms. Da questo approccio, che unisce manualità e tecnologia, nasce una riflessione sull’identità contemporanea e sull’idea di trasformazione.

Partecipazione e relazione: il pubblico come parte dell’opera

L’allestimento è concepito per creare un confronto tra le opere e gli spazi che le ospitano. Le figure di Berruti si espandono nelle sale di Palazzo Reale, invadendo il percorso dello spettatore. Ogni opera è una frase interrotta che chiede al pubblico di essere completata. La Giostra di Nina (2008), accompagnata da un cortometraggio con musiche di Ludovico Einaudi, presuppone l’interazione del visitatore. Sei uccellini in vetroresina sostituiscono i tradizionali cavalli dei caroselli: i volatili evocano un senso di libertà e fantasia, ma anche di ripetizione ciclica; alcuni di essi sono fuggiti dal carillon e li ritroviamo sospesi al soffitto.

Temi come la migrazione, l’ingiustizia sociale, la crisi climatica e la ricerca di identità emergono senza retorica, costituendo un manifesto contro l’indifferenza. Le opere di Berruti, nella loro fragile presenza, ci ricordano una verità semplice: se siamo stati tutti bambini, il modo in cui guardiamo al futuro non può prescindere dalla responsabilità verso le nuove generazioni.

More Than Kids, Valerio Berruti, Palazzo Reale Milano

Arte e solidarietà: la scelta di Berruti di operare fuori dai centri del sistema

Valerio Berruti ha scelto di operare lontano dai centri nevralgici del sistema, stabilendo il suo studio in una chiesa sconsacrata del Seicento a Verduno, un piccolo paese nelle Langhe in cui, dichiara l’artista, «coesistono bellezza naturale e intervento dell’uomo». Questa scelta riflette il suo approccio lento e meditato. La sua opera non provoca in modo plateale, ma «mina dall’interno ogni certezza», come osserva il curatore Ballario. È artefice di un linguaggio riconoscibile ma non ripetitivo, che privilegia la risonanza interiore rispetto all’effetto immediato.

More Than Kids è anche una mostra politica. L’infanzia, per l’artista, non è il rifugio dell’essere umano, ma una lente attraverso cui osservarne le criticità. I suoi bambini, con la loro spensieratezza non ancora filtrata dai pregiudizi, pongono domande scomode sulle emergenze del nostro tempo: guerre, disuguaglianze, crisi ecologica, migrazioni. Nel nome del Padre (2024) evoca il tema del potere, rappresentato da 42 sculture di bambine che ne fissano una più isolata e avvilita, dalla quale sembrano cercare invano delle risposte. A Safe Place (2023), con musiche di Lucio Disarò, riflette sulla doppia natura del salvagente, che può essere sia giocattolo sia strumento di salvezza, a seconda che la ciambella si trovi attorno al corpo di una bambina che si diverte in riva al mare, o a una naufraga dispersa in mezzo al Mediterraneo. L’abbraccio più forte (2020), composto da una scultura, disegni su cartoncino e un video musicato da più di cento artisti che hanno risposto all’appello di Berruti, nasce durante la pandemia come raccolta fondi per l’ospedale di Verduno, trasformandosi in un inno alla solidarietà umana.

More Than Kids meets More Than a Car: l’incontro tra Valerio Berruti e Renzo Vitale

More than kids meets More than a car: l’artista Valerio Berruti ha incontrato Renzo Vitale, Creative Director of Sound Design del BMW Group. L’interazione fra arte e suono sviluppata da Berruti dialoga con le caratteristiche della nuova BMW iX3, prima vettura dell’ultima generazione Neue Klasse.

BMW trasforma la mobilità in un confronto tra guidatore, tecnologia e ambiente. Con il progetto HypersonX, Renzo Vitale plasma il paesaggio sonoro che accompagna la nuova BMW iX3: i 43 suoni installati nella vettura, ispirati a tonalità naturali e calibrati sulle situazioni di guida, creano un’esperienza uditiva sincronizzata con quella luminosa. L’elemento acustico è il tramite che connette il veicolo al guidatore: un coro composto dai dipendenti del BMW Group Design Studio, nella lingua madre del mercato di riferimento, restituisce calore umano al suono di benvenuto.

Vitale, ingegnere, compositore e artista, parla in questo senso di «connessione emotiva». L’auto si trasforma in un ambiente immersivo, in cui esperienza visiva e uditiva convergono. Allo stesso modo, le opere di Berruti dialogano con le colonne sonore appositamente composte, fra gli altri, da Lucio Disarò – con cui collabora da oltre vent’anni – Stew Jackson, Ryuichi Sakamoto e Rodrigo D’Erasmo. I suoni non sono mero accompagnamento, ma elemento costitutivo delle sue installazioni in una prospettiva sinestetica rivolta a un pubblico più ampio dei soli addetti ai lavori.

Tecnologia, sostenibilità e futuro: il legame tra BMW e l’arte di Berruti

BMW ha istituito nel 1973, presso la sede di Monaco, un Ufficio per la Protezione Ambientale; dal 2005 prevede la pubblicazione di un rapporto di sostenibilità in concomitanza con la presentazione del bilancio societario. Il tema dell’emergenza climatica, centrale anche nelle opere di Berruti, trova così un parallelo nella filosofia del marchio tedesco, impegnato a coniugare design, innovazione e responsabilità ambientale.

Da questo approccio, che unisce manualità artigianale e innovazione tecnologica, nasce l’incontro con la BMW iX3, grazie all’introduzione nel sistema BMW Panoramic iDrive del soundscape HypersonX, che adatta in modo dinamico lo spettro sonoro alle condizioni di guida, creando un’interazione emotiva fra conducente e automobile. In questo dialogo, arte e tecnologia condividono la stessa missione: riscoprire, attraverso la sensibilità, il rapporto tra l’essere umano e il pianeta.

More Than Kids: ciclo espositivo diffuso

La mostra More Than Kids è il secondo episodio di un ciclo suddiviso in tre, inaugurato ad Alba presso la Fondazione Ferrero, e che si concluderà, sempre ad Alba, nella Chiesa di San Domenico. La scelta di diluire la mostra in tre atti, ciascuno ospitato in un luogo differente – una fondazione, un palazzo reale, una chiesa sconsacrata – sottolinea la natura diffusa del progetto e la capacità di adattarsi a contesti diversi: dal luogo di raccolta alla monumentalità pubblica. 

La sua forma camaleontica giustifica la portata globale della riflessione sul tema dell’infanzia, indagata non come condizione idilliaca, ma come fase di transizione tra ciò che siamo stati e ciò che potremmo diventare. Berruti eleva l’infanzia a metafora della condizione umana, uno stato di transito in cui tutto può ancora accadere. Al centro della ricerca di Berruti vi sono i bambini, privati di tratti fisionomici per assumere l’aspetto di archetipi universali. Proprio la loro indeterminatezza li rende specchio di quell’infanzia in cui ogni osservatore può proiettare i propri ricordi e le proprie aspettative.

Gabriele Della Maddalena

More Than Kids, Valerio Berruti, Palazzo Reale Milano
More Than Kids, Valerio Berruti, Palazzo Reale Milano
More Than Kids, Valerio Berruti, Palazzo Reale Milano
More Than Kids, Valerio Berruti, Palazzo Reale Milano
More Than Kids, Valerio Berruti, Palazzo Reale Milano
More Than Kids, Valerio Berruti, Palazzo Reale Milano
More Than Kids, Valerio Berruti, Palazzo Reale Milano
More Than Kids, Valerio Berruti, Palazzo Reale Milano
More Than Kids, Valerio Berruti, Palazzo Reale Milano
More Than Kids, Valerio Berruti, Palazzo Reale Milano