exhibition at Le Stanze del Vetro, San Giorgio. Venice photo by Matilde Moro

Vetro, sabbia e CO₂: tutto il vetro è riciclabile, ma non il vetro artistico

Il vetro è riciclabile all’infinito (ma non il vetro artistico, colorato in rosso e blu): la sabbia è sempre più scarsa: l’Europa punta su nuovi modelli circolari, il mercato globale e il vetro in upcycling

Il vetro: un materiale antico per una transizione necessaria

Durante l’ultima Venice Glass Week, il festival internazionale dedicato alla produzione vetraria, la discussione non si è concentrata solo sull’estetica del vetro ma sul suo ruolo economico e ambientale. Mentre Venezia celebra una tradizione millenaria, l’industria vetraria europea affronta una transizione: ridurre le emissioni, migliorare il riciclo e gestire una risorsa critica, la sabbia.

A Murano, dove aziende come Seguso Vetri d’Arte producono vetro artistico dal 1397, le fornaci bruciano ancora a oltre 1.200 gradi, i costi energetici sono alti e gli scarti di produzione difficili da riciclare. Il vetro è anche uno dei pochi materiali al mondo riciclabili all’infinito senza perdita di qualità, e per questo è al centro delle strategie europee per l’economia circolare.

Dalla sabbia al vetro: la risorsa invisibile che sostiene il mondo

Il vetro nasce dalla sabbia, un dettaglio che racchiude l’intera tensione della modernità: la trasformazione di una materia apparentemente infinita in una risorsa limitata. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), la sabbia è la seconda materia prima più utilizzata al mondo dopo l’acqua, con un consumo annuo stimato in 50 miliardi di tonnellate. Serve per costruire cemento, asfalti, microchip e, naturalmente, vetro.

Questa domanda ha innescato un’economia estrattiva planetaria. La sabbia è prelevata da letti fluviali, coste, cave e fondali marini. I principali esportatori sono Malesia, Cambogia, Vietnam, India e Cina. I paesi desertici, paradossalmente, devono importarla: la sabbia del deserto è troppo fine, levigata dal vento, e non si lega al calcestruzzo. Gli Emirati Arabi, che negli ultimi decenni hanno costruito un paesaggio artificiale di vetro e acciaio, sono tra i maggiori importatori mondiali di sabbia fluviale.

Il risultato è una competizione crescente per il controllo di una risorsa geopolitica. Le sabbie fluviali e costiere, estratte illegalmente in molti paesi, alimentano un mercato parallelo difficile da monitorare. Le conseguenze ambientali sono immediate: l’erosione delle coste, la distruzione degli habitat fluviali, il degrado dei delta e delle barriere naturali. UNEP stima che il 75 per cento delle coste del mondo sia oggi in arretramento, in parte per la sottrazione di sedimenti dovuta all’estrazione.

L’uso intensivo della sabbia mette in crisi un equilibrio geologico che si è formato in milioni di anni. Ciò che appare banale — il granello di sabbia — è in realtà un nodo del sistema economico globale.

Cemento e vetro: due destini opposti nella crisi climatica

La maggior parte della sabbia viene assorbita dall’industria delle costruzioni, soprattutto per la produzione di cemento, un materiale che da solo è responsabile di circa l’8 per cento delle emissioni globali di CO₂. Il vetro, che pure nasce dalla stessa sabbia, rappresenta un uso minore in termini di volume ma molto diverso in termini di ciclo vitale.

Per definizione, il cemento è un materiale non reversibile: una volta indurito, non può essere rifuso o riutilizzato integralmente. Il vetro invece può essere riciclato all’infinito senza perdita di qualità o purezza. Ogni tonnellata di vetro riciclato consente di risparmiare circa 300 chilogrammi di CO₂ e il 30 per cento dell’energia necessaria rispetto alla produzione da materie prime.

Questo potenziale di rigenerazione fa del vetro uno dei materiali chiave per la transizione ecologica dell’industria europea, in un momento in cui l’Unione cerca alternative sostenibili alle filiere ad alta intensità energetica.

Il vetro come motore dell’economia sostenibile globale

Secondo Market Research Future, il mercato globale del vetro ha superato i 100 miliardi di dollari nel 2021 e dovrebbe raggiungere i 145 miliardi entro il 2025, con una crescita annua superiore al cinque per cento. È una filiera diffusa che va dai vetri per l’edilizia ai pannelli fotovoltaici, dagli imballaggi alimentari alle fibre ottiche.

In Europa, secondo la European Container Glass Federation (FEVE), in alcuni impianti il vetro riciclato rappresenta fino al novanta per cento della materia prima utilizzata. Ogni bottiglia rifusa diventa materia per una nuova bottiglia, in un ciclo che può teoricamente ripetersi all’infinito. Il vantaggio è duplice: ambientale, perché riduce la dipendenza da nuove estrazioni di sabbia, e industriale, perché abbassa i costi energetici e stabilizza l’approvvigionamento.

Uno studio di Zero Waste Europe ha stimato che una bottiglia di vetro a rendere ha un impatto climatico fino all’85 per cento inferiore rispetto a una bottiglia monouso in plastica. Questa differenza non riguarda solo la fase d’uso, ma l’intero ciclo di vita, dalla produzione al trasporto fino allo smaltimento.

Green Deal e vetro: l’Europa alla prova della circolarità industriale

L’Unione Europea considera il vetro un settore strategico per raggiungere gli obiettivi del Green Deal e della neutralità climatica entro il 2050. La Direttiva 94/62/CE sugli imballaggi, insieme al nuovo Regolamento europeo sugli imballaggi e rifiuti da imballaggio (PPWR), impone che entro il 2030 almeno il 75 per cento del vetro da imballaggio sia riciclato in ciascuno Stato membro. Il testo introduce l’obbligo di progettare imballaggi secondo criteri di design for recycling, limitando l’uso di pigmenti o additivi che ostacolano il recupero.

Parallelamente, la Glass Alliance Europe, rete che riunisce associazioni e imprese del settore, lavora alla conversione dei forni industriali: dai forni alimentati a gas naturale si passa progressivamente a forni elettrici ibridi, che utilizzano energia da fonti rinnovabili o idrogeno verde. I primi prototipi, sperimentati in Germania e nei Paesi Bassi, mostrano una potenziale riduzione delle emissioni del 50 per cento entro il 2030.

L’industria del vetro europeo impiega oltre 125.000 lavoratori diretti e produce circa 39 milioni di tonnellate di vetro all’anno. È uno dei settori manifatturieri che più ha investito in efficienza energetica, recupero di calore e digitalizzazione dei processi. Tuttavia, la transizione rimane costosa: la produzione elettrica a basse emissioni richiede infrastrutture nuove e stabilità nei costi dell’energia, un aspetto su cui le politiche europee dovranno intervenire in modo più deciso.

Murano, tra arte e industria: il paradosso del vetro che non si può riciclare

In un’isola di poche migliaia di abitanti come Murano, la sostenibilità assume un significato diverso. Qui il vetro non è una merce standardizzata, ma una materia espressiva. Tuttavia, proprio la complessità chimica e cromatica che rende unici i manufatti muranesi ne rende impossibile il riciclo.

«Nel vetro artistico si utilizzano ossidi metallici per ottenere i colori», spiega Silverio. «Il rosso si ottiene dal cadmio, il blu può contenere arsenico o cobalto. Questi metalli, se reintrodotti nei forni industriali, contaminerebbero il materiale e ne comprometterebbero la qualità».

La conseguenza è che il vetro artistico finisce in larga parte nelle discariche, classificato come rifiuto speciale. Le quantità non sono trascurabili: si stima che a Murano siano generati ogni anno centinaia di tonnellate di scarti vetrari non riciclabili. A livello mondiale, i rifiuti di vetro non riutilizzabili superano i 130 milioni di tonnellate l’anno.

Rehub Glass: innovazione, upcycling e nuove vie per la sostenibilità del vetro artistico

Per rispondere a questa criticità, nel 2022 Silverio ha fondato a Murano Rehub Glass, una startup che sperimenta processi di riciclo a temperatura ambiente. L’idea è semplice: eliminare la fusione, la fase più energivora del ciclo produttivo. Il vetro viene trasformato in una pasta lavorabile attraverso un legante ecocompatibile: il risultato è una nuova materia prima secondaria che può essere modellata, pressata o stampata per creare superfici e oggetti.

Il progetto unisce ricerca scientifica, design e artigianato. Riduce le emissioni, abbatte i costi di smaltimento e offre alle aziende un modo per reintegrare gli scarti nel ciclo produttivo. In questo modo, la tradizione artigiana di Murano diventa un laboratorio per la sostenibilità.

La logica è quella dell’upcycling, non del semplice riciclo: non riportare il materiale al punto di partenza, ma dargli una nuova funzione e un valore diverso. È un cambio di paradigma che potrebbe estendersi anche ad altri settori del vetro decorativo e del lusso.

Vetro e architettura sostenibile: quando l’innovazione incontra la luce

L’uso del vetro non si limita agli oggetti o agli imballaggi. Nell’architettura contemporanea è diventato uno dei simboli della sostenibilità tecnologica. I vetri intelligenti, in grado di regolare la trasmissione luminosa e termica, contribuiscono a ridurre i consumi energetici degli edifici. I vetri fotovoltaici, che incorporano celle trasparenti o semi-trasparenti, producono energia mantenendo la funzione estetica delle facciate.

Secondo il Global Status Report for Buildings and Construction (UNEP, 2022), il settore edilizio è responsabile del 36 per cento delle emissioni globali di CO₂. Migliorare le prestazioni termiche e luminose delle superfici vetrate rappresenta una delle leve principali per ridurre il consumo energetico urbano. In questo ambito, il vetro non è più solo materiale passivo ma parte attiva dei sistemi energetici integrati.

In Europa, la European Green Building Alliance sostiene progetti che combinano vetro riciclato, materiali compositi e processi produttivi a basse emissioni. Alcune sperimentazioni mirano alla creazione di pannelli architettonici modulari interamente riciclabili, dove il vetro funge da matrice per nuovi compositi strutturali.

Economia circolare e politica industriale: la nuova rotta del vetro europeo

Il percorso verso una vera economia circolare del vetro implica una revisione sistemica del modello produttivo. Non basta incrementare la percentuale di vetro riciclato: occorre ripensare il modo in cui i prodotti vengono progettati, distribuiti e raccolti. L’Europa, attraverso il Green Deal Industrial Plan, sta orientando fondi e incentivi verso tecnologie a basse emissioni, ma la complessità del settore richiede coordinamento tra produttori, riciclatori e amministrazioni locali.

Il principio di responsabilità estesa del produttore (EPR), introdotto in normative europee, obbliga le imprese a farsi carico dell’intero ciclo di vita del prodotto. Per il vetro, questo significa investire in sistemi di raccolta omogenei, ridurre la frammentazione dei colori e migliorare la tracciabilità dei rifiuti.

In parallelo, la Commissione Europea promuove progetti di ricerca applicata nell’ambito di Horizon Europe, destinando fondi specifici allo sviluppo di forni elettrici, riciclo chimico e materiali vetrari innovativi. Il vetro, per la sua stabilità e riutilizzabilità, è considerato uno dei materiali più compatibili con l’obiettivo di zero waste society delineato per il 2050.

Matilde Moro

exhibition at Le Stanze del Vetro, San Giorgio. Venice photo by Matilde Moro
exhibition at Le Stanze del Vetro, San Giorgio. Venice photo by Matilde Moro
exhibition at Le Stanze del Vetro, San Giorgio. Venice photo by Matilde Moro
exhibition at Le Stanze del Vetro, San Giorgio. Venice photo by Matilde Moro
exhibition at Le Stanze del Vetro, San Giorgio. Venice photo by Matilde Moro
exhibition at Le Stanze del Vetro, San Giorgio. Venice photo by Matilde Moro
exhibition at Le Stanze del Vetro, San Giorgio. Venice photo by Matilde Moro
exhibition at Le Stanze del Vetro, San Giorgio. Venice photo by Matilde Moro