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Whole Lotta Hemp vuole ricostruire in Emilia Romagna una filiera della canapa

Agricoltori locali, tracciabilità e usi industriali della fibra e del canapulo: la filiera della canapa di Whole Lotta Hemp, per la bioedilizia, i materiali industriali e l’agricoltura rigenerativa

Whole Lotta Hemp, una filiera di canapa per l’industria italiana

Whole Lotta Hemp (WLhemp) è nata in Emilia-Romagna per ricostruire in Italia una filiera di canapa industriale, dal seme al prodotto trasformato. I fondatori, Emil Cioban e Alessandro Pollastri, hanno scelto di sviluppare un modello di filiera corta, coinvolgendo agricoltori locali e mantenendo il controllo diretto sulle prime fasi di trasformazione, in un’ottica di sostenibilità: «Non ci aspettavamo le difficoltà che abbiamo incontrato, ma nemmeno il traguardo. Non è solo un’attività economica: significa dare un’altra opportunità agli agricoltori e alle generazioni future».

Oggi WLhemp produce fibra e canapulo destinati in gran parte alla bioedilizia e ad altri settori industriali.

Dai campi sperimentali a una rete agricola diffusa

L’avvio della filiera è stato graduale, iniziando con esperimenti in campo nel 2020 e solo in seguito con un impianto di trasformazione: «Nel 2022 siamo andati a vedere un impianto di stigliatura: sognavamo di avere il materiale per metterlo in mano agli ingegneri e capire come poterlo valorizzare».

Nei primi anni, mentre progettava un impianto proprio, WLhemp ha lavorato con piccole superfici coltivate in collaborazione con aziende agricole del nord Italia, raggiungendo complessivamente circa duecento ettari: «Il vero cambiamento è arrivato quando abbiamo potuto dare garanzie di ritiro della produzione. Per il 2026 puntiamo a coltivare tra cinquecento e mille ettari: un traguardo che ci permetterà di saturare la capacità produttiva del nostro impianto e di rispondere alla crescente domanda».

Il rapporto con gli agricoltori è stato costruito nel tempo: «All’inizio l’approccio non era semplice: molti non avevano mai coltivato canapa e temevano di affrontare una coltura nuova. Oggi il dialogo è più diretto. Offriamo un contratto chiaro e paghiamo un premio per la qualità della fibra ottenuta. La fiducia si è consolidata stagione dopo stagione. Gli agricoltori che rimangono in filiera sanno come intervenire in modo mirato: conoscono i propri terreni e imparano a gestire la macerazione in campo per ottenere risultati migliori. Questo scambio di conoscenze è fondamentale per far crescere una filiera ancora giovane».

Accorciare le distanze: filiera corta ed economie circolari

WLhemp ha scelto di costruire un’organizzazione radicata nel territorio, in linea con le economie circolari: «Oggi arrivano i balloni, li scarichiamo e gestiamo internamente la prima trasformazione. L’obiettivo è avere più impianti in diverse aree del nord Italia, per ridurre i trasporti e ottimizzare la produzione. Fare meno chilometri equivale ad avere costi minori, meno emissioni e tempi più rapidi di lavorazione. Una filiera corta non è solo un concetto: riduce l’impatto ambientale e consente un rapporto più stretto con chi coltiva. Significa anche che i margini economici rimangono in gran parte nelle comunità locali, rafforzando il legame tra agricoltura e industria».

Cioban e Pollastri insistono anche sull’importanza della tracciabilità, che considerano un valore aggiunto per il settore: «Partiamo da sementi certificate, registriamo ogni parcella coltivata, seguiamo i passaggi dal campo all’impianto. In qualsiasi momento sappiamo da quale terreno proviene un lotto e che percorso ha seguito. Se dobbiamo unire piccoli lotti in blend, la provenienza resta comunque verificabile».

Emil Cioban, Michele Maghei, Alessandro Pollastri
Emil Cioban, Michele Maghei, Alessandro Pollastri

Materie prime naturali e adattamento al clima

L’esperienza nei campi e il confronto con le diverse condizioni climatiche hanno guidato il lavoro di WLhemp sulla selezione delle sementi: «La canapa è una pianta malleabile: a seconda della varietà e delle condizioni si adatta, cresce e dà risultati diversi».

Per diversi anni WLhemp ha utilizzato varietà francesi, ma il passaggio a sementi italiane ha segnato una svolta: «Abbiamo scoperto che, pur costando di più all’inizio, le varietà italiane danno rese superiori di circa il trenta percento e minori perdite. Il risultato è stato possibile grazie a un partner che ci consente di produrre e riprodurre semi italiani. Questo rafforza la filiera e riduce la dipendenza dall’estero».

La coltura si è dimostrata flessibile in diverse condizioni climatiche: «Abbiamo sperimentato semine tardive, a metà giugno, che hanno raggiunto comunque due metri e mezzo di altezza. Questo ci fa pensare che la canapa possa essere utilizzata in rotazioni agricole diverse, contribuendo a migliorare la fertilità del suolo e riducendo l’uso di input chimici».

L’adattabilità della pianta e il lavoro sulla selezione varietale consolidano l’uso di materie prime naturali e offrono alla filiera una maggiore stabilità in un contesto di cambiamento climatico.

Sostenibilità misurata nei campi e nell’industria

WLhemp non ha ancora condotto un bilancio di CO₂ completo, ma le stime interne mostrano un saldo già negativo. La sostenibilità della canapa, comunque, non riguarda solo le emissioni: «La canapa lascia il suolo in condizioni migliori di altre colture: riduce le esigenze di trattamenti chimici e, se gestita correttamente, consente di tagliare intere fasi di lavorazione dopo la raccolta. Questo significa meno energia, costi inferiori e un’impronta ambientale più contenuta».

La fase di macerazione in campo è un esempio di come l’esperienza agricola incida sull’impatto ambientale: «Ogni coltura ha le sue regole. La canapa, per esempio, ha bisogno di prendere due piogge e di essere rivoltata nel momento giusto. Se il materiale arriva già macerato in modo uniforme, il lavoro in impianto diventa più semplice ed efficiente. Ridurre un passaggio significa ridurre anche l’energia necessaria e le emissioni correlate».

Canapa per costruire: bioedilizia e nuove applicazioni

Il principale bacino d’utenza per WLhemp è al momento la bioedilizia: «Non è stata una scelta pianificata a tavolino: la domanda è tre volte superiore a quello che riusciamo a produrre. Il canapulo nei biomattoni e la fibra nei pannelli isolanti assorbono grandi volumi di materia prima e offrono un utilizzo industriale alla coltura».

Il passaggio dal campo all’industria ha imposto nuove regole e standard alla filiera della canapa, spingendo WLhemp a rivedere processi e criteri di selezione: «Trasformare un prodotto agricolo in uno industriale è complesso, richiede qualità e costanza. All’inizio consegnavamo solo fibra e canapulo; oggi dobbiamo distinguere per lunghezza, pulizia, macerazione. Ci sono molteplici sfumature di fibra di canapa e ognuna serve a un uso diverso. Lavorare con aziende che cercano standard sempre più precisi significa costruire un dialogo continuo e trovare soluzioni su misura».

Altri settori in fase di sviluppo sono i compositi per l’automotive e il packaging biodegradabile: «Sono ambiti con grandi potenzialità, ma richiedono stabilità nella produzione, standard tecnici e investimenti a lungo termine. In Italia la filiera è ancora giovane, ma può crescere con il supporto giusto».

Una normativa frammentata e la sfida degli investimenti

Il quadro europeo consente stigliatura e macerazione per usi industriali, ma in Italia la mancanza di continuità normativa ha creato incertezza: «Abbiamo avuto problemi persino a trasportare i semi perché alcuni corrieri si spaventavano quando leggevano la parola canapa. Solo una circolare ministeriale ha chiarito che si tratta di una materia prima agricola certificata».

La legge italiana del 2016 ha promosso la coltivazione, ma l’attenzione si è concentrata sul fiore per estrazione: «Noi operiamo in un ambito già conforme alle norme europee e italiane, ma servirebbe un dialogo con le istituzioni per programmare lo sviluppo di un’industria agricola legata alla produzione di fibra. A volte veniamo considerati dei pionieri isolati, quando invece lavoriamo in una filiera che può avere un ruolo strategico per l’economia verde».

Anche ottenere finanziamenti adeguati continua a rappresentare una difficoltà per il settore: «Non abbiamo mai ricevuto fondi pubblici. Abbiamo dovuto cercare sostegno tecnico e finanziario tra partner privati. È stata una scelta obbligata, ma ci ha dato un forte senso di responsabilità verso gli agricoltori e le aziende con cui collaboriamo».

Nel frattempo, in altri Paesi europei, la canapa è già parte di programmi di rilancio industriale: «In Francia e in Svezia si stanno costruendo impianti di dimensioni molto maggiori dei nostri, sostenuti da fondi pubblici. Questo dimostra che esiste una tendenza globale e che l’Italia rischia di restare indietro se non decide di investire nella filiera».

Una filiera diffusa per sostenere l’agricoltura rigenerativa

WLhemp punta a consolidare la filiera italiana e a diffondere l’uso della canapa come coltura per l’agricoltura rigenerativa: «Se riusciremo a organizzare la produzione in più aree con impianti distribuiti, potremo ridurre i trasporti e dare più valore ai territori. Non parliamo solo di sostenibilità ambientale, ma anche economica: mantenere il valore aggiunto della filiera vicino ai luoghi di produzione significa rafforzare le comunità locali».

Tuttavia, la costruzione di un mercato industriale richiede tempo e fiducia: «Molte imprese vorrebbero usare la fibra di canapa, ma non sanno come adattare i loro processi. A volte dobbiamo fare da mediatori tecnici, spiegare le caratteristiche del materiale, trovare soluzioni che consentano loro di avvicinarsi gradualmente a questo cambiamento».

Per Cioban e Pollastri l’idea di filiera non riguarda solo l’industria, ma anche il legame con i territori e con chi li coltiva: «Stiamo realizzando con fatica il sogno di avere una filiera italiana completa, ma è anche una responsabilità verso gli agricoltori, i partner e le generazioni future».

Whole Lotta Hemp

Whole Lotta Hemp è un’azienda con sede in Emilia-Romagna che opera nella coltivazione e nella prima trasformazione della canapa industriale. Fondata da Emil Cioban e Alessandro Pollastri, lavora con una rete di agricoltori nel nord Italia e gestisce direttamente la raccolta e la stigliatura. Produce fibra e canapulo destinati soprattutto alla bioedilizia e a nuovi materiali industriali, con attenzione alla tracciabilità della filiera e all’uso di varietà di semi italiane.

Debora Vitulano

Dettaglio stigliatrice
Dettaglio stigliatrice
Biomattone in canapa
Biomattone in canapa
Stigliatrice
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