
Intervista a Maria Porro, presidente del Salone del Mobile di Milano
Diventare indipendenti stringendo mani ruvide: intervista a Maria Porro, presidente del Salone del Mobile di Milano – l’eredità di una famiglia di artigiani, la riscoperta dei processi naturali, il futuro della filiera del design
Maria Porro: la ruvidezza dei materiali naturali
«Siamo abituati ai rendering dove tutto appare perfetto, senza traccia di errore – che poi è traccia di umanità. Il legno viene dai boschi. Se il picchio ha beccato il tronco, lì il legno avrà venature diverse. Se nella foresta ha piovuto a lungo, il legno assumerà un colore differente. Bisogna abbracciare questa ruvidezza» – inizia a raccontare Maria Porro, nata a Como nel 1983, presidente del Salone del Mobile di Milano. «Erano ruvide le mani di mio zio Silvio. Per lavorare il legno aveva perso molte dita. Era comune ai suoi tempi, oggi gli standard di sicurezza impediscono che accada. Erano mani ruvide quelle che stringevo da bambina. La ruvidezza sta nell’incontro tra la sperimentazione e una lastra di legno, che è un materiale naturale. È sempre diverso. La qualità è fatta dalla capacità umana di rendere visibile il valore degli elementi che la natura ci offre. Oggi si lavora molto al computer ma poi sono le mani, sono gli occhi a dirti se quel pezzo è fatto bene».
Cosa è culturalmente sostenibile? La longevità di un prodotto secondo Maria Porro
Sostenibilità, ovvero sostenere, mantenere qualcosa nel tempo, garantendone continuità e resistenza. Lontano dai vademecum del politicamente corretto, da una sterile retorica di adattamento a una problematica trasversale evidente, cosa rappresenta oggi una cultura sostenibile secondo Maria Porro?
«È dilagante la disattenzione sociale verso il sostenibile. È un problema diffuso legato al consumo, alle scelte di acquisto. Si avverte una mancanza di educazione in merito. La longevità di un prodotto è un valore culturalmente sostenibile. La sua durabilità dovrebbe oltrepassare il suo bisogno di utilizzo, per poi essere usato da altri. Essere tramandando. Bisognerebbe essere fieri della longevità di un manufatto. Indosso abiti di mia nonna e ho in casa oggetti che sono stati dei miei bisnonni. È una cultura familiare che si tramuta anche in forma di investimento. C’è un evidente problema di potere di acquisto che tende a far accumulare molti oggetti durante l’anno, magari tutti di plastica – borracce, contenitori, borse – che vengono poi gettati dopo poco. Il valore di tutta quella paccottiglia equivarrebbe alla fine a un oggetto creato per durare, nel rispetto delle materie prime».

Maria Porro: trovare l’indipendenza oltre la retorica femminista. Il primato della qualità professionale
Maria Porro afferma la sua indipendenza nei ruoli professionali che occupa rispetto al pensiero medio comune e alla retorica femminista che, da anni, la presenta come primato alla guida di una fiera mondiale, senza spesso andar oltre. Quando un primato rischia di oscurare l’operato professionale di una persona?
«Mi sento indipendente rispetto alla narrazione di una donna che occupa certe posizioni lavorative per la prima volta. Quando lavori sul campo e devi prendere decisioni che tu sia donna, madre di tre figli e imprenditrice non è rilevante. Sono stata eletta presidente del Salone del Mobile Milano durante la pandemia. L’edizione dell’anno precedente era saltata. C’è stata una ripartenza affidata a una “prima volta”. Vivo con più trasporto questa dimensione. La ripartenza e la riscrittura di una istituzione di respiro internazionale che ha più di sessant’anni. Liberato il campo all’inizio da un po’ di polvere e meccanismi consolidati nel tempo, il refrain della dimensione femminile che rappresento non credo sia più necessario. Sono passati quattro anni, quattro Saloni. Vince e resta la qualità del lavoro che si svolge ogni giorno».
Il programma culturale di Salone del Mobile.Milano 2025 – costruire mondi a misura di futuro
Assieme a oltre 2000 espositori (38% dall’estero), la nuova edizione del Salone del Mobile.Milano presenta un programma culturale affidato a Pierre-Yves Rochon, Paolo Sorrentino e Robert Wilson. Sarà Robert Wilson. Mother a inaugurare il Salone del Mobile.Milano al Museo Pietà Rondanini – Castello Sforzesco il 6 aprile. L’artista americano dialogherà con il non finito dell’ultimo capolavoro di Michelangelo, su musiche di Arvo Pärt. Ad aprire il percorso di visita al Salone La dolce attesa, installazione site-specific di Paolo Sorrentino (pad. 22-24) per poi proseguire, nei padiglioni 13-15, con un invito alla scoperta di Villa Héritage, progetto di interni a firma di Pierre-Yves Rochon.
Maria Porro per un Salone del Mobile diffuso nel centro di Milano. L’arista Es Devlin nel cortile di Brera
«Dove la multidisciplinarità si fa palazzo. In via Brera 28 troviamo una pinacoteca, un’accademia, un osservatorio astronomico, un orto botanico e una biblioteca. È una realtà importante per Milano e da valorizzare. Il cortile è un luogo aperto al pubblico, accessibile a chiunque. Qui Es Devlin – artista, scenografa e costumista inglese – creerà Library of Light; una installazione realizzata in collaborazione con Fondazione Feltrinelli. Una libreria disegnata dall’artista ospiterà testi che poi verranno donati al circuito bibliotecario di Milano.
Le installazioni in città non possono solo limitarsi allo stupore che creano attraverso la loro natura effimera, devono restituire qualcosa alla cittadinanza.
Durante il sopralluogo con Es Devlin nel cortile di Brera, si è soffermata sul busto di Gaetana Agnesi – matematica, filosofa, teologa e filantropa milanese vissuta nel Settecento. Il suo contributo fu applicato anche allo studio della luce. Riconosciuta come una delle più grandi matematiche di tutti i tempi, fu la prima autrice di un libro di matematica e la prima a ottenere una cattedra presso l’Università di Bologna. In questo caso, considerando che visse nel XVIII secolo, Gaetana Agnesi rappresenta un primato femminile da non dimenticare».
Biennale luce: la prima edizione di The Euroluce International Lighting Forum
Dopo l’edizione-laboratorio The City of Light (2023), torna Euroluce con oltre 300 espositori, di cui 46,5% dall’estero. La Biennale si annuncia come la piattaforma internazionale di riferimento per il design dell’illuminazione, offrendo una visione dei progressi del settore, guidati da tecnologia, sostenibilità e innovazione, sistemi intelligenti, integrazione dell’IA, design biofilico e un maggiore controllo da parte degli utenti, che potranno creare atmosfere e ambienti su misura.
La novità 2025 è la prima edizione di The Euroluce International Lighting Forum (10-11 aprile, pad. 2): due giorni di masterclass, tavole rotonde e workshop. Protagonisti – sotto il titolo Light for Life, Light for Spaces – oltre 20 relatori internazionali tra lighting designer, architetti, artisti, scenografi, scienziati, biologi, antropologi, astronomi, psicologi invitati a condividere visioni, intuizioni, pratiche di ricerca e progetto con l’obiettivo di stimolare con sguardo multidisciplinare una comprensione del futuro del lighting. A ospitare il forum, uno spazio d’eccezione: l’Arena The Forest of Space dell’architetto giapponese Sou Fujimoto, già autore della nuvola metallica del Serpentine Gallery Pavilion (Londra, 2013) e della torre Arbre Blanc.
Per Maria Porro, «la cultura del progetto è fatta dall’incontro tra diversi universi di ricerca. Nel Forum di Euroluce cerchiamo di stimolare la riflessione creativa e industriale attorno al tema della luce. È necessaria una chiave evolutiva nel pensare la luce che tenga conto del rapporto con la natura e gli esseri umani – quest’anno vedremo intervenire anche Stefano Mancuso. Vogliamo sfidare l’idea per cui in una fiera non ci si fermi mai ad ascoltare e capire».

Made in Italy e Made in India: Salone del Mobile a New Delhi
Nel contesto della India Art Fair, Salone del Mobile.Milano ha partecipato a un incontro ufficiale presso l’Istituto Italiano di Cultura di New Delhi che ha visto la partecipazione di media, aziende e operatori del settore per discutere delle prospettive e delle opportunità offerte dal mercato indiano, che emerge come una delle economie più dinamiche al mondo, con un tasso di crescita previsto del 6,5% nel 2025 e una crescente domanda di prodotti di design e arredamento.
Commenta Maria Porro: «a New Delhi Le Corbusier ha disegnato le architetture che oggi sono sede degli organi governativi, oltre ad aver progettato giardini, strade ed edifici della città di Chandigarh. L’india è un crocevia culturale che, a livello creativo, spazia dal tessile alla ceramica, fino all’architettura. Ci sono scuole rivoluzionarie nel campo del progetto, come The Design Village. Abbiamo deciso di lavorare e dialogare con queste realtà, valorizzando le sue unicità. È stata una collaborazione che potrebbe dar avvio a una produzione industriale indiana, che al momento scarseggia, e allo stesso tempo fornire al Salone nuove visioni per le creazioni di design. La possibilità di scambio è immensa».
Arte e artigianato. Etimologicamente gemelle, oggi in che rapporto stanno secondo Maria Porro?
Arte, artigianato e, in seguito, design. Questi macrocosmi in che relazione stanno secondo Maria Porro? Sono macrocosmi indipendenti o rappresentano un’unica costellazione creativa – come riteneva già nel 1919 Walter Gropius nel Manifesto della Bauhaus?
«Arte, artigianato e design hanno avuto legami differenti nel tempo. È qualcosa che dipende anche dalle geografie. Da come si racconta ed espone il patrimonio culturale. Ad esempio, il Victoria and Albert Museum ospita colonne romane, bassorilievi antichi e la caffettiera disegnata da Alessandro Mendini. Non ci sono distinzioni. Trovo impossibile tracciare una linea di demarcazione tra questi mondi.
La sedia per visite brevissime di Bruno Munari è un esempio che fonde arte e design in un’unica creazione. Nel 1945 Munari realizza solo nove soli esemplari di una seduta inclinata a 45°; un invito ironico per sottolineare di non trattenersi troppo a lungo. Un oggetto da collezione. In generale poi, il design è legato alla produzione industriale. L’oggetto deve essere utilizzato e reso accessible, preservandone la qualità. Il suo valore sta nella interdisciplinarità di chi idea e disegna oggetti destinati all’uso quotidiano.
Un designer deve saper governare la forma, saper quali tecniche usare rispetto al materiale scelto e immaginare la riproduzione in serie di un tale oggetto. Tutt’oggi, l’unicum italiano è saper armonizzare il saper fare manuale e sartoriale – cuciture, laccature, intarsi – con l’industria 4.0 e i processi di automazione».
100 anni dalla fondazione di Porro S.p.A. Dal logo di Bruno Munari all’uso della luce naturale
Il centenario di Porro S.p.A è occasione per guardare alla storia e al progresso di un’azienda fondata in Brianza nel 1925. Oggi la famiglia Porro, con Piero Lissoni – art director dal 1989, propone un catalogo di soluzioni innovative rispetto all’utilizzo e all’interpretazione del legno.
L’azienda si lega fin dalle origini ad alcune firme del design italiano come Bruno Munari, incaricato nel 1966 della progettazione del marchio aziendale. Sua l’idea di trasformare le due lettere O della parola Porro in due viti viste da sopra, racchiudendo nel simbolo di un’azienda votata alla trasformazione del legno il proprio strumento di lavoro più rappresentativo.
Maria Porro, direttore marketing e comunicazione della Porro S.p.A.: «chi viene in azienda oggi trova un reparto produttivo in cui lavoriamo da 25 anni immersi nella luce naturale. La superficie perimetrale è interamente realizzata a vetrate e il tetto è per il 50 % in vetro e per l’altra metà coperto da pannelli fotovoltaici. Lo stabilimento produttivo lavora in luce naturale senza consumo di energia elettrica per il’80% dei giorni all’anno Non abbiamo magazzino di produzione ma creiamo su ordinazione. È la domanda ad attivare la produzione. Questo riduce gli sprechi. Assieme a tutto ciò ci sono ancora i tavoli da falegname su cui lavorava mio nonno, un artigiano, e su cui ancora oggi lavoriamo.
Le persone sono il centro dell’azienda. Dai fondatori dell’azienda – il mio bisnonno era un artigiano – a chi ci lavora oggi, oltre che le menti e le mani con cui abbiamo collaborato negli anni. Servono ricerca e innovazione continue per mettere assieme bellezza, funzionalità e rispetto per chi le crea. Vogliamo produrre oggetti fuori dal tempo».

Maria Porro per un’educazione alla creatività, sin dall’infanzia
«Per garantire un passaggio intergenerazionale dei saperi abbiamo adottato la scuola tecnica locale – Enaip Cantù. È sempre più difficile garantire tutto ciò. Si dovrebbe insegnare a relazionarsi e sperimentare con la creatività dalla scuola materna. Menti illustre hanno contribuito affinché ciò avvenga. Bruno Munari, Enzo Mari, Maria Montessori, il Reggio Emilia Approach. L’Italia è però in ritardo su questo fronte. Non bastano l’intraprendenza degli insegnanti o il coinvolgimento delle realtà locali.
In azienda oggi la più giovane è una ragazza dell’Enaip che sta facendo alternanza scuola-lavoro. Ha diciassette anni. Sta imparando la selezione del legno e la cucitura delle lastre da Paul, un quarantenne che fu formato da mio nonno. Il nostro team è composto da menti capaci di gestire le innovazioni digitali tanto quanto il saper fare manuale attorno al legno».
Maria Porro, un breve profilo biografico
Maria Porro, nata a Como nel 1983, a settembre 2020 è stata eletta all’unanimità dall’Assemblea Generale Presidente di Assarredo. Già nel 2017 entra nel Consiglio Direttivo di Assarredo e dal 2019 è parte del Consiglio Generale di FederlegnoArredo. È direttore marketing e comunicazione della Porro S.p.A., marchio del design italiano fondato dal bisnonno Giulio nel 1925; nel 2014 entra stabilmente in Porro occupandosi di rafforzare la rete commerciale internazionale e di rinnovare le strategie di comunicazione, fino ad assumere l’incarico attuale, con un’attenzione prioritaria verso lo sviluppo sostenibile.
Laureata cum laude in Scenografia all’Accademia delle Belle Arti di Brera, ha lavorato nel mondo del teatro, dell’arte e degli eventi come progettista, coordinatrice e curatrice. Ha sempre mantenuto uno stretto legame con l’impresa di famiglia e con il mondo del design, collaborando con il padre Lorenzo Porro e con lo studio Lissoni Associati nelle ricerche stilistiche e nello sviluppo di nuovi prodotti, seguendo in prima persona la partecipazione dell’azienda al Salone del Mobile.
Maria Porro è Presidente del Salone del Mobile Milano dal luglio 2021.
Maria Porro è anche direttore marketing e comunicazione della Porro S.p.A., marchio del design italiano fondato dal bisnonno Giulio nel 1925; nel 2014 entra in Porro occupandosi di rafforzare la rete commerciale internazionale e di rinnovare le strategie di comunicazione, fino ad assumere l’incarico attuale, con un’attenzione verso lo sviluppo sostenibile. Una azienda familiare legata al concetto di ruvidezza.