
Bas Smets: l’architettura deve occuparsi della sopravvivenza dell’uomo, degli animali e delle piante
«Gli alberi dei Giardini sono stati piantati da Napoleone all’inizio del XVIII secolo – un esempio di forestazione da seguire». Intervista a Bas Smets, co-curatore di Building Biospheres alla Biennale Architettura 2025
Building Biospheres è la mostra del Padiglione belga per la 19ª Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia
Dal 2004 l’Istituto di Architettura delle Fiandre allestisce una mostra nel padiglione belga a scadenza quadriennale. Qui coordina, in alternanza con la comunità di lingua francese, il contributo del Belgio. Quest’anno il tema protagonista è Plant Intelligence. Per iniziativa del governo fiammingo e su commissione dell’Istituto di Architettura delle Fiandre, il team composto da Bas Smets e Stefano Mancuso ha studiato l’intelligenza vegetale attraverso il progetto Building Biospheres allestito nel Padiglione belga. La mostra indaga su come l’intelligenza naturale delle piante possa essere utilizzata per produrre un clima interno. Per sei mesi, il padiglione del Belgio funzionerà da prototipo per questa ricerca sperimentale.
Bes Smets, co-curatore di Building Biospheres: continuare a piantare alberi, la forestazione 300 anni fa
FJC: Il Padiglione del Belgio, costruito da Léon Sneyers nel 1907 (poi riprogettato da Virgilio Vallot nel 1948), è il più antico dei Giardini. La presenza di molti alberi in questa zona di Venezia e i volumi equilibrati dell’edificio sembrano riflettere l’equilibrio che Building Biospheres cerca di raggiungere tra l’attività umana e la biosfera. Come si è relazionato con questo spazio durante la realizzazione del progetto?
Bas Smets: «Gli alberi dei Giardini sono stati piantati da Napoleone all’inizio del XVIII secolo e ci dimostrano che un parco può essere creato ex novo dall’uomo. Noi portiamo avanti questa idea di parco “umano” installando le piante all’interno dell’involucro del padiglione affinché possa essere generato un microclima».

Belgio – Biennale Architettura 2025: dall’intelligenza naturale a quella collettiva
FJC: Dei tre tipi di intelligenza che la 19ª Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia intende esplorare, il Padiglione del Belgio si concentra su quella naturale. Come è nato questo progetto, con il suo approccio interdisciplinare, che è spesso alla base del Suo lavoro?
Bas Smets: «Il nostro obiettivo è quello di combinare tre diversi tipi di intelligenza: quella naturale che catturiamo attraverso una serie di dispositivi sviluppati dall’Università di Gand, l’intelligenza artificiale per cui le piante possono produrre un microclima attivando pioggia, ventilazione e luce, e l’intelligenza collettiva per cui ingegneri, designer e botanici lavorano insieme. Siamo fermamente convinti che l’intelligenza collettiva possa concorrere a creare un paesaggio diverso».
Creare un paesaggio secondo Bas Smets: dal celato al visibile
FJC: La nozione di paesaggio è molto presente anche nella storia dell’arte. Nel secolo scorso, ad esempio, ci sono stati due approcci alla land art: quello più violento, di trasformazione permanente, degli artisti americani, e gli interventi meno incisivi, con possibilità di riassorbimento da parte della natura, degli artisti europei. Come si rapporta all’atto di trasformare la terra in paesaggio? È un’invenzione che assume la forma di un’imposizione sulla natura o è più simile a un dialogo?
Bas Smets: «Sono certo che la condizione originaria di un territorio si trasformi in un paesaggio attraverso un processo artistico che utilizza armonicamente tutti gli elementi naturali in un disegno coerente. Il nostro lavoro sta nel rivelare il miglior paesaggio possibile. Un paesaggio insito, già presente ma ancora nascosto, nella realtà».

Tornare a dare rilevanza alle piante nella progettazione architettonica. L’esempio di Frederick Law Olmsted
FJC: Building Biospheres dà nuova importanza al paesaggio, o meglio all’elemento naturale, all’interno della progettazione architettonica. Un rapporto che ultimamente è stato dimenticato o minimizzato ma che è storicamente presente. Guardando al passato, c’è un architetto a cui si riferisce?
Bas Smets: «vorrei ricordare il paesaggista Frederick Law Olmsted, che ha creato un sistema di parchi negli Stati Uniti che garantiscono ancora oggi servizi ecosistemici».
Law Olmsted (1822-1903) esordì come giornalista interessato alle problematiche legate allo studio scientifico della sviluppo ambientale. Assieme all’architetto inglese Calvert Vaux, vinse nel 1857 il concorso indetto dal Central Park Commission per la costruzione dell’omonimo parco newyorkese; Olmesed era certo che «un parco non esista solo per scopi ricreativi; un parco esiste per il ringiovanimento e il rinnovamento della società».
Building Biospheres: tra sostenibilità e ricerca scientifica. La collaborazione con l’Università di Gand
FJC: Lei ha lavorato per sei mesi con la ricercatrice di ecofisiologia Kathy Steppe dell’Università di Gand e con lo sviluppatore di software Dirk De Pauw di Plant AnalytiX al prototipo dell’installazione per il Padiglione belga. Durante questa fase preparatoria, quali informazioni avete raccolto sull’architettura in grado di ospitare un microclima?
Bas Smets: «La collaborazione con l’Università di Gand ci ha permesso di monitorare per 12 mesi tutte le piante del prototipo. I primi sei mesi il prototipo è stato installato in una serra durante l’inverno a Gand, ora è installato nel padiglione durante l’estate a Venezia. Questi 12 mesi ci permetteranno di capire quanta energia serve, quanta acqua è necessaria e quanto raffreddamento produce il prototipo. Il nostro contributo alla Biennale è considerabile come una sperimentazione di una nuova idea. Questi 12 mesi ci permetteranno di capire meglio come affinare questa ricerca e come possa essere realizzata in edifici pubblici su scala più ampia, come ospedali o aeroporti».

Building Biospheres: lo studio del prototipo da parte di un team intergenerazionale di architetti
FJC: In che modo i quattro giovani team di architetti coinvolti nel progetto – Elmēs, Maud Gerard Goossens e Henri Uijtterhaegen, Panta, Lisa Mandelartz Schenk e Steven Schenk – si sono avvicinati a una nuova architettura con al centro l’intelligenza naturale?
Bas Smets: «I team hanno studiato cosa potrebbe significare questa nostra idea per il futuro dell’architettura. Due di loro, Panta ed Elmēs, hanno lavorato su tipologie di edifici di grandi dimensioni, residenziali e per uffici, introducendo il concetto espresso dal prototipo. Gli altri due team, Lisa Mandelartz Schenk e Steven Schenk con Maud Gerard Goossens e Henri Uijtterhaegen, hanno lavorato sui materiali che consentono alle piante di crescere all’interno e sui diversi microclimi che potrebbero essere raggiunti in un dato edificio».
L’impegno umano contro la crisi climatica: tornare a pensare alla sopravvivenza secondo Bas Smets
FJC: Il solo uso dell’aria condizionata è responsabile di circa il 10% delle emissioni mondiali di anidride carbonica. Pensa che la ricerca condotta da Building Biospheres possa essere applicata in futuro su scala più ampia per creare un nuovo modo più sostenibile di vivere gli edifici pubblici? È altresì necessaria un’azione politica di sostegno da parte dei governi?
Bas Smets: «Crediamo nella capacità delle piante di purificare l’aria e anche di raffreddarla. Siamo ancora in una fase di sperimentazione ma sapremo se potremo riprodurre ciò che è prestato con Building Biospheres su scala più ampia entro la fine dell’anno. Probabilmente non sostituirà l’effetto dell’aria condizionata ma può essere un elemento valido per concorrere al raffreddamento degli edifici pubblici.
L’architettura ha sempre avuto a che fare con la sopravvivenza, a partire dal riparo che ci protegge dal vento e dalla pioggia. Oggi il pianeta si trova ad affrontare una colossale crisi climatica. Sono convinto che l’architettura debba tornare a occuparsi della sopravvivenza dell’uomo, degli animali e delle piante. Abbiamo l’obbligo morale di rimanere positivi di fronte a queste sfide».

Bas Smets, un profilo biografico
Bas Smets, nato nel 1975 in Belgio, é un architetto paesaggista con un background multidisciplinare che ha saputo creare un suo peculiare metodo nella realizzazione di spazi urbani innovativi e sostenibili. Ha fondato il suo studio nel 2007 a Bruxelles e da allora ha realizzato oltre 50 progetti internazionali, tra cui Luma Parc des Ateliers ad Arles, Thurn & Taxi Park a Bruxelles, Sunken Garden a Londra e Himara Waterfront in Albania. Nel 2022, Smets ha vinto il concorso internazionale per riprogettare lo spazio pubblico che circonda la Cattedrale di Notre-Dame a Parigi.
L’approccio di Smets è caratterizzato dal suo concetto di Paesaggi Aumentati, che utilizza processi naturali per creare nuovi microclimi. Collabora spesso con artisti e scienziati, a dimostrazione del suo impegno per l’innovazione interdisciplinare.
Nel 2023, Smets è stato nominato Professore presso la Graduate School of Design dell’Harvard University, dove continua a esplorare modi innovativi per trasformare gli ambienti urbani in sistemi ecologici capaci di mitigare i cambiamenti climatici. Il suo approccio all’architettura del paesaggio offre un percorso promettente per rendere le città più resilienti alle sfide della crisi climatica.