La scala d'onore

Brunello Cucinelli: ero un contadino, ero povero, mi ubriacavo di cielo

Imprenditoria etica: a Napoli, il conferimento honoris causa del dottorato di ricerca per il made in Italy a Brunello Cucinelli – un caso di sostenibilità umana e una domanda sul futuro

Brunello Cucinelli all’Università degli Studi della Campania: dottorato honoris causa

A pochi passi la Reggia di Caserta, il progetto del Vanvitelli. L’Università degli Studi della Campania ha conferito il dottorato di ricerca honoris causa in Architettura – con più precisione, il campo di tale ricerca è disposto al Design del Made in Italy, all’identità, all’innovazione e alla sostenibilità del Made in Italy. Brunello Cucinelli mescola la sua voce al suo respiro, le parole sembrano sospirate. Quando parla stimola un senso di intimità – e sembra quasi legittimo chiamarlo solo per nome, Brunello, un uomo la cui azienda ha superato il miliardo di euro di fatturato, e ha assunto oltre duemila dipendenti nel mondo. Un’ azienda che cominciò la sua attività nel 1978, con l’idea di vendere maglioncini colorati in cachemire. I dati finanziari presentano margini in crescita, nel 2024, del 12 per cento.

Brunello Cucinelli nasceva da una famiglia di contadini, in un casolare di Castel Rigone. Non c’era luce elettrica; l’acqua piovana doveva essere raccolta. «Dicevano che eravamo poveri, ma io questa povertà non la vedevo. Vestivamo normali, mangiavamo normali. Guardavamo le stelle perché non avevamo l’elettricità. Appena scendeva il sole sorgeva la stella bella – noi contadini la chiamavamo così, la stella più lucente. Ero un ragazzino, mi ubriacavo di cielo».

la crisi di Firenze, Francesco e Benedetto: la sostenibilità

La sostenibilità – è sempre stata un’esigenza e una raccomandazione – lungo tutto il corso della storia, non solo oggi.

La sostenibilità può essere intesa come progettazione di ambienti di vita abili a produrre benessere psicofisico per le comunità di persone – non per le singole persone – che abitano questi spazi. Un’onestà intellettuale: la consapevolezza di far parte di un sistema che non può essere rivoluzionato, ma che può essere modificato, passo dopo passo.

Cultura e tradizione, rinascimento e artigianato. Il 15 aprile la data di nascita di Leonardo da Vinci. La Firenze medicea al centro di tanta suggestione in un momento in cui sono rilasciati i dati negativi della manifattura fiorentina: siamo al settimo trimestre consecutivo di dati negativi per tutto il settore manifatturiero toscano, secondo le analisi dell’ufficio studi della Camera di Commercio.

«Francesco e Benedetto – a loro, da ragazzotto, ho affidato la mia anima. Volevo fare il prete, poi volevo fare il monaco part time. San Benedetto si raccomandava di curare l’anima con lo studio, con l’abate, si raccomandava: di essere rigoroso e dolce. Tommaso da Celano scrisse di San Francesco: era lento all’ira, tra i santi il più santo, tra i peccatori uno di noi. Questa è la cultura in cui sono cresciuto. La mia responsabilità era tirare le vacche – il babbo mi diceva che i solchi devono essere diritti, gli chiedevo perch diritti – perché diritti sono più belli, mi rispondeva. Ho pensato che anche Dio era un geometra. L’idea di fare il geometra nacque da quei solchi che dovevo tirare diritti».

I giovani e lo studio: siate innamorati pazzi

La tradizione porta a un errore, nel dialogo tra padri: se non studi, allora vai a lavorare. Come a dire che lo studio ti eleva, e il lavoro ti umilia. La sostanza è da intendere, si studia per lavorare – ma il lavoro non deve mai essere sminuito, non potrà mai essere macchia alla dignità. Questa frase poteva creare una sensazione di paura ai figli, invece che di speranza.  «Giovani – studiate, ma studiate il giusto. L’università è il sale della terra – ma studiate il giusto. C’è l’intelligenza dello studio e l’intelligenza dell’anima. San Francesco era il genio dei rapporti umani. Se perdete un giorno di scuola pazienza, ma non perdete un giorno d’amore».

«Io studiavo da geometra, all’istituto tecnico – andavo al bar del paese, la mia vera scuola, sentivo i ragazzi che andavano al liceo parlare di Kant. Sono andato a prendermi un libro. L’umanità sia il nobile fine, scriveva Kant, non un mezzo». Cucinelli si iscrisse a ingegneria, ma non proseguì oltre al terzo anno. «Non mi sono mai laureato, questo davanti a voi rettori è il primo esame orale a cui sono stato ammesso».

«I giovani non hanno valori, non garantiranno il futuro. Si dice così, dei giovani fin dai tempi di Babilonia. Boccaccio nel 1350 disse: questi giovani amano il lusso, burlano le autorità, non saranno capaci di mantenere la nostra cultura. Basta così. I giovani devono tornare a investire nei grandi ideali. La famiglia, la politica, la religione. L’intelligenza artificiale va vista come una cittadella con cui dobbiamo convivere. Il CEO di nvidia in un video era con il suo robot, che si chiama Blue, un piccolo robot – a un certo punto gli dice di fare silenzio e il robot abbassa gli occhi come rattristato».

Leone in marmo, scalintata della Reggia di Caserta
Leone in marmo, scalintata della Reggia di Caserta

Made in Italy – la manifattura italiana e il Genius Loci – la speranza nella canapa

L’aggettivo Italiano quando riferito a un prodotto – cosa implica? Perché il mondo associa l’aggettivo italiano, se riferito a un manufatto, come a dire, ben fatto? Eravamo negli anni Cinquanta: una mostra titolava Italy at work : her renaissance in design today (1950-1953). Si parlava di thought in Italy, pensato in Italia. Le manifatture elaboravano maestranze di distretti locali formatisi nei secoli. Solidità, utilità e grazia – sono parole di Vitruvio ripetute da Cucinelli che descrivono il patrimonio italiano: in tanta storia, senza comunicazioni e condivisioni, il territorio italiano ha saputo nutrire i suoi abitanti con così tanta bellezza da forgiarne il talento alle abilità manuali.

Il futuro non è del tutto nostro, ma almeno un poco, o un tanto, sì. Queste celebrazioni, dovute davanti i risultati di una vita, potrebbero essere dedicate non solo al complimento, ma anche all’azzardo per nuove prototipie. Un Made and Sourced in Italy è forse l’unico manifesto pragmatico per un imprenditoria etica che sia nuova locomotiva in Italia. C’è la speranza che Brunello Cucinelli possa aiutarci a porre almeno domande più radicali. Il Made in Italy ha bisogno di materie prime italiane. Il cachemire arriva da territori asiatici, sulla soglia del subcontinente indiano – territorio che per un’ingente, forse troppo ingente, richiesta mondiale di fibra di cachemire, è depauperato. L’intera globalizzazione è in discussione.

Cosa significa oggi Made in Italy, se ancora tante, troppe materie prime per il Made in Italy sono di importazione? Qui in Italia ci potrebbe essere una unica fibra tessile, vegetale, coltivabile dalla Valle d’Aosta alla Puglia, in Toscana come in Umbria e in Emilia-Romagna. La canapa è l’unica fibra che si può definire sostenibile per l’industria tessile. La canapa è l’unica fibra tessile vegetale coltivabile in Italia.

Il Genius loci. «Vivere secondo natura, assecondano la natura» – dice Brunello Cucinelli. Che la revisione di questa lectio a Napoli possa essere la preghiera di una sua attenzione, per il ripristino della filiera della canapa in Italia. Un uomo come Cucinelli potrebbe portare a una svolta, quando racconta di come Palladio aveva lavorato come scalpellino, da adolescente, a 14 anni. «Gli chiedono, a Palladio, cosa pensasse degli altri architetti suoi contemporanei – Palladio con garbo rispose – hanno tecniche di costruzione nuove ma non hanno familiarità». Familiarità vuol dire Genius Loci, vuol dire prendersi cura di quanto abbiamo in casa.

Imprenditoria etica: Brunello Cucinelli, Adriano Olivetti, Luisa Spagnoli

Leon Battista Alberti, rinascimentale, scrisse che la città è come una casa, e che la casa è una piccola città. Se alla casa ci si riferisce come accoglienza e riposo – così anche con la città – un luogo di efficienza e di riparo. Gli scopi fissati dall’agenda 2030, adottata all’unanimità nel 2015 – non saranno raggiunti. Il benessere del pianeta e delle persone, lo sradicamento della povertà – suonano ancora come utopie.

Imprenditoria etica: nel discorso di conferimento a Cucinelli, sono chiamati alcuni riferimenti storici. Adriano Olivetti tra il 1932 e il 1960, guidò al successo l’azienda di macchine da scrivere. Un’azienda che era stata fondata nel 1908, e che rese il marchio Olivetti un’espressione di innovazione, per aver portato la persona al centro dell’attenzione della fabbrica. La fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica. Profitto e solidarietà, individuo e comunità. Architetti, urbanisti lavoravano a una comunità con fabbriche piene di luci, alloggi per gli operai e servizi a disposizione dagli asili.

Luisa Spagnoli nacque a Perugia nel 1877. Oggi il suo nome è legato a un marchio di abbigliamento – che rimane coerente nella sua definizione di abbigliamento e non ha ambizione a essere inteso come moda. L’idea di Luisa Spagnoli fu di tessere filati di angora, tosando i conigli di tutte le fattorie locali per reperire la fibre. Ben prima dell’azienda di abbigliamento, Luisa Spagnoli aveva fondato una fabbrica di cioccolato – la Perugina, con i suoi baci e le frasi d’amore nascoste nell’incarto: la fabbrica era condotta quasi soltanto da donne, e fu un’avanguardia di impresa umana, con gli asili nido disposti tra i laboratori, così che le madri non trovarono dignità, ma orgoglio.

«La sostenibilità del clima, sostenibilità umana. Sostenibilità culturale, cosa fa l’impresa per il territorio? Sostenibilità spirituale – se tu mi offendi al lavoro, la mia creatività cede. Non dobbiamo essere connessi sempre – dopo le 5.30 non si possono inviare e-mail, che dobbiamo curare la nostra anima come diceva Benedetto. Sostenibilità morale, io vorrei essere un bravo Italiano: l’impresa deve aiutare a costruire l’Italia per i prossimi duecento anni».

«Mio padre umiliato e offeso al lavoro. Io volevo lavorare per la dignità, giusti profitti con dignità – l’ho fatto insieme a Massimo de Vico Fallani. Senza recare danno, o recandone il meno possibile. Il salario migliore per i dipendenti, che vanno considerati anime pensanti, che non vadano mai al lavoro con il mal dell’anima. Noi volevamo alleggerire il mal dell’anima – Manzoni diceva che ce ne vergogniamo un po’ del nostro mal dell’anima».

Brunello Cucinelli, mercante onorevole, così piace a lui definirsi. Quando disse a suo padre – vorrei fare pullover di cachemire – e il babbo Umberto, che non comprendeva alcuna di queste due parole, rispose preoccupato: ricordati solo di essere una persona per bene.
Imprenditoria etica: a Napoli, il conferimento honoris causa del dottorato di ricerca per il made in Italy a Brunello Cucinelli – un caso di sostenibilità umana e una domanda sul futuro

Brunello Cucinelli all’Università degli Studi della Campania: dottorato honoris causa

A pochi passi la Reggia di Caserta, il progetto del Vanvitelli. L’Università degli Studi della Campania ha conferito il dottorato di ricerca honoris causa in Architettura – con più precisione, il campo di tale ricerca è disposto al Design del Made in Italy, all’identità, all’innovazione e alla sostenibilità del Made in Italy. Brunello Cucinelli mescola la sua voce al suo respiro, le parole sembrano sospirate. Quando parla stimola un senso di intimità – e sembra quasi legittimo chiamarlo solo per nome, Brunello, un uomo la cui azienda ha superato il miliardo di euro di fatturato, e ha assunto oltre duemila dipendenti nel mondo. Un’ azienda che cominciò la sua attività nel 1978, con l’idea di vendere maglioncini colorati in cachemire. I dati finanziari presentano margini in crescita, nel 2024, del 12 per cento.

Brunello Cucinelli nasceva da una famiglia di contadini, in un casolare di Castel Rigone. Non c’era luce elettrica; l’acqua piovana doveva essere raccolta. «Dicevano che eravamo poveri, ma io questa povertà non la vedevo. Vestivamo normali, mangiavamo normali. Guardavamo le stelle perché non avevamo l’elettricità. Appena scendeva il sole sorgeva la stella bella – noi contadini la chiamavamo così, la stella più lucente. Ero un ragazzino, mi ubriacavo di cielo».

La crisi di Firenze, Francesco e Benedetto: la sostenibilità

La sostenibilità – è sempre stata un’esigenza e una raccomandazione – lungo tutto il corso della storia, non solo oggi.

La sostenibilità può essere intesa come progettazione di ambienti di vita abili a produrre benessere psicofisico per le comunità di persone – non per le singole persone – che abitano questi spazi. Un’onestà intellettuale: la consapevolezza di far parte di un sistema che non può essere rivoluzionato, ma che può essere modificato, passo dopo passo.

Cultura e tradizione, rinascimento e artigianato. Il 15 aprile la data di nascita di Leonardo da Vinci. La Firenze medicea al centro di tanta suggestione in un momento in cui sono rilasciati i dati negativi della manifattura fiorentina: siamo al settimo trimestre consecutivo di dati negativi per tutto il settore manifatturiero toscano, secondo le analisi dell’ufficio studi della Camera di Commercio.

«Francesco e Benedetto – a loro, da ragazzotto, ho affidato la mia anima. Volevo fare il prete, poi volevo fare il monaco part time. San Benedetto si raccomandava di curare l’anima con lo studio, con l’abate, si raccomandava: di essere rigoroso e dolce. Tommaso da Celano scrisse di San Francesco: era lento all’ira, tra i santi il più santo, tra i peccatori uno di noi. Questa è la cultura in cui sono cresciuto. La mia responsabilità era tirare le vacche – il babbo mi diceva che i solchi devono essere diritti, gli chiedevo perch diritti – perché diritti sono più belli, mi rispondeva. Ho pensato che anche Dio era un geometra. L’idea di fare il geometra nacque da quei solchi che dovevo tirare diritti».

I giovani e lo studio: siate innamorati pazzi

La tradizione porta a un errore, nel dialogo tra padri: se non studi, allora vai a lavorare. Come a dire che lo studio ti eleva, e il lavoro ti umilia. La sostanza è da intendere, si studia per lavorare – ma il lavoro non deve mai essere sminuito, non potrà mai essere macchia alla dignità. Questa frase poteva creare una sensazione di paura ai figli, invece che di speranza.  «Giovani – studiate, ma studiate il giusto. L’università è il sale della terra – ma studiate il giusto. C’è l’intelligenza dello studio e l’intelligenza dell’anima. San Francesco era il genio dei rapporti umani. Se perdete un giorno di scuola pazienza, ma non perdete un giorno d’amore».

«Io studiavo da geometra, all’istituto tecnico – andavo al bar del paese, la mia vera scuola, sentivo i ragazzi che andavano al liceo parlare di Kant. Sono andato a prendermi un libro. L’umanità sia il nobile fine, scriveva Kant, non un mezzo». Cucinelli si iscrisse a ingegneria, ma non proseguì oltre al terzo anno. «Non mi sono mai laureato, questo davanti a voi rettori è il primo esame orale a cui sono stato ammesso».

«I giovani non hanno valori, non garantiranno il futuro. Si dice così, dei giovani fin dai tempi di Babilonia. Boccaccio nel 1350 disse: questi giovani amano il lusso, burlano le autorità, non saranno capaci di mantenere la nostra cultura. Basta così. I giovani devono tornare a investire nei grandi ideali. La famiglia, la politica, la religione. L’intelligenza artificiale va vista come una cittadella con cui dobbiamo convivere. Il CEO di nvidia in un video era con il suo robot, che si chiama Blue, un piccolo robot – a un certo punto gli dice di fare silenzio e il robot abbassa gli occhi come rattristato».

Made in Italy – la manifattura italiana e il Genius Loci – la speranza nella canapa

L’aggettivo Italiano quando riferito a un prodotto – cosa implica? Perché il mondo associa l’aggettivo italiano, se riferito a un manufatto, come a dire, ben fatto? Eravamo negli anni Cinquanta: una mostra titolava Italy at work : her renaissance in design today (1950-1953). Si parlava di thought in Italy, pensato in Italia. Le manifatture elaboravano maestranze di distretti locali formatisi nei secoli. Solidità, utilità e grazia – sono parole di Vitruvio ripetute da Cucinelli che descrivono il patrimonio italiano: in tanta storia, senza comunicazioni e condivisioni, il territorio italiano ha saputo nutrire i suoi abitanti con così tanta bellezza da forgiarne il talento alle abilità manuali.

Il futuro non è del tutto nostro, ma almeno un poco, o un tanto, sì. Queste celebrazioni, dovute davanti i risultati di una vita, potrebbero essere dedicate non solo al complimento, ma anche all’azzardo per nuove prototipie. Un Made and Sourced in Italy è forse l’unico manifesto pragmatico per un imprenditoria etica che sia nuova locomotiva in Italia. C’è la speranza che Brunello Cucinelli possa aiutarci a porre almeno domande più radicali. Il Made in Italy ha bisogno di materie prime italiane. Il cachemire arriva da territori asiatici, sulla soglia del subcontinente indiano – territorio che per un’ingente, forse troppo ingente, richiesta mondiale di fibra di cachemire, è depauperato. L’intera globalizzazione è in discussione.

Cosa significa oggi Made in Italy, se ancora tante, troppe materie prime per il Made in Italy sono di importazione? Qui in Italia ci potrebbe essere una unica fibra tessile, vegetale, coltivabile dalla Valle d’Aosta alla Puglia, in Toscana come in Umbria e in Emilia-Romagna. La canapa è l’unica fibra che si può definire sostenibile per l’industria tessile. La canapa è l’unica fibra tessile vegetale coltivabile in Italia.

Il Genius loci. «Vivere secondo natura, assecondano la natura» – dice Brunello Cucinelli. Che la revisione di questa lectio a Napoli possa essere la preghiera di una sua attenzione, per il ripristino della filiera della canapa in Italia. Un uomo come Cucinelli potrebbe portare a una svolta, quando racconta di come Palladio aveva lavorato come scalpellino, da adolescente, a 14 anni. «Gli chiedono, a Palladio, cosa pensasse degli altri architetti suoi contemporanei – Palladio con garbo rispose – hanno tecniche di costruzione nuove ma non hanno familiarità». Familiarità vuol dire Genius Loci, vuol dire prendersi cura di quanto abbiamo in casa.

Imprenditoria etica: Brunello Cucinelli, Adriano Olivetti, Luisa Spagnoli

Leon Battista Alberti, rinascimentale, scrisse che la città è come una casa, e che la casa è una piccola città. Se alla casa ci si riferisce come accoglienza e riposo – così anche con la città – un luogo di efficienza e di riparo. Gli scopi fissati dall’agenda 2030, adottata all’unanimità nel 2015 – non saranno raggiunti. Il benessere del pianeta e delle persone, lo sradicamento della povertà – suonano ancora come utopie.

Imprenditoria etica: nel discorso di conferimento a Cucinelli, sono chiamati alcuni riferimenti storici. Adriano Olivetti tra il 1932 e il 1960, guidò al successo l’azienda di macchine da scrivere. Un’azienda che era stata fondata nel 1908, e che rese il marchio Olivetti un’espressione di innovazione, per aver portato la persona al centro dell’attenzione della fabbrica. La fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica. Profitto e solidarietà, individuo e comunità. Architetti, urbanisti lavoravano a una comunità con fabbriche piene di luci, alloggi per gli operai e servizi a disposizione dagli asili.

Luisa Spagnoli nacque a Perugia nel 1877. Oggi il suo nome è legato a un marchio di abbigliamento – che rimane coerente nella sua definizione di abbigliamento e non ha ambizione a essere inteso come moda. L’idea di Luisa Spagnoli fu di tessere filati di angora, tosando i conigli di tutte le fattorie locali per reperire la fibre. Ben prima dell’azienda di abbigliamento, Luisa Spagnoli aveva fondato una fabbrica di cioccolato – la Perugina, con i suoi baci e le frasi d’amore nascoste nell’incarto: la fabbrica era condotta quasi soltanto da donne, e fu un’avanguardia di impresa umana, con gli asili nido disposti tra i laboratori, così che le madri non trovarono dignità, ma orgoglio.

«La sostenibilità del clima, sostenibilità umana. Sostenibilità culturale, cosa fa l’impresa per il territorio? Sostenibilità spirituale – se tu mi offendi al lavoro, la mia creatività cede. Non dobbiamo essere connessi sempre – dopo le 5.30 non si possono inviare e-mail, che dobbiamo curare la nostra anima come diceva Benedetto. Sostenibilità morale, io vorrei essere un bravo Italiano: l’impresa deve aiutare a costruire l’Italia per i prossimi duecento anni».

«Mio padre umiliato e offeso al lavoro. Io volevo lavorare per la dignità, giusti profitti con dignità – l’ho fatto insieme a Massimo de Vico Fallani. Senza recare danno, o recandone il meno possibile. Il salario migliore per i dipendenti, che vanno considerati anime pensanti, che non vadano mai al lavoro con il mal dell’anima. Noi volevamo alleggerire il mal dell’anima – Manzoni diceva che ce ne vergogniamo un po’ del nostro mal dell’anima».

Brunello Cucinelli, mercante onorevole, così piace a lui definirsi. Quando disse a suo padre – vorrei fare pullover di cachemire – e il babbo Umberto, che non comprendeva alcuna di queste due parole, rispose preoccupato: ricordati solo di essere una persona per bene.

Carlo Mazzoni