1953, Self-portrait Giorgio Armani

Giorgio Armani: la differenza tra moda e stile 

Giorgio Armani scompare nell’anno in cui la sua azienda segna cinquant’anni di attività. La sua avanguardia non è stata solo estetica, ma anche nella sostenibilità, nel messaggio culturale

Giorgio Armani muore a 91 anni: 50 anni di attività con l’azienda – tra stile e misura, la società intellettuale

L’abbaglio è per il lusso – ma Giorgio Armani ne avrebbe sorriso. In 50 anni di attività, Giorgio Armani ha sostituito ogni abbaglio con un gesto gentile. In 50 anni di applausi, Giorgio Armani, l’azienda, non soltanto l’uomo con la sua storia personale, ha codificato lo stile di Milano in moda. Abbigliamento, disegno, mobili. La moda di Armani è una misura, un equilibrio che si basa sulla coerenza. Lo stile di Milano è il razionalismo che nasceva da Portaluppi e da Gio Ponti per definirsi e consolidarsi con Gardella, Caccia Dominioni, Magistretti. Milano è il Rubanuvole di Alessandro Rimini, il Sole di Pomodoro in Piazza Meda, di fronte alla Chase Manhattan Bank dello studio BBPR all’angolo della via che porta il nome di una libreria, Hoepli. Sullo stile di Milano, Giorgio Armani ha calibrato la sua misura, e questa misura ha saputo posarla nel mondo. Giorgio Armani saliva al quarto piano di Via Bagutta, entrava in casa di mia nonna – insieme a Carla Fracci.

Tutti avrebbero voluto esserci, anche io – ma ero un bambino nato da poco. Mi raccontano che del gioco degli inviti, così comune oggi in questa società occidentale, non vi era traccia in quella società intellettuale di Milano. Il passaparola sarebbe stata la carta vincente – così come ancora adesso è la forma di comunicazione più forte sul tavolo – ovvero: quando hai un progetto forte, puoi stare zitto e lasciare che gli altri parlino per te. Giorgio Armani è scomparso il 4 settembre 2025 a 91 anni.

Armani era in anticipo sulle ricerche, la strategia contro l’invidia, la sostenibilità

Nel 2016 Armani annunciava la dismissione di ogni pelliccia animale; dal 2021, il gruppo dismetteva anche la lana d’angora. Armani si è posto in anticipo sulle ricerche – il crabyon, una viscosa reperita dai gusci dei crostacei che probabilmente diventerà la prima viscosa biodegradabile; la canapa – il progetto di Baby Hemp alla soglia del 2000 fu finanziato da Giorgio Armani. La canapa l’unica fibra che possa permettere a un’azienda tessile di approcciare il tema della sostenibilità con coerenza (la canapa è l’unica fibra che si possa oggi definire sostenibile e di cui l’Italia era nel secolo scorso la prima produttrice al mondo, ndr).

Con un annuncio preciso sulla dismissione delle pellicce animali, la previsione per Armani a cui si vuole dare speranza, è che presto i capi in pelliccia non animale siano proposti in fibre naturali e non sintetiche: una pelliccia di poliestere sappiamo possa essere più dannosa per il mondo animale e umano, rispetto a una produzione idonea in allevamento controllato. Sappiamo come le pellicce oggi possano essere realizzate in lana, in pelo di capria, possano essere riprodotte in seta, in alpaca, con il cotone e certo con la canapa. 

Nella strategia, non sono più usati i cosiddetti influencer – se non in minima parte. Un dato scientifico e assodato, forse disumano ma oggettivo: il meccanismo che i social media attivano è basato sul sentimento dell’invidia. Il successo appare massiccio un tempo come oggi – Giorgio Armani, 50 anni di operazioni – un riscontro totale e proficuo – la domanda è: il fascino, il rispetto, e la meraviglia si potranno continuare a costruire, e a mantenere, in un’epoca dove i social media catalizzano l’odio? Giorgio Armani comunicava l’opposto dell’invidia. Comunicava l’attenzione al ghiaccio eterno così come all’Oceano. La ricerca per la sostenibilità di una produzione industriale. 

Giorgio Armani confermava quello che può sembrare un paradosso per chi fa il suo mestiere, quando ripeteva che bisognasse insegnare ai propri clienti a comprare di meno. In questo modo, Armani ha definito una responsabilità per l’intera industria del lusso: perché il lusso, per essere tale, deve essere etico.

Giorgio Armani, Per Amore – colori e tonalità – il messaggio e ancora la misura

Con Giorgio Armani abbiamo compreso rispetto, fedeltà e amicizia, quando appariva tenendo per mano Leo Dell’Orco. Negli occhi resta l’immagine di un signore che rifuggiva ogni sentimento passivo. La sua autobiografia porta il titolo Per Amore – oltre al rumore, arriva solo il messaggio.

I colori di agosto, quando i raggi del sole hanno superato il solstizio e spostano l’inclinazione in discesa. Un anno è come un giorno: la luce del mattino è diversa da quella del pomeriggio. I raggi sono meno verticali, tagliano l’ossigeno con una tangente che resta lucida. Armani sapeva scegliere un colore ed entrare nelle viscere della sua tonalità, scavarlo in ogni gradazione, dividerlo in pigmenti come note di accordi. Ne nasceva un tripudio di stoffe, veli e lane, maglierie a intarsio che si moltiplicavano. Le parole erano italiane. Armani: una simmetria, un senso di completezza dato dalla vocale finale – Armani.

Giorgio Armani liquidava in tre gocce di mare il gioco attuale di atteggiamenti e sicurezze, messaggi e leggerezze, convenzioni ansiogene e stupidità intellettive – agitazioni che la storia insegna comporranno ancora la scena attuale, o meglio, la moda. C’era una differenza tra moda e stile. La moda è attuale, lo stile permane. La moda è un gioco, lo stile è un esercizio. La moda passa e trascorre, lo stile resta e ritorna. Noi bambini ne volevamo di più. Per Armani c’era una parola ancora, dicevo: la misura.

Giorgio Armani – l’azienda fu fondata 50 anni fa. Sei lì, e sai che vedrai la stessa cosa – certo ben fatta – che hai visto l’anno scorso e l’anno prima. Come gli altri anni, gli occhi si placano – come se qui, a consolarti, qualcuno sapesse ripeterti: va tutto bene. La storia, non la moda, si muove a cicli – l’oro e il rosa, il senso del mercato. La coerenza di Giorgio Armani oggi fa bene al cuore. Il centro di questa orbita, la città di Milano, per la moda, è Giorgio Armani.

Ritrovavi sì, nelle sue linee, quei tratti di architetture moderne che a Milano furono progettate dagli architetti ruvidi. Qui da Armani c’era l’identità, quello che Milano sa e può essere. Le ultime uscite di Armani: la musica cambiava, rallentava. Le vedevi passare, una dopo l’altra, le sagome longilinee, melliflue, evanescenti. Non te ne eri neanche accorto – una lacrima bastarda era arrivata al labbro.

Carlo Mazzoni

1953, Self-portrait Giorgio Armani, personal archive. From the book Giorgio Armani, Rizzoli, 2015
1953, Self-portrait Giorgio Armani, personal archive. From the book Giorgio Armani, Rizzoli, 2015