Giovanni Tortorici

Diciannove: il dramma del privilegio borghese in versione Gen Z

Giovanni Tortorici ha girato un film su un poveraccio. Intervista al regista di Diciannove, tra autobiografia e autoanalisi: il taedium vitae tra malattia mentale e conformismo 

Diciannove è il primo film di Giovanni Tortorici: tra autobiografia e autoanalisi 

Tortorici ha girato un film sull’indolenza mista a privilegio. Una sorta di dramma borghese trasposto al tempo della Generazione Z. “Mi secca” dicono i siciliani: ovvero mi prosciuga le energie, mi sfianca. Un giovane della Palermo bene che non ha problemi a salire su un aereo e raggiungere Londra, studiare business per poi ripensarci dopo qualche giorno. Via a Siena, mantenuto dai genitori, smette di seguire i corsi. Poi Torino. Nel mezzo vacanze passate a piedi nudi sulle maioliche siciliane; divani su cui sprofondano corpi di giovani abbronzati. Un collasso a Milano dopo una notte fradicia d’alcool. Lo preleva l’ambulanza. Nessuna estasi, solo pena e goffaggine. Impossibile inabissarsi ma solo galleggiare su questa superficie dove tutto è garantito: la sofferenza, quanto il privilegio.

Diciannove è un esercizio autobiografico, oltre che una testimonianza del disagio del Gen Z?

Racconta Giovanni Tortorici a Lampoon: «il film è autobiografico. La scrittura è partita dalla mia esperienza quando ero una matricola universitaria. È stato un lavoro di autoanalisi che porta sullo schermo la mia soggettività in relazione alle esperienze vissute. In particolare, l’anno senese – risalente al 2015 – quando avevo diciannove anni. Ho cercato di raggiungere un forte realismo. Il protagonista mentre abbiamo girato il film stava terminando il liceo»

Giovanni Tortorici
Giovanni Tortorici

Il taedium vitae al tempo della Gen Z

In relazione al malessere del protagonista – Leonardo, interpretato da Manfredi Marini – e del suo interesse per la letteratura tra Trecento e Ottocento, possiamo pensarlo affetto da quel taedium vitae raccontato, tra gli altri, da Orazio, Lucrezio, Seneca, Baudelaire e Gide? Un sentimento di insofferenza verso la vita che ha attraversato le epoche tra prosa e poesia; nelle Laudi, Jacopone da Todi parla di una indifferenza malinconica: L’Accidia una freddura,/ ce reca senza mesura,/ posta ‘n estrema paura,/ co la mente alienata

Spiega Tortorici, «i gusti del personaggio sono emanazione di una nevrosi. I suoi studi lo aiutano a fuggire da una parte di sé che lo spaventa. Le letture, come quelle seicentesche del gesuita Daniello Bartoli, leniscono il suo malessere su un piano morale, data l’incapacità di seguire i suoi istinti e pulsioni erotiche».

Giovanni Tortorici, dal film Diciannove
Giovanni Tortorici, dal film Diciannove

Diciannove di Giovanni Tortorici: la noia al tempo dei social 

In Diciannove, Leonardo si crogiola in questo stato di inerzia, senza tentativi di reazione. Giovanni Tortorici parla di nevrosi: termine desueto. Nel 1980, l’American Psychiatric Association ha rimosso il termine nevrosi dal suo manuale diagnostico come parte di un rinnovamento per standardizzare i criteri di classificazione delle condizioni mentali. Oggi, la nevrosi non è più considerata un disturbo mentale a sé stante ma è ricollegabile al disturbo d’ansia – il disturbo più comune tra gli italiani, se ne contano 8,5 milioni tra gli affetti. 

Il personaggio di Leonardo procede neutralmente verso il suo disagio: non chiede aiuto, non tenta di migliorare, non peggiora. Una stasi simile all’arrendevolezza. Il tedio esistenziale al tempo di Instagram. 

Continua il regista, «la noia è una componete che torna nel film. Il protagonista passa mesi da solo a leggere testi. Ci sono momenti di rottura, come quando è attratto da un gruppo più giovane di lui. Sono disinvolti, freschi. Diventa una ossessione. Se pur ha diciannove anni, avverte la giovinezza qualcosa da ricercare negli altri, percependola in lui terminata».

Manfredi Marini, interpretato da Leonardo Gravina
Manfredi Marini, interpretato da Leonardo Gravina

Malattia mentale, esplorazione sessuale, alcolismo: nessun estetismo nell’autodistruzione, solo un poveraccio 

Nessun eroe della notte, nessuno spleen selvaggio da personaggi da romanzi della beat generation. Nessuna ribellione, nessuna indole a estetizzare il proprio dolore. Nessun esaltazione. Diciannove certamente non fraternizza con Un giorno questo dolore ti sarà utile o The Perks of Being a Wallflower (Noi siamo Infinito); altri film dedicati all’adolescenza con protagonisti dall’esistenza complessata. Il protagonista è definito un poveraccio alla fine del film. 

Diciannove è un film dedicato a un adolescente conformista che non sopporta Pasolini – ciò che intellettualmente rappresenta – ma gli viene duro mentre guarda Salò o le 120 giornate di Sodoma e non può che cedere a masturbarsi in cameretta. Il rigore ricercato dal protagonista nella letteratura è fiacco davanti a stimoli che non pare in grado di sublimare totalmente. Insomma, a Leonardo piace Dante ma probabilmente farebbe parte della cerchia infernale degli ignavi?

Commenta il regista, «volevo rappresentare uno stato di inerzia. Credo sia molto diffusa tra i giovani d’oggi. Nessuno atteggiamento estremo. Anche quando Manfredi cerca di rompere con l’autorità universitaria, il professore e la sua assistente, alla fine si sottomette e non dà sfogo alla sua rabbia. Ho voluto anche sottolineare l’ambivalenza con Pasolini. Si tratta del rapporto con la morale. Il paradosso sta sempre tra pulsioni primitive e strutture scoiali preesistenti».

Giovanni Tortorici, dal film Diciannove
Giovanni Tortorici, dal film Diciannove

La scelta dell’abbigliamento in Diciannove: l’abito come forma di conformismo  

Maria Antonia Tortorici ha curato la scelta dei costumi per Diciannove. Polo bianche o blu, chinos cachi, scarpe da barca, bermuda. Camicia bianca e maggiolino per andare in discoteca. 

«Abbiamo studiato la scelta degli abiti a fondo. Sono un veicolo di emotività e tacita apparenza a un certo gruppo sociale». 

Le musiche in Diciannove: dalla classica alla trap 

Oltre ai costumi, Giovanni Tortorici si è affidato alle musiche per enfatizzare il senso scissione interiore che attanaglia il protagonista. Diciannove è tanto attraversato da La morte di Faust di Robert Schumann quanto da Dope del rapper Tyga. 

«Ho selezionato delle musiche distanti tra loro. Alcuni brani o canzoni seguono i luoghi in cui si svolgono le scene – tipo la discoteca londinese o la serata al Gattopardo di Milano. L’antitesi che vive il protagonista – tra giusto e sbagliato, tra morale e impulso, tra passato e presente – rivive nelle scelte musicali. C’è attrazione struggente per il passato e morbosa sublimazione verso la contemporaneità».

Giovanni Tortorici, regista di Diciannove
Giovanni Tortorici, dal film Diciannove

Identità ed estetica: collezionismo e arte contemporanea in Diciannove 

Al protagonista di Diciannove è dato del poveraccio da un conoscente della sua famiglia – un facoltoso intellettuale interpretato da Sergio Benvenuto – che lo ospita nella sua casa torinese per un confronto, l’unico diretto in tutto il film. La cinepresa indugia sugli interni: un orso di Paola Pivi e una gigantografia di Cindy Sherman – impegnata da decenni nello studio della trasfigurazione e mutamento del sé. 

«Avrei voluto inizialmente girare negli interni di Luca Guadagnino. L’arte contemporanea e in particolare la collezione Sandretto Re Rebaudengo nel film caratterizzano la personalità e l’intelletto di questo uomo  L’incontro con il personaggio di Leonardo dà luogo a un cortocircuito di valori emanati anche dalle opere».  

Manfredi Marini, interpretato da Leonardo Gravina
Manfredi Marini, interpretato da Leonardo Gravina

Il nuovo film di Giovanni Tortorici: retrocedere fino all’infanzia  

«Ho scritto la sceneggiatura. Stiamo facendo il casting degli attori. Sono retrocesso rispetto all’età di diciannove anni. Mi interessa tornare alle origini. Almeno fino ai tre anni».

Giovanni Tortorici, una nota biografica 

Giovanni Tortorici (Palermo, 1996) ha lavorato come assistente alla regia sul set della serie We Are Who We Are di Luca Guadagnino. Ha poi continuato a collaborare con Guadagnino sempre come assistente alla regia in cortometraggi e videoclip, curando le riprese del backstage sul set di Bones and All. Diciannove è il suo primo lungometraggio, prodotto da Frenesy Film Company di Luca Guadagnino e presentato nella sezione Orizzonti della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. 

Federico Jonathan Cusin

Giovanni Tortorici, dal film Diciannove, frame
Giovanni Tortorici, dal film Diciannove