
Kamiko in canapa: Issey Miyake e una materia prima ruvida da indossare
La sostenibilità nell’artigianato giapponese deriva da un’esigenza. L’arte del kamiko, tessuto in carta e fibra di canapa, che perdura da secoli e resiste nella prefettura di Shiroishi
“La bellezza della carta” – Issey Miyake e il tessuto di carta Kamiko realizzato in canapa
La carta non può essere considerata un elemento naturale. C’è chi ne ha raccolto le fibre, chi ne ha macinato la polpa, chi l’ha modellata o appiattita per creare diverse forme. Cosa c’è nella carta che ci fa sentire a nostro agio? A partire da questa domanda, la collezione SS2025 di Issey Miyake ha dato inizio a un’indagine che si concentra sulla storia, sulla lavorazione e sull’artigianato della carta.
Il lavoro di Issey Miyake nasce negli anni Settanta, quando le fabbriche tessili giapponesi erano in declino e l’unica risposta per reagire alla crisi era ricercare e sviluppare la produzione di materie prime naturali e uniche. Per illustrare la storia della produzione della carta, questa collezione presenta una serie in kamiko, indumenti realizzati in washi—carta giapponese—, creati interamente in sottili fibre di canapa, una celebrazione del lavoro artigiano e della manifattura che ne esalta la ruvidità della texture.
All’interno della collezione due sono le serie in cui è stata adottata questa materia prima: Ease and Eased è una serie che riprende gli stessi design del kamiko filando il filato di canapa per l’ordito, mentre per la trama un filato misto di mohair e lana con una sottile variazione di colore per enfatizzare la profondità della texture, leggera e ariosa ma stesa piatta come la carta; la seconda serie, dal nome Hempen. è realizzata in 100% canapa tinta e rivestita, un procedimento che permette di aumentarne la funzionalità, mantenendo le sue caratteristiche di ruvidità, leggerezza e comfort.

Tessuto kamiko – il risultato della mente creativa di Satoshi Kondo per Issey Miyake
Nel 2019, tre anni prima della scomparsa di Issey Miyake, Satoshi Kondo ha intrapreso il suo viaggio alla direzione creativa del brand con la missione di tradurre i messaggi di avanguardia della casa di moda e adattarli al contemporaneo.
Gli abiti che compongono la collezione Primavera Estate 2025, presentata al Parc Floral di Parigi, includono una serie composta da due outfit lavorati utilizzando la “seamless weaving technology” (o “tecnologia senza cuciture”), che presenta drappeggi che cadono sul davanti formati unicamente dalla matericità del filato di cotone ad alta torsione. Lo stilista, che non è nuovo alla creazione di effetti scenografici, per la presentazione della sfilata ha creato delle membrane in carta giapponese realizzata con fibre da materie prime naturali, che si muovono in perfetta sinergia e fluidità in risposta ai piccoli movimenti e ai cambiamenti nell’ambiente circostante.
Per questa installazione interattiva, Kondo si è servito dell’expertise di Yoshihisa Tanaka, maestro della carta. Tanaka ha creato centinaia di metri di membrane in carta pieghettata a pieghe regolari e asimmetriche in collaborazione con un’azienda giapponese con più di 1300 anni di attività, utilizzano un’unica piccola macchina per produrre rotoli contenenti centinaia di metri di materiale. La carta giapponese una volta piegata può essere facilmente trasportata e compattata per essere fissata ad un solo punto.
Per Kondo, questa installazione creativa che ha accompagnato la sfilata è la traduzione di una risposta ai cambiamenti climatici il cui agire dell’uomo veicola un senso di ambiguità, proprio come l’intervento umano crea un cambiamento nell’equilibro naturale.

L’utilizzo della carta come materia prima per la manifattura tessile in Giappone
In Giappone creare indumenti dalla carta è una pratica storica che esiste da oltre dieci secoli. Esistono tre tipi di tessuti realizzati con i fogli di carta: Shifu, in cui la carta viene tagliata, attorcigliata e poi tessuta; di breve successo in Occidente che negli anni ’60 fu legato all’iper-consumismo e alla cultura dell’usa e getta, mentre in Giappone era legato alla sussistenza locale, alla comunità, al bisogno e alla tutela del paesaggio; e infine il Kamiko—da “kami” che significa “carta” e “ko”, un’abbreviazione di “koromo”, che significa abbigliamento—. Per realizzare il Kamiko la carta viene tagliata, attorcigliata e poi annodata in una rete o un reticolo, oppure se la carta non viene tagliata e trasformata in filati, viene impastata, ammorbidita e trattata con gel naturali per renderla resistente.
La materia prima da cui si produce la carta è chiamata Kozo. In Giappone ci sono due tipi di alberi chiamati Kozo: il Paper Mulberry e il Kajinoki. Entrambi conosciuti per le lunghe fibre morbide sono in grado di conferire forza e durabilità alla carta. Dal 1973, la carta Shiroishi washi viene impiegata per la creazione degli abiti indossati dai monaci durante le celebrazioni dello Shuni-e (Omizutori), ovvero il giorno finale di quattordici giorni di preghiera, presso il Tempio Todaiji.
Gli impermeabili di carta erano popolari nel Giappone premoderno per la loro convenienza, ed erano realizzati con fogli di carta spessa ricavati dalla corteccia interna del gelso, trattati con succo di cachi e una miscela di oli di semi di perilla e tung (chiamato anche legno della Cina). Questo trattamento rende la carta resistente e robusta mantenendo il suo carattere ruvido. I fogli vengono incollati insieme con cura, poi tinti. Dopo aver strofinato la superficie per aggiungere lucentezza e morbidezza, il produttore taglia e cuce il tessuto per creare l’indumento.

Il cambio di prestazione del kamiko in combinazione con la konjac e foglie di tè esauste
In uno studio condotto nel 2009 da bio ingegneri delle Università di Shimane e Kyushu in Giappone, si è cercato di dimostrare le molteplici qualità della materia prima in carta e la sua reazione alla combinazione con altri elementi.
Varie fibre sono state mescolate con foglie di tè esauste per tentare la preparazione di nuovi materiali e dare vita a nuove tipologie di kamiko. Nella prima applicazione che riguarda la pasta di konjac—una pianta originaria della regione subtropicale asiatica—, che è stata applicata sulla superficie della carta composta da canapa e foglie di tè usate, si denota un aumento delle proprietà in termini di indice di trazione, indice di scoppio e rigidità. D’altra parte, si è osservato che l’applicazione di paste di konjac aumentava la permeabilità della carta e un prolungamento del tempo necessario affinché le carta assorbisse le gocce d’acqua.
Durante il processo di manifattura, quando si è cercato di cucire la carta a macchina, l’applicazione di pasta di konjac ha migliorato la resistenza delle cuciture di circa 20 N. Nel contesto, l’aumento di 20 N indica l’indice di quantità della resistenza della carta, ossia che può sopportare una forza maggiore durante la cucitura prima di rompersi o cedere. Le carte con paste di konjac applicate sono state sottoposte anche a test sull’effetto di deodorazione utilizzando ammoniaca. Il risultato ha mostrato che nelle carta il cui contenuto presentava una piccola quantità di foglie di tè esauste, circa il 10%, in questa si denotava un efficace effetto deodorante.
L’uso delle fibre della canapa migliorano le proprietà meccaniche della carta composta utilizzando foglie di tè esauste, mentre l’applicazione di pasta di konjac migliora la resistenza del materiale durante il processo di cucitura.

Il Kamiko autentico è prodotto in un unico posto nel mondo: a Shiroishi, nella prefettura di Miyagi, Giappone
La manifattura della carta è stata la punta di diamante della città di Shiroishi dal periodo Edo fino alla sua lenta decadenza durante il periodo Meiji. Quando nella regione di Tohoku faceva troppo freddo per coltivare il cotone, lavorarlo e indossarlo—, a causa soprattutto dei suoi costi proibitivi—, si prediligevano gli indumenti in carta per proteggersi dalle basse temperature, e come materiale per imbottiture sotto il tradizionale kimono. In estate, gli indumenti in carta assorbono rapidamente il sudore e si asciugano velocemente, permettendo una maggiore traspirabilità della pelle.
La produzione di gelso, la fabbricazione e la lavorazione della carta erano settori che prosperavano e che rimasero sempre attivi; da circa 300 laboratori, ad oggi non ne rimane nessuno. Attualmente, la carta viene prodotta solo da un gruppo di circa dieci persone locali che desiderano preservare la tradizione della fabbricazione del kamiko e della lavorazione della carta washi.
Issey Miyake
Issey Miyake è stato un designer giapponese. Il suo marchio, ora sotto la direzione artistica di Satoshi Kondo, è noto per l’utilizzo di idee e tecnologie all’avanguardia e materie prime naturali. Nella collezione Primavera Estate 2025 reinterpreta il kamiko, tessuto simbolo della tradizione artigiana giapponese realizzata in carta con fibre di canapa.
Martina Tondo

