Louis Vuitton ad Avignone

La cronaca cattolica e Louis Vuitton al Palazzo dei Papi: la vita in un centro di provincia è un percorso di sostenibilità – Avignone, sito dell’Unesco, filiera corta e occupazione locale

Louis Vuitton, la sfilata al Palazzo dei Papi di Avignone e un segno di sostenibilità

Pochi giorni dopo l’elezione di Leone XIV, la seduta dei cardinali nella Cappella Sistina, dopo l’uscita di un film dal titolo Conclave, sulle trame, le vene e le spire, che possono condurre al papato, Louis Vuitton mandava in scena una sfilata al Palazzo dei Papi di Avignone. Un evento che è stato progettato mesi fa, non alcuna strategia avrebbe potuto o voluto cogliere il vento di una tempesta globale – eppure, la cadenza è apparsa ritmata. La prima, una fila di scanni – propriamente: uno scanno è una sedia, isolata o facente parte di una serie, con caratteri di solennità, severità e imponenza – recita la Treccani. Schienali a triangolo gotico, velluti porpora, legno ruvido.

Avignone oggi conta poco più di novanta mila abitanti: montando uno spettacolo, Louis Vuitton pone l’accento sull’esodo dalle città alle campagne, quella che può essere la tendenza sociologica attuale: lasciare la frenesia della città, di Parigi, spostarsi in provincia, in Provenza, ma restare al centro dell’argomento. La sostenibilità oggi può essere intesa come un’utopia, come una scusa: appare un tabù per le case che – non impegnandosi in sforzo di tal senso – preferiscono evitare l’argomento, come se i lettori potessero così non accorgersene. Senza impegno, Vuitton ad Avignone riesce comunque a dare un segno di sostenibilità – se la sostenibilità sta nel racconto di una dislocazione delle estetiche urbane, delle ambizioni mondane in una terra di radici.

Avignone possiede le sue mura medioevali. Le auto al suo interno poco possono circolare. Il ponte di Avignone, il ponte di Saint-Bénezet, è un simbolo: il crollo della connessione senza intenzione al ripristino. La leggenda vuole che un ragazzino, Benedetto, indicato dal divino, mosse da solo con forza inumana il primo masso roccioso a dare base e avvio pe la costruzione del ponte: un ponte che permise dazio sulla via tra spagna a Italia e che rese Avignone città abbiente. 

Nicholas Ghesquière Louis Vuitton ad Avignone: Filippo il Bello e Clemente V

Al Palazzo dei Papi, sito Unesco dal 1995, mole fortificata per lo studio dell’architettura medioevale – il Palazzo Vecchio di Benedetto, quello Nuovo di Clemente, violenza di roccaforti, torri e vertigini, brividi neri e contrasti, rapaci nel cielo, ninfee malvagie tra le acque del Rodano. Nicholas Ghesquière comincia dal triangolo gotico, quello citato a corona dello scanno, poche righe qui sopra: la prima uscita, l’introduzione, come un teaser del romanzo. Intorno al collo, una banda da armatura medioevale: il portamento di Filippo IV, colui detto il Bello, che impose Clemente V alla Chiesa per poi imporre a Clemente di trasferirsi da Roma ad Avignone.

La casacca è una composizione di stendardi, su segni di battaglia vinta o persa e cuciture rinforzate, rigida a protezione; la gonna torna in maglia metallica e avverte le borchie degli stivali. In altre parole, Ghesquière coglie la storia medioevale di Avignone e la trasla nel suo linguaggio avveniristico commerciale per Vuitton: le sagome, l’abito per bene da Rive Droite fuori sede, quel tocco di ironia che forse è irriverenza ma strafottenza. La cultura intellettuale trova il compromesso con la clientela in cerca di vanità, leggerezza e tanto autocompiacimento.

La moda e la crisi di reputazione: contro il consumismo, la storia ci mostra il futuro: il Medioevo e Avignone

Il lusso, la moda in particolare, oggi stanno affrontando la crisi di reputazione che abbatte i fatturati: il consumismo che le aziende devono cavalcare è il peggior disturbo alla vita comune, e al rispetto reciproco – da qui, la diminuzione degli acquisti. Recuperando storie, culture, traducendo messaggi culturali in intrattenimento, anche il massimo sfarzo economico può forse ritrovare la ragione. La sostenibilità è argomento dato, non c’è altro di cui parlare oggi, non c’è altra comunicazione possibile per il lusso e per la moda che del lusso è codice – ma se la sostenibilità non c’è, sussiste l’impegno culturale di un passato storico che deve mostrarci il futuro.

Al volgere del quattordicesimo secolo, Avignone apparteneva alla casa d’Anjou, linea diretta dei re francesi, sul trono di Napoli, titolare della contea di Provenza. Il papa Clemente VI comperò la città di Avignone da Giovanna, Regina di Napoli, per 80 mila fiorini, nel 1348 – in cambio la assolse dall’accusa di omicidio del duca di Calabria. Dal Trecento in avanti, Avignone sarebbe stata dominio di Roma cattolica, attraversando la storia moderna, fino alla Rivoluzione Francese. Fu sempre Clemente VI a volere la costruzione del Palazzo dei Papi, il Palazzo Nuovo che conosciamo oggi.

Che sia la storia della vita in un centro quale Avignone il nuovo sogno della borghesia progressista: chi vuole una mobilità senza motore, la filiera corta dei materiali e della catena alimentare, la campagna – la Provenza – e banalmente, lo sport sul fiume. A questo serve la moda oggi, e così risponde Louis Vuitton: ad accendere la luce su angoli quasi dimenticati dai più – di Avignone abbiamo reminiscenza dalla storia medioevale al terzo anno di liceo: trovare un dettaglio e renderlo lettura, non più un sogno.

Carlo Mazzoni

Louis Vuitton sfila ad Avignone
Louis Vuitton sfila ad Avignone