
Milano città-spugna: all’acqua non piace l’asfalto
L’ingegneria civile non basta: Milano riparta dalle aree verdi – spazi vivi che assorbono acqua, mitigano il calore, incrementano la biodiversità e restituiscono respiro alla città
Il progetto Spugna della Città Metropolitana di Milano
Milano vanta un primato. Il Rapporto Città Clima: speciale alluvioni, pubblicato da Legambiente nel novembre di due anni fa, afferma che, dal 2010 al 2023, il capoluogo lombardo ha registrato almeno venti esondazioni dei fiumi Seveso e Lambro, più di qualsiasi altra città italiana. Da allora la situazione non è mutata, con l’ultima piena di fine settembre i cui danni si sono concentrati nei quartieri Ca’ Granda e Niguarda, a nord della città.
Per far fronte agli effetti della crisi climatica, la Città Metropolitana di Milano ha avviato il progetto Spugna: uno sforzo sinergico tra trentadue comuni per la realizzazione di novanta interventi basati sulla natura (Nature Based), rigenerazione e forestazione urbana. Il progetto, finanziato dal PNRR, sarà sviluppato da Città metropolitana Milano insieme a Gruppo CAP, la green utility che gestisce il servizio idrico integrato del territorio.
Cosa si intende per città-spugna?
Cosa significa città-spugna? L’urbanistica di Milano sta affrontando una trasformazione che mira a ridurre le inondazioni, conservare l’acqua per i periodi di siccità e ridurre l’inquinamento idrico. L’obiettivo degli interventi è quello di trasformare il capoluogo lombardo in una città-spugna, trattenendo e riutilizzando l’acqua piovana direttamente all’interno del territorio, senza lasciarla defluire nelle fognature.
Kongjian Yu, l’architetto paesaggista pioniere delle città-spugna
Le spugne marine filtrano l’acqua attraverso il loro corpo, fatto di una rete di canali e pori. L’acqua entra da piccoli fori, scorre al suo interno dove minuscole cellule filtrano le particelle di cibo e l’ossigeno, per poi essere espulsa da un’apertura più grande. Una spugna di pochi centimetri può filtrare fino a 20 litri d’acqua al giorno, mantenendo pulito l’ambiente marino intorno a sé.
Questo meccanismo naturale ha ispirato l’architetto paesaggista Kongjian Yu che, cresciuto nella Cina rurale, ha studiato l’evoluzione dei corsi d’acqua e il ruolo della vegetazione nel limitare i danni del loro ingrossamento. La rapida trasformazione della Cina da società agricola a società urbanizzata e moderna ha imposto al paese di adottare modelli infrastrutturali occidentali, progettati per climi più miti e basati su sistemi di cemento e acciaio, e dunque non attrezzati per le forti precipitazioni tipiche della regione monsonica.
Dalle sue analisi è nato il concetto di città-spugna, seguito ai tragici effetti delle inondazioni di Pechino avvenute nel 2012. Secondo Yu, le città dovrebbero svilupparsi in sinergia con la natura e non fare affidamento solo sulle infrastrutture idriche grigie – come acquedotti, dighe e reti fognarie. Trattenere l’acqua in superficie permette inoltre alle città di nutrire la vegetazione urbana, favorendo così la creazione di spazi verdi, raffreddando le temperature e incrementando la biodiversità, con ricadute positive anche sul benessere psico-fisico dei cittadini.
Gli interventi di urbanistica di Milano città-spugna: forestazione e drenaggio
Le azioni previste dal progetto Spugna includono la realizzazione di 300.000 metri quadrati di superfici verdi, la piantumazione di 2.000 alberi e 32.000 arbusti, con un risparmio energetico annuo stimato di 126.000 kilowattora. In un’ottica preventiva e non riparativa, molti degli interventi interesseranno le zone periferiche del capoluogo e i piccoli comuni della provincia milanese, tra i più colpiti dalle ultime esondazioni di Seveso e Lambro. Emblema di uno sforzo comune nella lotta ai cambiamenti climatici che necessita dell’impegno di tutte le forze in campo, come ha affermato Yuri Santagostino, presidente di Gruppo CAP: «Dobbiamo cambiare la nostra mentalità. C’è bisogno che regione Lombardia, i gestori dei servizi idrici, i comuni e la città metropolitana creino un’alleanza in cui riconosciamo qual è l’obiettivo comune».
Oltre all’impegno di forestazione, la nuova urbanistica della metropoli milanese vedrà l’implementazione di numerose opere di drenaggio: dalla de-impermeabilizzazione delle superfici e sostituzione di asfalto con pavimentazioni drenanti in parcheggi, piazze e strade, alla creazione di bacini di detenzione e zone umide, in grado di svolgere anche funzioni ricreative. Questi interventi si inseriscono in un più ampio intento di riqualificazione urbana, poiché contribuiscono a modificare l’approccio progettuale di ingegneri, architetti e project manager e a rigenerare spazi che possono tornare a disposizione delle comunità.

Altri modelli europei di urbanistica spugna: Copenaghen e Rotterdam
Anche in Europa i sempre più frequenti disastri climatici stanno spingendo le città ad adottare questo approccio urbanistico. Copenaghen, dopo l’alluvione del 2011, ha avviato il Cloudburst Management Plan: centinaia di interventi distribuiti in tutta la città tra fossi erbosi, tetti verdi, cortili e parcheggi permeabili, il tutto supportato da un’efficiente rete di infrastrutture tradizionali, come bacini di accumulo, stazioni di pompaggio e tubature di grande diametro. La Karen Blixens Square, per esempio, è una piazza di quasi due ettari le cui colline artificiali, oltre ad ospitare migliaia di biciclette e una ricca vegetazione, in caso di pioggia estrema, si trasformano in bacini di raccolta dell’acqua.
Negli ultimi anni, anche Rotterdam si è trovata a fare i conti con lo sviluppo poco sostenibile della sua urbanistica: la fitta rete di canali ha in parte ceduto il posto a strade e macchine che, oggi, l’amministrazione locale vorrebbe ridurre per ridare spazio all’acqua. Lo Sponge Garden è un laboratorio vivente di soluzioni ispirate alla natura. Negli anni sono state testate diverse tecniche di piantumazione e manutenzione, con simulazioni di forti precipitazioni e monitoraggi costanti del suolo e delle piante. Tra le sperimentazioni più interessanti, quella dei “soil cubicles”, piccoli appezzamenti che riproducono i quattro principali tipi di terreno di Rotterdam — torba, argilla, sabbia e macerie — per studiare come migliorarne la capacità di trattenere l’acqua.
Numerose altre città nel mondo si stanno attivando per implementare soluzioni basate sulla natura, dal Sud America alla Russia al Sud Est Asiatico. Yu sostiene che la creazione di una rete di città-spugna a livello globale potrebbe essere estremamente efficace nel mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici; è bene ricordare, infatti, che le inondazioni e l’esaurimento delle falde acquifere contribuiscono in maniera significativa all’innalzamento del livello degli oceani.
Urbanistica di Milano: Forestami e gli altri progetti di forestazione prima di Spugna
Milano non è nuova a progetti urbanistici “verdi”, pensati per contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Già nel 2019 è stato lanciato il progetto Forestami, nato da una ricerca del Politecnico di Milano e promosso da Comune, Città metropolitana, Regione Lombardia, ERSAF e Fondazione di Comunità Milano. I comuni della Città metropolitana che hanno sottoscritto il Protocollo d’Intesa Madre sono 70 su 134, secondo il sito ufficiale del progetto, aggiornato al termine di ogni stagione agronomica. Tanti attori in campo impegnati per un obiettivo ambizioso: piantare 3 milioni di alberi entro il 2030. Ad aprile 2024 gli alberi e gli arbusti piantati dall’inizio del progetto erano 611.459 attraverso 58 interventi di piantagione realizzati sul territorio.
Forestami può contribuire all’evoluzione di Milano in città-spugna, agendo sul fronte ambientale e urbanistico in eguale misura. Oltre all’aumento delle superfici permeabili, la piantagione di milioni di alberi favorirebbe il raffrescamento e la regolazione microclimatica della città e influirebbe positivamente sul ciclo delle acque grazie alla funzione naturale di filtrazione e purificazione delle radici.
Tra gli impatti più facilmente percepibili dalla popolazione, figurano invece la creazione di “corridoi verdi” tra le varie aree del territorio metropolitano, in grado di incrementare la biodiversità e la resilienza delle aree urbane, e il coinvolgimento diretto della popolazione attraverso iniziative di cittadinanza attiva. A supporto del progetto sono accorsi infatti migliaia di cittadini e benefattori provenienti dal mondo corporate.
Il Gruppo Armani si è schierato a fianco del Comune di Milano e di Forestami per promuovere il progetto di riforestazione Milano Green Circle 90/91, con l’obiettivo di rinaturalizzare il percorso della filoviaria 90/91 con 350 nuovi alberi e oltre 60.000 arbusti ed erbacee perenni. Giorgio Armani ha potuto assistere all’inizio dei lavori del primo tratto, che va da piazzale Brescia a piazza Bolivar, nel gennaio 2025, affermando che: «Milano Green Circle non è una dichiarazione di intenti, ma qualcosa di tangibile». E ha aggiunto: «Sono convinto che si possa trovare il giusto equilibrio tra città e natura e questa iniziativa è un segnale concreto che desidero dare alla città. La mia speranza è quella di contribuire alla realizzazione di una Milano che sia davvero a misura d’uomo, nella quale stare bene».
Spugna – Città metropolitana di Milano
Il progetto Spugna, promosso dalla Città metropolitana di Milano e finanziato con fondi del PNRR, è un piano di riqualificazione urbana basato sulla natura. L’iniziativa – che coinvolge 32 Comuni con 90 interventi – mira a trasformare Milano e il suo hinterland in una vera e propria “città spugna”, capace di assorbire e trattenere l’acqua piovana invece di convogliarla nelle fognature. Attraverso soluzioni di drenaggio urbano sostenibile (SUDS), come nuove aree verdi, parcheggi permeabili e piazze riprogettate, Spugna riduce il rischio di allagamenti e contribuisce a rigenerare il territorio dal punto di vista ambientale, climatico e sociale. Un modello di adattamento urbano che unisce ingegneria, ecologia e qualità dello spazio pubblico.
Agnese Torres




