Venezia

Consumismo e obsolescenza programmata, in controcanto ad Adriano Olivetti

Una mostra a contrasto, reazione: il ragionamento dei Formafantasma su consumismo e obsolescenza tecnologica prende luogo a Venezia, al negozio Olivetti, primo simbolo di imprenditoria etica

Obsolescenza programmata, computer e archiviazione – la virtù di Apple

Apple vorrebbe suppore che ognuno di noi debba, anziché voglia, cambiare il proprio computer e il proprio telefono ogni due anni. Il meccanismo è quello più facile: con la scusa di aiutarci a non perdere niente, il sistema variamente aggiornato salva ogni nostro materiale, fotografie e altro, in cartelle di sicurezza nascoste nel disco. Non è facile tenere pulito il computer da questa continua archiviazione – con il risultato che la memoria si riempie, il computer inizia a funzionare lentamente, a incepparsi. Alcuni tra noi sanno cosa devono fare, per una manutenzione dignitosa, ma altri non ne hanno idea. Non ne hanno idea quelli che non se ne devono preoccupare, quelli per i quali spendere altri mille, due mila o tremila euro in più, non è poi questo grande problema. Figurarsi quando servono a comprarsi un nuovo telefonino per fare foto migliori. Riconosciamo la virtù, ad Apple: consapevole di quanto sia più facile spillare i soldi a ricchi rispetto che prenderli ai poveri, Apple si concentra sui primi – mentre ai secondi rifila una noiosa indifferenza.

Olivetti, Venezia: il negozio di Carlo Scarpa – la mostra dei Formafantasma: The Shape of Things to Come, curata da Pietromarchi

Siamo a Piazza San Marco, Venezia, sotto i portici. Il negozio Olivetti oggi di proprietà di Generali e da Generali affidato al FAI. Pochi metri quadrati disegnati da Carlo Scarpa nel 1957 per un imprenditore che rimane ancora baluardo di un valore etico applicato sia all’industria sia alla gestione delle risorse umane. Lo scalone che troppi architetti dilettanti provano a replicare, facendosi spennare da imprese edili e aziende di cementi prefabbricati, senza neanche lentamente raggiungere quel grado di sofisticazione – mentre il cliente ricco e rincoglionito dai telefoni qui sopra, applaude e continua a pagare. 

La mostra è curata da Bartolomeo Pietromarchi, porta il titolo di The Shape of Things to Come – realizzata da Formafantasma riproponendo un lavoro ragionato qualche anno fa – Ore Streams del 2017: una serie di mobili e complementi realizzati operando gli scarti di apparecchi tecnologici. Oltre la presentazione di design, rimane il messaggio contro il consumismo, che va in scena proprio al negozio Olivetti, luogo simbolo dell’imprenditoria etica italiana. Come a dire: i computer oggi sono progettati per rompersi, mentre le macchine da scrivere della Olivetti cambiarono la società italiana del boom economico. Quando Adriano Olivetti mori, il 27 febbraio 1960 per un’emorragia celebrale che lo colse in treno nella tratta del passo del Sempione, il comune di Ivrea, in segno di lutto, cancellò la festa del suo carnevale, una tradizione secolare posta in silenzio a rispetto di un uomo che dava lavoro, buon lavoro, a 36 mila dipendenti. 

Formafantasma. The Shape of Things to Come, Olivetti Store a Venezia
Formafantasma. The Shape of Things to Come, Olivetti Store a Venezia

Definizione di Obsolescenza programmata

Definizione di Obsolescenza programmata: la progettazione di prodotti con una durata di vita intenzionalmente limitata affinché diventino obsoleti, si guastino e si deteriorino prima del necessario costringendo i consumatori a sostituirli frequentemente. 

Nel cartello all’ingresso alla mostra, sulla soglia appunto del negozio Olivetti a Venezia, alcune righe: Lo sviluppo tecnologico e la produzione servono non solo come strumenti di accumulazione del capitale ma come mezzi per il progresso sociale e culturale. Ricorda un’utopia o forse anche un’ingenuità – ma siamo qui dentro, sotto l’egida di Olivetti disegnata da Scarpa: dove un sogno ha ancora speranza di ridursi a realtà commerciale.

British Standards Institution e la ricerca

Una recente ricerca presentata dal British Standards Institution ha riferito un crescente disagio tra le nuove generazioni legate alle attività digitali e in particolare ai social media. Tra i dati esposti, uno forse per riassumere: il 68% degli intervistati, tra i 16 e 21 anni, ritiene che il tempo speso online sia dannoso per la propria salute. 

In mostra, nel progetto ragionato da Formafantasma, la speculazione tocca oggetti vari, dalle lampadine alle cartucce – ma il fuoco e il sangue, si accendono sull’obsolescenza programmata di tutti gli strumenti tecnologici dei nostri giorni, ed esplodono quando tale obsolescenza la colleghiamo all’uso smodato che noi facciamo dei nostri telefonini. Altri testi riportano come il danno sociale, sociologico e neuropsichiatrico non sia dato né da internet e neanche dai social media di per sé – il danno è arrecato dal telefono, dallo smart phone.

Formafantasma. The Shape of Things to Come, Olivetti Store a Venezia
Formafantasma. The Shape of Things to Come, Olivetti Store a Venezia

Social Media e DDA 

Il controllo glicemico e i pagamenti telematici, la sveglia e la lettura del giornale, la scopata random e la lite d’amore tracciata a scanso di equivoco – non riusciamo più a vivere senza il telefono vicino alla nostra mano, caldo nella tasca. Da notare che è solo oltre questa simbiosi ormai inevitabile, che il telefono dà accesso alle app dei Social Media che ci annebbiano il cervello, ci demoliscono l’abilità alla concentrazione, sviluppano nuovi gradi di Deficit di Attenzione (il patologico DDA) nei giovani, ma anche in noi stessi, adulti o vecchi come più piace definirsi. Il dato sopra esposto rilasciato dal British Standards può essere inteso positivamente come segno di risveglio, reazione da parte delle nuove generazioni. Se proviamo a traslarlo dall’Inghilterra – ovvero dall’Europa acculturata e umanista – a territori dove l’asservimento al consumismo è più spiccato – America, Cina e India – ci spaventiamo per come quel risveglio e quella reazione possano essere solo utopie. 

Quello che sto cercando di avvalorare, cercando di evitare livore e agitazione, proponendo riferimenti e collegamenti, è come l’obsolescenza programmata degli strumenti tecnologici propri al nostro uso quotidiano – del telefono, o smart phone, in particolare – corrisponde, procede complementare, accompagna la nostra umana obsolescenza intellettiva, neanche intellettuale. Alcuni tra i ragazzi più giovani sognano un mondo senza internet, senza neanche immaginare cosa questo fosse. Semplicemente, senza dramma – possiamo imparare a dimenticarlo, questo telefono, invece che comprarne uno nuovo, più figo, sempre più figo?

Più usiamo il telefono, più ci annientiamo – ma insieme a noi, si annienta anche il telefono stesso, così che Apple – o Samsung o chi per essa – ce ne possa vendere un altro. Prima di chiudere, torniamo all’imprenditoria etica di Adriano Olivetti. Nel 1953, Olivetti decise di aprire una sede industriale a Pozzuoli, ai tempi zona dismessa ai confini di Napoli, conferendo salari più alti della media del mercato ai dipendenti che andò ad assumere, prevedendo assistenza alle famiglie di tutti gli operai: la produttività di quello stabilimento dislocato superò quella della storica sede centrale di Ivrea. 

Carlo Mazzoni

Venezia, Italia
Venezia, Italia