
Abitare l’opera: il Rome Cavalieri Waldorf Astoria tra arte, architettura e uso
Dalle terrazze di Monte Mario la città entra in hotel: parco di 6 ettari, Green Key, cucina stellata a La Pergola e una collezione d’arte da museo. Dal 1963, icona di cinema
Rome Cavalieri Waldorf Astoria: vista panoramica su Roma da Monte Mario
Pochi luoghi possono vantare una vista paragonabile a quella che si apre dalle alture di Monte Mario, dove sorge il Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel. Lo sguardo scorre libero sul centro di Roma, in un’area un tempo fuori le mura, disseminata di ville e ninfei, conventi e casini patrizi immersi in una natura rigogliosa, attraversata dalla via Francigena che dalla britannica Canterbury conduceva i pellegrini nell’Urbe. Da qui la città si offre come un organismo vivo, stratificato, in cui si sedimentano miti, energia leggendaria e splendore evocativo.
È un immaginario in continuo mutamento, nutrito di archeologia grandiosa e barocca, ma anche moderna e contemporanea. Aure di Dolce Vita, frammenti di cinema, musica, costume, pittura e letteratura convivono in un valzer di cupole e palazzi, chiese e campanili, giardini segreti che sbocciano opulenti nel tessuto urbano. Il travertino lucente, il porfido, i marmi e i mosaici dorati riverberano la luce, mentre ovunque affiorano rovine colossali dal fascino eroico e piranesiano. È una Roma che muta con il passare delle ore, delle stagioni, delle nubi, rivelando sempre nuove prospettive e suggestioni.
Rome Cavalieri Waldorf Astoria: spazi, ospitalità e sostenibilità
Il Vaticano si trova ai piedi della collina di Monte Mario, che gli fa da quinta naturale. Il Rome Cavalieri Waldorf Astoria è abbracciato da una cortina verde che si estende per sei ettari di parco mediterraneo, all’interno del quale trovano spazio piscine indoor e outdoor, campi da tennis e la Grand Spa di 2.200 metri quadrati. L’esperienza dell’ospitalità qui si sviluppa come un dialogo continuo tra interni ed esterni, tra comfort contemporaneo e paesaggio romano.
Le camere e le suites, tutte dotate di balcone o terrazza privata, si affacciano sulla città o sul verde, permettendo a Roma di entrare letteralmente negli spazi dell’hotel, riflettendosi negli interni e amplificando la percezione di sogno e luce inimitabile. Gli ospiti delle camere Imperial e delle suites accedono tramite ascensore riservato all’Imperial Club, un ambiente panoramico ed esclusivo in cui, lungo l’arco della giornata, vengono serviti breakfast, light lunch e il tè pomeridiano.
Questo canone di bellezza e continuità è sostenuto da un impegno concreto sul fronte della sostenibilità ambientale e della solidarietà. Per il quinto anno consecutivo il Rome Cavalieri ha ottenuto la certificazione Green Key, marchio internazionale di qualità ambientale promosso dalla Foundation for Environmental Education, riconosciuta dall’UNESCO come leader mondiale nell’educazione ambientale e nello sviluppo sostenibile.
La Pergola e l’esperienza gastronomica al Rome Cavalieri
Un ulteriore elemento di prestigio è rappresentato dal ristorante La Pergola, situato all’ultimo piano dell’hotel e guidato dallo chef Heinz Beck. Tre stelle Michelin dal 2005, La Pergola è un indirizzo di fama globale, espressione di una cucina fondata su una ricerca incessante e in continuo superamento. La raccolta di vetri Gallé, le fragranze mediterranee, l’eleganza della sala e la terrazza mozzafiato concorrono a creare un’esperienza sensoriale unica.
Dalla terrazza, anche La Pergola si affida alla millenaria “fiction” della Città Eterna che pulsa trionfante là sotto. Accanto ad essa, il Ristorante Uliveto, affacciato sul parco e sulla piscina, propone una cucina imperniata sui sapori italiani e internazionali. Un aperitivo al tramonto diventa un momento sospeso, un frame da custodire tra i ricordi più preziosi, in piena coerenza con la filosofia Waldorf Astoria, che invita a trasformare la vita in un percorso indimenticabile. “Live Unforgettable” non è uno slogan, ma una pratica quotidiana.
Rome Cavalieri Waldorf Astoria: storia, architettura e cinema dal 1963
Il Rome Cavalieri è l’unico hotel del brand Waldorf Astoria presente in Italia. Dalla sua apertura nel 1963 è diventato un riferimento internazionale dell’ospitalità di lusso, scelto da capi di Stato, personalità dell’arte e della cultura, protagonisti del cinema e della società. La costruzione segnò fin da subito un capitolo innovativo nel concetto moderno di albergo di lusso.
All’opera contribuirono l’architetto Ugo Luccichenti, Franco Albini per il design degli interni, eleganti e stilizzati, e Pier Luigi Nervi, che collaborò soprattutto in veste di strutturista. Questa cornice architettonica, modernista e al tempo stesso monumentale, rese l’hotel una location ideale per il cinema. Numerose sono infatti le opere girate al suo interno, capaci di incarnare l’euforia e le contraddizioni del boom italiano.
Tra queste spicca l’episodio Eritrea di Luigi Comencini, parte del film a episodi La mia signora del 1964. Il racconto si conclude sulla celebre scala ellittica a doppia spirale che si sviluppa al centro della hall, da cui scende regale Silvana Mangano, avvolta in un abito da sera bianco scintillante di strass: un’immagine rimasta iconica.
La collezione d’arte del Rome Cavalieri Waldorf Astoria
Ciò che rende il Rome Cavalieri una destinazione davvero unica al mondo è la sua collezione d’arte privata, degna di un grande museo. Oltre mille opere sono disseminate in ogni spazio dell’hotel, dai saloni ai corridoi, dalla sala breakfast fino a impreziosire numerose suites. Si tratta di un patrimonio formato quasi interamente attraverso continui acquisti presso le principali case d’asta internazionali, che oggi vive in osmosi con la quotidianità dell’albergo.
La raccolta attraversa epoche e linguaggi diversi: dalla pittura del Sei e Settecento alla scultura, dalle arti applicate agli arredi, in particolare Louis XV e Impero francesi, fino ai grandi nomi dell’arte moderna e contemporanea. Sopra i desk della reception, incorniciati da rilievi marmorei barocchi, campeggiano quattro paesaggi arcadici di Giuseppe Zais, mentre lungo gli ambienti si incontrano opere di Frans Snyders, Alessandro Magnasco, Joseph Heintz, Carlo Grubacs, Giacomo Recco, Nicolas Tournier e Johann Heinrich Roos, detto Rosa da Tivoli.
Un’emozione immediata accoglie l’ospite già nella lobby con la Giuditta di Francesco Cairo, capolavoro di straordinaria modernità, in cui l’artista privilegia l’indagine psicologica e teatrale alla rappresentazione cruenta. Accanto alla pittura, un ruolo centrale è svolto dalle sculture, come il bronzo Il pastorello e il suo cane di Bertel Thorvaldsen e il marmo ottocentesco di Cesare Zocchi raffigurante Minosse. Completano il percorso oltre venti arazzi, tra cui preziosi esemplari fiamminghi, Aubusson e Gobelins, fino allo straordinario Le storie del Re di Cina del 1725, proveniente dalla manifattura di Beauvais.

Arazzi di Beauvais e immaginario orientale nella collezione del Rome Cavalieri Waldorf Astoria
«Questa serie di arazzi vive per un buon trentennio in maniera assolutamente folgorante» racconta la storica dell’arte. Inizialmente destinata al monarca francese, la serie venne replicata più volte e soltanto dopo il consenso reale gli aristocratici potevano commissionarne delle versioni. La manifattura di Beauvais, di dimensioni ridotte, non era in grado di sostenere da sola una produzione tanto impegnativa e veniva quindi affiancata dai Gobelins. Paradossalmente, in questo caso, accade l’opposto di quanto avveniva di consueto.
A Beauvais si sviluppa infatti uno stile riconoscibile, caratterizzato da una minuzia decorativa talvolta bizzarra e da invenzioni formali che confluiranno nei repertori ornamentali europei. Molti cartoni dipendevano dalla tradizione locale e, anche quando alcune soluzioni possono apparire piatte, questa trasmissione decorativa si rivela fondamentale per l’intero continente. A Venezia, ad esempio, si arrivò a sviluppare una lacca finta ottenuta applicando strati di cartone. Erano maestri nell’ottenere molto con pochi mezzi.
Colpisce la fantasia dei disegnatori. Nessuno di loro era mai stato in Cina, eppure il vasellame cinese circolava in Europa e alimentava l’immaginario. Augusto il Forte, per esempio, nutriva una passione smodata per la porcellana, una mania tanto costosa da mettere quasi in crisi il regno di Sassonia, finché il ritrovamento del caolino non rese possibile la produzione europea a Meissen. Esistono ancora codici che regolavano le importazioni di quegli anni.
Alexandra Massini, che della raccolta del Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel conosce ogni segreto, sottolinea come al visitatore meno esperto cerchi di spiegare non solo la storia di Beauvais, ma anche le tecniche di realizzazione e il funzionamento del mercato. Si poteva acquistare un singolo arazzo o un’intera serie, in base alle disponibilità economiche. Erano considerati preziosi quanto i dipinti e le dimensioni venivano adattate agli interni da decorare. Talvolta l’osservazione diventa un gioco: un elefante a cui manca una zampa o la coda, dettagli che divertono moltissimo i bambini.
Le scene mescolano elementi completamente inventati: tappeti ottomani, dignitari mongoli, principesse europee, piume di pavone bianche. Un Oriente immaginato, filtrato dal gusto europeo, che convive armonicamente con il resto della collezione.
Giambattista Tiepolo al Rome Cavalieri: il cuore settecentesco della collezione
La gemma più fulgida del patrimonio artistico custodito nel Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel è costituita dalle tre vaste tele di Giambattista Tiepolo, commissionate tra il 1724 e il 1725 da Tommaso Sandi, giurista veneziano di origine feltrina e di recente nobiltà. Le opere erano destinate a completare il rifacimento del suo palazzo a Venezia, affidato all’architetto Domenico Rossi.
L’allestimento decorativo fu inizialmente seguito da Niccolò Bambini, che però, oberato di impegni, lasciò progressivamente spazio ad altri artisti fino al giovane Tiepolo, il quale poté così godere di una libertà pittorica decisiva. Dipinti come Achille a Sciro sono colmi di doni, tessuti e monili che citano esplicitamente i broccati veneziani, con dettagli riconoscibili come collane di perle e spille, probabilmente ispirati ai gioielli indossati dalle dame durante i ricevimenti.
Tiepolo inserisce nelle sue opere metafore autobiografiche. Il travestimento di Achille, smascherato da Ulisse, diventa allegoria della verità che emerge sotto le apparenze. Achille afferra la spada e si rivela uomo: il volto è maschile ma addolcito da un’espressione tipica del linguaggio tiepolesco. Straordinario l’uso del colore, con ocra e aranci che fungono da raccordo e cieli veneziani di una luminosità inconfondibile, vera cifra stilistica dell’artista.
Il 1725 segna un momento decisivo nella carriera di Tiepolo, che si affranca definitivamente da Bambini e avvia un percorso autonomo. Le sue figure, potenti e di ascendenza neo-veronesiana, rivelano influssi di Luca Carlevarijs e Piazzetta, sempre rielaborati in modo personale. Accanto alle gioie della vita compaiono però anche scene terribili, come lo scuoiamento di Marsia, monito morale contro la hybris. Un messaggio che Sandi, notaio e consigliere dei Savi di Venezia, caricò di significato politico e religioso.
Pittura, scultura e dialoghi europei nella collezione del Rome Cavalieri Waldorf Astoria
La collezione oggi visibile al Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel nasce da un nucleo fortemente imperniato sul Settecento veneziano e si espande poi all’Ottocento. Comprende pittori rari accanto a opere collaborative, come quella di Abraham Brueghel e Luca Giordano, in cui la sontuosa tattilità fiamminga della natura morta si fonde con il laboratorio barocco della Napoli del 1675, sotto l’egida del viceré don Gaspar de Haro y Guzmán.
Molti dipinti celano storie curiose: opere donate e poi ritirate, attribuzioni incerte, tele che rivelano anime pittoriche contrastanti. Alcune evocano il tema delle Tre Grazie o alludono alla celebre statuetta osservata da Raffaello; altre testimoniano il gusto visionario dei vedutisti napoletani, influenzati da Piranesi nel pieno del Grand Tour, con rovine monumentali e paesaggi teatrali.
Le sculture ottocentesche colpiscono per la resa virtuosistica dei tessuti, con sete, velluti e broccati scolpiti nel marmo con tale precisione da suggerire una percezione tattile. Opere di Antonio Tantardini e di altri scultori milanesi rivelano la complessità tecnica e l’altissimo valore di questa produzione.
Suites storiche e collezionismo d’autore al Rome Cavalieri Waldorf Astoria
Un capitolo a sé è rappresentato dalle suites più prestigiose. Nelle Penthouse e Planetarium si trovano i divani disegnati da Karl Lagerfeld per la sua casa parigina, acquistati da Sotheby’s a Montecarlo. La Penthouse è stata completamente ridecorata con richiami agli interni degli yacht, dotata di giardino pensile, area relax con gazebo e piscina, oltre all’accesso riservato al tavolo più panoramico de La Pergola. Su una parete spiccano quattro Dollar Sign di Andy Warhol.
La Napoleon Suite custodisce mobili Louis XVI di Martin Carlin, porcellane di Sèvres e un busto di Napoleone firmato Buracchi. La vista sulla capitale si gode seduti a uno scrittoio appartenuto al “Re di Roma”, figlio di Bonaparte e Maria Luisa d’Austria. La Suite Petronius, 246 metri quadrati, espone micromosaici con vedute dell’Urbe, candelieri romani del primo Ottocento, dipinti seicenteschi e arredi che evocano i grandi palazzi storici.
Un museo abitato: l’esperienza culturale del Rome Cavalieri Waldorf Astoria
L’itinerario prosegue tra lampadari monumentali, paesaggi di fantasia, opere settecentesche con rifacimenti successivi che complicano le attribuzioni. Alcuni volti restano enigmatici, quasi novecenteschi, e nessuno osa attribuirli con certezza. Passeggiando tra queste sale si percepisce il fascino di un collezionismo eclettico, in cui ogni oggetto contribuisce a creare un intreccio di storie, memorie e suggestioni.
Il Rome Cavalieri, A Waldorf Astoria Hotel si configura così come un luogo sospeso tra arte, vita privata e meraviglia scenografica, dove l’ospitalità di lusso dialoga costantemente con la storia dell’arte e con l’immaginario europeo.
Cesare Cunaccia









