
Villa La Medusa: verso l’architettura organica di Frank Lloyd Wright
Da μέδω (medo) prendersi cura, proteggere, ma anche incantare – pietra grezza e abete naturale, cemento a vista, ceramiche e vetro. La storia e il presente di Villa La Medusa, in conversazione con Umberto Nicodano
La storia di Villa La Medusa: un portale spazio-temporale
In una delle stanze di Villa La Medusa, il vecchio cancello pende come un arazzo. È il portale originale che segnava l’ingresso alla villa non lontano dalla costa della Versilia. Un guardiano in ferro battuto sanciva l’accesso a un’osmosi architettonica tra interno ed esterno. Tre animali appaiono nel reticolo della struttura: un’aquila, un coccodrillo e una tartaruga marina. Con l’aiuto di testi sacri e bestiari medievali, si può tentare di comprendere come la presenza delle tre bestie all’ingresso della Villa non sia meramente decorativa. La profezia di Davide recita: «Si rinnova come quella dell’aquila la tua giovinezza» (Salmi 102.5). Nel Bestiaire d’Amour, Richard de Fournival paragona la voracità del coccodrillo al sentimento per la donna amata: «mi hai divorato e ucciso con la morte dell’amore. Ora vorrei che tu ti pentissi e mi piangessi con gli occhi del tuo cuore». Infine, la tartaruga, creatura riservata che «si ritrae in una saggezza resiliente».
L’innovazione di Alberto Mazzoni: ispirazioni organiche
Qui, sulle colline di Camaiore, in provincia di Lucca, Villa La Medusa si configura come un portale spazio-temporale i cui codici ruotano attorno a un senso di giovinezza – promotrice di innovazione – affetto e ritiro. Nel 1953, l’architetto Mazzoni fu incaricato da Alberto Mondadori di progettare una casa in cui si ritrovassero queste caratteristiche. Il progetto di Mazzoni parte da terreni terrazzati per superare la composizione tradizionale delle abitazioni rurali, adottando un linguaggio proiettato verso l’architettura organica di Frank Lloyd Wright. Qui risiede l’innovazione, un riferimento intellettuale del XX secolo. Sobrio e razionale, l’incrocio sinuoso di linee concave si concretizza in tre corpi principali collegati da una lunga pensilina curva. Nelle parti piane, i tetti sono erbosi. Qui la natura ha il primato. I primi due edifici – Casa del Guardiano e Casa del Toro – sono firmati da Mazzoni, mentre il terzo – Casa del Ciliegio – fu realizzato nel 1960 dall’architetto Pozzo.


La collana Silerchie e il genius loci di Camaiore
La Villa si raggiunge attraverso una strada che ispirò Alberto Mondadori nella creazione della collana Silerchie per la sua casa editrice Il Saggiatore. Nel catalogo editoriale del 1958, Mondadori scrive che il percorso è «una strada di campagna […] che si arrampica sulle prime balze delle Alpi Apuane, per poi diventare un sentiero tra i boschi. Nel concepire una collana di libretti attraenti e spesso illustri come il paesaggio della Versilia, mi è parso di invitare il lettore a una passeggiata poetica, come quella offerta dalla strada delle Silerchie, dove il panorama varia e si apre continuamente». Ed ecco l’affetto per un genius loci ovattato.
Il paesaggio come elemento primario: il giardino di Pietro Porcinai
La forza del paesaggio circostante a Villa La Medusa è indiscussa, e la Villa lo introietta. Il design di Mazzoni armonizza con questo sentimento. La natura non è subordinata a un elemento complementare di abbellimento; lontano dai dettami del giardino all’italiana, il paesaggio dello spazio verde – circa due ettari – fu affidato alla Garden Society di Firenze, e si suppone un intervento di Pietro Porcinai.
Materiali e restauri: continuità tra interno ed esterno
La struttura presenta una miscela equilibrata di materiali valorizzati dal restauro conservativo affidato dall’attuale proprietario – l’avvocato Umberto Nicodano – agli architetti fiorentini Magris e Aresu. Come osservato in un articolo di Domus del 1957, Alberto Mazzoni scrive di una certa rudezza composta da «mattoni a vista, pietra a vista, abete naturale, cemento grezzo, terracotta, ceramica, vetro. C’è continuità di carattere tra interno ed esterno: le pareti di mattoni sono le stesse dentro e fuori; il pavimento unico in cotto reca un disegno ceramico che corre come un nastro continuo negli spazi diversi e invade l’esterno; i saloni e le sale da pranzo hanno vetrate che quasi scompaiono, così che il soffitto, in cemento grezzo, continua senza interruzioni all’esterno, dove protegge lo spazio per vivere all’aperto; le camere da letto si aprono sul paesaggio, senza interferenze visive, con pareti vetrate parzialmente protette da frangisole a nido d’ape in ceramica».
Vita intellettuale e mondana negli anni ’50
Non è difficile immaginare la fine degli anni ’50 in questa dimora animata dagli intellettuali italiani ed europei dell’epoca. Tra l’essenziale rudezza delle stanze fluttuano morbide vesti di lino, conversazioni soffuse, cocktail sorseggiati a piedi nudi sui pavimenti a losanghe che riproducono figure aggraziate basate sui disegni di Chagall. Una successione di spazi gravitanti attorno alla piscina che ricorda le forme di Le Violon d’Ingres di Man Ray, concepita da Mazzoni anche come serbatoio d’acqua per il parco – presso la quale sono state collocate installazioni e sculture contemporanee, tra cui un monolite di Kan Yasuda.


La rinascita di Villa La Medusa: il restauro di Umberto Nicodano
Dopo 12 anni di abbandono, Umberto Nicodano ha acquistato la proprietà nel 2007: «la Villa era stata vandalizzata e nella piscina vuota, dal fondo sconnesso, alcuni ragazzi usavano fare skateboard. Della biblioteca erano rimasti per lo più scaffali vuoti. Abbiamo donato i testi sopravvissuti alla Biblioteca Comunale di Camaiore. Poi ci siamo avvalsi della competenza dell’architetto Magris, uno dei fondatori del Superstudio a Firenze. Abbiamo terminato i lavori di restauro nel 2012. Per quanto riguarda gli arredi, abbiamo ritrovato e conservato pochi pezzi: due poltrone in pelle rossa, un tavolo, pannelli scorrevoli dipinti con motivi astratti e dettagli ancora perfettamente funzionali, come le serrature nascoste di alcune porte».
Mobili Edra, pezzi selezionati alla Galleria Avanguardia Antiquaria e tavoli disegnati da Magris aiutano a esaltare l’atmosfera originaria della Villa. Le specie arboree che compongono il parco sono state catalogate da un agronomo, oltre alla creazione di due laghetti di ispirazione giapponese. Specifica Nicodano: «il principio di questa casa è la continuità tra interno ed esterno. Tutte e tre le case hanno un cortile interno attorno al quale ruota l’edificio. Abbiamo voluto preservare il più possibile la flora che caratterizza la Villa, come tre varietà di rose quasi centenarie che Mondadori aveva selezionato dal vivaio Barni di Pistoia».
Villa La Medusa: un lusso sperimentale e intellettuale
Ai tempi di Mondadori e Mazzoni – non così lontani – forse per lusso si sarebbe preferito fare riferimento al comfort funzionale. Se lusso c’era, era nella possibilità di contemplare l’incontro di linee, silenzio e luce. Una fame di creazione. Una saggezza indomita nell’assecondare la tendenza sperimentale che trovava nutrimento nell’incontro intellettuale tra committente e architetto. Una dimensione sobria di accordo con la natura circostante che dialoga con l’interno grazie alle grandi vetrate scorrevoli.
La biblioteca Medusa: un nome tra cura e incanto
Qui, accostate alle pareti della Villa, si ergono librerie che custodiscono testi lasciati a riposare nell’aria salmastra. La dimora prende il suo soprannome – Medusa – proprio in relazione ai 535 libri che componevano l’omonima collana Arnoldo Mondadori Editore, pubblicata tra il 1933 e il 1971. Oggi, un esemplare dell’intera collezione è esposto nelle sale della biblioteca.
Villa La Medusa realizza la duplice etimologia del suo nome. La radice è greca antica: μέδω, che significa prendersi cura, proteggere, ma anche incantare. Qui Villa La Medusa si rivela custode del proprio incanto. Un incanto sano, non sinistro, che cura chi vi soggiorna, esercitando tutta l’attrazione che deriva da un progetto architettonico lucido e coerente. Un design che si eleva in ambienti da vivere, sbloccare e attraversare. Dove lo spazio per il pensiero si potenzia e si rallegra tra un trionfo bilanciato di pini marittimi, abeti e agapanti. Villa La Medusa è lontana dall’ovvietà e dalla conformità, come lo sono coloro che l’hanno immaginata e fatta vivere.
Federico Jonathan Cusin
